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domenica 3 ottobre 2010

Agguato a Belpietro! un altro inside job come quello del Berluska?


LA BUGIA E LA CONTRADDIZIONE DI BELPIETRO “Ho sentito 3 colpi di pistola e ho capito che era successo qualche cosa. Ho chiamato la scorta in sostanza l’agente che mi ha accompagnato scendendo le scale fumando una sigaretta, si è trovato davanti un uomo armato che senza dire nulla gli ha puntato la pistola e gli ha sparato… l’arma si è bloccata…”

Ricapitoliamo i fatti partendo da una presunta bugia secondo cui Maurizio Belpietro sarebbe stato bersaglio di un omicida armato di pistola alle 22 di giovedì 30 settembre a casa sua, al quinto piano di un palazzo del centro di Milano.

L’indomani, a Mattino 5, attorno alle 10, Belpietro rivela che il suo agente ha sparato 3 colpi di pistola in risposta a un colpo partito dall’arma dello sconosciuto incrociato per le scale. La grande bugia del direttore di Libero raccontata in tivù da Paolo Del Debbio è confermata dalla perizia della Digos sul luogo della sparatoria, che ha accertato 3 colpi di pistola partiti tutti dall’arma dell’agente della sua scorta, finiti su un battiscopa in marmo, lungo il corrimano e su una vetrata del terzo piano.

La bugia di Belpietro raccontata 11 ore dopo il fattaccio in tivù non può reggere nemmeno a un lapsus, visto che avrebbe dovuto accertarla col suo agente subito dopo il fattaccio. Il dettaglio non è da poco perché a questo punto è lecito chiedersi perché quell’agente abbia dovuto sparare 3 colpi di arma da fuoco contro qualcuno che non ha sparato, da cui non ha subito violenza o rapina, ma soltanto perché avrebbe sceso velocemente le scale del condominio. Messa così l’agente della scorta di Belpietro rischia l’accusa di tentato omicidio, sempre che il presunto malcapitato omicida esca allo scoperto dichiarando di essere fuggito dai colpi di pistola impazziti di un agente.

Allo stato dei fatti è più lecito chiedersi se non sia per la conseguenza degli spari dell’agente che il malcapitato se la sia data a gambe. Del resto non sarebbe la prima volta che un improvviso mal di pancia costringa una veloce corsa lungo le scale verso un bagno o dietro qualche cespuglio. E’ pur vero che non si ha notizia di tracce di deiezioni nel cortile del palazzo di Belpietro, ma nemmeno una foglia pare essersi mossa dalla siepe del cortile confinante che dà su via Borgonuovo, unica via di fuga possibile per il presunto omicida fuggiasco.

Alla luce dei fatti fin qui appurati non c’è traccia di umanità che abbia voluto sparare a Belpietro armato di pistola (giocattolo che si usa solo per i colpi in banca non certo per commettere omicidi) tantomeno del suo presunto inceppamento. Tutti da dimostrare per il presunto omicida, sfuggito a ben 3 colpi di un agente che ha fornito un dettagliato identikit degno più da colpo di fulmine culminato con bacio alla francese che da fortuito e concitato incontro-scontro a suon di pallottole. L’agente della scorta di Belpietro ha descritto i connotati del presunto omicida con zigomi marcati, labbro superiore carnoso e sporgente, capelli a ciuffo e occhi con grandi pupille. Dettagli strani da cogliere in un contesto così, lungo le scale con poca luce e in pochi attimi, come strano è che un omicida armato intenda compiere un delitto al quinto piano di un palazzo la sera tardi, senza prevedere che l’allarme provocato al vicinato dei 4 piani sottostanti dal rumore degli spari avrebbe messo a rischio la sua fuga.

Strano pure che un omicida sia così ingenuo di vagare per le scale con la pistola in vista proprio davanti alla scorta del suo presunto bersaglio già lontano. Com’è strano che la cieca voglia di ammazzare Belpietro induca il presunto omicida a risparmiare la vita della scorta. Ammazzarli tutti e 3 (compreso il secondo agente rimasto in auto ad aspettare) al momento della sosta davanti la casa di Belpietro o all’ingresso dell’androne del palazzo, avrebbe comportato il rischio dell’omicidio plurimo che non sarebbe stato molto più pesante dell’omicidio premeditato, ma avrebbe garantito meno rischi e maggiori possibilità di fuga al malintenzionato.

Insomma è troppo strano che il presunto omicida punti l’arma proprio contro l’agente già lontano dal vero presunto obiettivo del delitto (Belpietro) senza sparare. Com’è strano che un presunto omicida rischi così tanto per così poco: Maurizio Belpietro. Dal quale sarebbe lecito aspettarsi un editoriale in prima pagina in cui spiega (date alla mano) che da quando governa il suo finanziatore Berlusconi, in Italia stragi ed attentati sono diventati per fortuna uno spiacevole e lontano ricordo. Se non avesse tempo di scriverlo lo dica a Del Debbio. Sia mai che decida di invitare a Mattino 5 la famiglia Falcone, Borsellino o i parenti della bimba morta nell’attentato di via Georgofili. Per quell’episodio il presidente del consiglio è indagato per strage assieme a Dell’Utri. Mi sembra sia una notizia assai più consistente della fin qui bufala sull’attentato a Belpietro.

banner7 300x88 Belpietro raccontala a qualcun altro

http://informarexresistere.fr/belpietro-raccontala-a-qualcun-altro

venerdì 24 aprile 2009

THE KEBAB ISSUE

In Italy, Sign of Defiance in a Kebab and a Coke


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By ELISABETTA POVOLEDO
Published: April 23, 2009

MILAN — While cameras clicked and video operators moved in for a close-up, Giorgio Schultze raised his hands defiantly. In one, he held a can of Coke, in another a doner kebab — the overstuffed spicy beef and veal sandwich that has become as common as pizza in this northern Italian city.

“I am now committing two crimes,” said Mr. Schultze, an independent candidate for the European Parliament elections in June. “I am eating outside. And I am drinking.”

Actually, it is likely that thousands, if not tens of thousands, of Lombardy residents are running afoul of a regional law passed this week that regulates how fast-food restaurants and takeout shops may sell the food they produce.

The law, which also applies to ice cream parlors and pizza stands, bans establishments without restaurant or bar licenses from selling anything other than what they themselves produce on site, including drinks. Customers consuming outside the premises cannot sit down or use plastic utensils. (As Mr. Schultze was standing and held his kebab with a napkin, technically he was breaking only one law).

But what brought dozens of people to a so-called protest lunch outside a doner kebab shop on Thursday was concern that the law was aimed at fast-food restaurants run by immigrants. The measure was approved Tuesday by the center-right majority, but was championed by the conservative Northern League, as a means to preserve the traditional identity of Italian cities. Recently, the party has been lobbying nationally to establish unarmed citizens’ groups that would patrol to prevent violent crimes, which are widely attributed to immigrants.

“In its original form the law was more racist — it was specifically geared to get kebab shops out of the city center,” said Giuseppe Civati, a regional lawmaker with the Democratic Left opposition party, who organized the protest from his blog and then through Facebook, where hundreds of people joined his group.

In Italy, in fact, there are numerous “anti-kebab” groups on Facebook. In Bergamo, Mr. Civati said, there are pro-kebab and anti-kebab Facebook groups fiercely competing for members. Italian fans of foreign foods can also join a group calling itself the Couscous Clan, which promotes what it calls “gastronomic trans-contamination.” It was started 15 years ago in Turin and became a Facebook group this year after the Tuscan city of Lucca banned new ethnic and fast-food restaurants from opening in its historic center.

Supporters of the law say that it finally regulates a sector that had existed in a confused legislative status for years. Rather than restrict what takeouts sell, they say, the law legalizes what had been under-the-counter behavior, while protecting bars and restaurants from unfair competition on the part of fast-food businesses. “Bars and restaurants have to follow strict sanitary codes as well as numerous other laws that takeaways didn’t, and that wasn’t fair,” said Lino Stoppani, president of the Italian Federation of Bars and Catering.

Violators of the new law, which also mandates closing hours for the establishments, are supposed to be fined about $195 to $1,300.

But, Mr. Civati said: “It’s a ridiculous law and the fines will never be applied. It’s a sign of a lot of political confusion.”
SOURCE

domenica 23 novembre 2008

5 giovani arrestati per aggressioni razziste


Roma, 5 giovani arrestati per aggressioni razziste

Cinque ragazzi, tra cui due minorenni, sono stati arrestati a Roma dai Carabinieri. Devono rispondere di numerosi episodi di aggressioni, pestaggi e intimidazioni, tutti sfociati in rapina, ai danni di numerosi cittadini stranieri nel quartiere Trullo di Roma, con l`aggravante di avere commesso il fatto per finalità di discriminazione e odio razziale.

La banda era composta da 10 giovani e oltre ai 5 arrestati ci sono 4 giovani denunciati a piede libero ed un altro maggiorenne sottoposto all'obbligo di firma.

La banda è composta da 10 giovanissimi ragazzi italiani, responsabili di numerosi episodi di aggressioni, pestaggi e intimidazioni, tutti sfociati in rapina, ai danni di numerosi cittadini stranieri nel quartiere Trullo di Roma. I giovanissimi, incutendo paura alle vittime e intimandole a non denunciare i fatti alle forze dell`ordine, per via della loro precaria condizione di soggiorno sul territorio nazionale, hanno ripetuto i loro atti di prevaricazione e sopraffazione dando vita ad una serie di episodi di intolleranza razziale nei confronti di stranieri.

I carabinieri della stazione di Roma-Villa Bonelli hanno quindi eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 2 minorenni e 3 maggiorenni. Ad un altro maggiorenne è stato notificato l`obbligo di firma quotidiano presso la stazione carabinieri. Altri quattro giovani, componenti della banda, sono stati denunciati a piede libero. Tutti devono rispondere di rapina aggravata, lesioni, minaccia, in concorso e con l`aggravante di avere commesso il fatto per finalità di discriminazione e odio razziale.


22 Nov 2008
FONTE

venerdì 14 novembre 2008

DISEGNO DI LEGGE SULLA SICUREZZA IN DISCUSSIONE AL SENATO

DISEGNO DI LEGGE SULLA SICUREZZA IN DISCUSSIONE AL SENATO

Breve nota per illustrare il contenuto xenofobo previsto all’interno del ddl sulla sicurezza che in realtà in molti punti più che alla sicurezza tende a penalizzare la condizione dello straniero extracomunitario.

Nel pacchetto è previsto Il permesso a punti, con l'imprinting leghista, ma la delega al governo a fissare come si azzera se delinqui; la tassa di 200 euro per ottenerlo e l'obbligo di sottoscrivere un imprescindibile "accordo di integrazione". Poi il test linguistico per cui non si varcano i confini se non si conosce l'italiano .Dura la stretta su matrimoni e ricongiungimenti (niente bigamie) e soprattutto sulle espulsioni. Il governo impone la regola che, se l'allontanamento è inattuabile, comunque il clandestino, per ordine del questore, dovrà andarsene dall'Italia "entro 5 giorni". In compenso, su proposta del Pd, passa un duro inasprimento contro chi traffica in essere umani punito fino a 15 anni e a un'ammenda di 15mila euro per ogni persona trasportata.


Art. 37

(Attività di trasferimento di fondi «Money transfer»)

1. Fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, gli agenti in attività finanziaria che prestano servizi di pagamento nella forma dell'incasso e trasferimento di fondi (money transfer) acquisiscono e conservano per dieci anni copia del titolo di soggiorno se il soggetto che ordina l'operazione è un cittadino extracomunitario. Il documento è conservato con le modalità previste con decreto del Ministro dell'interno emanato ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155. In mancanza del titolo gli agenti effettuano, entro dodici ore, apposita segnalazione all'autorità locale di pubblica sicurezza, trasmettendo i dati identificativi del soggetto. Il mancato rispetto di tale disposizione è sanzionato con la cancellazione dall'elenco degli agenti in attività finanziaria ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 25 settembre 1999, n. 374.

2. Le disposizioni di cui al comma 1 hanno efficacia decorsi trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 39.

(Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286)

1. Al citato testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 4, comma 3:

1) nel terzo periodo, dopo le parole: «o che risulti condannato, anche» sono inserite le seguenti: «con sentenza non definitiva, compresa quella adottata»;

2) dopo il terzo periodo, è inserito il seguente: «Impedisce l'ingresso dello straniero in Italia anche la condanna, con sentenza irrevocabile per uno dei reati previsti dalle disposizioni del titolo III, capo III, sezione II, della legge 22 aprile 1941, n. 633, relativi alla tutela del diritto di autore, e degli articoli 473 e 474 del codice penale»;

b) all'articolo 5, dopo il comma 2-bis è aggiunto il seguente:

«2-ter. La richiesta di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno è sottoposta al pagamento di una tassa, il cui importo è fissato in 200 euro.»;

(RUBARE AI POVERI PER DONARE AI RICCHI)

c) all'articolo 5, comma 5-bis, le parole: «per i reati previsti dall'articolo 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale,» sono sostituite dalle seguenti: «per i reati previsti dagli articoli 380, commi 1 e 2, e 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale,»;

d) all'articolo 5, dopo il comma 5-bis è inserito il seguente:

«5-ter. Il permesso di soggiorno è rifiutato o revocato quando si accerti la violazione del divieto di cui all'articolo 29, comma 1-ter»;

e) all'articolo 5, comma 8-bis, dopo le parole: «ovvero contraffà o altera documenti al fine di determinare il rilascio di un visto d'ingresso o di reingresso, di un permesso di soggiorno, di un contratto di soggiorno o di una carta di soggiorno» sono inserite le seguenti: «oppure utilizza uno di tali documenti contraffatti o alterati»;

f) all'articolo 6, comma 2, le parole: «e per quelli inerenti agli atti di stato civile o all'accesso a pubblici servizi» sono sostituite dalle seguenti: «e per quelli inerenti all'accesso alle prestazioni sanitarie di cui all'articolo 35»;

g) all'articolo 6, il comma 3 è sostituito dal seguente:

«3. Lo straniero che, a richiesta degli ufficiali e agenti di pubblica sicurezza, non ottempera, senza giustificato motivo, all'ordine di esibizione del passaporto o di altro documento di identificazione e del permesso di soggiorno o di altro documento attestante la regolare presenza nel territorio dello Stato è punito con l'arresto fino ad un anno e con l'ammenda fino ad euro 2.000».

h) all'articolo 9, dopo il comma 2 è inserito il seguente:

«2-bis Il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo è subordinato al superamento, da parte del richiedente, di un test di conoscenza della lingua italiana, le cui modalità di svolgimento sono determinate con decreto del Ministro dell'interno di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca».

(COME SARA’ POSSIBILE CHE UN CITTADINO COMUNITARIO POTRA’ PERMANERE IN ITALIA SENZA CONOSCERE LA LINGUA MENTREUN EXTRACOMUNITARIO INVECE LA DOVRA’SAPERE?)

i) all'articolo 9, comma 5, dopo il primo periodo, è aggiunto il seguente: «Nel caso di richiesta relativa ai familiari di cui al comma 1, il questore rilascia il titolo di soggiorno quando i medesimi familiari sono regolarmente soggiornanti nel territorio dello Stato ininterrottamente da almeno cinque anni, salvo quanto previsto dal comma 6.»;

l) all'articolo 14 sono apportate le seguenti modificazioni:

1) il comma 5 è sostituito dal seguente:

«5. La convalida comporta la permanenza nel centro per un periodo di complessivi sessanta giorni. Qualora l'accertamento dell'identità e della nazionalità, ovvero l'acquisizione di documenti per il viaggio presenti difficoltà, il giudice, su richiesta del questore, può prorogare il termine di ulteriori sessanta giorni. Anche prima di tale termine, il questore esegue l'espulsione o il respingimento, dandone comunicazione senza ritardo al giudice. Decorso il suddetto termine, qualora il soggetto trattenuto non abbia fornito senza giustificato motivo elementi utili alla sua identificazione, il questore può chiedere al giudice la proroga del periodo di trattenimento nel centro per ulteriori periodi di sessanta giorni. La durata complessiva della permanenza nel centro non può, in ogni caso, essere superiore a diciotto mesi.»;

2) i commi 5-bis, 5-ter, 5-quater e 5-quinquies sono sostituiti dai seguenti:

«5-bis. Quando non sia stato possibile trattenere lo straniero presso un centro di identificazione ed espulsione, ovvero la permanenza in tale struttura non abbia consentito l'esecuzione con l'accompagnamento alla frontiera dell'espulsione o del respingimento, il questore ordina allo straniero di lasciare il territorio dello Stato entro il termine di cinque giorni. L'ordine è dato con provvedimento scritto, recante l'indicazione delle conseguenze sanzionatorie della permanenza illegale, anche reiterata, nel territorio dello Stato. L'ordine del questore può essere accompagnato dalla consegna all'interessato della documentazione necessaria per raggiungere gli uffici della rappresentanza diplomatica del suo Paese in Italia, anche se onoraria, nonché per rientrare nello Stato di appartenenza ovvero, quando ciò non sia possibile, nello Stato di provenienza.

5-ter. Lo straniero che senza giustificato motivo permane illegalmente nel territorio dello Stato in violazione dell'ordine impartito dal questore ai sensi del comma 5-bis, è punito con la reclusione da uno a quattro anni se l'espulsione o il respingimento sono stati disposti per ingresso illegale nel territorio nazionale ai sensi dell'articolo 13, comma 2, lettere a) e c), ovvero per non aver richiesto il permesso di soggiorno o non aver dichiarato la propria presenza nel territorio dello Stato nel termine prescritto in assenza di cause di forza maggiore, ovvero per essere stato il permesso revocato o annullato. Si applica la pena della reclusione da sei mesi ad un anno se l'espulsione è stata disposta perché il permesso di soggiorno è scaduto da più di sessanta giorni e non ne è stato richiesto il rinnovo, ovvero se la richiesta del titolo di soggiorno è stata rifiutata, ovvero se lo straniero si è trattenuto nel territorio dello Stato in violazione dell'articolo 1, comma 3, della legge 28 maggio 2007, n. 68. In ogni caso, salvo che lo straniero si trovi in stato di detenzione in carcere, si procede all'adozione di un nuovo provvedimento di espulsione con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica per violazione all'ordine di allontanamento adottato dal questore ai sensi del comma 5-bis. Qualora non sia possibile procedere all'accompagnamento alla frontiera, si applicano le disposizioni di cui ai commi 1 e 5-bis del presente articolo nonché, ricorrendone i presupposti, quelle di cui all'articolo 13, comma 3.

5-quater. Lo straniero destinatario del provvedimento di espulsione di cui al comma 5-ter e di un nuovo ordine di allontanamento di cui al comma 5-bis, che continua a permanere illegalmente nel territorio dello Stato, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Si applicano, in ogni caso, le disposizioni di cui al comma 5-ter, terzo e ultimo periodo.

5-quinquies. Per i reati previsti ai commi 5-ter, primo periodo, e 5-quater si procede con rito direttissimo ed è obbligatorio l'arresto dell'autore del fatto»;

m) all'articolo 16, comma 1, dopo le parole: «né le cause ostative indicate nell'articolo 14, comma 1, del presente testo unico,» sono inserite le seguenti: «che impediscono l'esecuzione immediata dell'espulsione con accompagnamento alla frontiera a mezzo della forza pubblica,»;

n) all'articolo 26, comma 7-bis:

1) dopo le parole: «del permesso di soggiorno rilasciato allo straniero» sono inserite le seguenti: «, anche se per motivi diversi dal lavoro autonomo,»;

2) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Si applicano le disposizioni di cui all'articolo 13, comma 3, e all'articolo 14.»;

o) all'articolo 29, dopo il comma 1-bis è inserito il seguente:

«1-ter. Non è consentito il ricongiungimento dei familiari di cui alle lettere a) e d) del comma 1, quando il familiare di cui si chiede il ricongiungimento è coniugato con un cittadino straniero regolarmente soggiornante nel territorio nazionale che abbia altro coniuge;

p) all'articolo 29, il comma 5 è sostituito dal seguente:

«5. Salvo quanto disposto dall'articolo 4, comma 6, è consentito l'ingresso per ricongiungimento al figlio minore, già regolarmente soggiornante in Italia con l'altro genitore, del genitore naturale che dimostri il possesso dei requisiti di disponibilità di alloggio e di reddito di cui al comma 3. Ai fini della sussistenza di tali requisiti si tiene conto del possesso di tali requisiti da parte dell'altro genitore.»;

q) all'articolo 29, il comma 8 è sostituito dal seguente:

«8. Il nulla osta al ricongiungimento familiare è rilasciato entro centottanta giorni dalla richiesta»;

r) all'articolo 30, dopo il comma 1-bis sono inseriti i seguenti:

«1-ter. La richiesta di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi familiari è sottoposta al pagamento di una tassa, il cui importo è fissato in 200 euro.

1-quater. Il gettito derivante dalle tasse di cui all'articolo 5, comma 2-ter, e al comma 1-ter del presente articolo è attribuito allo stato di previsione del Ministero dell'interno che lo destina per la metà al finanziamento di progetti del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione diretti alla collaborazione internazionale e alla cooperazione ed assistenza ai Paesi terzi in materia di immigrazione anche attraverso la partecipazione a programmi finanziati dall'Unione europea.»;

s) all'articolo 32:

1) al comma 1, le parole: «e ai minori comunque affidati» sono sostituite dalle seguenti: «e, fermo restando quanto previsto dal comma 1-bis, ai minori che sono stati affidati»;

2) al comma 1-bis, dopo le parole: «ai minori stranieri non accompagnati» sono inserite le seguenti:



Art. 41.

(Accordo di integrazione per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno)

1. Dopo l'articolo 4 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, è inserito il seguente:

«Art. 4-bis. - (Accordo di integrazione). - 1. Ai fini di cui al presente testo unico, si intende con integrazione quel processo finalizzato a promuovere la convivenza dei cittadini italiani e di quelli stranieri, nel rispetto dei valori sanciti dalla Costituzione italiana, impegnandosi reciprocamente a partecipare alla vita economica, sociale e culturale della società.

2. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente articolo, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno, sentiti il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, stabilisce con apposito regolamento, adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, i criteri e le modalità per la sottoscrizione, da parte dello straniero, contestualmente alla presentazione della domanda di rilascio del permesso di soggiorno ai sensi dell'articolo 5, di un Accordo di integrazione, articolato per crediti, con l'impegno a sottoscrivere specifici obiettivi di integrazione, da conseguire nel periodo di validità del permesso di soggiorno. La stipula dell'Accordo di integrazione rappresenta condizione necessaria per il rilascio del permesso di soggiorno. La perdita integrale dei crediti determina la revoca del permesso di soggiorno e l'espulsione dello straniero dal territorio dello Stato, eseguita dal questore secondo le modalità di cui all'articolo 13, comma 4, del presente testo unico».

Art. 44.

(Modifica all'articolo 2 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228)

1. Dopo il terzo comma dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 1954, n. 1228, è inserito il seguente:

«È comunque istituito presso il Ministero dell'interno un apposito registro delle persone che non hanno fissa dimora. Con decreto del Ministro dell'interno, da adottare nel termine di centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono stabilite le modalità di funzionamento del registro attraverso l'utilizzo del sistema INA-SAIA».

Prima vennero per i comunisti,
e io non dissi nulla
perché non ero comunista.

Poi vennero per i socialdemocratici
io non dissi nulla
perché non ero socialdemocratico

Poi vennero per i sindacalisti,
e io non dissi nulla
perché non ero sindacalista.

Poi vennero per gli ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero ebreo.

Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno che potesse dire qualcosa”


Martin Niemöller

FONTE :

diaspor_africana_italia@yahoogroups.com


giovedì 13 novembre 2008

IMMIGRATI E LA LEGA



Cinque senatori della Lega vogliono negare la gratuità della salute agli immigrati irregolari
Aveva paura, Kojoli, ghanese, quando per una gastroenterite non curata è stato portato d'urgenza all'ospedale di Foggia con 41 di febbre. E aveva paura anche Ahmed, sierraleonese, che si aggirava tra le vigne con la faccia butterata per chissà quale infezione. I raccoglitori di pomodori della Capitanata, tanti africani, quasi tutti clandestini, non potevano permettersi di farsi curare. Anche se per loro la sanità è gratuita. E se un medico mi denuncia? E se qualcuno mi scopre proprio mentre sono in fila all'ambulatorio? Li bloccava la paura, la diffidenza. Oggi qualcuno ha deciso di far diventare questa diffidenza un terrore.

Un medico di Msf viista un paziente in provincia di Foggia, foto di Luca GalassiIl terrore di essere segnalati 'all'autorità competente'. E la loro presenza invisibile, segreta, clandestina, denunciata proprio da chi dovrebbe aiutarli: i medici. Sono cinque senatori della Lega Nord (Bricolo, Mauro, Bodega, Mazzatorta e Vallardi) ad aver firmato un emendamento di modifica del Testo unico sull'immigrazione. Desiderano sopprimere il comma 5 dell'articolo 35. Quello che sancisce il principio di 'non segnalazione all'autorità'. Il testo in vigore recita: "L'accesso alle strutture sanitarie dello straniero non in regola con il permesso di soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità di Pubblica Sicurezza, tranne i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano". Il testo nuovo, ovvero la modifica del comma 4, recita: "... nel caso in cui la prestazione da erogare sia classificata come urgente e non differibile, il pagamento della tariffa o della quota di compartecipazione è posticipato. In caso di rifiuto del richiedente alla corresponsione di quanto dovuto ai sensi del presente comma, le strutture sanitarie ne trasmettono segnalazione all'autorità competente".

Oltre a poter rappresentare un'odiosa forma di delazione, la disposizione è gravida di catastrofiche conseguenze, denunciate a più riprese da tutte quelle organizzazioni che da dieci anni a questa parte, ovvero dall'introduzione della sanità gratuita per gli immigrati irregolari, operano a tutela delle loro condizioni di salute. Ma non solo. I cinque parlamentari che vogliono cambiare la legge forse non conoscono la Costituzione. O forse è proprio perchè la conoscono che vogliono cambiarla. E' il paradosso - o l'ossimoro - di essere insieme leghista e senatore della Repubblica italiana. La Costituzione stabilisce con chiarezza che la salute è un diritto umano. Articolo 32: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti". Un principio chiaro: il sistema sanitario del nostro Paese deve essere gratuito, solidaristico e universale.

Raccolta di ortaggi in provincia di Foggia, foto di Luca GalassiLa modifica del comma 4 (che nel Testo Unico non prevede oneri a carico di richiedenti privi di risorse economiche) introduce il principio di discriminazione economica: lo straniero che non può pagare subito, pagherà. E se non pagherà - o se non potrà pagare - verrà denunciato. Da anni, ai cittadini stranieri non in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno sono assicurate cure abmbulatoriali e ospedaliere urgenti o essenziali, nonchè continuative, per malattia e infortunio. Nella pratica, l'immigrato irregolare ha diritto, oltre alle cure urgenti, esenti da ticket, le prestazioni diagnostiche e terapeutiche non pericolose nell'immediato, ma che potrebbero determinare nel tempo maggiore danno alla salute o rischi per la vita (complicazioni, cronicizzazioni, aggravamenti). Così anche gravidanza e maternità: sono esenti da ticket, al pari delle cure per i minori irregolari e per chi ha più di 65 anni.

Ahmed, immigrato della Sierra Leone, foto di Luca GalassiL'emendamento della Lega, smontando una cultura di assistenza sanitaria gratuita spesso erogata da strutture che si avvalgono di medici e operatori volontari, vanificherebbe un lavoro che, nelle parole di Medici Senza Frontiere (Msf), "ha portato a risultati importanti, come la riduzione dei tassi di Aids, la stabilizzazione di quelli della tubercolosi, la riduzione di esiti sfavorevoli negli indicatori materno-infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale.. ecc). Un provvedimento pericoloso, quello dei cinque senatori leghisti. Lo sostiene la Società italiana di Medicina delle Migrazioni, la già citata Msf, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici-chirurghi e odontoiatri, la Società italiana di Pediatria. Pericoloso per i seguenti motivi: spingerà verso l'invisibilità una fetta di popolazione straniera che in tal modo sfuggira ad ogni tutela sanitaria; incentiverà i rischi relativi agli aborti clandestini, alle gravidanze non tutelate, ai minori non assistiti; creerà situazioni di salute gravi, perchè gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza non differibile; avrà ripercussioni sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili; aggraverà i costi della sanità pubblica, poichè le prestazioni di pronto soccorso dovranno comunque essere garantite e, in ragione dei mancati interventi di terapia e profilassi, le condizioni dei pazienti saranno più gravi e necessiteranno di interventi più complessi e prolungati; spingerà molti operatori a una 'obiezione di coscienza' per il primato di scelte etiche e deontologiche.

Infine, aggiungiamo noi, alimenterà ulteriormente la paura di Ahmed e Kojoli e migliaia di altri, innescando nuove diffidenze in chi, suo malgrado, sarà costretto a rivolgersi a un medico. Proibito ammalarsi, in Italia, per gli immigrati senza permesso di soggiorno.
FONTE

sabato 25 ottobre 2008

Maledizione africana

Statuetta africana rubata, il proprietario: "Riportatela, altrimenti sarete colpiti dalla maledizione"
La statuetta in bronzo dell'etnia Ashanti Ghana, che è stata rubata lunedì scorso al complesso del S. Spirito, deve tornare al suo posto prima della fine della mostra, altrimenti scatterà la maledizione. A lanciare l'avvertimento è di Emilio Giani, collezionista di "Spiriti Africani", la collaterale della mostra-mercato "Antiquari nella Roma Rinascimentale", al complesso monumentale del S. Spirito in Sassia fino a domenica 26 ottobre. Giani, dopo il furto del raro pezzo della collezione, che risale al 1800 e ha un valore di almeno 15 mila euro ha rispolverato libri e appunti, risalendo alla storia della statuetta nera. "Non solo quest'opera è legata ad un rito di Magia Nera di una tribù africana, ma il metallo con cui è stata realizzata - spiega - proviene dalla fusione delle monete di scambio per acquistare gli schiavi nel 1600 - 1700, ed è denso di sofferenza". Inoltre, la statuetta, ottenuta col processo della cera persa, e raffigurante un cavaliere con la spada sguainata, fu utilizzata come contrappeso della bilancia per la misurazione dell'oro. "Molti ricercatori d'oro di quei tempi - fa ancora Giani - sono morti per la bramosia del metallo prezioso, sono anche stati assassinati e depredati. La statuetta è testimone di tutte queste energie negative, che potrebbero essersi risvegliate con il recente furto alla mostra per scatenarsi sull'autore del misfatto. Solo se tornerà al suo posto potrà rientrare la maledizione".

mercoledì 22 ottobre 2008

vietato l'ingresso ai negri


A Padova in via Buonarroti
«Vietato l'ingresso ai negri»
Provocazione al bar «Alle 3 Botti», interviene la Digos
Per riaprire dopo lo stop di un mese imposto dal questore Luigi Savina hanno scelto l’«alto» profilo. Al bar Alle 3 Botti di via Buonarroti, il quarto (botto) è una provocazione che sconfina nel reato: «Vietato l’ingresso ai negri. Irregolari e pregiudicati». A scrivere sulla lavagna bianca - poi esposta davanti al locale - è la figlia della titolare Vincenza D’Andrizza. In rosso c’è scritto: «Questo è quello che la legge vuole. Ex art. 100 (citando il testo unico di pubblica sicurezza). A fianco di Vincenza D’Andrizza la madre Lucia De Florio che scrolla le spalle. «Lo so che questo non va bene - risponde la signora De Florio - ma ci hanno detto di cambiare clientela. L’ultima volta che mi hanno chiuso il bar hanno trovato all’interno alcuni ragazzi clandestini. Ma io non posso chiedere loro i documenti per sapere se sono in regola o meno. E non posso nemmeno sapere se sono pregiudicati. Per cui è meglio che gli extracomunitari non entrino più. Così almeno non rischio. Se mi chiudono per la terza volta mi revocano la licenza. Io ci ho messo i soldi in questa attività. Ho investito per il futuro e per i miei figli».Sono da poco passate le 17. Il bar Alle 3 Botti è a un tiro di schioppo dall’incrocio con via Malta e via Toti. Lì ci sono i bazar nigeriani. Molti africani sono clienti del bar. Qualcuno guarda la lavagna e si ferma. Altri si indignano. Come Enby, in Italia dal 1993. «Non capisco il motivo di esporre un cartello del genere - questiona proprio di fronte all’esercizio pubblico - Io qui ci venivo qualche volta. Era l’unico bar che potevo frequentare tranquillamente. Perché in altri bar della zona, quando entri ti guardano come fossi un animale. Sì, scrivilo per favore. E’ la parola giusta. Un animale. Ti guardano come un animale». Vincent, invece, titolare di uno dei bazar di via Malta coglie la provocazione. Stringe la mano a Vincenza D’Andrizza, poi piazza la stoccata. «Padova non vuole gli stranieri - aggiunge - Padova è una città razzista. Io ho vissuto anche in altre città italiane. Nessuna è come Padova. Qui il clima è pesante. I padovani pensano che il degrado sia una colpa degli africani».

Il bar Alle 3 Botti ha aperto i battenti il 19 aprile 2007 in via Buonarroti, in uno spazio al piano terra che era chiuso da tempo. A pochi metri c’è il nuovo centro dei servizi delle Acli. Il bar è il classico locale pubblico di periferia. Si mangia e si beve a buon mercato. Nell’ultimo anno molti africani sono diventati affezionati clienti. E i primi guai per la titolare sono iniziati la primavera scorsa quando alcuni residenti hanno inviato esposti in Comune e in questura segnalando gli schiamazzi notturni. Sono iniziati i controlli e le sanzioni. I primi di giugno il primo stop di 15 giorni. Con conseguente protesta anche da parte dagli avventori africani. A metà settembre il secondo provvedimento di chiusura: stavolta di un mese. Ieri la riapertura. «Qui torneremo indietro nel tempo - aggiunge la signora De Florio - e si faranno bar per bianchi e bar per neri. Perché chi ha il bar per bianchi avrà paura di dover chiudere se serve senza saperlo a persone clandestine. Tutto questo è incredibile. Compreso che io devo chiudere alle 19,30 e per sei mesi non potrò vendere alcolici. Domani andrò in Comune con la licenza. Zanonato deve sapere che ciò che mi è stato imposto non è giusto».Davanti al bar si è ormai radunato un piccolo capannello di persone. E arriva anche la polizia. Prima gli agenti motorizzati in divisa. Poi la Digos. Che ordina alla titolare di togliere il cartello. La lavagna viene spostata dentro il negozio, ma probabilmente scatteranno comunque le denunce. Intanto Max Gallob - arrivato poco prima della polizia - se la ride sotto barba e baffi. Era al corrente della provocazione, ma sottolinea di non entrarci per nulla. «Questo è il frutto delle folli politiche securitarie - sottolinea il leader del Centro Pedro - C’è chi fomenta le paure per poi dare false risposte. Centrosinistra e centrodestra, non importa: sono uguali. Purtroppo l’intolleranza ha raggiunto livelli incredibili. E le istituzioni hanno delle responsabilità per tutto questo. Dopo di che quello a cui stiamo assistendo è una provocazione incredibile». (ha collaborato Felice Paduano)
(21 ottobre 2008)

venerdì 3 ottobre 2008

ROMA 1938.........ROMA 2008..... RAZZA....




Una scritta razzista sulla via di or Bella Monaca dove è stato aggredito il cinese (foto Gabrielli - Toiati)











ITALIA CHE CAMBIA 3

l'aggressione davanti al teatro di Tor Bella Monaca, A ROMA

Cinese pestato da una baby gang
Fermati sette minorenni

L'uomo accerchiato e picchiato da una banda di ragazzini. Alemanno: «Punire i colpevoli»

Il cinese pestato (Emmevi)
Il cinese pestato (Emmevi)
ROMA - Picchiato da un gruppo di sette minorenni italiani al grido «di cinese di merda». Ha un movente razzista l'aggressione avvenuta giovedì pomeriggio in viale Duilio Cambellotti, nel quartiere popolare Tor Bella Monaca, nella periferia sud est. L'immigrato, 36 anni, stava aspettando l'autobus quando un gruppo di ragazzini ha cominciato ad infierire prima a parole poi picchiandolo fino a fratturargli il naso. Soccorso dai vigili urbani dell'VIII Gruppo è stato ricoverato al Policlinico di Tor Vergata. I sette membri della baby gang, dopo la fuga, sono stati fermati.

PRECEDENTE - Si tratterebbe della stessa banda che nei giorni scorsi ha assalito due uomini originari della Costa d'Avorio, di 30 e 24 anni, verso i quali avevano rivolto frasi razziste come «sporchi negri!». E, ancora, da una decina di giorni la baby gang si divertiva a frantumare i finestrini delle autovetture di impiegati del Municipio VIII e dei vigili urbani dell'VIII Gruppo.

IL RACCONTO - Un testimone ha riferito ai vigili che il giovane cinese stava camminando tranquillo quando è stato picchiato violentemente. Dopo l'aggressione il gruppo sarebbe fuggito verso viale dell'Archeologia lasciando a terra la vittima, che non parla italiano.
IL SINDACO ALEMANNO - Il sindaco di Roma Gianni Alemanno. ha espresso la sua solidarietà al giovane cinese: «Nel ribadire l'assoluta necessità di pene severe nei confronti dei responsabili e una grande fermezza nel condannare la violenza, voglio rivolgere un particolare ringraziamento alla Polizia Municipale, che, in tempi record, ha assicurato alla giustizia i responsabili».
VELTRONI - Il segretario nazionale del Pd, Walter Veltroni, sulla vicenda ha scritto in una nota: «Un'aggressione che ha tutti i segni del razzismo e della xenofobia in un grande quartiere della periferia della capitale. Spero che stavolta nessuno metta la testa sotto la sabbia o tenti di sminuire la gravità dei fatti. Si sta diffondendo un clima pesante di intolleranza e di violenza che va combattuto da tutti e invece fino ad oggi abbiamo visto più volte da parte della destra il tentativo di nascondere la realtà - continua Veltroni - Battersi contro questo clima e questi fenomeni è un dovere di tutti, i rischi del ripetersi di simili gravissimi episodi sono enormi in un Paese in cui qualcuno ha speculato sulle paure dell'altro, dello straniero, di chi ha la pelle di un colore diverso. Noi lo faremo con tutto l'impegno e la forza necessaria».


02 ottobre 2008

http://www.corriere.it/cronache/08_ottobre_02/roma_cinese_malmenato_gruppo_italiani_ba590004-908c-11dd-b050-00144f02aabc.shtml


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mercoledì 17 settembre 2008

Berlusconi: il razzismo non c'entra


Ucciso a sprangate al grido di "Negro di merda"

Ucciso a sprangate al grido di "Negro di merda"

di Michele Bono

MILANO - Abdul Salam Guibre, 19enne italiano originario del Burkina Faso, muore ucciso a sprangate per mano di due uomini, padre e figlio, che in seguito ad un furto di un pacco di biscotti nel loro chiosco ambulante, roventi d'ira razzista, mentre urlano frasi ingiuriose contro il ragazzo, lo massacrano a randellate.

Gli agenti di polizia accorsi sul fatto del delitto dichiarano a cuor leggero che "nonostante gli insulti l'omicidio non ha nulla a che fare con il razzismo". Certo, perché anche se il taccheggiatore fosse stato italiano, avrebbe fatto la stessa fine. Massacrato a sprangate. Giusto Così.

La Lega, con una coda di paglia in fiamme che brucia le natiche dei suoi esponenti intransigenti, quelli dalla tolleranza zero in stile Giancarlo Gentilini, sindaco di Treviso, che saluta col braccio teso fascista la sua platea di dementi, butta le mani avanti e dichiara che tutte le polemiche che sorgeranno non sono altro che semplice strumentalizzazione politica.


Già…strumentalizzazione. Una parola che indica la manomissione della verità per scopi secondari che si allontanano dalla realtà dei fatti. Quale sarebbe, allora, il motivo celato dietro al rovesciamento di una verità tanto palese? Mettere in difficoltà la propaganda autoreferenziale del partito del nord? Attribuirgli un omicidio a sfondo politico?

Forse. Ma la verità è che un ragazzo di colore è morto per aver rubato un pacco di biscotti mentre i suoi sicari inveivano contro il suo colore della pelle. "Negro di merda" dicevano, mentre la sua testa veniva fracassata a colpi di razzismo, che poi, secondo la polizia, razzismo non è. Cos'è allora? Giustizia sociale? Divina? Politica?

La vignetta di Molly Bezz



Semplicemente la giustizia di un paese soffocato dalla propaganda, essa sì strumentalizzata, di chi invoca un problema sicurezza legato all'immigrazione clandestina che individua nel diverso il virus da debellare per poter finalmente tornare alla prosperità economica. Come se lo straniero fosse delinquente in quanto straniero, un malvagio fine a se stesso de-storicizzato che verrebbe in Italia per mettere in pratica il male gratuito.

Giustizia, invece, secondo gli antichi, secondo la tradizione platonica, è la virtù secondo la quale ognuno, all'interno dello Stato di appartenenza, svolge il compito che più gli è proprio. Secondo questo principio, quindi, la morte di Abdul Salam Guibre è giusta.

Il ragazzo stava rubando, cosa che è propria solo degli extra-comunitari; gli italiani che lo hanno ammazzato come un cane stavano difendendo la loro proprietà privata, atteggiamento degno del miglior capitalismo occidentale; i poliziotti che sono accorsi per accertare le cause del delitto hanno asservito il padrone politico di turno rilasciando dichiarazioni neutro, come si fa nelle migliori dittature mediatiche; i politici che hanno sprecato tante parole per un fatto di cui non gliene frega nulla hanno assolto al loro compito di retori, come la peggiore propaganda di destra e di sinistra insegna da decenni.

http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=1205:ucciso-a-sprangate-al-grido-di-negro-di-merda&catid=106:congresso-prc&Itemid=312

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Ragazzo ucciso. Berlusconi: il razzismo non c'entra

Il Viminale me lo ha assicurato: non c'è movente xenofobo

postato 1 giorno fa

ARTICOLI A TEMA

Roma, 15 set. (Apcom) - La vicenda che ha visto uccidere un ragazzo di colore a Milano non è da legare a episodi di xenofobia o di razzismo. Lo ha riferito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel corso della registrazione della prima puntata di Porta a porta. "Ho parlato con i responsabili del ministero dell'interno - ha spiegato - e mi hanno espresso che nella vicenda il razzismo non c'entra nulla".

Il premier ha spiegato che gli autori dell'omicidio, padre e figlio venditori ambulanti, non hanno agito "con un movente xenofobo", ma avrebbero reagito così dopo esser stati oggetto di numerosi vessazioni e tentativi di rapine anche da parte di immigrati.

http://notizie.alice.it/notizie/top_news/2008/09_settembre/15/ragazzo_ucciso_berlusconi_il_razzismo_non_c_entra,16072644.html?pmk=rss

martedì 16 settembre 2008

CACCIA AL NEGRO MILANESE..... UN MORTO

Complimenti a Maria Lourdes ed Idris per i loro interventi ieri notte nella programma-PRIMO PIANO (Rai 3) sul questo tema.
Ma LOU, credi veramente ancora che sono 'una piccola minoranza' gli italiani che nutrano sentimenti razzista o d' oddio? Spero.

Comunque rimango sempre molto sconcertato sentire molte persone che consideravo diversamente lasciarsi scappare certi frasi ed opinioni.
Oramai sta diventando un sport alla moda essere razzista in Italia, un sentimento che si pensava fosse poco presente in Italia. Ricordate un altro volta il detto "quando i potenti suonano la danza diventa più frenetica.."

l'unica speranza è la storia.... , che ci insegna che l'Italia non era mai rimasta a lungo nelle mani di persone con questi sentimenti (razzista e oddio).
E' un momento che richiede un gran tranquillità e saggezza.
Buona giornata.

Charles

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On Mon, Sep 15, 2008 at 9:42 AM, gemma ukunda <gemmaukunda@hotmail.com> wrote:
E TERRIBILE.

VENITE NUMEROSI ALLA MANIFESTAZIONE DEL 4 OTTOBRE 2008 A ROMA CONTRO TUTTI I TIPI DI RAZZISMI.
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Gemma Ukunda Shema
Associazione Donne Africa Subsahariana (ADAS)
Tel +39 339 4943583
Rome, Italy


'Tolellranza zero' del governo.. secondo i Milanesi.
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DIASPORA AFRICANA has sent you a link to a blog:

E' MORTO!!!!!!, QUANTI MORIRANNO PRIMA CHE QUALCUNO CAMBIA LA MUSICA CHE INCITA AL ODDIO !!!!!!!!!!!!!!


Blog: CHUKWUBIKES' BLOG
Post: CACCIA AL NEGRO MILANESE..... UN MORTO






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domenica 14 settembre 2008

CACCIA AL NEGRO MILANESE..... UN MORTO

Milano, giovane nero ucciso a sprangate. Pd: clima di razzismo

Reuters - da 1 ora 55 minuti

MILANO (Reuters) - Un ragazzo originario del Burkina Faso ma cittadino italiano è morto oggi in conseguenza di un'aggressione alla periferia di Milano, in un episodio che gli esponenti del centro-sinistra hanno definito di razzismo, frutto di politiche xenofobe.

Per il fatto sono state fermate due persone, padre e figlio, di 51 e 31 anni, originari di Legnano, in Lombardia, con l'accusa di concorso in omicidio volontario.

L'aggressione è avvenuta intorno alle 6 di stamani nella zona nord di Milano, poco lontano dalla stazione centrale, quando il giovane di 19 anni, Abdul Salam G., insieme ad altri due amici -- un ruandese e un italiano -- è stato accusato da due uomini a bordo di un furgone-chiosco di aver rubato della merce, secondo quanto riferito dalla polizia.

Ne è nato un diverbio, trasformatosi poi in aggressione quando i due uomini sono scesi dal camioncino con una spranga di ferro e una di legno.

Il più giovane -- secondo quanto riferito alla polizia dagli altri due ragazzi che sono riusciti a fuggire -- si sarebbe poi avventato su Abdul Salam, fracassandogli il cranio con la spranga di ferro.

Il giovane è stato portato all'ospedale Fatebenefratelli in coma, dove è stato dichiarato morto intorno alle 13:30.

La polizia ha fermato nel pomeriggio i due presunti colpevoli, che hanno spiegato che i tre ragazzi avevano sottratto loro alcuni pacchetti di caramelle. Nel timore che avessero rubato anche l'incasso, li hanno seguiti. I due, ha aggiunto la polizia, hanno spiegato che i tre giovani avevano con sè un bastone di legno.

CONDANNA DA PARTE DEL SINDACO MORATTI

"Milano condanna fermamente questi episodi di intolleranza e razzismo", ha detto in una nota il sindaco Letizia Moratti, del Pdl. "Questo genere di comportamenti e atti di tale crudeltà non appartengono ai milanesi e alla nostra comunità, per storia e vocazione aperta invece alla tolleranza, alla accoglienza e alla convivenza civile".

"Davanti al dolore della famiglia e degli amici di questa giovane vittima rinnoviamo il nostro impegno a non abbassare la guardia per isolare sempre e comunque ogni forma di violenza".

Secondo Marco Minniti, ministro dell'Interno del governo ombra del Partito democratico, "la natura e i contorni dell'episodio sono estremamente preoccupanti".

Dello stesso parere Piero Fassino, secondo cui devono riflettere quelli che "ogni giorno alimentano un'isterica fobia contro gli immigrati (...) creando così un clima di intolleranza e di odio in cui ogni orrore può accadere".

Più esplicito il segretario nazionale di Rifondazione comunista, che accusa la Lega nord al governo di "campagne xenofobe e razziste" .

"Fatti terribili come questi sono, temo, anche il frutto di un clima avvelenato costruito da forze politiche come la Lega, che additano gli immigrati a fonte di tutti i mali", ha spiegato Ferrero in una nota.

Il ministro dell'Interno Roberto Maroni, esponente della Lega, ha fatto approvare nei mesi scorsi nuove norme sulla sicurezza -- tra cui un disegno di legge ora al vaglio del Parlamento -- per dare un giro di vite all'immigrazione clandestina.

http://it.notizie.yahoo.com/rtrs/20080914/tts-milano-aggressione-ca02f96.html

A MILANO CONTINUA...... LA CACCIA AL NEGRO

GIOVANE DI COLORE AGGREDITO A SPRANGATE A MILANO

MILANO - Un giovane italiano, Abdul G., 19 anni, originario del Burkina Faso, è stato aggredito stamani, intorno alle 06.00, da due uomini che l'hanno colpito alla testa con una mazza di legno e una spranga in via Zuretti, a Milano. Il giovane è ora ricoverato all'ospedale Fatebenefratelli in stato di coma. I medici si sono riservati la prognosi.

Secondo la ricostruzione degli agenti della questura di Milano, Abdul G. era con altri due amici di colore dopo aver trascorso la notte in un locale in corso Lodi. A bordo dei mezzi pubblici erano arrivati in via Zuretti con l'intenzione di andare al centro sociale Leoncavallo. A quel punto i tre sono stati avvicinati da un furgone bar da cui sono scesi due uomini che li hanno accusati di avere rubato della merce. I due, uno intorno ai 25 anni, l' altro, un adulto sulla quarantina, sono passati alle vie di fatto e hanno cominciato a colpire il giovane e a lanciare epiteti razzisti: "sporchi negri vi ammazziamo". Gli aggrediti sono riusciti ad annotarsi parte della targa del furgone.

http://temporeale.libero.it/libero/fdg/2161821.html

venerdì 12 settembre 2008

Agrigento: italiane scacciano nigeriane, "Seducono i nost...


ENGLISH SUMMARY: Italians send Nigerians (girls) packing..."They seduce our men"

The seven Nigerian immigrants(females) aged between 16 and 17, guests of a local humanitarian association were transfered from Parlemo to another center in Agrigento.
The minors were transfered with a Police van. The mayor of the town and directors of the center say they do not know anything about this.

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Traanslated/summarized by Chukwubike O Charles

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Agrigento: italiane scacciano nigeriane, "Seducono i nostri uomini"

11 set 19:42 Cronache

PALERMO - Novelle "Bocche di Rosa" scacciate da Santa Margherita Belice, il paese del Gattopardo, perche' secondo le donne del luogo, seducevano i loro uomini. Le sette immigrate nigeriane, tra i 16 e i 17 anni, ospiti di un'associazione umanitaria, sono state trasferite in un altro centro dell'agrigentino. Le minorenni sono state portate via su auto della polizia. Il sindaco e la responsabile del centro dicono pero' di non saperne nulla. (Agr)

http://www.corriere.it/ultima_ora/notizie.jsp?id={114AF158-2764-439F-9939-257A5E9F5C9E} :


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Posted By ITALO NAIJA GROUP to CHUKWUBIKES' BLOG on 9/12/2008 07:45:00 AM


mercoledì 3 settembre 2008

LA MIA RISPOSTA PER ORA.............

LA MIA RISPOSTA PER IL COMMENTO FATTO DA UN 'ANONIMO' NEI BOLG IN NLINK SOTTO.

http://chukbyke.blogspot.com/2008/09/tornare-in-nigeria-no-me-piace-qui.html?showComment=1220371560000#comment-c1817614040077941266

http://extracomunitari.blogspot.com/2008/09/tornare-in-nigeria-no-me-piace-qui.html


L'Orda quando gli albanesi eravamo noi
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288 pagine

Compra on line
Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci linciavano perché rubavamo il lavoro o facevamo i crumiri, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana, ci consideravano "non visibilmente negri" nelle sentenze in Alabama. Quando gli "albanesi" eravamo noi, truffavamo mezza Europa raccogliendo soldi per riscattare inesistenti ostaggi dei saraceni, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo. Quando gli "albanesi" eravamo noi, espatriavamo clandestini a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli oceani, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di stato e poveri passanti, dormivamo a turno in quattro nello stesso fetido letto ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri di New York era italiana. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. Tanto che in Svizzera pochi anni fa tenevamo ancora trentamila figli nascosti che frequentavano scuole illegali perché ai papà non era consentito portarsi dietro la famiglia.

Nella ricostruzione di Gian Antonio Stella, ricca di fatti, personaggi, avventure, aneddoti, storie ignote, ridicole o sconvolgenti, c'è finalmente l'altra faccia della grande emigrazione italiana. Quella che meglio dovremmo conoscere proprio per capire, rispettare e amare ancora di più i nostri nonni, padri, madri e sorelle che partirono. Quella che abbiamo rimosso per ricordare solo gli "zii d'America" arricchiti e vincenti. Una scelta fatta per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "orde" di immigrati in Italia e di montante xenofobia, che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo "diversi". Eravamo più amati. Eravamo "migliori". Non è esattamente così.

giovedì 28 agosto 2008

TURISTA CON VELO LASCIATA FUORI DA MUSEO A VENEZIA

di Luciana Borsatti

ROMA - Velata fino agli occhi. E anche sconcertata. Così deve essere rimasta la turista musulmana che prima si è vista regolarmente rilasciare un biglietto di ingresso ad un museo, e poi è stata invitata a togliersi il niqab o ad uscire, per motivi di sicurezza, da un guardiasala.

Nei cui confronti il responsabile del museo ha annunciato provvedimenti. E' accaduto a Venezia nelle sale di Cà Rezzonico, il palazzo sul Canal Grande che ospita il museo del Settecento veneziano. La donna voleva visitarlo con la figlia e il marito, e alle casse dove ha pagato il biglietto non vi è stata alcuna obiezione. Ma quando è salita ai piani superiori ha trovato la resistenza di un guardiano, che l'ha invitata a togliersi il velo oppure ad uscire. E lei è uscita. Il conservatore del museo Filippo Pedrocco ha preso le distanze dall'episodio e si é scusato: "E stata la libera iniziativa di un guardiano, che ha commesso un grave errore - ha dichiarato - prenderemo provvedimenti". Per questioni di sicurezza a Carnevale, per esempio, le persone che entrano mascherate vengono invitate a scoprirsi il volto, ma la regola va interpretata e in questo caso, dice, "la signora aveva tutto il diritto di visitare il museo".

Non la pensa così la deputata del Pdl Suad Sbai, che è anche presidente delle donne marocchine e ha lavorato alla Federazione dei musulmani moderati nell'ambito della Consulta per l'Islam. "In Italia esiste dal 1975 una legge che vieta di girare con il volto coperto - sottolinea, in merito all'art.5 della legge Reale sull'ordine pubblico - e bene ha fatto quel guardiano a farla rispettare". "Ho letto che prenderanno provvedimenti contro il sorvegliante - prosegue - ma ha la mia solidarietà. E' il responsabile del museo che sbaglia, e che è meno informato. Se una regola vale per le maschere a Carnevale, deve valere sempre. E le regole vanno fatte conoscere".

Giudizio meno netto dal presidente degli Intellettuali Musulmani Ahmad Gianpiero Vincenzo, già direttore del Dipartimento Dialogo Interreligioso presso il Gruppo Misto al Senato. "Un tipico pasticciaccio all'italiana", commmenta, sottolineando che le contraddizioni dell'episodio derivano dal fatto che non c'é chiarezza sulle norme né sulla loro applicazione, e lamentando "il clima di islamofobia" in cui si inserisce. Se vi sono leggi che impediscono di tenere coperto il volto in pubblico, secondo Vincenzo, bisogna distinguere caso per caso.

Ma la stessa flessibilità la chiede anche al mondo musulmano: "La religione non impone alcun obbligo sul velo ". Piuttosto, evidenzia, quello che manca è un quadro normativo generale che, attuando per l'Islam il principio costituzionale dell'intesa dello Stato con le diverse religioni, fornisca anche il contesto per un mutuo accordo sulle regole. "E in questo quadro normativo - osserva - potremmo anche metterci d'accordo sul velo".

http://temporeale.libero.it/libero/fdg/2114279.html

Cento immigrati trasferiti a Roma....

La Repubblica on line

Gli extracomunitari, un centinaio, sono arrivati in gran segreto dal Cpa di Lampedusa
Ora si trovano in un palazzo abbandonato alla Borghesiana. Ma i residenti protestano

Cento immigrati trasferiti a Roma ---Alemanno: "Non ne sapevo nulla"

'Cento

Gianni Alemanno

ROMA - "Non ne sapevo assolutamente nulla". Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, risponde così alle domande sul trasferimento degli immigrati dal Cpa di Lampedusa in un palazzo della Borghesiana, a Roma, che hanno provocato numerose proteste tra i residenti della zona. L'operazione, rivelata oggi da Repubblica, è stata disposta direttamente dal Viminale e, oltre al Comune, ha spiazzato anche la Questura, che non era stata informata della decisione di trasferire gli extracomunitari a Roma. Il condominio scelto per ospitare gli immigrati, è una palazzina fatiscente di tre piani situata nella borgata Finocchio, nel sud-est della capitale, alle spalle del popoloso quartiere di Tor Bella Monaca. Alemanno, che aveva espresso l'intenzione di chiedere chiarimenti al Viminale, ha subito chiamato il sottosegretario Alfredo Mantovano. In una nota, il sindaco di Roma non ha mancato di esprimere il suo disappunto: "Purtroppo questa operazione è stata condotta dal ministero dell'Interno e dalla Prefettura senza una preventiva informazione al Comune e al municipio interessato". Nel comunicato, il Campidoglio sottolinea però che il ministero dell'Interno ha "assicurato che non ci saranno ulteriori provvedimenti di questo genere e che la permanenza degli immigrati alla Borghesiana è solo temporanea". Gli immigrati, circa un centinaio tra somali, eritrei e senegalesi, sono giunti alla Borghesiana lunedi pomeriggio. Secondo il Campidoglio non si tratta di persone colpite da provvedimenti giudiziari ma di immigrati in attesa delle procedure di regolarizzazione di asilo politico. Il loro arrivo improvviso ha scatenato la rivolta degli abitanti del quartiere. E aperto la polemica politica. Il capogruppo del Pd nel VIII municipio, Fabrizio Scorzoni, accusa la giunta Alemanno: "Avevano raccontato di controlli, di espulsioni, di maggiore sicurezza e invece, in gran segreto, si trasferiscono ben 100 immigrati dal Cpt di Lampedusa alla Borghesiana, a pochi metri dal luogo in cui e' avvenuto l'omicidio dell'immigrato polacco ad opera dei quattro rumeni".
Proprio la Borghesiana, lunedì scorso, è stata infatti teatro di un omicidio: quattro romeni hanno assassinato un polacco al termine di un pestaggio per futili motivi.
(27 agosto 2008)

giovedì 14 agosto 2008

Prostituta fotografata in cella (NIGERIAN)



(Da Repubblica on line)
Prostituta fotografata in cella.Il magistrato apre un'inchiesta
Il Pm Francesco Gigliotti ha affidato alla questura di Parma l'indagine sulla vicenda della fotografia della prostituta nella cella della polizia municipale. Via ai primi interrogatori
di Stefania Parmeggiani

Il Pm Francesco Gigliotti ha aperto un fascicolo di atti non costituenti reato, per fare chiarezza sulla vicenda della prostituta fermata venerdì scorso dai vigili urbani di Parma e fotografata seminuda per terra in una camera di sicurezza. Al momento non ci sono indagati. Il magistrato ha affidato alla Questura le indagini preliminari. Per questo oggi la squadra Mobile della città emiliana ha sentito Mario Robusti, che ha scattato la foto per Repubblica Parma (La storia della fotografia). Nei prossimi giorni saranno sentiti anche gli altri fotografi e giornalisti presenti al blitz di venerdì notte, per ricostruire esattamente quello che è successo durante i controlli e successivamente nel comando della municipale. Al corpo dei vigili, inoltre, il pm chiederà una relazione. L'immagine della giovane prostituta nigeriana, accasciata sul pavimento di una cella del comando della polizia municipale di Parma, è divenuta un caso nazionale. Riportata da tutti i principali quotidiani e telegiornali del Paese ha sollevato dubbi e interrogativi, spingendo il presidente del Senato a chiedere chiarimenti al Prefetto e il pm Francesco Gigliotti ad aprire un fascicolo.Eppure, per l'assessore alla Sicurezza del Comune di Parma Costantino Monteverdi non ci sono dubbi: "Nessuna inchiesta interna sul caso della prostituta fotografata". Nemmeno dopo l'intervento della seconda carica dello Stato perchè "è già tutto chiaro, basterà una chiacchierata del sindaco col Prefetto e il rappresentante del Governo riferirà a Schifani". Considera le polemiche eccessive e l'immagine da cui sono nate "solo un tentativo di scoop".Il sindaco Pietro Vignali spiega di essere già in contatto con la presidenza del Senato: "La relazione dei vigili conferma la regolarità del loro comportamento verso la prostituta fermata. La donna, che non aveva con sè i documenti, è stata trattata con dignità e rispetto. Dalla ricostruzione fatta dalla polizia municipale ( Il giorno del no comment) mi risulta che si sia gettata a terra da sola. Inoltre le è stato offero di prendere parte a un programma di recupero, ma la sera dopo era già, nuovamente, sulla strada. Significa che è "recidiva". Sono in contatto con la Presidenza del Senato per rassicurare su questo. Ribadisco che i controlli anti prostituzione sono necessari per evitare il peggioramento della vivibilità della nostra città, ma anche per recuperare le ragazze dalla strada, Parma in termini di civiltà non ha nulla da imparare da nessuno. E non esiste alcun sindaco sceriffo: quella di venerdì notte era un'operazione di routine, come se ne fanno tutti i giorni". (Il comunicato stampa)Le rassicurazioni di sindaco e assessore non basteranno, da sole, a placare la polemica. Infatti, dalla Prefettura fanno sapere che l'iter da seguire non sarà quello di una chiacchierata informale, bensì l'ordinaria procedura che segue ogni interrogazione parlamentare. Stanno già preparando il fascicolo con tutti i dettagli di quanto è avvenuto nell'operazione anti-prostituzione di venerdì scorso, da inviare a Roma a disposizione del presidente del Senato e del ministero dell'Interno.Nel frattempo continua la bufera politica (Tutte le reazioni), con il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Giorgio Pagliari che chiede chiarimenti durante la prima assise utile "non per creare confusione, ma perchè non ci possono essere dubbi sull'operato della polizia municipale". E perchè "non si può perseguire la sicurezza dei cittadini non rispettando i diritti umani". Marco Ablondi di Rifondazione comunista è ancora più netto e chiede "il ritiro immediato delle deleghe all'assessore Monteverdi". (La posizione della minoranza)Critico anche il segretario generale della Cgil Paolo Bertoletti, che accusa il sindaco di essere impotente edi sviare il problema, i comunisti italiani e il garante dei detenuti del Lazio, che ritiene l'episodio gravissimo, "mai accaduto prima".Non solo la politica locale, ma anche quella nazionale continua a interrogarsi sulla fotografia e sull'utilità delle retate anti-prostituzione. Il Presidente del Senato,Renato Schifani, in merito alla giovane extracomunitaria fotografata all'interno di una cella "in condizioni di estremo abbandono", ha chiesto chiarimenti sull'episodio al Prefetto della città emiliana. ''La drammatica foto pubblicata - si legge in una nota di Palazzo Madama - rischia infatti di trasmettere una immagine del nostro Paese diversa da quella che è in realtà e di quanto si sta facendo a tutela dell'ordine pubblico, ma nel rispetto dei diritti inviolabili della persona. Chi intende adottare il criterio della tolleranza zero è tenuto a farlo non sottraendosi mai alla tutela della dignità della persona e della sua privacy. Pertanto il presidente del Senato auspica che venga fatta al più presto opportuna e doverosa chiarezza sull'intero accaduto". Chiarezza, però, secondo l'assessore Monteverdi non è necessaria perché, a suo dire, l'unica verità da spiegare è che "c'è stato un tentativo di scoop". Subito dopo, però, racconta la notte "di ordinari controlli" e difende l'operato dei suoi uomini, che hanno dimostrato "come sempre grande umanità". La ragazza, infatti, sarebbe stata lasciata in quella cella a dormire per terra "solo per un'ora", "il tempo che si calmasse" e liberata l'indomani dopo che "i vigili gli hanno offerto la colazione" (l'intervista integrale).
Ma Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari della polizia di Stato dice: "A Parma la polizia municipale in questo tipo di operazione non ha coinvolto la Questura, perché le extracomunitarie devono essere accompagnate negli uffici della polizia di Stato in cui vi sono le attrezzature e gli archivi che permettono di identificare un soggetto che può stare legalmente in Italia, oppure no. I vigili urbani, forse - aggiunge Letizia - volevano fare un fermo di identificazione, ma non hanno gli strumenti tipici della polizia scientifica per farlo, perché non hanno gli strumenti. Manca ai vigili urbani quella professionalità e sensibilità tipica delle forze dell'ordine. Il poliziotto quando ha davanti una prostituta sa benissimo che ha di fronte una vittima e come tale procede. Non vorrei che è stata fatta una scelta culturale che li ha portati a pensare che di fronte si solo una prostituta. Non vorrei che fosse successo questo''.I radicali Marco Perduca e Donatella Poretti chiedono al ministro degli Interni, tra le altre cose, "per quali motivi l'operazione è stata preannunciata alla stampa con il coinvolgimento di giornalisti e fotografi, unitamente alla presenza dell'assessore senza che venisse adottata alcuna precauzione a garanzia e tutela delle persone fermate" e se è vero che nel comando dei vigili urbani di Parma "esiste una struttura di detenzione di sicurezza dotata di imbottiture perimetrali, tali da proteggere l'incolumità di ospiti irrequieti". Critici anche gli esponenti emiliano-romagnoli del Prc, Nando Mainardi e Leonardo Masella: "E' la conferma che l'emergenza securitaria lanciata dal Governo, attraverso il decreto che attribuisce ai sindaci maggiori poteri in termini d'incolumità pubblica e sicurezza urbana, punta a colpire i più deboli socialmente mentre lascia inalterati i grandi e veri fattori di insicurezza che attraversano il Paese". Indignato anche Pino Sgobio del Pdci, ex capogruppo del partito alla Camera: "Non si può in alcun modo accettare che sui diritti umani l'Italia scivoli verso il baratro".«Il presidente del Senato Renato Schifani ha chiesto chiarimenti al prefetto di Parma sulla vicenda della prostituta fotografata inerte in un commissariato di polizia e ha fatto bene. Anche se rimane l'unico esponente della maggioranza a stigmatizzare l'episodio». Dichiarano, invece, Albertina Soliani e Carmen Motta, rispettivamente senatrice e deputata del Pd, entrambe di Parma. «Il presidente Schifani – aggiungono le parlamentari democratiche - ha sollevato finalmente il problema di come si debba garantire la sicurezza e nello stesso tempo assicurare sempre, in ogni circostanza, il rispetto per la dignità di ogni persona e dei diritti umani universali. Si tratta di un fatto di civiltà per la città di Parma e per tutto il nostro paese». «Nei prossimi giorni interrogheremo il governo insistendo perché sia avviata subito una seconda fase negli interventi per la sicurezza nella quale sia fortemente salvaguardata la cultura della dignità delle persone, evitando superficiali spettacolarizzazioni e realizzando politiche serie a favore di tutti i cittadini senza creare inutili allarmismi come è successo per il pacchetto sicurezza».
(12 agosto 2008)


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