giovedì 29 gennaio 2009

XENOFOBIA,,,FEDE ..RETE 4

Emilio Feder e la sua Rete 4 sono fomentatori di paura, Xenofobia,discriminazioni?

mercoledì 28 gennaio 2009

I medici non sono spie

l'appello di medici senza frontiere ai senatori in vista del voto a palazzo madama
«Siamo medici, non siamo spie»No alla segnalazione dei clandestini
«No all'abolizione del principio che protegge gli immigrati che rivolgono alle strutture sanitarie»
NOTIZIE CORRELATE
Il sito "Divieto di segnalazione"
MILANO - «Siamo medici e infermieri, non siamo spie». È lo slogan della campagna di mobilitazione "Divieto di segnalazione" lanciata da Medici e da altre associazioni alla società civile contro l'emendamento che abolisce il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria.
FIACCOLATA - Il voto in Senato dell'emendamento volto a sopprimere il suddetto principio è in programma il prossimo 3 febbraio. Per il giorno prima Medici Senza Frontiere, la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, l'Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e l'Osservatorio Italiano sulla Salute Globale promuovono una fiaccolata davanti a Montecitorio.
LA NORMA E LA COSTITUZIONE - La norma (comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 - Testo Unico sull’immigrazione) attualmente prevede che «l’accesso alle strutture sanitarie da parte di uno straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano. Questa disposizione normativa, sottolineano i Medici Senza Frontiere, è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995 (attraverso l’art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n. 489/95, più volte reiterato, voluto ed approvato dal centrodestra anche con i voti della Lega). e la sua "logica" non è soltanto quella di «aiutare/curare l’immigrato irregolare», ma anche quella di osservare pienamente la Costituzione e in particolare l'articolo 32 in base al quale la salute è tutelata dalle istituzioni in quanto riconosciuta come diritto pieno ed incondizionato della persona in sé, senza limitazioni di alcuna natura, comprese – nello specifico – quelle derivanti dalla cittadinanza o dalla condizione giuridica dello straniero.
I RISCHI - Segnalando un clandestino alla prestazione sanitaria, secondo Medici Senza Frontiere, si corre il rischio di far nascere nell’immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza e quindi di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa «marginalizzazione sanitaria» di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, anche aumentando i fattori di rischio per la salute collettiva. L'abolizionone del principio di non segnalazione inoltre potrebbe, secondo le organizzazioni firmatarie dell'appello, incentivare la nascita e la diffusione di percorsi sanitari e di organizzazioni sanitarie "parallele", al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica.
28 gennaio 2009
Corriere della Sera

lunedì 26 gennaio 2009

Onu: “A Lampedusa preoccupante situazione umanitaria”

Onu: "A Lampedusa preoccupante situazione umanitaria"

La propaganda del governo, invece di affrontare i probelemi, li aggrava. Il pericolo è che per ottenere consenso cresca il razzismo. Intanto i 'diritti civili' e 'umani' sono messi in secondo piano.

lampedusCon la campagna sulla paura è ripartita anche quella contro gli stranieri. Il caso è Lampedusa. Senza più neppure rendersi conto del peso delle parole il leader della Lega, Umberto Bossi ha detto: "In queste settimane dovrebbe partire una nave intera di immigrati che li riporti in Tunisia".

Appoggiando le posizioni del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il Senatur ha aggiunto: "Fa bene perchè se li porti in giro in tutta Italia non li trovi più, scappano. Da Lampedusa sanno che per uscire possono solo tornare a casa".

Povera gente, in gran parte in fuga non solo da guerra e persecuzioni politiche, ma da miseria e fame, alla ricerca di una opportunità per vivere questi esseri umani sono trattati e descritti come fossero anmali pericolosi, intrusi temibili, invasori. Alcuni di loro hanno già parenti in Italia o in Europa, altri provengono dalla Somalia in guerra. Non è chiaro fino a che punto siano accurate le procedure per l'assegnazione di permessi di soggiorno per motivi umanitari. Il Consiglio dell'Unione Europea Affari generali e relazioni esterne il 27 gennaio 2003 ha formalmente approvato una direttiva che prevede ai richiedenti asilo in attesa della conclusione dell'esame della propria richiesta sia garantito un alloggio, cibo, vestiario e un sostegno economico per le spese giornaliere oltre a cure mediche, informazioni e accesso alla scuola. Questo avviene a Lampedusa?

Maroni ha detto il 23 gennaio:"A Lampedusa sono 1.677 i cittadini extracomunitari. Abbiamo proceduto dal 1 gennaio al rimpatrio di 150 persone fra egiziani e nigeriani. Abbiamo portato a Lampedusa le Commissioni per valutare le richieste di asilo e su circa 800 domande di richiesta di asilo sono accoglibili 377. Coloro che hanno presentato domanda saranno portati nei centri adibiti a chi chiede asilo. E' un cambiamento importante che garantisce che (la persona a cui) viene garantito l'asilo abbia effettivamente i requisiti".

La complessità con la quale avvengono le identificazioni e comunque le normative internazionali che garantiscono al richiedente condizioni specifiche non sembrano applicate nel caso di lampedusa, poichè alcuni migranti sostengono altro."Io ho mia moglie a Bergamo, voglio andare da lei - ha detto uno di loro - ho attraversato il deserto dalla Tunisia, a piedi, sono arrivato in Libia e ho pagato duemila euro per raggiungere l'Italia. Sono stato nel Cpa, in cui dovevo rimanere poche ore, e invece ci sono rimasto per oltre 30 giorni. Dormivamo a terra come le bestie".

Nei giorni scorsi la decisione del ministro Maroni di 'segregare' i migranti sull'isola invece di smistarli in altri centri ha prodotto l'opposizione congiunta della popolazione italiana e degli stranieri.

Im ministro dell'Interno, forse alla ricerca di spazio mediatico, ha adotatto un linguaggio che facilmente incontra i favori di una aprte crescente di italiani ai quali la paura e il razzismo vengono suggeriti a dosi massiccie. Maroni ha detto: "Il fatto che i clandestini fossero tenuti a Lampedusa ha impedito che potessero scappare, come sarebbe potuto avvenire in un altro posto". Poi ha aggiunto d confermare "la decisione che abbiamo preso: dall'isola dovranno essere tutti rimpatriati".

Durante una protesta nella quale italiani e migranti hanno marciato insieme verso il municipio, per contestare la costruzione di un centro di identificazione ed espulsione sull'isola. I migranti gridavano "rispettate i nostri diritti" e "libertà".

Con una dichiarazione l'agenzia dell'ONU per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha affermato che la 'preoccupazione' per il benessere di circa 2000 migranti "trattenutì in un 'centro di detenzione' su un isola del sud Italia è sempre maggiore" (testuale Bbc, ndr).

l'Alto Commissario ha detto che il centro di Lampedusa ha una capacità di accoglienza per sole 850 persone e si costringono centinaia di migranti a dormire all'aperto e al freddo. Secondo l'UNHCR la nuova politica di immigrazione in Italia è in parte responsabile del sovraffollamento che sta creando "una situazione umanitaria di preoccupante".

Pirkko Kourula, capo della divisione europea dell'agenzia dell'ONU, ha esortato "le autorità italiane ad adottare tutte le misure necessarie per affrontare la difficile situazione umanitaria in attoa Lampedusa".

L'esponente dell'UNHCR" ha aggiunto: "I dati disponibili mostrano che molti di coloro arrivati via mare nel 2008 provengono da Somalia ed Eritrea. In base alle stime preliminari per il 2008, circa il 75 per cento delle persone arrivate in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e a circa il 50 di loro è stato riconosciuto lo status di rifugiato o un altro tipo di protezione. Questo dimostra che il Mar Mediterraneo - conclude - è decisamente una 'via dell'asilo' per molte persone che fuggono da violenze, guerre e persecuzioni".

FONTE

EXTRA NEWS.... 901

La vita 'a luci rosse' in provincia
"Appena arrivata, prima volta in Italia", "22 anni, bellissima, affascinante, trasgressiva e seduttrice disposta a soddisfare tutti i tuoi desideri più segreti e intriganti. Super attrezzata", "Bellissima ragazza ti aspetta per tutti i tuoi desideri, senza limiti, anche
massaggi.".
immagine non disponibile

Sono questi gli annunci "caldi" che gli amanti del sesso a pagamento possono trovare in tre periodici specializzati e relativi siti internet, in alcuni quotidiani. La prostituzione nella nostra provincia è un fenomeno poco visibile, che avviene al chiuso degli appartamenti.

Poche le lucciole in strada in quella zona di Civitanova, tra la rotatoria ed il ponte sul Chienti al confine con Porto Sant'Elpidio. Vivono in appartamenti lungo la costa, a Porto Recanati, in particolare a Marcelli, Civitanova. Alcune, pochissime a Macerata. Qui nel capoluogo il fenomeno è iniziato solo da pochi anni. In strada la maggior parte ha meno di 25 anni, ci sono anche minorenni, provengono da Nigeria, Romania, ci sono trans italiani e sudamericani. Negli appartamenti le nazionalità prevalenti sono Romania, Polonia, Russia, Ucraina, Brasile, Colombia, Albania. Negli ultimi cinque anni ha avuto un forte sviluppo la prostituzione cinese. L'età può alzarsi fino a quarant'anni, in casi molto rari. Qualche decina ogni sera scende in strada, le altre in casa. Il cliente chiama, appena arriva nella via dove si trova la casa richiama e la ragazza apre il portone.

I prezzi variano tra i 50 ed i cento euro a seconda della prestazione. Le ragazze lavorano dal pomeriggio fin verso la mezzanotte, di rado dopo. Fino a quattro, cinque anni fa una donna poteva ricevere in media una ventina di persone al giorno, adesso con la crisi e anche l'aumento della concorrenza i clienti sono calati. E' in espansione il lavoro nei night, anche se qui non si tratta di prostituzione in senso stretto. In provincia negli ultimi sei anni hanno aperto diversi locali, attualmente sono dodici, tra Belforte, Castelraimondo, Civitanova, Montecosaro, Macerata e dintorni, Morrovalle, Porto Recanati. Lì le tariffe sono più elevate. Si va da un minimo di venti euro per parlare venti minuti con una ragazza ai 150 euro se si prende una bottiglia, a 400 euro per i locali con separè. Lo stipendio è di circa 2500 euro per chi intrattiene i clienti e fino ai seimila euro per la lap dance.

I guadagni non sono tutti per loro. Il trenta per cento se ne va all'organizzazione che le gestisce, altri per l'affitto dell'appartamento, che può arrivare fino a mille euro, così il proprietario ha il suo ricavo. Il resto è usato per mantenersi e a volte mandato a casa. Con un media di cinque clienti al giorno entrano cinquemila euro al mese, e ne restano netti alla prostituta circa duemila, con cui mantenersi.


Dalla prostituzione a guadagnarci sono soprattutto altri. In Romania ad esempio ci sono rumeni che organizzano tutto, dal viaggio al posto in cui stare. Ci sono ragazze stagionali, che in inverno studiano ed in estate per arrotondare vengono in Italia a fare la vita, spesso sono ragazze dell'est. Molte le squillo che si spostano tra Spagna e Italia. Fino a poco tempo fa, in Spagna dove si può lavorare esclusivamente nei club, si guadagnava bene, ora anche lì il lavoro è diminuito. Dura la storia di chi viene dalla Nigeria. Alle ragazze spesso viene fatto firmare un contratto che in patria è perfettamente legale, con cui si impegnano a ripagare una somma tra i 50 mila ed i 60 mila euro per venire in Italia. Se sgarrano a rimetterci è la loro famiglia, o sono terrorizzate con i riti vodoo.

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Caccia allo straniero

Repubblica on line 26/01/2009
Le aggressioni sono state compiute da una ventina di giovani che si sono staccati da una manifestazione di protesta organizzata da Forza Nuova
Guidonia, raid razzisti dopo corteoDue arresti, aggrediti nove stranieri
Le vittime sono cinque albanesi e quattro romeni. Gli italiani arrestati hanno rispettivamente 21 e 24 anni. Al commissariato identificate una ventina di persone
La protesta degli abitanti di Guidonia
ROMA - Due ragazzi sono stati arrestati e una ventina identificati dal commissariato di Tivoli per un'aggressione razzista avvenuta ieri sera ai danni di cinque albanesi in un bar a Guidonia, il paese alle porte di Roma dove nella notte tra giovedì e venerdì una ragazza è stata violentata e il fidanzato picchiato con ogni probabilità da stranieri dell'est Europa. I due giovani Fabio P., di 21 anni, e Vincenzo P., di 24 anni, entrambi residente a Collefiorito di Guidonia (Roma), sono stati arrestati per tentata rapina, lesioni personali, minaccia, danneggiamento con l'aggravante di aver agito per fini razziali. Oltre a questa, ci sono state altre due aggressioni a sfondo razzista: le vittime negli altri due casi sono stati quattro romeni. I tre episodi sono collegati alla manifestazione di Forza Nuova che si è tenuta ieri a Guidonia, hanno spiegato gli investigatori. Una ventina di manifestanti si sono allontanati dal corteo di Forza Nuova, esortando gli altri a seguirli in quanto aveva saputo che erano stati presi i cinque stranieri che avevano violentato la ragazza a Guidonia e che quindi 'bisognava fare qualcosa'. La polizia ha tentato di fermarli, ma i venti giovani sono riusciti a scappare nelle strade vicine a quella principale percorsa dal corteo. Secondo la polizia, successivamente sono state compiute "azioni aggressive e violente in danno di cittadini stranieri, perpetrate presumibilmente da alcuni manifestanti che in modo scientifico si allontanavano dal corteo". Nel primo caso tre romeni venivano aggrediti e picchiati da giovani italiani, mentre questi si trovavano all'interno del bar "Stefanelli" in via Maremmana Inferiore a Villanova di Guidonia. Il secondo caso riguarda un romeno, aggredito e picchiato da giovani italiani, mentre questi stava attraversando la strada di viale Roma a Guidonia. Il terzo è avvenuto all'interno del bar 'Centrale', in piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa, dove si erano rifugiati cinque albanesi per scampare all'aggressione.
Le aggressioni sono avvenute a colpi di mazze da baseball, bastoni, aste di bandiere, manici di scopa, ma anche sedie prese dal bar, al grido di "andatevene via, tornate al vostro Paese, vi ammazziamo". Una decina di mazze sono state sequestrate. Quando la polizia è arrivata, molti erano scappati, mentre una ventina sono stati fermati fuori il locale. Gli agenti entrando nel bar Centrale hanno trovato il locale devastato e dentro uno stanzino, con tanto di porta blindata che aveva resistito agli attacchi degli aggressori, i 5 albanesi e la proprietaria del bar.
(25 gennaio 2009)

E' necessario trovare un modo per fermare questa violenza, se non si fa niente sembrerebbe giustificata ed accettata.
Bisogna controllare che le persone che aggreddiscono rimangano in carcere, e che la loro pena sia esemplare.
Simona Andreoli

sabato 24 gennaio 2009

LAMPEDUSA, FUGA DAL CPA.

2009-01-24 12:13
LAMPEDUSA, FUGA DAL CPA. PREMIER: SOTTO CONTROLLO
LAMPEDUSA (AGRIGENTO) - Tutti i 1.300 migranti ospiti del Cpa di Lampedusa sono fuggiti poco dopo le 10 dal centro, forzando i cancelli d'ingresso e riuscendo ad aggirare i controlli delle forze dell'ordine.
Già all'alba si era registrata la fuga di circa 300 immigrati dal Cpa. Polizia e carabinieri avevano immediatamente avviato posti di blocco per rintracciare tutti i fuggitivi.

Tra gli applausi dei lampedusani, in piazza davanti al municipio, sono arrivati nel centro del Paese gli oltre 1.300 migranti fuggiti dal Cpa.

Gli extracomunitari gridano "Libertà e Grazie Lampedusa" e chiedono di poter lasciare il centro, di essere trasferiti nei Cpt di Brindisi e di poter raggiungere le loro famiglie, molte delle quali sono in Francia, in Germania e nell' Nord Italia. Sul palco allestito nella piazza, a dare il benvenuto ai migranti c'é l'ex sindaco Totò Martello, leader del comitato che si oppone alla realizzazione di un centro di identificazione ed espulsione nell'Isola.

NON TORNEREMO NEL CENTRO

"Vogliamo essere portati a Bari come è successo agli africani". Dice Amor, 26 anni, tunisino come la maggior parte dei migranti che si trovavano nel Cpa di Lampedusa. "Io ho mia moglie a Bergamo, voglio andare da lei - prosegue - ho attraversato il deserto dalla Tunisia, a piedi, sono arrivato in Libia e ho pagato duemila euro per raggiungere l'Italia. Sono stato nel Cpa, in cui dovevo rimanere poche ore, e invece ci sono rimasto per oltre 30 giorni. Dormivamo a terra come le bestie". Una storia quella di Amor simile a quella di centinaia di altri migranti. La folla è radunata in piazza. Le forze dell'ordine stanno tenendo fino adesso sotto controllo la situazione.

"Non vogliamo tornare nel Cpa. Noi restiamo qui". Centinaia di migranti fuggiti dal Cpa di Lampedusa, ora nella piazza del Paese, insieme ai cittadini, che protestano contro la realizzazione, sull'Isola, del Centro di identificazione ed espulsione, si rifiutano di rientrare nella struttura di accoglienza. L'ex sindaco del Paese, Totò Martello, che li aveva accolti in piazza con un applauso, li invita ora a rientrare nel centro. "Siamo insieme a voi - dice - vogliamo che vi trasferiscano negli altri centri italiani, ci batteremo perché possiate lasciare Lampedusa, ma ora dovete rientrare nel centro". I migranti, però, continuano a ribadire che non lasceranno la piazza e che la loro protesta sarà pacifica.
FONTE

venerdì 23 gennaio 2009

A LAMPEDUSA NON RISPETTATI DIRITTI UMANI

23-01-09 IMMIGRATI: FRANCESCHINI(PD), A LAMPEDUSA NON RISPETTATI DIRITTI UMANI
(ASCA) - Roma, 23 gen - ''Ci sono due emergenze che ho incontrato visivamente a Lampedusa: da una parte e dall'altra della cancellata del centro di accoglienza. Fuori, la rabbia civile degli abitanti di Lampedusa, che vedono scaricati sulla loro piccola isola tutti i problemi dell'immigrazione clandestina verso l'Italia e l'Europa; dentro, le condizioni disumane in cui sono tenuti i disperati arrivati qui dopo un viaggio in cui hanno conosciuto violenza, sfruttamento, miseria e in molti casi anche morte''. E' questa la testimonianza del vicesegretario del Partito Democratico, Dario Franceschini al termine della visita, con una delegazione del Pd, al Centro di accoglienza per gli immigrati a Lampedusa.Franceschini parla di un centro che puo' contenere al massimo,800 persone e dove, invece, oggi sono ''accatastate'' oltre 1.500 persone.''Quello che ho visto non ha a che fare solo con le politiche dell'immigrazione, ma prima di tutto con il piu' elementare rispetto dei diritti umani. L'affollamento del centro non e' frutto di sbarchi imprevisti - aggiunge l'esponente Pd - ma della scelta ideologica del governo di destra e del ministro Maroni''.''Quello che ho visto oggi - conclude - non e' degno di un Paese che ha la cultura giuridica del rispetto della legge e i valori della solidarieta' nella sua storia e nel suo Dna.Una vergogna''.

FONTE

mercoledì 21 gennaio 2009

UN slams Italy over migrant centre

2009-01-21 15:02
UN slams Italy over migrant centre
Overcrowding on Lampedusa as immigrants await repatriation
(ANSA) - Rome, January 21 - The United Nations refugee agency UNHCR on Wednesday slammed Italy for allowing ''unsustainable'' overcrowding at a migrant centre on the southern island of Lampedusa.

After another boatload of illegal immigrants arrived on the island in the early hours of the morning, the number of people crammed into the 850-bed centre rose to 1,850, most of whom are forced to sleep outside.

''The overcrowding results above all in the standards of assistance for immigrants being lowered,'' said UNHCR regional spokesperson Laura Boldrini.

''But there is a risk that the situation could deteriorate further, putting at risk the safety of the migrants and asylum seekers, humanitarian workers, doctors and people in charge at the centre''.

Boldrini called for the overcrowding problem to be resolved as soon as possible, especially in view of rising protests from Lampedusa residents.

''Their concerns are understandable, but migrants and asylum seekers cannot be made the scapegoats in this situation,'' she said.

Under a new measure introduced by Interior Minister Roberto Maroni last month, all new arrivals must remain on the island before being identified and repatriated. In the past, immigrants have been transferred to other centres on mainland Italy, but under the measure only immigrants recognised as asylum seekers can be moved.

A number of Egyptian immigrants have so far been repatriated thanks to an accord with Cairo facilitating such transfers, but Italy lacks similar deals with other countries.

Immigrants from Tunisia, Nigeria, Somalia and Eritrea are currently stuck at the centre.

Lampedusa Mayor Bernardino De Rubeis on Wednesday appealed to Premier Silvio Berlusconi to resolve the situation and also called on Pope Benedict XVI to pray for ''the illumination of Maroni's mind''.

''I think Maroni is confused. He can't repatriate immigrants when their provenance isn't clear, and he can't repatriate people when accords do not exist. He risks repatriating people who are fleeing from war to other countries,'' he said.

De Rubeis also stressed that the islanders were against Maroni's plans to build an 'identification centre' on Lampedusa to facilitate the repatriation process.

''We want to be welcoming towards these desperate people but we will not accept prisons nor expulsion centres,'' he said.

The Lampedusa centre's chief, Cono Galipo', said Tuesday that he was ''seriously worried'' about the situation.

''Until now we've been able to cope with the emergency by inventing temporary solutions like the use of tents, but if there are any more landings we won't know where to put them,'' Galipo' said.

The head of the interior ministry's civil liberty department, Mario Morcone, arrived on Lampedusa to review the emergency on Wednesday.

BARROT TO VISIT LAMPEDUSA.

European Justice Commissioner Jacques Barrot announced on Wednesday that he will visit the centre in the coming months.

Last week Maroni appealed to European Union interior ministers to introduce EU accords with immigrants' countries of origin to speed up the repatriation process.

Maroni has also promised to iron out areas of contention in a deal between Italy and Libya that will give the go-ahead to joint patrols of the Libyan coastline to prevent boats setting out by the end of January.

According to United Nations Refugee Agency figures, some 36,000 people landed on Italian coasts last year - a 75% increase compared to 2007 figures.

The statistics reveal that Italy took more than half of the 67,000 immigrants who arrived by sea in Europe last year.

The majority of Italy's illegal immigrants - around 31,000 - arrived on the island of Lampedusa, which is closer to the north African coast than the Italian mainland.

UNHCR said around 75% of the arrivals ask for asylum, and 50% are recognised as refugees.
SOURCE

Naufragio di immigrati Ventisei sono dispersi

Naufragio di immigrati Ventisei sono dispersi

Naufragio di immigrati
Ventisei sono dispersi

TUNISI - L’ennesima carretta del mare era partita alla volta dell’Italia, la “terra promessa” per migliaia di africani. Ma il tragitto è stato tanto breve quanto tragico. L’imbarcazione, che trasportava 35 tunisini, ha fatto naufragio verso le 4 del mattino di ieri, davanti a una spiaggia della Marsa, località a 20 chilometri da Tunisi. Ventisei i dispersi. Nove persone si sono salvate, quattro sono state soccorse, le altre hanno raggiunto la spiaggia a nuoto. Ieri si è registrato intanto un nuovo maxisbarco a Lampedusa. Un aereo militare ha avvistato un barcone con 203 migranti a 21 miglia dall’isola e ha fatto scattare i soccorsi. Gli extracomunitari sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza, dove vivono più di 1500 persone. City

20 gennaio 2009
FONTE
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mercoledì 14 gennaio 2009

No all'immigrazione clandestina

No all'immigrazione clandestina

Maroni si ai 50 euro per gli immigrati, ma solo come contributo.

13.01.2009 22:01:22

migranti.jpgRoma -" Oggi è stato firmato da Cipro, Grecia, Italia e Malta un documento comune che si fonda su un'iniziativa importante sul tema del contrasto all'immigrazione clandestina, un punto molto importante per i quattro paesi del Mediterraneo, un documento di richiesta di aiuto e di appoggio da parte della UE, perché l'immigrazione clandestina è un fenomeno che colpisce tutta l'Europa".

maroni.jpgCon queste parole il Ministro degli Interni Roberto Maroni ha presentato alla stampa presso il Viminale l'accordo che oggi è stato firmato dai quattro Paesi dell'area mediterranea che più di ogni altri sono colpiti dal fenomeno dell'immigrazione clandestina.

Le richieste saranno presentate alla Commissione Europea ed alla Repubblica Ceca che la presiede nella giornata di domani mercoledì 14 gennaio e verrà discussa dopo domano presso la riunione che si terrà a Praga.

In oltre il documento verrà presentato e, sperano i firmatari, preso in considerazione per l'apertura di un dibattito nei prossimi incontri europei a partire dal maggio quando verrà proposto alla Commissione Europea per un programma di lavoro, ma anche in aprile, quando si riunirà la Conferenza sull'estensione dell'Approccio Globale all'Est e al Sud Est.

Il documento di 6 pagine è stato scritto nelle feste di Natale dai tecnici dei quattro stati e mette al centro della questione le difficoltà che si incontrano nel contrastare la clandestinità di alcuni migranti definendola una 'piaga' o comunque un problema di cui tutta l'Europa deve sentirsi colpita e deve cercare di contrastarla con tutte le forze.

Altro punto caldo è la questione delle vite umane che ogni giorno vengono perse in mare a causa dell'attività illegale dei trafficanti che si arricchiscono sulle spalle di questi 'disperati' che cercano di scappare da zone come Nigeria - e Africa in generale, Afghanistan, Iraq e Palestina - chiamati 'territori palestinese' in modo abbastanza generico nel documento - e del traffico di stupefacenti che si sta svolgendo sulle stesse rotte e che sono finanziati proprio dal fenomeno immigrazione clandestina gestito sempre dalle mafie locali.

Agli stessi paesi da cui partono le masse di migranti i firmatari chiedono, in oltre, di riaprire un dialogo per contrastare il fenomeno e per fornire ai paesi dell'U.E. più facili rimpatri.

Al vaglio è quindi la richiesta di un 'lasciapassare' che dovrebbe consentire ai residenti illegali il ritorno a casa, "un lasciapassare vincolante per i paesi terzi" per garantire che l'ambito per l'effettuazione dei rimpatri sia il più efficiente possibile", come recita lo stesso documento.

Al fine di risolvere le questioni inerenti al processo dell'immigrazione clandestina i 4 ministri degli interni hanno anche voluto specificare che importante sarà il lavoro che dovrà essere compiuto da Frontex, un lavoro più efficace ed efficiente di quanto avviene oggi e quindi importante sarà che il Consiglio Europeo aumenti i suoi finanziamenti e quindi le sue forze.

In tutto ciò, però, Cipro, Grecia, Italia e Malta hanno voluto sottolineare che continueranno ad apportare gli aiuti in mare sebbene esulino dalla rispettive norme giuridiche per il salvataggio e i primi soccorsi agli immigrati delle 'carrette del mare' che non verranno mai lasciati a loro stessi.

Per quanto riguarda la Grecia, rappresentata dal vice ministro degli interni - Athanasios Nakos, poiché il ministro è dovuto rimanere in patria a causa del rapimento dell'industriale greco avvenuto quest'oggi con una situazione nel paese ellenico sempre più disperata - la Grecia è il paese più orientale dell'UE con coste ampie e tante isole, cosa che 'invoglia' l' immigrazione clandestina e chiede esplicitamente aiuto all'Europa e agli altri Paesi e così raggiungere effetti importanti, iniziando dal Forum Mondiale per gli immigrati che si terrà in terra ellenica dove parteciperanno 300 paesi e la stessa Grecia rappresenterà l'Europa

Dello stesso avviso è il ministro di Cipro, Neoklis Sylikiotis, che in oltre confessa le proprie difficoltà in quanto buona parte della nazione non è controllata dal governo cipriota ed è una parte importante in quanto vicina a zone attualmente colpite da situazioni difficili, come la striscia di Gaza.

Carmelo Mifsud Bonnici, ministro della giustizia e degli affari interni maltese dichiara che "è importante trattare i punti del documento che danno senso alla questione che ogni giorno attanaglia Malta."

"Più azione e vigore da parte dell'UE, vogliamo vedere questo patto in azione"conclude Mifsud Bonnici.

A chi ha sollevato dubbi sul perché dell'assenza di Spagna e Portogallo i ministri hanno risposto all'unanimità riaffermando che tutti i Paesi dell'UE sono chiamati a firmare e a prendere in considerazione questo trattato, ma che si è deciso di arrivare ad un accordo primario tra Cipro, Grecia, Italia e Malta in quanto "stati e governi più vicini per quanto riguarda il trattamento ed un accordo in riguardo a tale problematica" essendo tutti governi di centro destra, aggiungiamo noi.

Il ministro Maroni ha poi risposto a domande dei giornalisti sulla politica interna sempre in relazione al fenomeno immigrazione ed ha ammesso che i rimpatri dal centro di Lampedusa già sono iniziati da ieri verso l'Egitto e che questa notte continueranno, mentre a glissato sulla domanda posta circa l'approccio della Lega Nord e del governo sugli immigrati che 'servono' l'economia italiana, questione da sempre cruciale nel piano del suo partito.

Sulla questione Libia, poi, Maroni ammette che spera di trovare un accordo di collaborazione per pattugliare le coste e le zone marine insieme allo stato del nord Africa.

Infine, sulla questione che ha interessato media ed opinione pubblica sul pagamento della 'tassa' per gli immigrati di 50 euro, il ministro ammette che non è stata tolta dal programma tracciato in quanto né Alfano, ministro della giustizia, né Gasparri hanno avuto nulla da ridire sull'argomento e si sono trovati tutti d'accordo.

"Le 50 euro - continua Maroni - non sono una tassa, ma un contributo. Rimangono nel progetto così come la proposta di Bossi di chiedere 10 mila euro a tutto gli immigrati che decideranno di aprire una partita IVA".


FONTE

Bush l’africano

Bush l’africano

George W. Bush

Ironia della sorte. George W. Bush, il 43esimo presidente degli Stati Uniti, l’uomo che secondo la maggior parte dei sondaggi tra pochi giorni lascerà la Casa Bianca con l’indice di gradimento più basso di sempre (attorno al 27 percento in patria), ha fatto breccia nei cuori africani. Proprio nel continente che ha dato le origini al suo successore, Barack Obama, Bush raccoglie un consenso medio che si aggira attorno all’80 percento, secondo un recente sondaggio della fondazione Pew.

Le guerre in Afghanistan e Iraq, Guantanamo, l’uragano Katrina e i discutibili metodi adottati nella guerra al terrorismo. Ieri, nell’ultima conferenza stampa da presidente, Bush ha dovuto difendersi dal fuoco di fila dei giornalisti, che gli hanno chiesto conto di tutte le principali decisioni prese durante i suoi due mandati presidenziali. Pochi, però, hanno evidenziato i lati positivi dell’amministrazione, quelli che in Africa ricordano molto bene: il ruolo avuto nella fine della guerra civile sudanese, durata vent’anni e costata la vita a più di due milioni di persone; gli aiuti allo sviluppo verso il continente nero, passati da 1,3 a 5 miliardi di dollari nel periodo 2001-2008; ma, soprattutto, il piano per la lotta all’Aids da 15 miliardi di dollari, lanciato nel 2003 e destinato a dodici Paesi africani (sui quindici totali) in cui gli indici di sieropositività sono tra i più alti del mondo.

Non un programma da poco, se si tiene conto di quanto l’Aids pesi sulla vita del continente: un milione e mezzo di africani morti solo nel 2007, molti dei quali giovanissimi. In alcuni Paesi, come lo Swaziland e il Sudafrica, dove l’indice di sieropositività tocca il 20 percento della popolazione, la lotta contro la malattia è una lotta per il futuro della società. E questo Bush lo ha capito bene, lanciando un programma a tutto tondo che comprende trattamenti sanitari, educazione e prevenzione (comprese campagne a favore dell’astinenza sessuale prematrimoniale, molto criticate da alcune organizzazioni internazionali). Una delle poche storie di successo dell’amministrazione Bush, ma talmente efficace da indurre Obama a promettere di continuarla, garantendo gli stessi fondi stanziati dal suo predecessore.

In nessuna parte del mondo, tranne Israele e pochi altri Paesi, Bush può vantare un indice di gradimento così alto. Questo nonostante, negli ultimi otto anni, la politica americana in Africa non sia stata certo una passeggiata trionfale. Il fallimento della strategia di Washington in Somalia, dove il governo sostenuto dalla Casa Bianca sta cadendo sotto i colpi delle milizie islamiche, ne è la riprova, così come lo scetticismo con cui è stato accolto Africom, il nuovo comando militare unificato americano per il continente, talmente poco amato da essere costretto a mantenere la propria sede in Germania. Considerazioni che però non reggono di fronte alle folle festanti che hanno accolto Bush in Liberia, Ruanda, Tanzania e Benin solo per citare alcuni dei Paesi in cui il presidente ha fatto più breccia. L’attaccamento alla religione e alla famiglia espressi da Bush hanno fatto il resto: in un’Africa ancora povera, e che ha subìto la faccia peggiore della globalizzazione, il richiamo ai valori tradizionali costituisce ancora un fattore importante. Così come il sostegno del continente è una piccola consolazione per l’unico presidente americano a cui è toccata l’umiliazione di dover schivare scarpe in una conferenza stampa. Almeno in Africa, l’uomo di Crawford non sarà dimenticato.

FONTE

domenica 11 gennaio 2009

IPOCRISIA , SINCERITÀ, PREGIUDIZIO, DISCRIMINAZIONE….?


Riesci dopo tanti anni di sacrifici a comprare o affittare l’abitazione del tuo sogno.

Un mese dopo spunta un 'campo Rom' autorizzato o non vicino la tua nuova abitazione!!


Cosa pensi che sarà tuo primo pensiero oppure reazione ?

sabato 10 gennaio 2009

No a espulsioni facili per immigrati 'poveri'

U.E. - ITALIACassazione: 10 Gennaio 2009

I clandestini meritano l'espulsione, come prevede la legge, ma se sono poveri deve prevalere la comprensione. E' questo, in sintesi, il monito della Cassazione che ha confermato l'assoluzione di un extracomunitario che non aveva rispettato l'ordine di allontanamento del questore. In sostanza, prima di decretare l'espulsione del clandestino bisogna considerare anche la sua indigenza perche', dice la Cassazione, "la normale situazione di disagio in cui versano il migrante economico e lo straniero privo del permesso di soggiorno non consente davvero di presumere che l'ordine di allontanarsi con i propri mezzi entro 5 giorni sia per lui una evenienza favorevole". E cio', sottolineano i giudici della prima sezione penale della Suprema Corte con la sentenza 394, tanto piu' perche' l'alternativa e' la contestazione "di un delitto per il quale oggi e' minacciata una pena minima di un anno di reclusione". I magistrati del Palazzaccio hanno percio' respinto il ricorso con il quale la procura della Corte d'Appello di Venezia contestava l'assoluzione di uno straniero dell'Europa orientale che non aveva rispettato l'ordine di allontanamento del questore di Parma. Nel foglio di via il questore aveva scritto semplicemente che non era possibile ospitare Ibrahim S. nel centro di prima accoglienza. Senza aggiungere altre spiegazioni. Il tribunale aveva percio' assolto l'uomo dal reato previsto in caso di mancato rispetto dell'ordine di allontanamento "con i propri mezzi", ritenendo che non fossero "adeguatamente indicati" i motivi per i quali non si poteva ricorrere al ricovero nel Cpt.Secondo la Procura di Verona invece, l'assoluzione andava annullata perche' i motivi non devono essere indicati "nel dettaglio", soprattutto quando non si ricorre all'accompagnamento coattivo alla frontiera. Una tesi pesantemente censurata dalla Cassazione, secondo la quale "al fine di assicurare il controllo di legalita'", il decreto non si puo' limitare a "riprodurre le formula normativa ma deve fornire le ragioni di tale impossibilita'". Soprattutto perche', conclude la Corte, per "uno straniero in situazione di disagio come quella del migrante economico privo del permesso di soggiorno" l'obbligo di allontanarsi a proprie spese "non e' certo un'evenienza favorevole".
fonte

CAMPAGNA 'BASSO'

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GAZA!!!!!

...PHOTO THOUGHTS...: GAZA!!!!!

giovedì 8 gennaio 2009

SPOSI IN CARCERE ...NON SI CONOSCONO:

NAPOLI, NON SI CONOSCONO:
SPOSI IN CARCERE

Lui croato, lei nigeriana si sono conosciuti per via epistolare durante la detenzione nelle carceri di Pozzuoli e Secondigliano. Oggi Darko 38 anni e Sandra (28) sono marito e moglie. Il loro matrimonio è stato celebrato dal cappellano della casa circondariale di Pozzuoli, don Fernando Carannante il 15 ottobre del 2008: Sandra e Darko non si erano mai visti prima di allora. Una storia che sembra uscita dai romanzi dell'Ottocento, un amore che ha saputo piegare le sbarre delle prigioni dove entrambi sono ancora detenuti. Due anni fa la giovane riceve una lettera di auguri da uno sconosciuto detenuto. Comincia così una fitta corrispondenza dove ciascuno racconta la propria vita. Lei parte dall'Africa Nera per raggiungere la "terra promessa". Ma una volta giunta in Italia, incontra soltanto violenza e disperazione. Scelte sbagliate la portano quasi subito a varcare la soglia dell'Istituto di pena. Darko ha un passato ancora peggiore. Militare di professione nell'esercito croato, ha partecipato alla guerra fratricida dell'ex Jugoslavia. Catturato dall'esercito serbo viene fatto prigioniero e torturato. Nel 2001 arriva in Italia. Ma a Trieste, Darko compie un reato e viene arrestato.
Nelle lettere Sandra e Darko riversano sé stessi. Hanno poche cose in comune, tra cui il fatto di essere cattolici. Per questa ragione decidono di sposarsi. Ma l'iter per il matrimonio concordatario è difficile così i giovani optano per il matrimonio civile. Il 15 ottobre è il gran giorno. Darko arriva nel carcere di Pozzuoli a bordo di un mezzo della polizia penitenziaria. Ad attenderlo c'è Sandra, bellissima nel suo vestito bianco. I due si guardano negli occhi per la prima volta. E' un'emozione infinita. Entrambi raggiungono il giardino del carcere per la cerimonia. Quattro i testimoni scelti tra i volontari e gli educatori del carcere. Il rito è breve. Darko e Sandra sono marito e moglie. Vogliono vivere felici, lontano dall'Italia. Giurano che il 2009 sarà il loro anno. Finiranno di scontare la pena con la giustizia italiana e allora potranno cominciare a sognare. (Matilde Andolfo)

FONTE

domenica 4 gennaio 2009



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