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venerdì 23 maggio 2014

Borghezio alla scuola multietnica, le mamme lo cacciano

“Vi libereremo dall’invasione degli stranieri” grida l’eurodeputato davanti alla Pisacane di Roma. Ma non riesce a finire il comizio

Borghezio alla scuola multietnica, le mamme lo cacciano

on . Postato in news

Roma – 23 maggio 2014 - A un passo dalla chiusura della campagna elettorale, il leghista Mario Borghezio cerca di convincere gli italiani a mandarlo di nuovo al Parlamento Europee. È candidato nella circoscrizione centro e il suo tour elettorale lo ha visto diverse volte a Roma nei quartieri più multietnici della capitale.
Dopo l’irruzione durante il capodanno bangla a Casalbertone, dove contestava l’occupazione illegale della struttura in cui la comunità stava celebrando l’evento e dopo aver distribuito il pane alle famiglie tra le vie del quartiere Esquilino, gli slogan anti immigrati di Borghezio non potevano risparmiare Tor Pignattara.
Il candidato ha scelto di rivolgersi agli elettori davanti ad una delle scuole più famose d’Italia per l’ altissima presenza di alunni di origine straniera, l’istituto elementare Carlo Pisacane, laboratorio importante spesso al centro di polemiche.

Questa volta Borghezio però non è stato ben accolto dagli abitanti del quartiere. Due mamme si sono avvicinate a lui invitandolo ad andare via. Infatti, come riporta Romanotizie, l’europarlamentare ha fatto appena in tempo a pronunciare le prime parole al megafono: "Vi libereremo dall’invasione degli stranieri".
Di fronte alle rimostranze di Borghezio, si sono unite alle mamme alcune persone del quartiere fra cui un signore anziano e un ragazzo che passava lungo la via. Le urla sono arrivate anche dai balconi lungo via Policastro da parte dei tanti che sentendo rumori si erano affacciati incuriositi.

Il leghista ha abbandonato la sua postazione allontanandosi dalla scuola Pisacane e dal quartiere. Poi ha postato sulla sua pagina Facebook il video di quella che definisce un’ ”aggressione”. “La Pisacane – sottolinea l’eurodeputato - è famosa per essere la scuola con più alunni stranieri in Italia, 173 su 190, e per aver proposto l'inserimento dell'ora di islamismo”.

Sul web non sono mancati i commenti a questa vicenda. Il deputato PD Khalid Chaouki, tra gli altri, twitta: “Evviva le mamme della scuola Pisacane di Torpignattara! Fuori Borghezio e la sua propaganda razzista dall'Italia e dall'Europa!”
Samia Oursana

 http://www.italianipiu.it/index.php/news/940-borghezio-alla-scuola-multietnica-le-mamme-lo-cacciano

 http://youtu.be/JxOQR0h4Dkc

venerdì 27 agosto 2010

RAZZISMO

RAZZISMO

Ragazzini prendono a calci un immigrato
"Vattene via". E i genitori ridono

Su una spiaggia di Civitanova Marche, cinque bambini di 10-11 anni aggrediscono e insultano un venditore ambulante che si era fermato a riposare su una sdraio. Gli adulti non intervengono e assistono divertiti

MACERATA - Insultato e preso a calci da un gruppo di ragazzini. La vittima è un immigrato originario del Bangladesh, i piccoli razzisti non un gruppo di bulletti di periferia ma bambini che stavano trascorrendo una giornata in spiaggia, sotto gli occhi divertiti dei genitori. E' successo a Civitanova Marche, in provincia di Macerata. Davanti a numerosi testimoni, fra i quali c'era anche un cronista.

L'immigrato, che lavora come ambulante sulle spiagge marchigiane delle vacanze, al termine del consueto giro tra gli ombrelloni si era fermato a riposare su una sdraio dello stabilimento Golden Beach. Cinque bambini lo hanno circondato intimandogli di allontanarsi a suon di insulti e calci contro la sdraio sulla quale era seduto. "Alzati da qua, vattene, questa è proprietà privata!", hanno detto i ragazzini al giovane immigrato. Poi gli insulti a sfondo razzista: "Amigo vattene, vai a vendere fuori da qua. Questa roba l'hai rubata". Poiché l'immigrato non rispondeva agli insulti, uno dei cinque gli ha sferrato dei calci dietro la sdraio colpendolo alla schiena.

Il tutto si è svolto sotto gli occhi di un gruppo di adulti, molto probabilmente i genitori, seduti a poca distanza sotto l'ombrellone. Non solo non sono intervenuti per fermare i bulletti, ma si sono messi a ridere del loro comportamento. Altri bagnanti non si sono accorti di quanto stava accadendo, o hanno preferito ignorare. Alla fine, l'ambulante si è alzato dalla sdraio e, in un italiano stentato, ha detto "siete stati molto cattivi". E si è allontanato, rifiutando di denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine.
(26 agosto 2010)

mercoledì 7 ottobre 2009

Rastrellamento al Pigneto, gli abitanti non ci stanno

Rastrellamento al Pigneto, gli abitanti non ci stanno
Dopo la gravissima operazione della guardia di finanza contro gli africani del quartiere romano, oggi hanno preso parola i residenti del quartiere, che lamentano il clima di paura e denunciano le manovre speculative dietro la pulizia etnica di via Campobasso. Con la scusa della «sicurezza».

Decine di finanzieri con manganello al contrario irrompono nelle case dei migranti senegalesi e nigeriani con la scusa di «controlli antiabusivismo commerciale», e portano via una cinquantina di persone, lasciandosi dietro porte sfondate, case distrutte e qualche ferito.
La scena è avvenuta ieri pomeriggio al Pigneto, quartiere all’inizio della via Prenestina al centro di «riqualificazione»: le guide dei locali romani scrivono che questa zona è un po’ «come Tribeca a New York»: case basse, artisti e locali. Dentro questo scenario vive una composizione sociale a tante facce: giovani in carriera, anziani nati e cresciuti tra la circonvallazione Casilina e porta Maggiore, studenti fuorisede e migranti, soprattutto bengalesi e africani. Se ti capita di fare molto tardi, al Pigneto, fai a tempo a vedere le birrerie che chiudono e le bancarelle del mercato che aprono, seguendo un ideale passaggio di testimone che rappresenta bene l’equilibrio delicato della zona. È un equilibrio, quello tra i giovani che hanno rianimato le piazze, i migranti che qui lavorano e gli abitanti storici, che le istituzioni e le forze dell’ordine dovrebbero contribuire a mantenere e non lavorare per demolire. Invece, i finanzieri ieri sono arrivati a muso duro per perquisire la case. Sono stati respinti fermamente dai migranti, che chiedevano se avessero un mandato di perquisizione, e sono tornati poco dopo in tanti e in assetto antisommossa, decisi a fargliela pagare a questi africani che conoscono persino i loro diritti.
Ma questa è anche una storia di resistenza, oltre che il resoconto di un normale abuso nella libera Italia di Bossi-Fini e Berlusconi e nella Roma di Alemanno e Storace. Per questo, quando la via piena di passanti assiste al rastrellamento, si mobilita. Qualcuno chiama gli avvocati, i rappresentanti della comunità senegalese, accorrono anche i ragazzi dell’Onda che poco lontano hanno occupato una palazzina per farne una casa dello studente autogestita, «Point break».
A decine si ritrovano all’ufficio immigrazione della Questura di Roma, dove si scopre che 18 migranti verranno trattenuti «per accertamenti», mentre di altri sette non si hanno notizie. È di questo pomeriggio la conferenza stampa del comitato di quartiere e degli abitanti multicolore del Pigneto, che mostrano di avere le idee chiare. «Con la scusa della sicurezza, la nostra città sta respirando in questi mesi un clima di violenta repressione: blitz contro immigrati, sgomberi di centri sociali e di spazi occupati in risposta all’emergenza abitativa – hanno spiegato quelli del comitato – Operazioni eclatanti, che colpiscono proprio i più deboli con l’obiettivo di aprire nuovi spazi agli interessi economici che governano la città». Anche gli abitanti parlano di «rastrellamento in piena regola». «Come accaduto al Pigneto, un quartiere che si vorrebbe ‘ripulire’, per renderlo una ricca vetrina dedita al commercio – proseguono gli abitanti – Forse, dietro lo sgombero, si nascondono gli interessi legati al mercato degli immobili in una zona che vive una gravissima emergenza sfratti e dove il prezzo delle case e’ in costante ascesa. Noi cittadini del quartiere siamo preoccupati di questa grave spirale di violenza dello Stato. Vogliamo che il Pigneto sia un quartiere dell’accoglienza, non della repressione e della speculazione».
Se si scende dall’isola pedonale verso il ponte che oltrepassa la linea ferroviaria, sulla destra c’è via Campobasso, la via degli africani. Fino a qualche anno fa, quando al Pigneto c’era solo un’osteria, questa stradina era meta dei cinefili perché è qui che si trova l’oratorio di don Pietro, il parroco che 54 anni fa aiutava i partigiani interpretato da Aldo Fabrizi in «Roma città aperta». Altri tempi, altri rastrellamenti.

 fonte

martedì 1 settembre 2009

Italiani respinti in Nigeria in risposta alla politica di Berlusconi sull’immigrazione.




Il Nigeria è grande 3 volte l’Italia, ha una popolazione di quasi 2 volte e mezzo l’Italia.
Oggi leggo sul blog di Beppe Grillo:
Sono un giornalista italiano (indipendente e con base in Argentina…) e sarei dovuto partire per la Nigeria Mercoledi. Per la prima volta in 10 anni mi hanno negato il visto d’entrata adducendo la seguente ragione:
“Stiamo adottando una politica di ostruzionismo verso gli italiani, come risposta alle politiche di immigrazione del governo italiano”.
Le conseguenze del razzismo nel nostro paese iniziano ad essere tangibili. FACCIAMO QUALCOSA! Mi vergogno d’essere italiano, cacciamo lo psiconano ed i suoi mastini.







giovedì 16 aprile 2009

E' ora di dire basta!!

"Sporca negra", donna di origine somala presa a bastonate alla fermata del bus
Una ragazza di origine somala con passaporto italiano è stata aggredita mercoledì mattina, verso le 10.30, alla fermata del bus 17, in piazza Carducci. Un uomo sulla sessantina, non identificato dalle forze dell'ordine, l'ha prima insultata e poi colpita alle spalle con il bastone da passeggio. Ecco il racconto della giovane donna
di Federica Cravero

Sabrina, il nome di fantasia, è uno scricciolo e dimostra meno anni di quelli segnati sui documenti, nata a Mogadiscio nel 1970 da papà italiano e mamma somala. Una donna minuta e fragile, invalida a causa della poliomielite che l´ha colpita da bambina. Ma il carattere di chi ha passato una vita irta di difficoltà e non ha intenzione di arrendersi nemmeno adesso. «Non voglio compassione, ma voglio parlare anche per tutte le altre persone che vengono aggredite per il colore della pelle, ma magari sono clandestine e non lo possono denunciare come ho fatto io», spiega. Ieri mattina poco prima delle 11 era alla fermata del 17 di piazza Carducci, quando è stata aggredita da un uomo sulla sessantina e picchiata con il bastone che usava per camminare. Dieci giorni di prognosi per trauma cranico e contusione alla spalla. «Mi alzo alle 5 per andare a lavorare, pulisco uffici comunali per conto di una cooperativa sociale - racconta la donna - finisco di lavorare alle 10,30 e quando aspetto il pullman per tornare a casa, se c´è un posto libero sulla panchina, mi siedo». E così ha fatto. Lei aspetta il 17, la testa appoggiata su una mano per la stanchezza. «Ma quell´uomo ha iniziato a insultarmi - dice lucida, appena ripresasi dallo choc - mi diceva "Negra di merda" ma io mai e poi mai mi sarei alzata, non volevo dargliela vinta. Lui continuava e allora mi sono girata per dargli le spalle. E lui mi ha picchiato, due volte con il bastone». È stato allora che un ragazzo che era alla fermata l´ha bloccato. «Gli ha urlato che era pazzo, ha preso il bastone e gliel´ha buttato via. Meno male che c´era lui perché alla fermata c´era tanta gente, ma degli altri nessuno ha mosso un dito», si lamenta. Sono attimi concitati, l´uomo si infila sul primo bus che passa e se ne va, mentre la donna e il ragazzo che l´ha soccorsa attendono l´arrivo della polizia.Il commissariato Barriera Nizza cercherà di dare un nome all´aggressore. Anche la politica si muove: il fidanzato della giovane fa parte del Collettivo comunisti piemontesi, che protestano: «Quest´aggressione è figlia del clima xenofobo che si respira». «Non è la prima volta che mi accade una cosa del genere - conclude Sabrina - Nel 1996ero andata in ospedale per curare una costola, mi cacciarono dicendo "Non curiamo i negri" e finimmo in procura. Pensavo non mi sarebbe accaduto più nulla e invece... Adesso ho paura, tanta paura, ma non mi arrendo».

(16 aprile 2009)

mercoledì 15 aprile 2009

Lampedusa/ "Picchiati dalla polizia". Le storie choc dei detenuti

Lampedusa/ "Picchiati dalla polizia". Le storie choc dei detenuti

Mercoledí 15.04.2009 11:34

LO SPECIALE

Lampedusa: la storia recente del Cie di contrada Imbriacola

Manganellati dalla polizia, "senza pietà”. Ferite alla testa, fratture alla mano e contusioni alle gambe. Per la prima volta, parlano i detenuti del Centro di identificazione e espulsione di Lampedusa. Denunciano gli abusi di alcuni agenti delle forze dell’ordine, le condizioni di sovraffollamento, ma anche la diffusa somministrazione di psicofarmaci e provvedimenti di respingimento differiti che non hanno tenuto conto delle settimane pregresse di detenzione scontate in condizioni del tutto arbitrarie. Nel Cie si trovano attualmente oltre 600 tunisini più un centinaio di marocchini. Molti sono detenuti da oltre tre mesi.

I PESTAGGI- “Ci hanno picchiato coi manganelli, ci hanno lanciato gas lacrimogeni. E noi eravamo senza niente. Eravamo in un angolo, e c’era gente che dormiva ancora. Una cosa mai vista”. Mo. ricorda così la mattina del 18 febbraio 2009. Quel giorno un incendio distrusse completamente uno dei padiglioni del Cie di Lampedusa. Il fuoco venne appiccato da alcuni detenuti tunisini, in risposta alle cariche della polizia - più di un centinaio di agenti in tenuta antisommossa - che avevano ferito diverse persone. F. ha assistito alla scena: “Li hanno trattati in un modo selvaggio. Senza pietà”.



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“C’erano poliziotti dappertutto - dice un altro testimone sotto anonimato, M. - tutti che picchiavano con i manganelli. Davanti a me, c’era uno che sanguinava e un poliziotto che l’ha manganellato sulla testa. Un altro aveva la mano rotta. E c’era uno che non riusciva a camminare sul piede”. Gli scontri sarebbero iniziati davanti alla mensa, dove quattro o cinque agenti avrebbero aggredito - secondo M., che era presente sul luogo – alcuni tunisini che li avevano attaccati verbalmente. Da lì la protesta si è allargata alle centinaia di persone presenti ed è esplosa con il lancio di almeno quattro gas lacrimogeni e le cariche. Ma anche nelle ore immediatamente successive. Y. ne parla come di qualcosa di noto: “Tutti sanno che quel giorno la polizia picchiò i tunisini, anche le organizzazioni che lavorano qui. La polizia era così arrabbiata. Alcuni li prendevano in due sotto braccio, e li portavano in bagno, uno alla volta. Poi chiudevano porte e finestre e li picchiavano”.

GLI PSICOFARMACI- La somministrazione di farmaci antidepressivi e calmanti nel Cie di Lampedusa sarebbe una pratica diffusa, secondo i detenuti intervistati. “La gente è troppo nervosa, prendono dei calmanti. Sono in molti. Li vedi perché hanno la bocca storta. Le medicine sono forti”, dice M. Altri invece lamentano la scarsità di medicinali. “Per qualsiasi malattia, ti danno sempre la stessa pasticca – dice Mo”. Y. invece è convinto che a volte vengano messi dei calmanti nel cibo della mensa. “Era un paio di mesi fa. Un paio d’ore dopo pranzo eravamo tutti così stanchi che volevamo dormire.. abbiamo pensato che ci fosse qualcosa nel cibo”.

Lampedusa/ "Picchiati dalla polizia". Le storie choc dei detenuti

Mercoledí 15.04.2009 11:34



SOVRAFFOLLAMENTO- . Il centro è ancora sovraffollato: ospita più di 700 persone in una struttura pensata per 381 posti e in parte distrutta dall’incendio. “Nella mia camera – dice F. – siamo 21 persone in 12 letti. La gente dorme sotto i letti, su dei materassini. Oppure in due sullo stesso letto. E alcuni dormono ancora nei corridori”. Niente rispetto a fine gennaio, quando il centro era arrivato a ospitare più di 1.900 persone. “All’epoca – dice Mo. - le condizioni erano terribili. Docce e toilette erano fuori uso. In una camerata eravamo oltre 100 persone. Dormivamo in due su ogni materasso e in due sotto il letto, per terra, i piedi davanti alla testa dell’altro”.

CONVALIDE- Il decreto che ha trasformato il centro di prima accoglienza di Contrada Imbriacola in un Cie è entrato in vigore il 26 gennaio. A partire da quello stesso giorno, la Questura di Agrigento ha iniziato a rilasciare i provvedimenti di respingimento ai 1.134 detenuti presenti. Nel giro di due settimane, Giudici di pace del Tribunale di Agrigento e avvocati d’ufficio hanno provveduto alla convalida di quei provvedimenti, e quindi al trattenimento per 60 giorni degli stranieri. Sessanta giorni che però non hanno tenuto conto del periodo di detenzione già scontato. L’udienza di convalida del trattenimento di Y. e Mo. si è tenuta il 30 gennaio 2009. I due erano detenuti nel Cie da tre settimane, dal loro arrivo il 9 gennaio. I 60 giorni di trattenimento però sono iniziati dal 31 gennaio. Così 21 giorni di detenzione arbitraria, senza la convalida di un giudice, diventano la norma alla frontiera d’Italia, alla frontiera del diritto.

ATTESA- Dopo le proteste che portarono all’incendio del 18 febbraio scorso e dopo un recente sciopero della fame, allo scadere dei due mesi di trattenimento, nel centro è iniziato il conto alla rovescia. Il 26 aprile scade infatti il decreto 11/2009 che aveva prolungato a sei mesi il termine della detenzione nei Cie, normalmente di 60 giorni. La norma è stata bocciata dalla Camera lo scorso 8 aprile. E se il Governo non varerà un altro decreto, dal 27 aprile i detenuti del centro torneranno in libertà.

LA STORIA- La moglie vive a Brescia con suo figlio. Ed è incinta del secondo. Lui è a Lampedusa. Detenuto nel Centro di identificazione e espulsione. E' il caso di un cittadino tunisino. Uno dei 900 trattenuti sull'isola da metà dicembre. Il suo ricorso contro il provvedimento di respingimento è stato rigettato per "difetto di giurisdizione”. Nel merito sarebbe inespellibile. Ma di fatto nessun Tribunale si dichiara competente. Il suo non è un caso isolato. Sono diversi i detenuti del centro che hanno presentato ricorso.

L'esito è per tutti lo stesso. Il Tribunale amministrativo della regione Sicilia (Tar) di Palermo si è dichiarato incompetente, indicando come competente il Tribunale ordinario di Agrigento. Le ultime due sentenze sono state pronunciate questa mattina. Tuttavia il Giudice di Pace di Agrigento si è dichiarato incompetente per difetto di giurisdizione. Tutto questo sebbene nel 2006 lo stesso Giudice di Pace si fosse dichiarato competente per dei casi simili. Se infatti il Testo unico sull'immigrazione indica nel dettaglio i termini e i modi per impugnare i provvedimenti di espulsione, non dice invece niente sul tribunale competente per i ricorsi avverso i provvedimenti di respingimento in frontiera. Tecnicamente ci sarebbe bisogno di un ricorso in Cassazione per risolvere la questione. Ma i tempi del ricorso sarebbero lunghi. Almeno un anno. E da qui a un anno tutti i migranti detenuti sull'isola saranno presumibilmente già stati rimpatriatihttp://www.affaritaliani.it/cronache

http://www.affaritaliani.it/cronache/lampedusa_picchiati_polizia_storie_choc_detenuti150409.html

venerdì 13 marzo 2009

Un caso emblematico che rischia di ripetersi

Il caso. Bari, per i sanitari la donna era malata da mesi: una semplice visita poteva salvarla
Il primario: la tubercolosi va curata subito, basta un colpo di tosse per contrarla
Teme la denuncia e non va in ospedaleprostituta muore di Tbc, rischio contagio
di MARA CHIARELLI


Il Policlinico di Bari
BARI - Era clandestina da alcuni mesi, per vivere faceva la prostituta e per paura non è andata in ospedale: è morta per tubercolosi polmonare avanzata, e dunque altamente contagiosa. E ora scatta l'allarme sanitario: Joy Johnson, la giovane nigeriana di 24 anni, trovata agonizzante da un cliente venerdì sera nelle campagne alle porte di Bari, potrebbe aver contagiato decine di persone che avevano avuto rapporti con lei, gli stessi soccorritori e i connazionali del centro d'accoglienza dove per un mese aveva vissuto. Per precauzione ieri è stato chiuso l'istituto di medicina legale del Policlinico. E medici e poliziotti invitano chi avesse avuto rapporti con la nigeriana a contattare il più vicino ospedale. Quella di Joy era una tragedia annunciata. All'arrivo dei sanitari del 118, Joy Johnson, da novembre in città, perdeva sangue dalla bocca. La ragazza era malata da diversi mesi, ma se si fosse sottoposta a un esame del sangue o a una radiografia, oggi sarebbe ancora viva. L'allarme, ora, e l'invito a farsi controllare è rivolto ai clienti e a tutti coloro che dal 14 novembre (data di arrivo al Cara di Bari) hanno avuto contatti ravvicinati con lei. Tra questi, quell'uomo che, usando il telefono cellulare di Joy Johnson, ha chiesto aiuto alla polizia. "La tubercolosi va curata subito - dichiara il primario di Pneumologia del Policlinico di Bari, Anna Maria Moretti - perché anche le forme inizialmente non contagiose, senza terapia adeguata, lo possono diventare". Basta un colpo di tosse per contrarla, visto che si diffonde per via aerea. "È consigliabile sottoporsi a un test, l'intradermo reazione alla turbercolina, da fare in ospedale - spiega la specialista - Si tratta dell'inoculazione sotto cute di una sostanza che produce una reazione, da monitorare a casa per tre giorni. Se fosse positiva, va fatta la radiografia al torace, ma questo lo deve decidere il medico".

Si associa all'invito, ridimensionando l'allarme, il questore di Bari, Giorgio Manari: "E' idoneo e opportuno - dichiara - rispettare ciò che un medico e le autorità sanitarie dicono in questo senso". Subito dopo aver ricevuto il referto dell'autopsia, effettuata dal medico legale Francesco Introna, il pm incaricato delle indagini, Francesco Bretone ne ha dato comunicazione alle Asl, come prevede la legge. Immediati è scattata la profilassi nel Cara e nei confronti di chiunque abbia avuto contatti con la giovane donna, anche dopo il decesso. In caso di contagio accertato, la terapia, di tipo farmacologico, è lunga (dai sei ai nove mesi) ma dà il controllo totale della malattia. Bisogna però, sostengono i medici, tenere più alta l'attenzione su una patologia che, considerata scomparsa, si sta nuovamente manifestando in Italia a causa di due fattori: scarsa prevenzione e l'arrivo di extracomunitari che si portano dietro malattie endemiche nei loro Paesi, come la tubercolosi e l'Aids.
Da Repubblica on line

sabato 7 marzo 2009

meditate

Aggressioni razziste sul bus

Ostia, Roma, linea 05/ treno 5 vettura 6024 diretto a Via Ebridi proveniente da Via Mar Rosso alla prima fermata dopo che Via dei Velieri incrocia Viale Vasco de Gama sono costretto ad arrestare la corsa del mezzo, aprire le porte e per la seconda volta in meno di 12 mesi a frappormi tra una donna italiana e una ragazza straniera (stavolta era dell'est europeo anziché nera) per evitare che si arrivi alle mani e finisca per pagarne il conto un bambino.La vettura era piuttosto piena, la giornata bella e tutto procedeva tranquillamente quando una signora italiana di piccola statura con i capelli biondi ha iniziato a inveire contro una giovane ragazza per il passeggino con il bambino dentro che a suo dire le intralciava il passaggio, ne è nato un alterco tra le due donne con i toni usati dalla signora italiana che in un crescendo rossiniano divenivano sempre meno inerenti al passeggino e sempre più a sfondo razziale.La giovane mamma ha avuto inizialmente un reazione di indifferenza e silenzio per poi cercare di rispondere educatamente quando alla fine, ripetutamente insultata (si è partiti da "siete tutti assassini" fino a "rimonta sur gommone") in preda alle lacrime si è lanciata addosso alla sua controparte, inevitabile l'arresto della vettura, l'apertura delle porte e il dover intervenire frapponendomi tra le due contendenti, per fortuna questa volta non ho riscontrato la totale indifferenza della volta precedente e un ragazzo è corso in mio aiuto per sedare la lite ma purtroppo la tensione si è diffusa e alla fine l'intera vettura si è divisa tra chi esigeva da me che facessi scendere la giovane ragazza e il suo passeggino e chi altresì incitava invece a far scendere la signora italiana.Una situazione assurda in cui ho dovuto urlare a squarciagola per sedare gli animi e affermare in tono imperativo che non avevo la facoltà di far scendere nessuno e che non potevo assolutamente toccare nessuno; in tutto questo tra le sostenitrici (perché la cosa triste è che a quell'ora verso le 11.39 i passeggeri sono per lo più anziane e donne) della defenestrazione della ragazza e del passeggino spuntava una signora bionda che mi accusava di essere la causa del problema anzi di averne in toto la colpa e la responsabilità perché avrei dovuto sin dall'inizio impedire alla ragazza e al suo passeggino di salire a bordo del mezzo!A mio vantaggio per sedare gli animi e contenere la situazione ha giocato il tipo di vettura (Mercedes Citaro) caratterizzato da pochi posti in piedi, corridoio di camminamento strettissimo (permette il passaggio di una sola persona), due solo porte (di cui una singola posta sulla parte anteriore) con il quale ho cerchiobottistamente convinto le parti in causa che sebbene la norma preveda che i passeggini siano chiusi e i bambini presi in braccio era pur vero e incontrovertibile che il modello di bus era privo di spazi nei quali seppure chiuso fosse possibile tenere il passeggino (il corridoio ne risulterebbe comunque ostruito e lo spazio tra sedili è insufficiente, sfido chiunque con un passeggino e un metro a sostenere il contrario e dimostrarlo) , alla fine ho convinto la signora italiana ad accomodarsi vicino a me al posto guida (scoperto) e l'ho portata a distanza di sicurezza dalla ragazza dell'est.Ciò che mi ha molto colpito è la vicinanza di due casi simili in uno spazio di tempo non molto ampio con un iter identico e un casus belli futile, indubbiamente le caratteristiche tecniche della vettura hanno influito ma la volta precedente si trattava ma questo non spiega il sentirsi coinvolto con il dovere di schierarsi di tutti gli altri passeggeri, si è calpestato tutto dalla sacralità della maternità (e a farlo erano delle donne!!!) all'innocenza di un bambino fino alla dignità umana!La cosa sconvolgente è che erano presenti tra le passeggere donne anziane che hanno visto la guerra, le deportazioni, il fascismo e che pure inveivano genericamente contro la ragazza pretendendo che la buttassi fuori e la lasciassi a piedi per il passeggino ma sottolineando che se lo teneva aperto era per la sua provenienza geografica come se questa determinasse aprioristicamente il suo comportamento!Se anche chi rappresenta la memoria vivente del passato ha dimenticato quanto orribile sia discriminare una persona, un essere umano per via del suo luogo di nascita mi chiedo se non si sia passato il confine che ci divide da una società non più degna di questo nome.La cosa bella (si fa per dire) è che tutte le donne munite di passeggino non lo chiudono mai! Di qualunque colore, razza o religione! E che solitamente invitarle a farlo scateni una reazioni che vede l'autista letteralmente ricoperto di insulti da tutti i passeggeri che immantinentemente solidarizzano con la mamma in barba alle regole! L'altra cosa che evidenzia quanto sia soggetto a variazioni notevoli il comportamento umano è che se invece di una giovane ragazza sola ci fossero stati 4 o 5 bulletti (made in italy o d'importazione non conta) con i piedi sui sedili e la musica a tutto volume nessuno avrebbe fiatato!Ci sono cose che non capirò mai.
Da IL Messaggero on line

domenica 15 febbraio 2009

Assalti razzisti a Roma


Assalti razzisti a Roma

feriti cinque romeni

Raid di giovani a volto coperto armati di mazze di legno in un kebab frequentato
da cittadini dell'Est vicino al luogo dove sono stati aggrediti ieri i due fidanzati

Altro agguato ad un immigrato che camminava in via Tuscolana


Assalti razzisti a Roma feriti cinque romeni

Il parco della Caffarella, dove la coppia di ragazzi è stata aggredita

ROMA - Bande aramte di bastoni hanno compiuto due raid razzisti nella Capitale. Nel primo quattro cittadini romeni sono stati feriti, due in modo più serio, all'interno di un locale dove alcuni giovani a volto coperto sono entrati armati di mazze di legno. Un altro immigrato, invece, è stato aggredito e pestato in via Tuscolana.

Il locale assaltato, che si trova nella zona di Porta Furba, sulla via Appia, dista poche centinaia di metri dal luogo dove ieri sera sono stati aggrediti i due fidanzati di 14 e 16 anni e lei è stata stuprata da due uomini dell'Est Europa. Secondo quanto si è appreso, il locale, un kebab turco di via Tarrocceto, è solitamente frequentato da romeni e anche questa sera all'interno vi erano una decina di connazionali dei quattro feriti.

Gli aggressori con il volto coperto da cappellini e passamontagna hanno infranto alcune vetrine sempre usando le stesse mazze di legno. Un raid durato alcuni istanti e poi degli aggressori nessuna traccia. Due dei romeni feriti sono stati medicati dal 118 direttamente sul posto mentre altri due sono stati trasportati all'ospedale San Giovanni per lievi contusioni.

I carabinieri hanno avviato accertamenti: nella stessa zona poco prima si era svolta per le vie del quartiere una manifestazione di Forza Nuova per protestare contro lo stupro avvenuto nel parco della Caffarella.

Poco più tardi in una zona vicina a quella del primo raid un altro rumeno è rimasto ferito e anche lui ha riferito ai soccorritori di essere stato aggredito da 20 persone con passamontagna e armati di mazze mentre passeggiava in strada. L'uomo è stato soccorso dal 118 e trasportato in codice verde al policlinico Casilino per contusioni alle gambe e ai piedi.

(15 febbraio 2009)

fonte

lunedì 2 febbraio 2009

Cattivi contro i clandestini

«stupri in diminuzione, Non bisogna confondere le emozioni con il fenomeno»
Maroni: «Cattivi contro i clandestini»
Il ministro degli Interni risponde a Pisanu: «Non bisogna essere buonisti, ma determinati». Pd: «Parole pericolose»
Il ministro Maroni ad Avellino (Emmevì)ROMA - «Per contrastare l'immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi, determinati, per affermare il rigore della legge». Lo ha detto il ministro degli Interni Roberto Maroni intervenendo ad Avellino alla manifestazione «Governincontra». Maroni ha inteso così rispondere «a chi in questi giorni - ha ricordato - ci ha accusato di fare discorsi da osteria padana».
RISPOSTA A PISANU - Le parole del ministro suonano come una risposta a quelle dell'ex titolare del Viminale, che in un'intervista al Corriere della Sera ha parlato di immigrazione attaccando la Lega: «È un fenomeno che orienterà i processi economici e sociali dell'Europa per un secolo, non lo si può affrontare con l'orecchio teso alle voci delle osterie della Bassa padana. Esiste un clima emotivo che eccita gli istinti più bassi ed esistono fatti inaccettabili, le violenze, gli stupri che lo alimentano. Ma la tolleranza zero è uno slogan fortunato che non vuol dire nulla». Secondo l'ex ministro, l'Italia dovrebbe accogliere 200-300mila immigrati all'anno. «In Italia non esiste una politica dell'immigrazione - aggiunge -, il Parlamento non via ha mai dedicato una seduta, si è limitato a piccoli provvedimenti sulla spinta di fatti che avevano scosso l'opinione pubblica e la responsabilità della Lega non può essere nascosta». Pisanu, interpellato dopo le dichiarazioni del collega di maggioranza, si è limitato a dire: «Si commenta da solo».
PD: «PAROLE PERICOLOSE» - Parole che il Pd definisce «pericolose. «Per affermare il rigore della legge non bisogna essere né buoni né cattivi, bisogna esser seri dando alle forze dell'ordine gli strumenti necessari e cessando la propaganda - dice il portavoce Andrea Orlando -. Di questi giorni in cui la cattiveria non manca, pensiamo al tragico episodio di Nettuno, dal ministro Maroni ci aspettiamo più misura nell'utilizzo di parole che possono essere pericolose. In una sola giornata esponenti della maggioranza come Maroni e Pisanu hanno detto cose opposte: è un altro segnale di divisione su un argomento di grande importanza».
FERRERO: «RAZZISMO» - Con Pisanu si schiera il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, secondo cui l'ex ministro fa bene a denunciare «gli atti di razzismo che continuano a verificarsi nel nostro paese, ma il problema che non vede è che non si può tollerare e accettare che sia un ministro dell'Interno a professarsi apertamente razzista e xenofobo». Secondo Ferrero, »Pisanu si rende conto che le posizioni più razziste e xenofobe stanno prendendo sempre più piede nella sua coalizione. Razzismo e xenofobia sono arrivate ai vertici massimi delle istituzioni».
«STUPRI IN CALO» - Ad Avellino Maroni ha anche affrontato l'argomento degli stupri, sottolineando che il fenomeno è in calo: «Non confondere le emozioni con il fenomeno: i reati e anche quelli a sfondo sessuale sono in calo. In pochissimo tempo i risultati ci sono stati: non c'è oggi un'emergenza sicurezza. Nel 2008 rispetto al 2007 sono diminuiti i reati dell'11 per cento, del 12 per cento sono diminuite le rapine. È diminuito anche il numero di reati contro le donne, di violenza sessuale, del 9 per cento. Se ne fa un gran parlare a causa di episodi terribili, ma non confondiamo l'indignazione e l'emozione». Maroni ha sottolineato che sul tema della sicurezza vanno messe da parte le polemiche: «È interesse di tutti, destra e sinistra, affrontare il tema della sicurezza come un obiettivo comune. Purtroppo sento ancora polemiche che non servono e che portano all'allarmismo».
FEDERALISMO - Infine Maroni ha parlato del federalismo, augurandosi che finiscano le divisioni tra Nord e Sud: «Dobbiamo finirla di dividerci, dobbiamo invece ritrovarci. Il federalismo fiscale è una sfida vera e importante di cui non bisogna avere paura. Non è una fregatura per nessuno, è una riforma importante».
02 febbraio 2009
Repubblica on line

domenica 1 febbraio 2009

Continui atti di violenza

L'uomo, un indiano di 35 anni, era solito dormire nell'atrio della stazioneAlcune persone l'hanno pestato e gli hanno dato fuoco. Adesso è ricoverato
Nettuno, immigrato picchiato e bruciato"E' un'aggressione razzista premeditata"
Veltroni: "Questi episodi sono frutto di un clima di odio creato ad arte"Alemanno: "Non possono esserci alibi per ritorsioni xenofobe"

ANZIO (Roma) - C'è il razzismo dietro l'aggressione a un immigrato indiano di 35 anni che è stato picchiato e dato alle fiamme, alle 4 di questa notte, nell'atrio della stazione ferroviaria di Nettuno, in provincia di Roma. L'uomo, che è ricoverato in gravissime condizioni all'ospedale sant'Eugenio di Roma, era solito dormire nell'atrio della stazione. Gli aggressori sono arrivati portandosi dietro una bottiglia di liquido infiammabile: prima hanno selvaggiamente picchiato l'uomo che stava dormendo poi lo hanno cosparso di benzina e hanno appiccato il fuoco. Secondo quanto si è appreso da fonti investigative, il raid è stato compiuto da due o più persone. Il gesto, sottolinea un investigatore, ha una matrice razzista ed è stato premeditato e studiato nei minimi particolari. Quando sono arrivati i carabinieri hanno trovato l'indiano ancora con gli abiti in fiamme, le gambe già completamente ustionate. L'uomo è riuscito a dire pochissime parole poi ha perso i sensi per il dolore. Portato d'urgenza all'ospedale di Anzio è stato trasferito per le gravissime ustioni subite al Sant'Eugenio di Roma nel reparto ustionati. Il sindaco di Nettuno Alessio Chiavetta (Pd) parla di "gesto gravissimo" ed esprime la condanna "di tutta la città". L'associazione multiculturale Soweto e altre organizzazioni della zona hanno subito convocato, via sms e con il passaparola, un sit-in davanti al Municipio. Per il leader del Pd Walter Veltroni, "episodi di intolleranza criminale come questo sono il frutto di predicazioni xenofobe, di un clima creato ad arte di odio e di paura". "Quello che è successo a Nettuno è gravissimo e suscita in me, come nella stragrande maggioranza degli italiani, rabbia e indignazione. Esprimiamo solidarietà al giovane indiano selvaggiamente picchiato e bruciato e chiediamo che i responsabili di questo crimine siano assicurati al più presto alla giustizia", aggiunge il segretario del Partito democratico.
"Rabbia e dolore" anche in una nota diffusa dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Se qualcuno pensa che i recenti fatti di violenza, che hanno visto come presunti colpevoli delle persone immigrate, possano essere un alibi per ritorsioni xenofobe, si sbaglia di grosso. A nessuno è consentito farsi giustizia con le proprie mani e tanto meno strumentalizzare politicamente il dolore delle donne che sono state violentate nei giorni scorsi", afferma il primo cittadino della capitale.
Inviato da og09 il 01 febbraio 2009 alle 16:04
Repubblica on line

lunedì 26 gennaio 2009

Onu: “A Lampedusa preoccupante situazione umanitaria”

Onu: "A Lampedusa preoccupante situazione umanitaria"

La propaganda del governo, invece di affrontare i probelemi, li aggrava. Il pericolo è che per ottenere consenso cresca il razzismo. Intanto i 'diritti civili' e 'umani' sono messi in secondo piano.

lampedusCon la campagna sulla paura è ripartita anche quella contro gli stranieri. Il caso è Lampedusa. Senza più neppure rendersi conto del peso delle parole il leader della Lega, Umberto Bossi ha detto: "In queste settimane dovrebbe partire una nave intera di immigrati che li riporti in Tunisia".

Appoggiando le posizioni del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il Senatur ha aggiunto: "Fa bene perchè se li porti in giro in tutta Italia non li trovi più, scappano. Da Lampedusa sanno che per uscire possono solo tornare a casa".

Povera gente, in gran parte in fuga non solo da guerra e persecuzioni politiche, ma da miseria e fame, alla ricerca di una opportunità per vivere questi esseri umani sono trattati e descritti come fossero anmali pericolosi, intrusi temibili, invasori. Alcuni di loro hanno già parenti in Italia o in Europa, altri provengono dalla Somalia in guerra. Non è chiaro fino a che punto siano accurate le procedure per l'assegnazione di permessi di soggiorno per motivi umanitari. Il Consiglio dell'Unione Europea Affari generali e relazioni esterne il 27 gennaio 2003 ha formalmente approvato una direttiva che prevede ai richiedenti asilo in attesa della conclusione dell'esame della propria richiesta sia garantito un alloggio, cibo, vestiario e un sostegno economico per le spese giornaliere oltre a cure mediche, informazioni e accesso alla scuola. Questo avviene a Lampedusa?

Maroni ha detto il 23 gennaio:"A Lampedusa sono 1.677 i cittadini extracomunitari. Abbiamo proceduto dal 1 gennaio al rimpatrio di 150 persone fra egiziani e nigeriani. Abbiamo portato a Lampedusa le Commissioni per valutare le richieste di asilo e su circa 800 domande di richiesta di asilo sono accoglibili 377. Coloro che hanno presentato domanda saranno portati nei centri adibiti a chi chiede asilo. E' un cambiamento importante che garantisce che (la persona a cui) viene garantito l'asilo abbia effettivamente i requisiti".

La complessità con la quale avvengono le identificazioni e comunque le normative internazionali che garantiscono al richiedente condizioni specifiche non sembrano applicate nel caso di lampedusa, poichè alcuni migranti sostengono altro."Io ho mia moglie a Bergamo, voglio andare da lei - ha detto uno di loro - ho attraversato il deserto dalla Tunisia, a piedi, sono arrivato in Libia e ho pagato duemila euro per raggiungere l'Italia. Sono stato nel Cpa, in cui dovevo rimanere poche ore, e invece ci sono rimasto per oltre 30 giorni. Dormivamo a terra come le bestie".

Nei giorni scorsi la decisione del ministro Maroni di 'segregare' i migranti sull'isola invece di smistarli in altri centri ha prodotto l'opposizione congiunta della popolazione italiana e degli stranieri.

Im ministro dell'Interno, forse alla ricerca di spazio mediatico, ha adotatto un linguaggio che facilmente incontra i favori di una aprte crescente di italiani ai quali la paura e il razzismo vengono suggeriti a dosi massiccie. Maroni ha detto: "Il fatto che i clandestini fossero tenuti a Lampedusa ha impedito che potessero scappare, come sarebbe potuto avvenire in un altro posto". Poi ha aggiunto d confermare "la decisione che abbiamo preso: dall'isola dovranno essere tutti rimpatriati".

Durante una protesta nella quale italiani e migranti hanno marciato insieme verso il municipio, per contestare la costruzione di un centro di identificazione ed espulsione sull'isola. I migranti gridavano "rispettate i nostri diritti" e "libertà".

Con una dichiarazione l'agenzia dell'ONU per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha affermato che la 'preoccupazione' per il benessere di circa 2000 migranti "trattenutì in un 'centro di detenzione' su un isola del sud Italia è sempre maggiore" (testuale Bbc, ndr).

l'Alto Commissario ha detto che il centro di Lampedusa ha una capacità di accoglienza per sole 850 persone e si costringono centinaia di migranti a dormire all'aperto e al freddo. Secondo l'UNHCR la nuova politica di immigrazione in Italia è in parte responsabile del sovraffollamento che sta creando "una situazione umanitaria di preoccupante".

Pirkko Kourula, capo della divisione europea dell'agenzia dell'ONU, ha esortato "le autorità italiane ad adottare tutte le misure necessarie per affrontare la difficile situazione umanitaria in attoa Lampedusa".

L'esponente dell'UNHCR" ha aggiunto: "I dati disponibili mostrano che molti di coloro arrivati via mare nel 2008 provengono da Somalia ed Eritrea. In base alle stime preliminari per il 2008, circa il 75 per cento delle persone arrivate in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e a circa il 50 di loro è stato riconosciuto lo status di rifugiato o un altro tipo di protezione. Questo dimostra che il Mar Mediterraneo - conclude - è decisamente una 'via dell'asilo' per molte persone che fuggono da violenze, guerre e persecuzioni".

FONTE

domenica 23 novembre 2008

5 giovani arrestati per aggressioni razziste


Roma, 5 giovani arrestati per aggressioni razziste

Cinque ragazzi, tra cui due minorenni, sono stati arrestati a Roma dai Carabinieri. Devono rispondere di numerosi episodi di aggressioni, pestaggi e intimidazioni, tutti sfociati in rapina, ai danni di numerosi cittadini stranieri nel quartiere Trullo di Roma, con l`aggravante di avere commesso il fatto per finalità di discriminazione e odio razziale.

La banda era composta da 10 giovani e oltre ai 5 arrestati ci sono 4 giovani denunciati a piede libero ed un altro maggiorenne sottoposto all'obbligo di firma.

La banda è composta da 10 giovanissimi ragazzi italiani, responsabili di numerosi episodi di aggressioni, pestaggi e intimidazioni, tutti sfociati in rapina, ai danni di numerosi cittadini stranieri nel quartiere Trullo di Roma. I giovanissimi, incutendo paura alle vittime e intimandole a non denunciare i fatti alle forze dell`ordine, per via della loro precaria condizione di soggiorno sul territorio nazionale, hanno ripetuto i loro atti di prevaricazione e sopraffazione dando vita ad una serie di episodi di intolleranza razziale nei confronti di stranieri.

I carabinieri della stazione di Roma-Villa Bonelli hanno quindi eseguito 5 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 2 minorenni e 3 maggiorenni. Ad un altro maggiorenne è stato notificato l`obbligo di firma quotidiano presso la stazione carabinieri. Altri quattro giovani, componenti della banda, sono stati denunciati a piede libero. Tutti devono rispondere di rapina aggravata, lesioni, minaccia, in concorso e con l`aggravante di avere commesso il fatto per finalità di discriminazione e odio razziale.


22 Nov 2008
FONTE

mercoledì 22 ottobre 2008

vietato l'ingresso ai negri


A Padova in via Buonarroti
«Vietato l'ingresso ai negri»
Provocazione al bar «Alle 3 Botti», interviene la Digos
Per riaprire dopo lo stop di un mese imposto dal questore Luigi Savina hanno scelto l’«alto» profilo. Al bar Alle 3 Botti di via Buonarroti, il quarto (botto) è una provocazione che sconfina nel reato: «Vietato l’ingresso ai negri. Irregolari e pregiudicati». A scrivere sulla lavagna bianca - poi esposta davanti al locale - è la figlia della titolare Vincenza D’Andrizza. In rosso c’è scritto: «Questo è quello che la legge vuole. Ex art. 100 (citando il testo unico di pubblica sicurezza). A fianco di Vincenza D’Andrizza la madre Lucia De Florio che scrolla le spalle. «Lo so che questo non va bene - risponde la signora De Florio - ma ci hanno detto di cambiare clientela. L’ultima volta che mi hanno chiuso il bar hanno trovato all’interno alcuni ragazzi clandestini. Ma io non posso chiedere loro i documenti per sapere se sono in regola o meno. E non posso nemmeno sapere se sono pregiudicati. Per cui è meglio che gli extracomunitari non entrino più. Così almeno non rischio. Se mi chiudono per la terza volta mi revocano la licenza. Io ci ho messo i soldi in questa attività. Ho investito per il futuro e per i miei figli».Sono da poco passate le 17. Il bar Alle 3 Botti è a un tiro di schioppo dall’incrocio con via Malta e via Toti. Lì ci sono i bazar nigeriani. Molti africani sono clienti del bar. Qualcuno guarda la lavagna e si ferma. Altri si indignano. Come Enby, in Italia dal 1993. «Non capisco il motivo di esporre un cartello del genere - questiona proprio di fronte all’esercizio pubblico - Io qui ci venivo qualche volta. Era l’unico bar che potevo frequentare tranquillamente. Perché in altri bar della zona, quando entri ti guardano come fossi un animale. Sì, scrivilo per favore. E’ la parola giusta. Un animale. Ti guardano come un animale». Vincent, invece, titolare di uno dei bazar di via Malta coglie la provocazione. Stringe la mano a Vincenza D’Andrizza, poi piazza la stoccata. «Padova non vuole gli stranieri - aggiunge - Padova è una città razzista. Io ho vissuto anche in altre città italiane. Nessuna è come Padova. Qui il clima è pesante. I padovani pensano che il degrado sia una colpa degli africani».

Il bar Alle 3 Botti ha aperto i battenti il 19 aprile 2007 in via Buonarroti, in uno spazio al piano terra che era chiuso da tempo. A pochi metri c’è il nuovo centro dei servizi delle Acli. Il bar è il classico locale pubblico di periferia. Si mangia e si beve a buon mercato. Nell’ultimo anno molti africani sono diventati affezionati clienti. E i primi guai per la titolare sono iniziati la primavera scorsa quando alcuni residenti hanno inviato esposti in Comune e in questura segnalando gli schiamazzi notturni. Sono iniziati i controlli e le sanzioni. I primi di giugno il primo stop di 15 giorni. Con conseguente protesta anche da parte dagli avventori africani. A metà settembre il secondo provvedimento di chiusura: stavolta di un mese. Ieri la riapertura. «Qui torneremo indietro nel tempo - aggiunge la signora De Florio - e si faranno bar per bianchi e bar per neri. Perché chi ha il bar per bianchi avrà paura di dover chiudere se serve senza saperlo a persone clandestine. Tutto questo è incredibile. Compreso che io devo chiudere alle 19,30 e per sei mesi non potrò vendere alcolici. Domani andrò in Comune con la licenza. Zanonato deve sapere che ciò che mi è stato imposto non è giusto».Davanti al bar si è ormai radunato un piccolo capannello di persone. E arriva anche la polizia. Prima gli agenti motorizzati in divisa. Poi la Digos. Che ordina alla titolare di togliere il cartello. La lavagna viene spostata dentro il negozio, ma probabilmente scatteranno comunque le denunce. Intanto Max Gallob - arrivato poco prima della polizia - se la ride sotto barba e baffi. Era al corrente della provocazione, ma sottolinea di non entrarci per nulla. «Questo è il frutto delle folli politiche securitarie - sottolinea il leader del Centro Pedro - C’è chi fomenta le paure per poi dare false risposte. Centrosinistra e centrodestra, non importa: sono uguali. Purtroppo l’intolleranza ha raggiunto livelli incredibili. E le istituzioni hanno delle responsabilità per tutto questo. Dopo di che quello a cui stiamo assistendo è una provocazione incredibile». (ha collaborato Felice Paduano)
(21 ottobre 2008)

domenica 19 ottobre 2008

Cure mediche non possibili per gli irregolari

ROMA - Medici delatori per la polizia. Immigrati irregolari privi di cure mediche gratuite. Monta la protesta contro un emendamento al ddl sicurezza presentato dalla Lega Nord. "Salta il diritto alla salute per gli stranieri", denunciano Medici senza Frontiere, Asgi e Società italiana di medicina delle migrazioni. Su altro fronte il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, accusa: "Le classi differenziate per bambini italiani e stranieri rischiano di far nascere delle banlieu". Ma il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, è di ben altra opinione: "L'Italia è uno dei Paesi che integrano di più". Poi, rivolto alla Libia: "Spero che il governo libico, oltre a pensare a Unicredit, nei prossimi mesi si convinca ad attuare gli accordi sul controllo dell'immigrazione già sottoscritti". Al centro delle polemiche è un emendamento presentato dal Carroccio in Senato, che mira a modificare l'articolo 35 del Testo unico sull'immigrazione. In particolare si vuole cancellare il comma 5, in base al quale "l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità". Quale è la logica di questa norma? "Non solo quella di curare l'immigrato irregolare - spiega Salvatore Geraci, presidente della Società italiana di medicina delle migrazioni - ma di tutelare la collettività: il rischio di denuncia contestuale alla prestazione sanitaria spingerebbe infatti a una clandestinità sanitaria pericolosa per l'individuo, ma anche per la popolazione italiana in caso di malattie trasmissibili". Insomma, si rischia di trasformare i medici in delatori.


Non è tutto. L'emendamento leghista mira anche a eliminare la gratuita delle cure per gli stranieri. Critica l'Asgi (Associazione studi giuridici sull'immigrazione): "La previsione di sopprimere la gratuità della prestazione urgente o essenziale erogata agli stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale e privi di risorse economiche sufficienti, cozza con l'articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo, garantendo cure gratuite agli indigenti". Sul piede di guerra anche Medici senza Frontiere, che dal 2003 a oggi ha attivato in Italia 35 ambulatori per stranieri privi di permesso di soggiorno, visitando 18mila pazienti. "Con questo emendamento leghista - denuncia Antonio Virgilio, capo missione dei progetti italiani di Msf - si mette in seria discussione uno dei diritti fondamentali dell'uomo, quello alla salute". Sul fronte immigrazione si registra poi lo scontro tra Maroni e Chiamparino, intervenuti ieri a Saint Vincent, al convegno di studi della Fondazione Donat-Cattin. A dare fuoco alle polveri è il sindaco di Torino: "Il provvedimento del governo che prevede classi differenziate per bambini italiani e stranieri rischia di essere la base per un fenomeno banlieue". Il ministro Roberto Maroni replica: "L'Italia è tra i primi Paesi europei per la qualità dell'integrazione. Siamo al settimo posto su 25 paesi dell'Unione e se si considerano i cinque Paesi con il più alto tasso di immigrazione (Italia, Regno Unito, Spagna, Germania, Francia), il nostro è al primo posto". Poi aggiunge: "L'Italia dà asilo politico a oltre 8 mila persone all'anno". E infine: "Per risolvere il problema dell'immigrazione dalla Libia c'è un modo, occorre che il governo libico attui un accordo che già c'è".
(19 ottobre 2008)

venerdì 10 ottobre 2008

LA LEGA E AFRICA

Iniziativa "pro Africa"
Mostra in piazza La Lega contesta

Pordenone

«Una pagliacciata alla quale si è prestato anche il Comune di Pordenone». Non usa mezzi termini il capogruppo in Regione della Lega Nord, Danilo Narduzzi, per definire la mostra sull'Africa che da domani sino a domenica sarà allestita in piazzetta Calderari. Una mostra itinerante portata in città dalla Caritas con l'aiuto di molte altre Associazioni, dal titolo "Persone". Ma soprattutto una iniziativa d'impatto visto che per tre giorni in piazza saranno collocate una settantina di sagome umane che rappresentano i "nostri vicini di casa" impegnanti nelle varie professioni. Resta il fatto che la Lega ha deciso di alzare il tiro. «Chiederemo - attacca Narduzzi - chi ha pagato per una mostra che non ha senso. Non capiamo perchè il Comune di Pordenone anzichè aderire a simili cose non spenda i soldi per sistemare le aree cittadine in cui il disagio, per la presenza di stranieri, è evidente e più volte sottolineato dagli stessi residenti». Ma le Lega se la prende anche conalcune associazioni. «Valuteremo attentamente come spendo i soldi che chiedono a Comuni, Provincia e Regione. Mi chiedo - va avanti il capogruppo - se questa mostra non nasca dalla volontà di provocare piuttosto che integrare». Ma il Carroccio ha anche intenzione di attrezzarsi per una sorta di contro manifestazione. «Ne parlerò nel direttivo provinciale - spiega il capogruppo - e valuteremo una serie di iniziative. L'idea è quella di organizzare in concomitanza con la mostra un presidio in piazza Calderari dove distribuiremo materiale sulla presenza di stranieri e clandestini. Non è da escludere che possa anche essere realizzato un grande manifesto con le foto delle vittime, donne stuprate e malmenate, anziani rapinati e trucidati come la coppia di Gorgo al Monticano, dalla violenza di alcuni stranieri». C'è da aggiungere che la mostra itinerante oltre alla Caritas è stata resa possibile dal Comune capoluogo che ha patrocinato l'evento cedendo gratuitamente l'occupazione del suolo pubblico, ma anche dalla stessa Regione, ora amministrata dal centrodestra.

Loris Del Frate

http://www.gazzettino.it/VisualizzaArticolo.php3?Luogo=Pordenone&Codice=3934528&Data=2008-10-9&Pagina=1

lunedì 6 ottobre 2008

I giorni dell' odio


il manifesto del 05 Ottobre 2008
I giorni dell' odio
Il razzismo in Italia non è un fenomeno nuovo. Ma da qualche mese a questa parte le aggressioni contro immigrati e rom sono diventate ormai quotidiane. In nome della razza si è arrivati perfino a uccidere, al Nord come al Sud. E' emergenza. Un'emergenza alimentata dalla destra al governo, che della paura dello straniero ha fatto il suo cavallo di battaglia, prima, durante e dopo le elezioni del 14 aprile. Tutto ciò che riproponiamo in queste pagine sono soltanto gli episodi più eclatanti accaduti negli ult

13 MAGGIO, PONTICELLI (NA)
Flora Martinelli accusa una zingara di 16 anni di aver tentato di rapire la sua bambina, l'accusa si rivela falsa ma la popolazione per diversi giorni assalta cinque campi rom a colpi di bottiglie molotov; un vero e proprio pogrom con immagini che riportano alla memoria le deportazioni ai tempi del fascismo; 700 nomadi sono costretti a fuggire, ma per settimane i loro insediamenti vengono presi di mira dalla popolazione.
20 MAGGIO, ROMA
Le «ronde» di cittadini per la sicurezza dalla Padania dilagano in tutta Italia e contagiano anche le amministrazioni di sinistra. A Salerno a guidarle è il sindaco Vincenzo De Luca (Pd, ex Pci) che va a caccia di prostitute e mendicanti. Tutti i tg mandano in onda un raid notturno contro transessuali nel quartiere Prenestino di Roma. La spontaneità dell'assalto è dubbia: qualcuno ha organizzato il tutto e chiamato fotografi e giornalisti, accorsi in piena notte su una strada buia di periferia.
21 MAGGIO, NAPOLI
il governo Berlusconi presenta il «pacchetto sicurezza», l'immigrazione clandestina viene considerata un reato, la permanenza nei centri di detenzione (Cpt) viene prolungata fino a 18 mesi, vengono assegnati più poteri ai sindaci.
24 MAGGIO, TORINO
Hassan Neyl, marocchino tossicodipendente, viene trovato morto nel Cpt Brunelleschi di Torino; i suoi compagni di cella sostengono che l'uomo stava malissimo e non è stato soccorso per tutta la notte, e fanno uno sciopero della fame.
29 MAGGIO, MILANO
i vigili urbani di Milano, utilizzando un mezzo blindato dell'Atm con le sbarre ai finestrini, vanno a caccia di «clandestini» sui mezzi pubblici.
3 giugno, Mestre (Ve)
I leghisti occupano il campo nomadi di via Favaro Veneto insultando gli abitanti e bloccando la strada per protestare contro la costruzione di un insediamento regolare per i sinti.
3 GIUGNO, ROMA
Silvio Berlusconi, dopo le accuse di razzismo rivolte all'Italia da Onu e Vaticano, fa marcia indietro sul reato di immigrazione clandestina, ma la clandestinità rimane come aggravante.
4 LUGLIO, MILANO
il ministro Maroni si scaglia contro i musulmani che pregano in viale Jenner perché intralciano il marciapiede; è dello stesso avviso il presidente della Provincia di Milano Penati, l'odissea della moschea milanese non è ancora terminata.
14 GIUGNO, ROMA
Il ministro La Russa difende la militarizzazione delle città con l'esercito e fissa tempi e modalità dell'intervento.
17 GIUGNO, SARONNO (VA)
Said Saber Halim, egiziano di 29 anni, accompagna suo fratello dal datore di lavoro che non gli versa lo stipendio; il figlio del titolare del cantiere, Antonio Fioramonti, lo uccide a colpi di pistola.
25 GIUGNO, ROMA
Il ministro degli Interni Maroni annuncia: «Prenderemo le impronte anche ai rom minorenni e toglieremo la patria potestà ai genitori che li mandano a mendicare».
19 LUGLIO, TORREGAVETA (NA)
Violetta e Cristina Ebrehmovic, due bambine rom di 12 e 11 anni, annegano al mare e i loro corpi senza vita restano per ore sulla spiaggia di Torregaveta (Pozzuoli) nell'indifferenza generale dei bagnanti che continuano a prendere il sole come se nulla fosse; l'immagine ha fatto il giro del mondo.
26 LUGLIO, NAPOLI
Un ex leader di Forza Nuova, oggi del Pdl, incita la rivolta ai quartieri Spagnoli contro l'arrivo di un gruppo di cittadini sgomberati a Pianura; gli stranieri si rifugiano nel Duomo e la polizia li sgombera e li malmena.
8 AGOSTO, PARMA
Una prostituta nigeriana viene abbandonata in una cella del comando dei vigili di Parma e fotografata mezza nuda mentre sta piangendo.
18 AGOSTO, GENOVA
Tredici italiani aggrediscono Assuncao Benvindo Muteba, studente angolano di 24 anni, al grido di «sporco negro».
5 SETTEMBRE, BUSSOLENGO (VR)
Tre rom italiani vengono fermati e portati nella caserma dei carabinieri dove vengono picchiati e incarcerati con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale; i tre sporgono denuncia raccontando uno scenario da «macelleria messicana».
14 SETTEMBRE, MILANO
Abdul Guibre, 19 anni, cittadino italiano originario del Burkina Faso, viene ucciso a sprangate in via Zuretti dai due proprietari di un bar da cui il ragazzo avrebbe sottratto un pacchetto di biscotti.
18 SETTEMBRE, CASTELVOLTURNO
La camorra spara e compie una strage, sotto il fuoco di 130 proiettili muoiono sei immigrati africani. Una strage che scatena paura e rabbia tra le comunità straniere del paese del casertano. Il giorno il giorno dopo la mattanza è un giorno di rivolta: decine di immigrati scendono in piazza occupando strade e rovesciando automobili.
25 SETTEMBRE, ROMA
In via Tiburtina appaiono scritte razziste con riferimento alla morte di Abdul Guibre e alla strage di Castelvolturno: «Minime in Italia, Milano meno 1 Castelvolturno meno 6».
19 SETTEMBRE, MONZA
Uno straniero non meglio identificato viene fotografato all'interno del commissariato, ammanettato a una colonna perché non c'erano celle di sicurezza.
25 SETTEMBRE, ROMA
L'Osservatore romano, il giornale della Santa sede, pubblica in prima pagina un articolo che critica pesantemente governo e Unione europea per le politiche sull'immigrazione «che creano un clima di odio e violenza».
29 SETTEMBRE, PIANURA (NA)
Alcuni immigrati, dopo essere stati sgomberati dalle loro abitazioni in via dell'Avvenire, sfilano in un corteo autorizzato per le strade della cittadina ma un gruppo di donne italiane scende in strada per una contromanifestazione bloccando la strada con i cassonetti.
29 SETTEMBRE, PARMA
Emmanuel Bonsu Foster, studente ghanese di 22 anni, viene sequestrato, picchiato e denudato al comando dei vigili; sulla busta del verbale qualcuno ha scritto «Emmanuel Negro».
29 SETTEMBRE, MILANO
«Signora lo riporti nella giungla»; con questa frase urlata una maestra di una scuola elementare si è rivolta ai genitori adottivi di un bambino nero.
29 SETTEMBRE, TREVISO
La procura di Venezia apre un fascicolo contro il vicesindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, con l'accusa di istigazione all'odio razziale per aver pronunciato frasi irripetibili durante la festa della Lega a Venezia.
2 OTTOBRE, ROMA
Tong Hong-Shen, cinese, 36 anni, viene picchiato selvaggiamente al grido di «cinese di merda» da sei minorenni di Tor Vergata.
2 OTTOBRE, MILANO
Ravan Ngom, 39 anni, viene preso a bastonate al mercato di via Archimede dopo una lite con un altro venditore italiano; lo picchiano due italiane con una mazza al grido di «negro ti merda ti ammazziamo, torna al tuo paese».
2 OTTOBRE, SESTO SAN GIOVANNI Compare una scritta sui muri dell'ex Falck di Sesto San Giovanni (Milano) dove pochi giorni prima un ragazzino rumeno era morto a causa di un incendio, «Bruciate ancora rumeni di merda».
3 OTTOBRE, ROMA
Amina Sheikh Said, somala, 51 anni, sposata con un italiano e cittadina italiana, denuncia un episodio capitatole a fine luglio all'aeroporto di Ciampino, sarebbe stata umiliata, maltrattata, oltraggiata e tenuta nuda per ore con l'accusa di traffico di clandestini, rapimento di bambini e traffico di stupefacenti.
http://www.ilmanifesto.it/argomenti-settimana/articolo_18bf7804ffb7854195371008373840e8.html

venerdì 3 ottobre 2008

Donna somala tenuta nuda per ore e insultata a Ciampino


È successo il 21 luglio scorso, dalle 10 alle 15



Donna somala tenuta nuda per ore e insultata a Ciampino


Amina Sheik Said, cittadina italiana, è stata a lungo perquisita e maltrattata ("sei nera dentro e fuori") perché rifiutava l'ispezione anale. È stata sospettata prima di avere documenti falsi, poi di essere un corriere della droga. Ma le ipotesi non sono state confermate dagli 'accertamenti'



Roma, 3 ott. - (Adnkronos/Ign) - Una donna somala con cittadinanza italiana, Amina Sheik Said, ha denunciato attraverso l'Associazione Antigone di essere stata tenuta nuda per ore a Ciampino nel corso di una perquisizione e di aver subito insulti razzisti. Lo racconta l'avvocato Luca Santini che lavora per l'associazione Progetto Diritti e per Antigone, associazione che da poco ha istituito la figura del difensore civico, l'avvocato Stefano Anastasia, contro episodi di violenza e privazione illegittima dei diritti e della libertà.

''Il 21 luglio scorso alle 10 di mattina una donna somala con passaporto italiano è arrivata a Ciampino insieme ai nipoti - ha raccontato Santini - Lì ha passato un pomeriggio da incubo. Al controllo in aeroporto gli operatori hanno prima posto la loro attenzione sui documenti della donna ipotizzando che avesse rapito i minorenni con cui viaggiava, che tra l'altro avevano passaporto britannico, poi che comunque li avesse portati in Italia irregolarmente. Superato questo primo problema ed effettuati i controlli è stata formulata l'ipotesi che la donna fosse un corriere della droga''.

''Quindi la somala è stata sottoposta prima a un'ispezione dei bagagli poi a una perquisizione personale a cui non ha opposto resistenza, ha acconsentito a denudarsi e a mettersi nelle posizioni richieste ma ha rifiutato la perquisizione più invasiva - ha continuato - A quel punto la donna ha chiesto di essere visitata da un medico. Per questo motivo le è stato detto 'questa nera è pazza', 'sei nera dentro e fuori'. La donna è stata poi tenuta nuda per varie ore.

La situazione si è sbloccata alle 15 quando, nuda, avvolta da un cellophane da pacchi e con le manette è stata portata al policlinico Casilino dove è stato accertato che la signora non nascondeva nulla. La donna è stata lasciata libera con a carico una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale''.


http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=3.0.2537212007

" IL NEGRO ITALIANO"




PER ABDUL. PERCHÉ NON SUCCEDA PIÙ da nato per rompere i coglioni ai deficiente come tè.

Poverina....

l'ex portavoce della destra insultata durante una pausa di «annozero»
Santanchè: «Sono stati momenti orribili»
«Lerner ha alzato il livello dello scontro. Poi due neri mi hanno detto di tutto, con una violenza ingiustificata»
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AUDIO: Santanchè racconta gli insulti subìti ad «Annozero»
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MILANO - «Ho passato dei momenti veramente brutti, sono ancora scossa». Daniela Santanchè, ormai ex portavoce della Destra di Storace, racconta la disavventura che le è capitata ad Annozero, durante una pausa pubblicitaria. «Gad Lerner ha fatto di tutto per alzare il livello dello scontro, dicendo che cavalco la paura - ha spiegato -. Ho detto "via i clandestini a calci nel sedere" e lo penso ancora oggi, proprio perché sono dalla parte degli immigrati regolari che hanno un lavoro e rispettano le nostre leggi. Ho detto anche che un delinquente è un delinquente, qualunque sia il colore della sua pelle».
L'AGGRESSIONE - È stata questa frase, secondo l'ex candidata premier, a scatenare l'ira furiosa di due neri. «Nella pausa pubblicitaria sono piombati da me, mi hanno insultata: "bastarda, delinquente, figlia di puttana, troia", con una tale violenza verbale che sono stata incapace di reagire sul momento. Poi ho chiesto che venissero allontanati e Santoro lo ha fatto». E non è tutto. «Finita la trasmissione si avvicina un signore dicendomi che i due ragazzi vogliono chiedermi scusa e io dico benissimo. Per fortuna ho la scorta perché i due ragazzi non volevano affatto scusarsi: sono tornati da me, uno soprattutto, per castigarmi con la stessa arroganza di prima».
Daniela Santanchè (Newpress)«CONTRO IL RAZZISMO» - La puntata del programma, «Italiani brutta gente», era dedicata alla strage di Castelvolturno e agli ultimi episodi di razzismo, come l'omicidio di Abdul, ucciso a Milano per aver rubato un pacco di biscotti; il cinese malmenato da una baby-gang a Roma; l'ambulante senegalese picchiato al mercato a Milano. «È stato un gesto inaccettabile perché io voglio insegnare ai giovani che non bisogna essere razzisti e sono sempre stata dalla parte degli immigrati regolari facendo anche delle battaglie a favore delle donne musulmane - sottolinea Santanchè -. L'intolleranza viene anche da queste persone. Dico basta alla finta solidarietà: i clandestini mi devono spiegare come fanno a vivere, dato che girano tutti con macchine e collane d'oro al collo. Non vorrei che si scatenasse un razzismo al contrario».
«CONTINUO AD ANDARE IN TV» - Giusto poche ore prima di Annozero il premier Berlusconi aveva detto basta con le trasmissioni non imparziali, invitando tutti gli esponenti del Pdl a non partecipare a talk-show in cui si fa «insulto e mendacio». Ma Santanché, nonostante il suo ormai noto avvicinamento alla maggioranza, fa dei distinguo: «Non sono d'accordo, non getto la spugna e lo faccio perché voglio che i nostri figli siano uomini liberi». In ogni caso, sottolinea, «non bisogna alzare il livello di scontro nelle trasmissioni, perché basta guardare la popolazione carceraria nel nostro paese, la maggioranza sono stranieri. Sono stufa del politically correct, essere solidali vuol dire garantire a queste persone un lavoro, una soglia di dignità».
«ITALIA NON È RAZZISTA» - E soprattutto basta dire che l'Italia è un paese razzista, continua l'onorevole. «La camorra non è razzismo, è solo delinquenza - sottolinea parlando di Castelvolturno -. Però gli italiani hanno paura e la paura è dettata dalla malapolitica, al fatto che domina l'illegalità e non c'è la certezza della pena. Gli italiani non sono razzisti, pensano però che la patria debba essere di chi la ama. Allora il governo deve avere il coraggio di prendere provvedimenti più duri introducendo il reato di clandestinità ed eseguendo le espulsioni con accordi bilaterali. Un paese con regole certe può permettersi di essere ospitale».
Laura Cuppini03 ottobre 2008


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