martedì 12 maggio 2009

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Ce la farà Tripoli a reggerli con rischio collasso su sue coste?

postato 33 min fa da APCOM

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Quale respiro temporale può avere la strategia dei respingimenti degli immigrati clandestini verso la Libia inaugurata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni? Sarà in grado Tripoli, da sola, di reggere l'urto del rientro di migliaia di disperati sulle proprie coste, rischiando l'aggravarsi di una emergenza umanitaria? Con le polemiche sul diritto alla richiesta d'asilo ('negato' dai respingimenti, secondo le organizzazioni umanitarie) sono questi gli interrogativi che accompagnano la 'svolta' annunciata dal ministro Maroni con la 'linea dura' nel contrasto ai flussi di clandestini che arrivano dal paese nordafricano. Dal 7 maggio, sono circa 500 gli immigrati clandestini raccolti in mare da mezzi navali italiani e riportati in Libia con l'ok di Tripoli. Da ieri, non si segnalano respingimenti. E' arrivato, semmai, il primo 'no' delle autorità libiche all'approdo del pattugliatore 'Spica' della Marina Militare italiana che nella notte aveva soccorso un barcone con 69 clandestini a bordo. Dopo una trattativa con i libici, terminato con il 'no' allo sbarco, e l'ennesimo 'niet' dalle autorità maltesi all'accoglienza dei clandestini, l'unità della marina militare ha dovuto fare rotta verso Porto Empedocle. E' un segnale - fa notare una fonte qualificata - che i libici non possono riprendersi tutti quelli che partono dalle loro coste e che vengono intercettati in acque internazionali dalle nostre unità navali. Insomma, la situazione non è semplice. Sebbene la Libia abbia trasformato, con l'accordo siglato a fine agosto tra Gheddafi e Berlusconi, l'Italia da paese 'quasi' nemico per i trascorsi coloniali non risolti a Paese amico è difficile immaginare che la strategia 'vincente' per contenere i flussi siano i respingimenti con una disponibilità illimitata del Paese nord africano; soprattutto se non ci sarà un impegno, invocato a più riprese dallo stesso ministro dell'Interno, dell'Unione europea. Nell'accordo tecnico siglato tra Italia e Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina (che non è mai stato reso pubblico) - secondo una fonte - all'articolo 6 si farebbe riferimento all'impegno della Libia al rispetto Convezione Onu dei diritti dell'Uomo. L'avvio dei pattugliamenti previsti dall'accordo italo-libico è previsto il 15 maggio. Un giorno prima, a Gaeta, ci sarà la consegna delle unità navali alla Libia. I respingimenti sono iniziati tra il 6 e il 7 maggio. Se i respingimenti fanno parte di una intesa 'last minute' (non ci sono conferme ufficiali che i respingimenti siano contenuti nell'accordo) lo si capirà presto. L'obiettivo di spostare più a Sud la frontiera del contrasto all'immigrazione, allegerendo così la situazione a Lampedusa, potrà riuscire - spiega la fonte qualificata - solo se la Libia non sarà lasciata sola. Da qui a giugno, lo scenario potrebbe rapidamente cambiare. Come? La 'linea dura' adottata dal governo potrebbe essere accompagnata da qui a breve da una apertura alla collaborazione con organismi internazionali ed europei per la tutela degli immigrati richiedenti asilo sul territorio libico dove i centri sono già al collasso e sono pieni di persone che provengono da zone dove ci sono violenze e guerre. In quel caso, il governo incasserebbe un doppio successo: sul piano operativo, spostando più a Sud il contrasto al traffico di essere umani e su quello umanitario, ottenendo che le richieste sul diritto d'asilo siano vagliate in Libia, prima ancora della partenza verso le coste italiane. E' una questione di scelta dei tempi per Italia e Libia, ora Paesi 'amici'. Ma non solo.


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