lunedì 10 giugno 2013

Lettera aperta a Libero: Immigrati nei talk show? Che c’è di male?

Lettera aperta a Libero: Immigrati nei talk
show? Che c’è di male?


Mercoledì 5/06/2013,
Lettera aperta – con cortese preghiera di comunicazione
All’attenzione del direttore e della redazione del Quotidiano Libero,
Che c’è di male se partecipano giovani quando si parla di giovani, donne quando si parla di donne, diversamente abili quando si parla di disabilità… etc. E quindi non crediamo ci sia nulla di scandaloso o sovversivo se anche gli immigrati trovano spazio, almeno nei dibattiti che li riguardano direttamente.
Lo diciamo in risposta all’articolo intitolato «Il diktat: Immigrati in Televisione. La Boldrini vuole le “quote nere” nei talk show» apparso sulla vostra testata ieri (04/06/2013).
Come persone “di origine straniera” in Italia siamo circa 5 milioni. Cittadini provenienti da molte nazionalità, la maggior parte dei quali provenienti dall’est Europa e quindi mediamente più “bianchi” del famoso “italiano medio”. Dunque, caso mai, di “quote bionde” nei Talk show si potrebbe parlare e non di quelle nere. Di fatto gli immigrati sono già presenti in tutti gli ambiti: economici, sociali e culturali ed è normale anche se molti faticano ad accettarlo che lo siano anche in ambito politico e mediatico

Non siamo stati portati in Italia da una sinistra in cerca di elettori, come spesso può sembrare a leggere alcuni vostri ragionamenti, ma da una forte richiesta di mano d’opera a basso costo. Richiesta formulata ogni anno dalla Confindustria e dagli agricoltori. Nonché dalle famiglie italiane in cerca di collaboratrici domestiche, personale di cura e baby-sitter, per sopperire all’assenza di sostegno dello Stato alle famiglie con bambini, malati e anziani a carico. E non crediamo che in Italia tutti gli industriali, tutti gli agricoltori e tutte le famiglie siano di sinistra.
5 milioni sono circa un decimo della popolazione residente in Italia, che come ogni gruppo umano ambisce al riconoscimento e alla partecipazione. Ma nella storia ogni passo di emancipazione per una popolazione emarginata è stato letto come un attacco ai diritti della maggioranza. Gli schiavisti hanno vissuto male la liberazione degli schiavi. Molti maschilisti continuano a vivere i diritti delle donne come attacchi ai diritti dei maschi. Molti bianchi del sud degli Stati Uniti abituati ai privilegi hanno vissuto il diritto di una donna nera stanca a rimanere seduta in autobus come un diktat dei neri sui bianchi. Ma i diritti non si rubano a nessuno. Una porzione di rappresentazione lasciata alle minoranze non ha mai leso il diritto delle maggioranze. Anzi, ha sempre alzato il livello generale dei diritti di tutti.
ll suo giornale è dichiaratamente di destra, ma non per questo deve sposare per forza una linea xenofoba e razzista che vede nel diverso solo pericolo e negatività. Non a nome di un contrasto alla sinistra. Nello scontro che portò alla fine della schiavitù negli stati uniti c’era da una parte Lincoln, uomo di destra delle industrie del Nord, dall’altra Il Generale Lee, uomo di destra delle piantagioni del Sud. Una destra che guardava al futuro contro una che era ancorata nel passato. Così come alcuni dei peggiori razzisti che ha conosciuto la storia erano gente di sinistra.
Voi avete la scelta tra essere la voce di una destra europea, moderna, che guarda al futuro. Oppure restare ancorati ai resti di un passato colonialista e razzista che tentano di uscire dalla pattumiera della storia. Il mondo nel frattempo va avanti.

Firmato:
- Adel Jabbar e Karim Metref per l’Associazione Nazionale Prendiamo La Parola (prendiamolaparola.org) contatto: prendiamolaparola@gmail.com
- Associazione Nazionale Stampa Interculturale ( http://www.associazioneansi.org) contatto: Presidenza@associazioneansi.org

 FONTE. http://prendiamolaparola.org/2013/06/06/lettera-a-libero/




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