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mercoledì 22 ottobre 2008

vietato l'ingresso ai negri


A Padova in via Buonarroti
«Vietato l'ingresso ai negri»
Provocazione al bar «Alle 3 Botti», interviene la Digos
Per riaprire dopo lo stop di un mese imposto dal questore Luigi Savina hanno scelto l’«alto» profilo. Al bar Alle 3 Botti di via Buonarroti, il quarto (botto) è una provocazione che sconfina nel reato: «Vietato l’ingresso ai negri. Irregolari e pregiudicati». A scrivere sulla lavagna bianca - poi esposta davanti al locale - è la figlia della titolare Vincenza D’Andrizza. In rosso c’è scritto: «Questo è quello che la legge vuole. Ex art. 100 (citando il testo unico di pubblica sicurezza). A fianco di Vincenza D’Andrizza la madre Lucia De Florio che scrolla le spalle. «Lo so che questo non va bene - risponde la signora De Florio - ma ci hanno detto di cambiare clientela. L’ultima volta che mi hanno chiuso il bar hanno trovato all’interno alcuni ragazzi clandestini. Ma io non posso chiedere loro i documenti per sapere se sono in regola o meno. E non posso nemmeno sapere se sono pregiudicati. Per cui è meglio che gli extracomunitari non entrino più. Così almeno non rischio. Se mi chiudono per la terza volta mi revocano la licenza. Io ci ho messo i soldi in questa attività. Ho investito per il futuro e per i miei figli».Sono da poco passate le 17. Il bar Alle 3 Botti è a un tiro di schioppo dall’incrocio con via Malta e via Toti. Lì ci sono i bazar nigeriani. Molti africani sono clienti del bar. Qualcuno guarda la lavagna e si ferma. Altri si indignano. Come Enby, in Italia dal 1993. «Non capisco il motivo di esporre un cartello del genere - questiona proprio di fronte all’esercizio pubblico - Io qui ci venivo qualche volta. Era l’unico bar che potevo frequentare tranquillamente. Perché in altri bar della zona, quando entri ti guardano come fossi un animale. Sì, scrivilo per favore. E’ la parola giusta. Un animale. Ti guardano come un animale». Vincent, invece, titolare di uno dei bazar di via Malta coglie la provocazione. Stringe la mano a Vincenza D’Andrizza, poi piazza la stoccata. «Padova non vuole gli stranieri - aggiunge - Padova è una città razzista. Io ho vissuto anche in altre città italiane. Nessuna è come Padova. Qui il clima è pesante. I padovani pensano che il degrado sia una colpa degli africani».

Il bar Alle 3 Botti ha aperto i battenti il 19 aprile 2007 in via Buonarroti, in uno spazio al piano terra che era chiuso da tempo. A pochi metri c’è il nuovo centro dei servizi delle Acli. Il bar è il classico locale pubblico di periferia. Si mangia e si beve a buon mercato. Nell’ultimo anno molti africani sono diventati affezionati clienti. E i primi guai per la titolare sono iniziati la primavera scorsa quando alcuni residenti hanno inviato esposti in Comune e in questura segnalando gli schiamazzi notturni. Sono iniziati i controlli e le sanzioni. I primi di giugno il primo stop di 15 giorni. Con conseguente protesta anche da parte dagli avventori africani. A metà settembre il secondo provvedimento di chiusura: stavolta di un mese. Ieri la riapertura. «Qui torneremo indietro nel tempo - aggiunge la signora De Florio - e si faranno bar per bianchi e bar per neri. Perché chi ha il bar per bianchi avrà paura di dover chiudere se serve senza saperlo a persone clandestine. Tutto questo è incredibile. Compreso che io devo chiudere alle 19,30 e per sei mesi non potrò vendere alcolici. Domani andrò in Comune con la licenza. Zanonato deve sapere che ciò che mi è stato imposto non è giusto».Davanti al bar si è ormai radunato un piccolo capannello di persone. E arriva anche la polizia. Prima gli agenti motorizzati in divisa. Poi la Digos. Che ordina alla titolare di togliere il cartello. La lavagna viene spostata dentro il negozio, ma probabilmente scatteranno comunque le denunce. Intanto Max Gallob - arrivato poco prima della polizia - se la ride sotto barba e baffi. Era al corrente della provocazione, ma sottolinea di non entrarci per nulla. «Questo è il frutto delle folli politiche securitarie - sottolinea il leader del Centro Pedro - C’è chi fomenta le paure per poi dare false risposte. Centrosinistra e centrodestra, non importa: sono uguali. Purtroppo l’intolleranza ha raggiunto livelli incredibili. E le istituzioni hanno delle responsabilità per tutto questo. Dopo di che quello a cui stiamo assistendo è una provocazione incredibile». (ha collaborato Felice Paduano)
(21 ottobre 2008)

venerdì 1 agosto 2008

Il dramma delle coppie formate da cittadini italiani e cittadini stranieri


Una serie di leggi definiscono straniero extracomunitario, chi non è cittadino della Comunità Europea.


La Comunità Europea è composta dai seguenti paesi:



Dal 1958: Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo


Dal 1973: Regno Unito, Irlanda, Danimarca


Dal 1981: Grecia


Dal 1986: Spagna, Portogallo


Dal 1995: Austria, Finlandia, Svezia


Dal 2004: Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Cipro


Dal 2007: Romania, Bulgaria



Alcuni esempi di Paesi Extracomunitari


Il Vaticano, USA, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Cina, Svizzera, Norvegia, Serbia, Ucraina, Marocco, Tunisia, Egitto, Israele, Brasile, Messico, Islanda, Perù etc. etc.



Esempi di extracomunitari:




  • George W. Bush (Presidente USA)
  • Bill Gates (USA)
  • Le guardie svizzere del Papa (Svizzera)
  • Akihito Imperatore del Giappone (Japan)
  • Fidel Castro (Cuba)
  • Silvester Stallone (USA)
  • Woody Allen (USA)
  • Mel Gibson (USA)
  • John Travolta (USA)
  • Madonna (USA)
  • Maradona (Argentina)
  • Steven Spielberg (USA)
  • Probabilmente Leonardo da Vinci (perchè ha vissuto prima della fondazione della UE)
  • La mia Tamara! (SERBIA)

Piccola considerazione: tutti i leghisti, volendo l'indipendenza dall'italia resterebbero fuori anche dalla comunità europea. Quindi per la proprietà transitiva I LEGHISTI SONO ASPIRANTI EXTRACOMUNITARI

EXTRACOMUNITARIO..A CHI? DEFINIZIONE


Extracomunitario

Il termine extracomunitario esprime lo stato di una persona in relazione alle vigenti normative della Comunità Europea. Un extracomunitario non possiede la cittadinanza di un Paese appartenente alla Comunità Europea.

Il termine è usato spesso impropriamente nel linguaggio comune e dai media per indicare persone immigrate in Europa spesso provenienti da paesi economicamente disagiati. Nel suo significato letterale invece è un extracomunitario anche, ad esempio, un cittadino statunitense.

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Extracomunitario

Letteralmente, l'aggettivo "extracomunitario" indica cose e persone che appartengono a (o provengono da) paesi estranei alla Comunità economica europea. È una parola piuttosto recente, visto che la prima attestazione registrata dai dizionari risale al 1980, e del resto è recente anche l'abitudine mentale di riferirsi alla Cee come alla comunità per antonomasia.

Nato nel marzo 1957 con la firma del trattato di Roma, questo organismo internazionale infatti nei primi anni della sua esistenza non interferiva che superficialmente con la vita politica e civile degli stati aderenti (che all'inizio erano solo sei, fra cui l'Italia); più incisivamente esso agiva semmai sul piano dell'economia, cercando di razionalizzare con incentivi o limitazioni la produzione industriale e agro-alimentare dei singoli paesi. Ma i semplici cittadini cominciarono a sentirsi membri della comunità in maniera più consapevole quando furono chiamati per la prima volta a eleggerne direttamente i parlamentari, nel giugno del 1979: da allora è proseguito a ritmo sempre più serrato il processo di integrazione, mentre parallelamente cresceva il numero degli stati membri (attualmente 15, con l'ingresso di Austria, Finlandia e Svezia nel 1995). Non passa giorno che sugli organi d'informazione non si parli della comunità, dei sacrifici necessari per allinearsi con i requisiti indicati dal trattato di Maastricht, della moneta unica (l'Euro) che entrerà in vigore fra pochissimo; e non se ne discute solo da un'ottica economico-finanziaria, bensì anche come organismo ispiratore di provvedimenti legislativi e controllore di un'equilibrata e coerente crescita civile.

Ma tornando alla parola extracomunitario, c'è da osservare che, a rigore, essa dovrebbe applicarsi a tutti gli abitanti di paesi non-Cee, per esempio anche ai cittadini svizzeri, norvegesi, statunitensi, israeliani e così via; sappiamo invece per esperienza quotidiana che non è così: quando si parla di "extracomunitari" si allude quasi esclusivamente agli immigrati che vengono dall'Africa o dall'Albania o dai territori curdi, spesso malconci e disperati, in gran numero clandestini.

Definirli "extracomunitari", con una parola asettica dal sapore geografico-amministrativo, significa censurare altre etichette possibili, più esplicite e referenziali, ma meno "politicamente corrette"; significa in altre parole ricorrere a un eufemismo. "Extracomunitario" dunque si allinea con la serie di definizioni addolcite che presentano il cieco come "non vedente", il sordo come "audioleso", il paraplegico come "non deambulante" o "portatore di handicap", il negro come "uomo di colore" (espressione, quest'ultima, che fra l'altro è sgradita agli interessati).


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