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sabato 7 luglio 2012

Immigrati, chi denuncia lo sfruttatore potrà avere il permesso di soggiorno

Immigrati, chi denuncia lo sfruttatore
potrà avere il permesso di soggiorno

Il governo adotta norme con profonde innovazioni per la nuova legge sull'immigrazione. In particolare quella per combattere il caporalato che premia la denuncia con la regolarizzazione. Norma transitoria per i datori di lavoro per mettersi in regola

di VLADIMIRO POLCHI ROMA – Pene più severe per chi assume e sfrutta un immigrato irregolare. Permesso di soggiorno per sei mesi allo straniero vittima di "grave sfruttamento" che denuncia il suo datore di lavoro. Due norme che promettono di migliorare la vita dei migranti. Ma è la terza, la norma transitoria, che annuncia di rivoluzionare il destino di molti: la sanatoria per chi mette in regola il dipendente extracomunitario, stipulando finalmente un contratto alla luce del sole. E' questo il risultato del decreto legislativo che il Consiglio dei ministri oggi ha approvato in via definitiva.

Via libera alla direttiva europea. Il decreto approvato su proposta del ministro per gli Affari europei e del ministro del Lavoro, recepisce finalmente la normativa comunitaria in materia: la direttiva europea (2009/52/CE)  sulle "norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare". Nel nostro Paese impiegare chi non è in regola col permesso di soggiorno è già un reato previsto dalla legge Bossi-Fini e punito con l'arresto da tre mesi a un anno e una multa di cinquemila euro per ogni lavoratore impiegato. Ora le pene si fanno più severe: sanzioni aumentate, in particolare, se i lavoratori occupati sono più di tre, se sono minori in età non lavorativa o se sono sottoposti a condizioni di "pericolo".

Il permesso a chi denuncia. Non solo: l'immigrato, vittima di casi di "grave sfruttamento", che denuncia il suo datore di lavoro, potrà avere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi, rinnovabili. E ancora: il decreto nei fatti potrebbe dare il via libera a una piccola sanatoria. Una norma transitoria permette, infatti, al datore di lavoro di "pentirsi" (entro una finestra temporale che si aprirà dopo la pubblicazione delle nuove norme) e denunciare i propri dipendenti irregolari. Stipulando contratti di lavoro e, dunque, avviando anche in questo modo il processo di regolarizzazione.

La regolarizzazione. Il ministro Andrea Riccardi qualche mese fa, ha infatti espresso l'opinione che fosse necessario accompagnare l'applicazione delle nuove norme con una breve fase transitoria che preveda la possibilità di un "ravvedimento operoso" per il datore di lavoro, permettendo allo stesso di adeguarsi in tempi congrui alla nuova disciplina, previo pagamento di una somma, per evitare sanzioni più gravi. Le Commissioni parlamentari della Camera (24 maggio 2012) e del Senato della Repubblica (4 e 5 giugno 2012) nel formulare il loro parere sullo schema di decreto legislativo hanno espresso a larga maggioranza la volontà di prevedere questa fase transitoria. I tecnici dei Ministeri interessati stanno ora lavorando per ultimare i dettagli. Si parla di una sanzione intorno ai 1.000 euro, oltre ai mancati pagamenti degli oneri fiscali, previdenziali ed assistenziali.
 
(06 luglio 2012)

domenica 31 ottobre 2010

IMMIGRATI: "NOI COME RUBY" «Berlusconi aiutaci, abbiamo bisogno del tuo buon cuore».

BRESCIA, SCONTRI ALLA PROTESTA DI IMMIGRATI -FOTO

 IMMIGRATI: "NOI COME RUBY" «Berlusconi aiutaci, abbiamo bisogno del tuo buon cuore». 
 
Scontri tra forze dell'ordine e manifestanti si sono verificati poco prima delle 16 in centro a Brescia, dove si sta tenendo una manifestazione non autorizzata a sostegno degli immigrati.Un uomo è stato arrestato in seguito ai disordini. Si trattta di un bresciano coinvolto negli scontri con la polizia. La tensione è rimasta alta per ore. Un centinaio di immigrati è entrato nel cantiere della metropolitana situato tra piazza Cesare Battisti e via San Faustino. Altri sono saliti su una gru ed è stato ribaltato ed incendiato un cassonetto in via Porta Pile. In via San Faustino il corteo, formato da alcune centinaia di manifestanti, è stato fermato dalle forze dell'ordine. I due gruppi si sono fronteggiati per alcuni minuti, poi il corteo ha ripreso ad avanzare ed è stato fermato nuovamente dalle forze dell'ordine. È stato in quel momento che la situazione è degenerata e manifestanti e forze dell'ordine sono entrati in contatto. Dopo alcune decine di secondi di scontri è tornata la calma, ma forze dell'ordine e immigrati, che chiedono 'permesso per tuttì, hanno continuato a fronteggiarsi. Alcuni dei manifestanti sono anche riusciti a salire su una gru, a circa 25 metri d'altezza, dove hanno issato uno striscione con la scritta 'Sanatoria'.

IMMIGRATI: "NOI COME RUBY"
 «Berlusconi aiutaci, abbiamo bisogno del tuo buon cuore». Chiaro il riferimento alla vicenda 'Ruby' del cartello che uno dei manifestanti ha mostrato dall'impalcatura di una gru oggi a Brescia durante una protesta, ancora in corso, per la regolarizzazione degli immigrati. Quando il manifestante è sceso dalla gru ed è uscito dal cantiere della metropolitana, è stato osannato dagli altri partecipanti all'iniziativa. In questo momento sono otto le persone che si trovano in cima alla gru.

SINDACO DI BRESCIA: "INACCETTABILE" «Ciò che è successo è inaccettabile ed è purtroppo una occasione persa da parte degli immigrati e di chi li ha organizzati per instaurare un rapporto positivo con la città»: lo afferma, in una nota, il sindaco di Brescia, Adriano Paroli, riguardo agli incidenti nella manifestazione organizzata dall'associazione 'Diritti per tuttì durante la celebrazione del novantesimo anno di attività del Corpo degli Alpini. «Brescia voleva festeggiare i 90 anni dei propri alpini e lo ha fatto - sottolinea il primo cittadino -. Pensare di manifestare le proprie idee non rispettando altre celebrazioni preparate da tempo diventa un atto di prepotenza e palesa l'incapacità di capire la realtà in cui a parole si desidererebbe vivere e integrarsi».



news

martedì 21 settembre 2010

Onu: Idv, Berlusconi Se Ne Frega Dei Poveri.

Onu: Idv, Berlusconi Se Ne Frega Dei Poveri. Meglio Putin e Gheddafi


da 19 minuti


(ASCA) - Roma, 21 set - ''Il presidente del Consiglio se ne frega dei poveri. La sua assenza al summit mondiale dell'Onu sulla poverta' ne e' la prova piu' lampante. E una vergogna nazionale che, purtroppo, si riflette anche sull'immagine dell'Italia all'estero. Obama, Zapatero, Sarkozy e tutti i piu' importanti leader mondiali sono a discutere sulla fame nel terzo mondo. Una realta' che non tocca Berlusconi, rinchiuso nei suoi palazzi dorati fra veline e ballerine. Berlusconi bacia la mano ai potenti Gheddafi e Putin: per lui i poveri non esistono o, se esistono, sono invisibili''. Lo afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

http://it.notizie.yahoo.com/19/20100921/tpl-onu-idv-berlusconi-se-ne-frega-dei-p-1204c2b_1.html

martedì 1 giugno 2010

Dopo lo stupro, anche la beffa: lei è espulsa, salvi i carnefici

Dopo lo stupro, anche la beffa: lei è espulsa, salvi i carnefici


Scritto da supmod2 Città Giu 1, 2010 La testimone non c’è più. La ragazza nigeriana teste chiave nel processo che dovrebbe incastrare alle loro responsabilità cinque romeni accusati di stupri, violenze e d’essere gli spietati aguzzini di prostitute di colore, sembra svanita nel nulla. O, più verosimilmente, rimpatriata perché clandestina nel nostro Paese, vittima di una retata, stando a ciò che raccontano alcune sue amiche, nel corso della quale la donna non sarebbe stata in grado di spiegare la sua posizione, ne di esibire la documentazione relativa ai «motivi di giustizia che le imponevano la permanenza in Italia».

Nel novembre scorso la giovane era stata selvaggiamente picchiata dalla gang di violentatori che l’avevano stuprata a turno. La prostituta aveva però trovato la forza e il coraggio di rivolgersi ai carabinieri di Rivoli (il fatto delittuoso era avvenuto nelle campagne di Pianezza) che avevano avviato le indagini.

A seguito di queste, dopo mesi di appostamenti, pedinamenti, intercettazioni telefoniche, i militari avevano tratto in arresto tutti i componenti della banda. Cinque immigrati insospettabili, tutti con un lavoro, una casa e una famiglia. Un gruppo che si trasformava in una pericolosa gang ogni sabato sera quando si davano alle scorribande notturne che avevano come obbiettivo le giovani prostitute. Dopo le violenze, le povere ragazze venivano messe in posa, come se fossero state crocifisse; a turno gli aguzzini le prendevano per i capelli e, nelle istantanee, apparivamo come sinistri trofei vittime di tortura. A ribellarsi e denunciare la banda, anche un’altra prostituta che, a questo punto, resta l’unica a poter incastrare definitivamente i violentatori. Le due donne, però, hanno continuato a fare per mesi la vita di sempre, non avendo accettato l’accoglienza in comunità protetta.
Parlando della teste scomparsa, un’amica che divide con lei una stanza in città, ha raccontato: «Si trovava per caso a Porta Nuova ed è stata pizzicata in una retata, poi è andata al Cie e, infine, è stata rimpatriata». Complessa la verifica della circostanza da parte delle forze dell’ordine che sospettano che la donna abbia fornito, una volta fermata, un nome falso. Ma c’è anche un’altra ipotesi. La ragazza si sarebbe nascosta perché terrorizzata da quella che potrebbe essere una vendetta dei complici degli aguzzini che lei ha accusato.
FONTE
bardesono@cronacaqui.it

lunedì 15 febbraio 2010

Prima le belle donne… Tutti gli altri in fondo al mare!

Prima le belle donne… Tutti gli altri in fondo al mare![femminismo a sud]


2010 febbraio 13

proprio dalle battute di chi ci governa che si deduce la pessima condizione femminile in italia. Da Femminismo a sud

Le vittime della tratta saranno grate a berlusconi per l’ennesima pessima battuta che le considera come un oggetto di scambio. Benvenuti quelli che portano belle ragazze, certo. Sono merce di valore, piccole, grandi, bianche, nere. L’italia ne ha bisogno perchè abbiamo esaurito la fica e ci serve quella di importazione per oliare i potenti, per procurare appalti agli imprenditori. Senza la fica l’italia non si muove e all’occorrenza ci facciamo anche una bella campagna a favore. Salviamo la fica straniera, togliamola a quei barbari che la infibulano e la coprono con il burqa. Invece qui da noi stanno da dio, non hanno di che lamentarsi.
Pensate che ogni tanto le facciamo perfino parlare. Quelle che non hanno il fisico servono a fare le badanti e quindi vedete che tutto torna? In questa italia con la natalità a tasso 0,1 la fica è una cosa buona. Gli uomini invecchiano lentamente e servono tante belle donne per la terza età. Badanti, in tutti i sensi.

Noi bianche, italiane, possiamo tirare un sospiro di sollievo. Arrivano le albanesi, le rumene, le nigeriane, le senegalesi a toglierci dalla merda. Se non ci fossero loro pensate quanto sarebbe più difficile per noi conservare l’illusione di una libertà e di un rispetto per le donne che non ci hanno concesso mai.

Scafisti di tutto il mondo unitevi e portate tanta bella figa. Se la portate vi lasciamo passare e poi non preoccupatevi del destino delle donne perchè c’è sempre un bel Cie ad ospitarle e un carceriere pronto a violentarle e se si ribellano finiscono inghiottite sotto quintali di burocrazia nel fondo di una cella carceraria senza che nessuno riuscirà mai a comunicare con loro.

Perchè sono merce e deve essere chiaro anche all’estero. Dopo averlo detto con chiarezza alle donne italiane il premier lo spiega anche alle straniere. Capito quale sarà il vostro destino in questa bella terra?
Ps: bisogna riconoscere al ministro maroni che – a parte che per la sanatoria per badanti, ovvero la tratta legalizzata – non è sessista manco per niente. Lui respinge e fa annegare nel mediterraneo maschi e femmine, inclusi i bambini. Quella si che è una visione di grande modernità!

http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2010/02/13/prima-le-belle-donne-tutti-gli-altri-in-fondo-al-marefemminismo-a-sud/

mercoledì 21 ottobre 2009

Clandestina e prostituta: nemmeno l’amore la può salvare


Internidi GloriaDemo
pubblicato il 21 ottobre 2009 alle 10:30
Potrebbe davvero essere stato l’unico italiano ad aver avuto accesso al centro di identificazione ed espulsione di Bologna negli ultimi sei mesi prima di agosto. Abbiamo parlato Daniele Ciolli, ventenne piacentino noto alle cronache per l’odissea superata con successo nel suo eccezionale riuscire a varcare la soglia del “lager” di via Maffei


Tutto per vedere il suo ex amore, una ragazza nigeriana venuta in Italia ad inseguire la promessa di un posto di lavoro. Tutto nonostante la sua sedia a rotelle. “Raccontate quello che ho visto” ci ha chiesto. Non possiamo che fare così. Noi non siamo riusciti nemmeno in qualcosa di molto più semplice. Dovrei poterne essere certa, perché non ho motivo di dubitare che possano avermi mentito su una cosa “banale” come questa: all’interno del Centro di Identificazione ed Espulsione di via Maffei a Bologna ci sono sia un campo da calcio che uno da pallacanestro. Mi era stato raccontato altrimenti e, per potermene assicurare, ho dovuto parlare con quattro persone diverse, tra quelle poche informate sui fatti più o meno autorizzare a comunicare con l’esterno.



CHI E’ ENTRATO QUA DENTRO? – Al centralino del Cie, alla mia insolita domanda, mi hanno risposto “Sono informazioni riservate”. Dopo qualche mia insistenza hanno comunque rilasciato la spettacolare rivelazione: “sì, c’è un campo da calcio, ma per farselo confermare chiami la prefettura“. Così ho fatto e: “Guardi, non le sto chiedendo se malmenate le persone…” ho tentato di rassicurare la quarta persona in ordine con cui ho parlato al telefono. Da buon responsabile mi dice: “sì, capisco, ma, sa, potrebbe chiamare un cittadino qualunque, mica possiamo rispondere a tutti. In ogni caso sì, c’è il campo da calcio ma anche uno da pallacanestro, niente palestra però. Insomma, c’è tutto quello di cui una persona ha bisogno per vivere….” Alla fine dunque risponde, ma lo sento a disagio mentre lo fa. Nel frattempo penso che io sono proprio un cittadino qualunque. Come del resto gli ho spiegato non sono una giornalista, anche se devo scrivere un pezzo. Per questo, ad un tratto, lo interrompo: “beh, credo che sia mio diritto essere informata, anche per valutare l’idea che viene diffusa quando quando ci si riferisce ai centri di identificazione ed espulsione. Sa, si scrivono tante cose al riguardo. Dovrei farlo anch’io, come le dicevo. Devo verificare qualcosa che mi è stato raccontato da una persona che ha visitato il posto”. Tuona, sorpreso: “Chi? Chi è che c’è stato?” Fin’ora è stato piuttosto gentile e disponibile, quasi mi dispiace non poter soddisfare la sua curiosità: “Eh, mica posso dirglielo così“ “Ma chi è che è entrato qui dentro?“, insiste lui.



UN LUOGO INACCESSIBILE – Il tono non sembra nemmeno più tanto stupito, anzi, mi sembra quasi di vederlo d’un tratto sorridere, come se non mi stia credendo affatto. Prima, lui come gli altri, mi ha spiegato che posso anche avere la possibilità di fare una gita panoramica nei corridoi tra le sbarre del centro, o tra le mura alte che limitano un corridoio all’aperto, a patto di farne richiesta formale in prefettura. Forse si è dimenticato però di avvisarmi che potrei non avere tante possibilità che la mia domanda venga accolta. Non posso nemmeno saperlo prima, perché, come mi è stato ripetuto più volte, finanche da un’operatrice della misericordia, ovvero una dipendente dell’ente che gestisce il funzionamento interno della struttura, sono informazioni riservate queste. Secondo Daniele Ciolli, il ragazzo con cui ho parlato, l’unico testimone italiano del Cei di Bologna con cui mi è capitato fin’ora di confrontarmi e l’unico italiano ad essere entrato a visitare il posto negli ultimi sei mesi prima di agosto (secondo quanto è stato gli è stato raccontato proprio da alcuni “mediatori della misericordia” che ci lavorano dentro) la concessione del “pass” per visitare da turista quello che lui descrive come un lager non è cosa affatto semplice.



LA STORIA DI DANIELE – Lui, ventunenne piacentino, iscritto ai giovani di rifondazione comunista – come ci tiene a precisare – è riuscito a varcare quella soglia tanto contestata, lì, in via Maffei, per ben cinque volte, due delle quali senza permesso alcuno. “Anche se ho pure litigato con qualcuno lì dentro, in certi momenti avevo quasi la sensazione che mi rispettassero. Forse non riuscivano nemmeno a capacitarsi che fossi un ragazzo sulla sedie a rotelle, anche un tipo mi aveva accusato di sfruttare la mia condizione di invalidità“. A portare Daniele dentro al Cie, prima che la sua sedia a rotelle, prima che i treni, gli autobus ed i taxi non tutti pensati per quelli nelle sue condizioni, è stato l’amore di allora per una ragazza, Jessica. Poco più che ventenne gli aveva rubato il cuore. È una bellissima nigeriana venuta in Italia con un biglietto pagato da quelli che poi si sono rivelati i suoi sfruttatori, con l’illusione che qualcuno le avrebbe offerto un lavoro come parrucchiera o babysitter. Invece poi si è trovata invece a battere le strade di Piacenza. “È lì che l’ho conosciuta“, ammette Daniele, “non mi nascondo. Cercavo una prestazione sessuale, poi è successo altro, ci siamo innamorati forse, anche se l’amore è una parola grossa. Ora non siamo più insieme comunque” E’ per lei che, nonostante un’odissea di vicissitudini varie, Daniele, a fine agosto 2009, riesce ad entrare la prima volta nel centro di identificazione ed espulsione di Bologna. Gli ho fatto qualche domanda.


L’INTERVISTA - Cosa hai visto? Muri alti e spessi, uomini con bende alle braccia ed agli occhi dietro le sbarre. Alcuni ululavano, altri chiedevano aiuto. E tu? Hai fatto qualcosa? No, la polizia mi proibiva di comunicarci. Ho visto anche qualche poliziotto passare davanti alle sbarre sputandoci dentro.Ti sei chiesto cosa fosse successo a quei poveri disperati?Probabilmente avevano tentato una qualche rivolta e le forze dell’ordine avranno dovuto intervenire. è disgustoso ma è il loro lavoro, purtroppo. Succede così. Fanno parte del sistema, un sistema sbagliato
Ma che tu sappia, son deliquenti le persone stipate lì dentro?Guarda, a detta di un operatore della misericordia, almeno tre quarti sono semplicemente clandestini, magari venuti qui su di un barcone in cerca di salvezza.

E la tua ex ragazza? Come c’era finita dentro?Come ti dicevo faceva la una prostituta, ogni giorno facendo la spola tra Torino e Piacenza, come tante altre. Così mi raccontava. Poi magari invece di tornare a Torino si fermava un po’ prima, non so bene. Solo vent’anni, poveretta, costretta ad andare con sessantenni schifosi, immagina. Ora che è fuori corre nuovamente il rischio.
Come mai è fuori?Sono scaduti i termini, piuttosto in fretta. L’hanno fatta uscire dopo circa due mesi. Comunque costerebbe meno tenerla in galera per qualche tempo più lungo piuttosto che pagarle in biglietto per tornare a casa. Me l’ha detto un tipo della questura.Ma quando faceva la prostituta, chi la controllava a Piacenza?In realtà le nigeriane come lei sono abbastanza, almeno apparentemente, libere. Arrivate qui vengono riempite di botte e minacciate con riti wodoo. Bastano questi a trattenerle da qualunque tentativo di fuga. Se ti capita di incontrarne una osservala. Noterai dei segni sul viso, sulle braccia.Che sono?Sono i segni lasciati dai riti. Loro ci credono molto. Se lasciano la strada qualcosa di grave accadrà alla loro famiglia. Questo gli mettono in testa. Oltretutto, se smettono di battere, cosa possono fare per vivere? Io ho tentato di salvarla, ho fatto di tutto, sono stato anche minacciato dal racket all’inizio, volevo farla aderire al progetto “Oltre la strada”, dell’Emilia Romagna, ma non ci sono riuscito, anche se ho lasciato i suoi dati ovunque, così che possano rintracciarla se occorre.

Ma come c’è finita dentro al Cie?Io ero in Spagna. È successo allora: l’hanno arrestata. Dopo due giorni lei mi ha telefonato e mi ha detto di essere stata rilasciata, che l’avevano messa in una casa protetta, che entro quattro mesi le avrebbero dato i documenti.

Si riferiva al Cie?Sì, l’ho scoperto il 22 agosto scorso, quando si sono andato. Era dentro già da quasi dieci giorni.Non è stato semplice, ho un’invalidità del 100 per cento, mi muovo su una carrozzina elettrica.Arrivato a Bologna, in via Maffei, chiedo alla polizia di Stato se posso vederla. Mi viene risposto di no, perché è necessaria l’autorizzazione della prefettura. Allora ci vado. Qui mi viene spiegato che devo attendere il lunedì, perché gli uffici preposti di sabato sono chiusi. Mi consigliano però di provare a tornare in via Maffei, di insistere per entrare, di far lor capire che per un invalido come me è problematico tornare a Bologna di nuovo. Con me ho tutto:carta d’identità, tesserino sanitario, postepay, carta blu del treno, codice fiscale.Non avevano certo la scusa di non poterti identificare, dunque, ma come è andata poi?Il poliziotto capo mi dice che sono un rompicoglioni, che la prefettura non capisce un tubo. Mi saluta con un vaffanculo e mi raccomanda di andare a rompere le scatole al Resto del Carlino.Ma ti fa entrare?No.Vai al giornale?Sì, e mi intervistano. Domenica mattina pubblicano un articolo di dieci righe. Intanto io, la sera -siamo ancora a sabato- torno al Cie. Mi fanno entrare. Un operatore della misericordia, che è dell’associazione che gestisce la struttura, mi accompagna in bagno. Devo ammetterlo, è stato davvero gentile. Poi chiedo di vedere “Jessica” e, ancora, rispondono di no, di tornare il giorno dopo.Torni a casa?No, perché perdo il treno accessibile alle persone per carrozzella diretto a Piacenza. Resto in giro di notte, a Bologna, solo, senza assistenza . Chiamo la polizia urbana, arriva la pattuglia e chiedo se la caritas può ospitarmi. Lì però non hanno hanno posto.E che succede?Alla fine rimedio in pronto soccorso, dove mi reco verso le due di notte. Mi danno un lettino e dormo un paio d’ore, tenuto d’occhio dai gentili infermieri e dal medico. Alle sette esco e mi dirigo in Piazza maggiore. Prendo l’autobus e torno al Cie. Lì incontro il capogruppo regionale di rifondazione comunista Masella che chiede di farmi entrare ai poliziotti, che, nuovamente, rispondono di ripassare nel pomeriggio. Ritorno ed entro!La vedi?Sì, prima mi aiutano nuovamente per andare bagno e poi me la fanno vedere….Riesci a parlarle in intimità?No, è terribile, dentro ci sono militari, doppi cancelli blindati, telecamere … Io e lei siamo in una stanza video sorvegliata e i poliziotti piantonano l’ingresso . Perquisiscono per ben due volte i regali che le ho portato: dell’intimo, delle t-shirt, un bagnoschiuma, orecchini, lucidalabbra. Lei si sente a disagio ed io piango . Non riesce quasi a baciarmi tanto si sente a disagio. Poi è scaduto il tempo e sono dovuto andar via. Un taxi mi ha riportato in stazione. Il giorno successivo ho telefonato al Cie e mi hanno chiesto di inviar loro un fax con la fotocopia della mia carta d’identità, che loro avrebbero inoltrato in prefettura.Volevi tornarci?Sì, mi hanno detto che dovevo attendere quindici giorni. Invece ne sono passati venticinque. L’ho rivista solo il 17 settembre. Le ho portato una rosa, oltre ai regalini. Ho fatto tutto per lei. Lei mi ha detto di aver fatto richiesta per ottenere asilo politico, ed il 21 ottobre ha l’audizione in commissione territoriale.Pensi che si presenterà?Non lo so. Le avevo offerto anche la consulenza gratuita di un avvocato di rifondazione, ma ha rifiutato. Comunque ha un buon avvocato d’ufficio.Ma vi sentivate mentre lei era lì dentro?Sì, a volte, con il telefono pubblico. Ne hanno uno per tutti i detenuti lì dentro. Devono pagare per poter chiamare fuori, sempre, comunque, davanti a tutti. Ma la mia ragazza, come gli altri, a volte preferiva tenere quei pochi euro che venivano dati loro, 2. 50 ogni due giorni, per prendere qualcosa dalle macchinette, per mangiare. È un ricatto.Non hanno una mensa?Sì, gestita dalla Camst. Si mangia male.Ma no, la conosco.Si mangia maleMa tu potevi telefonarle?Sì, ma non sempre riuscivo a farmela passare. Per questo una volta le ho regalato un telefonino. Si è messa davanti alla telecamera e l’ha infilato nel reggiseno, sperando di non farselo trovare. Capitava che ne avessero anche le compagne di cella. Mi ha telefonato anche con il loro qualche volta. Poi un giorno tutti i detenuti sono stati perquisiti e i cellulari sequestrati.Mi è stato raccontato che li hanno lasciati nudi, i maschi.
Non so se è vero.

Mai sentito di episodi di violenza sulle donne lì dentro? Non so se hai letto di quella ragazza, Raya, pestata a maggio scorso lì dentro, o di quelle donne bolognesi che son andate davanti al Cie per protestare al motto diqui si stupra”No, ad esser sincero non credo, comunque sì, forse ho capito a cosa ti riferisci. In ogni caso mi è sembrato che le donne, molte delle quali sono musulmane vengano trattate meglio rispetto agli uomini.Quanto tempo restano dentro le persone?Dai tre ai sei mesi. In genere non troppo, i posti sono affollati. La mia ex ragazza, ti dicevo, è uscita in fretta, e non so nemmeno dove sia ora. L’ultima volta che ci siamo sentiti abbiamo litigato.Torniamo al Cie. Vivono ciascuno in una cella singola?No, insieme ad altri. La mia ex ragazza aveva sette o otto compagneE che fanno durante il giorno?
che fanno durante il giorno?Dormono e guardano la tv. Ce n’è una in ogni cella, appunto, per distrarle

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sabato 4 luglio 2009

Il "pacchetto sicurezza"

Il "pacchetto sicurezza"




MARTA FASOLA
Un pacchetto “omnibus”. Il testo contenente “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” completa il “pacchetto sicurezza” anticipato, in parte, con la legge n. 38/2009 (stalking) e raccoglie in tre articoli norme in materia di immigrazione, di contrasto alla criminalità mafiosa e di sicurezza pubblica. Non solo, quindi, norme sullo status degli immigrati, ma anche altre di vario genere che vanno dalle ronde alla circolazione stradale, dalle persone senza fissa dimora al danneggiamento, dalle bombolette antiaggressione all’oltraggio a pubblico ufficiale.

Torna l’oltraggio a pubblico ufficiale. Nel primo articolo, sull’immigrazione, la legge reintroduce il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, depenalizzato nel 1999 (legge n. 205/99). «Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione fino a tre anni», contro i due anni previsti prima della depenalizzazione. Inoltre la pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato; se la verità di fatto è però provata o in seguito l’ufficiale è condannato, l’autore dell’offesa non è punibile. Il reato si estingue se l’imputato ripara interamente il danno con un risarcimento sia nei confronti della persona offesa sia in quelli dell’ente a cui essa appartiene. Nel codice penale viene poi introdotta una norma che prevede la non punibilità per una serie di reati (tra i quali la nuova fattispecie di oltraggio) quando il pubblico ufficiale, l'incaricato di un pubblico servizio o il pubblico impiegato abbia causato il fatto, eccedendo con atti arbitrari i limiti delle sue attribuzioni.

Salvaguardia di edifici e mezzi di trasporto e decoro urbano. Nell’art. 3, sulla sicurezza pubblica, nell’intento di arginare il fenomeno dei cosiddetti writers o graffitari il reato di danneggiamento, che prevede un’ammenda sino a 2.582 euro o la permanenza domiciliare da 6 a 30 giorni o il lavoro di pubblica utilità da 10 giorni a 3 mesi (art. 635 c.p.), viene esteso anche agli “immobili i cui lavori di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento sono in corso o risultano ultimati”. La sospensione della pena viene subordinata alla ”eliminazione delle conseguenze dannose”, oppure –se l’imputato è d’accordo- ad un lavoro non retribuito a favore della comunità.
La modifica dell’art. 639 del c.p. aggrava poi le pene per deturpamento o imbrattamento dei beni immobili pubblici e privati –non solo nei centri storici- nonché su mezzi di trasporto pubblici o privati (auto, bus, treni, ecc.) con la reclusione da uno a sei mesi e un’ammenda da 300 a 1.000 euro. Se si deturpano o imbrattano cose di interesse storico o artistico, ovunque ubicate, la sanzione è aumentata e prevede la reclusione da 3 mesi ad un anno con una multa da 1.000 a 3.000 euro.
Inoltre, in caso di reiterazione del reato si procede d’ufficio, con una pena che va da tre mesi a due anni ed una multa che può arrivare a 10.000 euro. Una multa fino a 1.000 euro è prevista per “chiunque vende bombolette spray contenenti vernici non biodegradabili ai minori di diciotto anni”. La legge stabilisce inoltre che le multe “previste dai regolamenti ed ordinanze comunali per chiunque insozzi le pubbliche vie non possono essere inferiori all’importo di 500 euro”. Mentre “chiunque insozza le pubbliche strade gettando rifiuti od oggetti dai veicoli in movimento o in sosta è punito con la sanzione amministrativa da 500 a 1.000 euro”.

Occupazione abusiva di suolo pubblico. La legge accorda ai sindaci ed ai prefetti nuovi poteri in materia di occupazione abusiva di suolo pubblico, vale a dire quando qualcuno invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne profitto (art. 633 c.p.), oppure quando strade, fasce di rispetto, marciapiedi vengono occupati con veicoli, baracche, tende e simili, con chioschi, edicole od altre installazioni (art. 20 codice della strada). I sindaci, per le strade urbane, e i prefetti, per quelle extraurbane – o, quando ricorrono motivi di sicurezza pubblica, per ogni luogo – possono ordinare l’immediato ripristino dello stato dei luoghi a spese degli occupanti. Se si tratta di occupazione a fine di commercio, poi, è prevista la chiusura dell’esercizio fino al pieno ripristino dei luoghi e al pagamento delle spese. Stessi provvedimenti per l’esercente che non pulisca o non tenga in ordine gli spazi pubblici di fronte al suo locale.

I maggiorenni responsabili dei delitti dei minori. Vengono aggravate le pene applicate al correo maggiorenne. Sono, infatti, applicabili le aggravanti nei confronti delle persone maggiorenni che concorrono nel reato con un minore di anni 18 o con una persona in stato di infermità o di deficienza psichica. La norma mira a fungere da deterrente per bloccare il fenomeno prima che l’effetto emulazione e le condotte violente che si vanno diffondendo in età scolare rendano il fenomeno inarrestabile.

No all’accattonaggio dei minori. Riprendendo un disegno di legge della precedente legislatura, rischierà fino a tre anni di carcere chi, per mendicare, si avvale di chi ha meno di 14 anni o permette che il minorenne, sottoposto alla sua autorità o affidato alla sua custodia o vigilanza, mendichi, oppure permette che altre persone se ne avvalgano per mendicare. Inoltre, per i reati di riduzione in schiavitù, tratta di persone ed acquisto e alienazione di schiavi, commessi dal genitore o dal tutore vengono introdotte pene accessorie quali la perdita della potestà di genitore o interdizione perpetua da qualsiasi forma di sostegno, tutela e cura.

Più grave la truffa contro le persone indifese. Con la modifica dell’art. 640 c.p. , che disciplina il delitto di truffa, viene introdotta come nuova circostanza aggravante, «l'avere profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la pubblica o privata difesa», anche in riferimento al caso di chi approfitti dell’età avanzata della persona che ha subito il danno.

Requisiti ed albo dei buttafuori. La legge detta norme precise su «l'impiego di personale addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento o di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi, anche a tutela dell'incolumità dei presenti. L'espletamento di tali servizi non comporta l'attribuzione di pubbliche qualifiche. È’ vietato l'uso di armi, di oggetti atti ad offendere e di qualunque strumento di coazione fisica». «Il personale addetto ai servizi è iscritto in apposito elenco, tenuto anche in forma telematica dal prefetto competente per territorio». Un decreto del Ministro dell'interno, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, fisserà i requisiti per l'iscrizione nell'elenco nonché le modalità per la selezione e la formazione del personale. Chi non risponde ai requisiti fissati non potrà svolgere l’attività a rischio di una multa da 1.500 a 5.000 euro, che vale anche per chi impiega personale non autorizzato.

Bombolette antiaggressione. La legge attribuisce al Ministro dell’interno il compito di definire le caratteristiche tecniche degli strumenti di autodifesa che nebulizzano un prodotto naturale a base di olio di peperoncino e «che non abbiano l’attitudine a recare offesa alla persona». Il Ministero dell’Interno è autorizzato ad emanare il relativo regolamento -di concerto con il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali- entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge.

Ritiro della patente di guida. «È sempre disposta la confisca amministrativa del veicolo intestato al conducente sprovvisto di copertura assicurativa quando sia fatto circolare con documenti assicurativi falsi o contraffatti». Inoltre, a chi falsifica i documenti assicurativi viene sospesa la patente per un anno. Con la modifica di varie norme del codice della strada, nel caso di guida in stato di alterazione per uso di alcool o sostanze stupefacenti, è previsto un raddoppio della durata della sospensione della patente se il veicolo con il quale è stato commesso il reato appartiene a persona estranea al reato; la modifica del testo unico stupefacenti prolunga il termine di possibile sospensione della patente da un anno a tre anni.

Registro dei senza fissa dimora. «La persona che non ha fissa dimora si considera residente nel comune dove ha stabilito il proprio domicilio. La persona stessa, al momento della richiesta di iscrizione, è tenuta a fornire all'ufficio di anagrafe gli elementi necessari allo svolgimento degli accertamenti atti a stabilire l'effettiva sussistenza del domicilio. In mancanza del domicilio, si considera residente nel comune di nascita». Presso il Ministero dell'interno è istituito un apposito registro nazionale delle persone che non hanno fissa dimora.

Le ronde. «I sindaci, previa intesa con il prefetto, possono avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini non armati al fine di segnalare alle Forze di polizia dello Stato o locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale». «I sindaci si avvalgono, in via prioritaria, di quelle costituite tra gli appartenenti, in congedo, alle Forze dell'ordine, alle Forze armate e agli altri Corpi dello Stato». «Le associazioni sono iscritte in apposito elenco tenuto a cura del prefetto, previa verifica da parte dello stesso». Con decreto del Ministro dell'Interno, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sono determinati gli ambiti operativi delle disposizioni ed i requisiti per l'iscrizione nell'elenco.

Contro la criminalità organizzata - Lavori pubblici. Nell’azione di prevenzione delle infiltrazioni mafiose, «il prefetto può disporre accessi ed accertamenti nei cantieri delle imprese interessate all’esecuzione di lavori pubblici». Modificando il codice dei contratti pubblici, vengono esclusi dalla partecipazione alle gare soggetti che, essendo stati vittime di concussione o estorsione aggravata, non risultino aver denunciato i fatti all’autorità giudiziaria.

Contro la criminalità organizzata - 41-bis. La modifica dell’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario riconosce al Ministro dell'Interno il potere di richiedere al Ministro della giustizia l'emissione del provvedimento che dispone il regime carcerario speciale; la durata del provvedimento viene innalzata a 4 anni (attualmente va da un minimo di un anno ad un massimo di due); la proroga potrà essere biennale (oggi è annuale), disposta solo quando risulta che la capacità di mantenere collegamenti con l'associazione criminale, terroristica o eversiva non è venuta meno. La legge, inoltre, punisce con la reclusione chi consente a un detenuto sottoposto al regime carcerario speciale di comunicare con altri in elusione delle prescrizioni imposte.
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Reato di clandestinità. La legge classifica l’ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato come contravvenzione, con un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro. Non è previsto il carcere, ma non è possibile applicare l’articolo 162 del codice penale (Oblazione nelle contravvenzioni), perciò il pagamento di una somma di denaro non estingue il reato. Ai fini dell'esecuzione dell'espulsione dello straniero denunciato per il reato di clandestinità non è richiesto il rilascio del nulla osta da parte dell'autorità giudiziaria competente all'accertamento del reato. Il questore comunica all'autorità giudiziaria l'avvenuta esecuzione dell'espulsione. Il giudice, acquisita la notizia dell'esecuzione dell'espulsione o del respingimento, pronuncia sentenza di non luogo a procedere. Se tuttavia lo straniero rientra illegalmente nel territorio dello Stato prima che sia decorso il termine previsto (di solito dieci anni, ma mai meno di cinque) viene applicato l’articolo 345 c.p.p., relativo alla riproponibilità dell’azione penale per il medesimo fatto e nei confronti della medesima persona pur in presenza di una sentenza di non luogo a procedere.

Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. È favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ogni atto diretto «a procurare illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato od in altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente», nonché la condotta di chiunque promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato, in violazione delle disposizioni contenute nel testo unico dell’immigrazione (D.Lgs 25 luglio 1998, n. 286). Per quanto riguarda la pena, è confermata la reclusione da uno a cinque anni e una pena pecuniaria di 15.000 euro per ogni clandestino di cui si sia favorita l’immigrazione. Rispetto alla norma precedente, che prevedeva una multafino a 15.000 euro a persona, viene eliminata ogni valutazione discrezionale da parte del giudice.

Rischia il carcere chi affitta ai clandestini. «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque a titolo oneroso, al fine di trarre ingiusto profitto, dà alloggio ovvero cede, anche in locazione, un immobile ad uno straniero che sia privo di titolo di soggiorno al momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni».

Fondo per i rimpatri. «È istituito, presso il Ministero dell'interno, un Fondo rimpatri finalizzato a finanziare le spese per il rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine ovvero di provenienza». Nel Fondo confluiscono la metà del gettito del contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, nonché i contributi eventualmente disposti dall'Unione europea per le finalità del Fondo medesimo. La quota residua è assegnata al Ministero dell'Interno, per gli oneri connessi alle attività istruttorie inerenti al rilascio e al rinnovo del permesso di soggiorno.

Contrasto ai clandestini presenti sul territorio - Il permesso di soggiorno per gli atti di stato civile. Il permesso di soggiorno dovrà essere esibito oltre che per il rilascio di licenze, autorizzazioni, iscrizioni ed altri provvedimenti di interesse dello straniero (come già previsto dal Testo unico sull’immigrazione) anche per gli atti di stato civile o relativi all’accesso a pubblici servizi. Nella definizione di atti di stato civile sono compresi documenti quali gli atti di acquisto della cittadinanza, gli atti di nascita, filiazione e adozione, gli atti di matrimonio, di morte. Tra i pubblici servizi ad accesso individuale sono annoverati i servizi sociali, sanitari, scolastici e i servizi pubblici locali (trasporto pubblico locale, erogazione di energia elettrica, gas, acqua, ecc.).

Contrasto ai clandestini presenti sul territorio - La denuncia degli agenti. Gli agenti in attività finanziaria che prestano servizi di trasferimento fondi (money transfer) acquisiscono e conservano per dieci anni copia del permesso di soggiorno se chi ordina l'operazione è un cittadino extracomunitario. In mancanza del titolo gli agenti effettuano, entro dodici ore, apposita segnalazione all'autorità locale di pubblica sicurezza, trasmettendo i dati identificativi del soggetto. Il mancato rispetto di tale disposizione è sanzionato con la cancellazione dall'elenco degli agenti in attività finanziaria.

I centri di identificazione ed espulsione. Sarà possibile prorogare sino ad un massimo di 180 giorni il periodo di trattenimento degli immigrati clandestini nei centri di identificazione ed espulsione (CIE). La norma si applica anche agli stranieri già presenti nei CIE alla data di entrata in vigore della legge.

Limitazione del divieto di espulsione. La legge limita il divieto di espulsione e di respingimento degli stranieri conviventi con parenti italiani, ai soli parenti entro il secondo grado, invece del quarto.

Verifica della casa. La legge prevede che a seguito dell’iscrizione anagrafica e delle richieste di variazione, gli uffici comunali possano procedere alla verifica delle condizioni igienico-sanitarie dell’immobile in cui si intende fissare la propria residenza. La norma fa riferimentoall’Ordinamento delle anagrafi della popolazione residente del 1954.
Per lo straniero che richiede il ricongiungimento familiare i requisiti di idoneità igienico-sanitaria dell’alloggio non vengono più accertati dall'Azienda unità sanitaria locale, ma dai competenti uffici comunali, insieme con l’idoneità abitativa.

Permesso di soggiorno più difficile. Permesso ‘a punti’. Con modifica del testo unico sull’immigrazione, viene introdotta la definizione del concetto di “integrazione” e prevede, ai fini del rilascio del permesso di soggiorno, l’obbligo per lo straniero di stipulare un “accordo di integrazione”, articolato su crediti, la cui disciplina è rimessa a un regolamento da emanare. La perdita integrale dei crediti comporta la revoca del titolo di soggiorno e l’espulsione amministrativa dello straniero.

Costi e tempi del rilascio del permesso. La richiesta di rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno prevede un versamento di un contributo tra 80 e 200 euro, il cui ammontare sarà stabilito dal Ministro dell’Economia. È previsto un unico termine - 60 giorni prima della scadenza - per la richiesta di rinnovo.

Test di italiano. «Il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo è subordinato al superamento, da parte del richiedente, di un test di conoscenza della lingua italiana, le cui modalità di svolgimento sono determinate con decreto del Ministro dell'Interno, di concerto con il Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca».

Condizioni più restrittive per l’ingresso. Alle condizioni che impediscono l’ingresso dello straniero in Italia vengono aggiunte le condanne con sentenza non definitiva e la condanna definitiva per reati in materia di tutela del diritto d’autore e contraffazione di marchi o prodotti industriali.

Dopo il matrimonio due anni per diventare cittadino italiano. Passa da sei mesi a due anni il periodo di residenza in Italia necessario dopo il matrimonio per lo straniero che sposi un cittadino italiano. Resta di tre anni per lo straniero residente all’estero. In entrambi i casi il periodo viene dimezzato in presenza di figli nati ‘dai coniugi’. Per contrarre matrimonio lo straniero deve esibire « un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano». Le istanze o dichiarazioni di elezione, acquisto, riacquisto, rinuncia o concessione della cittadinanza sono soggette al pagamento di un contributo di importo pari a 200 euro.

Status di rifugiato. Nella disciplina per la concessione del riconoscimento dello status di rifugiato vengono modificate le procedure per il ricorso giurisdizionale contro le decisioni relative alle domande di riconoscimento, per trasferire alcune prerogative (obbligo di notifica, possibilità di stare in giudizio) dalla Commissione nazionale per il diritto d’asilo al Ministero dell’Interno che le svolge tramite la Commissione stessa.

FONTE

giovedì 25 giugno 2009

Berlusconi whispers grow louder

Berlusconi whispers grow louder

By Guy Dinmore in Rome

Published: June 25 2009 03:00 | Last updated: June 25 2009 03:00

Silvio Berlusconi's close supporters deny there will be any fuggi fuggi - rush to the exit - in the wake of highly-publicised scandals surrounding his private life, but senior allies in Italy's centre-right coalition are already contemplating a political future without their long-time leader.

Well-placed government sources, speaking on condition of anonymity, stress that they do not see the 72-year-old media tycoon and three-time prime minister resigning soon. Yet key ministers are starting to position themselves in the event that more damaging revelations might lead him to step down.

"This is a completely new scenario. The sands are shifting," one official said, looking back at the past two months since news broke about Mr Berlusconi's friendship with an 18-year-old would-be model and the subsequent declaration by his wife, Veronica Lario, that she wanted to divorce the man who "frequents minors".

An aide to Mr Berlusconi - maintaining the official position that the "scandals" are a fabrication and conspiracy involving opposition parties, newspapers and politically-motivated magistrates - said the cabinet fears prosecutors would time the announcement of an official investigation into the prime minister just as he is hosting world leaders at the Group of Eight summit next month.

Parallels are being drawn with 1994 when a court served notice that Mr Berlusconi was under investigation for corruption while he was leading a United Nations conference on crime. His government collapsed a month later when the Northern League pulled out of his coalition.

G8 foreign ministers preparing for the summit start a two-day meeting in Italy this evening.

Mr Berlusconi yesterday fought back against the drip-drip of revelations in an interview with Chi, part of his stable of magazines. He said he had no memory of the name or face of Patrizia D'Addario who alleges she was among women paid by a businessman to attend parties at Mr Berlusconi's private residences and had spent the night of the US elections in November last year at his Rome mansion.

Mr Berlusconi said he had never paid a woman for sex.

In the course of intercepting telephone calls made by Giampaolo Tarantini, a medical services businessman suspected of corruption in gaining health sector contracts, prosecutors in the port city of Bari started investigating whether he had procured prostitutes.

Mr Tarantini has been quoted as denying the accusations, saying he just paid their expenses. Mr Berlusconi said Mr Tarantini was introduced to him as a respectable entrepreneur last year.

Ministers fear that Ms D'Addario's claims to have pictures and tapes of her encounter with Mr Berlusconi might prove to be true and damaging, or that allegations surrounding Mr Tarantini will widen.

Key dynamics have changed, government sources say. First is the sense that Mr Berlusconi's perceived ambitions to move on from being prime minister to head of state have been dashed. Secondly, European elections this month showed that voters are shifting away. Lastly, Italy's international image has been diminished, and Roman Catholic clerics are exerting pressure.

Despite his image of the billionaire patron spoiling friends with gifts and lavish parties, allies portray him as isolated, with no one daring to offer personal advice. In his melancholic interview with Chi, Mr Berlusconi recalls that over the year his mother and sister have passed away, and he has lost the wife he loved.

Charismatic and rich, Mr Berlusconi is the glue that has kept his disparate coalition together. He has no obvious successor. His new party, People of Liberty, has no deputy leader.

Ministers are falling into several camps. Those whose futures depend on Mr Berlusconi surviving are vocal in defending him - including Maurizio Sacconi (welfare), Claudio Scajola (economic development) and Franco Frattini (foreign).

Women groomed by Mr Berlusconi - including Mara Carfagna (equal opportunities minister) and Stefania Prestigiacomo (environment) - are loyal, but in the current circumstances find it difficult to speak out.

Then there are key figures who have largely kept silent or distanced themselves, seeing a future beyond Mr Berlusconi, while hoping any succession will be orderly.

Gianni Letta, cabinet under-secretary, is closest to Mr Berlusconi and is effectively acting as prime minister, running affairs as his boss spends time fighting his problems. Giulio Tremonti, finance minister, has the advantage of close ties with the Northern League. Gianfranco Fini, speaker of parliament, is cultivating a respectable statesman image.

But like a Middle Eastern potentate who cannot afford to leave the scene, officials note one serious obstacle to resignation, apart from Mr Berlusconi's renowned doggedness. His immunity from prosecution, granted by his large majority in parliament, lasts only as long as he stays in office

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lunedì 8 giugno 2009

Lettera di protesta che abbiamo scritto per l’incontro tra Gheddafi e 700 donne italiane

Lettera di protesta che abbiamo scritto per l’incontro tra Gheddafi e 700 donne italiane

Pubblichiamo il testo di una lettera di protesta contro l’ incontro programmato per il prossimo 12 giugno tra il leader libico Gheddafi e 700 donne italiane scelte da deputate, imprenditrici e semplici casalinghe guidate da Mara Carfagna e dalla presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia

Al Leader della Gran Giamahiria Araba Libica Popolare Socialista

(Per conoscenza, alle e ai rappresentati del governo italiano e dell’Unione europea)
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Gentile Muammar Gheddafi,

noi non facciamo né vogliamo far parte delle 700 donne che lei ha chiesto di incontrare il 12 giugno durante la sua visita in Italia.
Siamo, infatti, donne italiane, di vari paesi europei e africani estremamente preoccupate e scandalizzate per le politiche che il suo Paese, con la complicità dell’Italia e dell’Unione europea, sta attuando nei confronti delle donne e degli uomini di origine africana e non, attualmente presenti in Libia, con l’intenzione di rimanervi per un lavoro o semplicemente di transitarvi per raggiungere l’Europa.

Siamo a conoscenza dei continui rastrellamenti, delle deportazioni delle e dei migranti attraverso container blindati verso le frontiere Sud del suo paese, delle violenze, della “vendita” di uomini e donne ai trafficanti, della complicità della sua polizia nel permettere o nell’impedire il transito delle e dei migranti.

Ma soprattutto siamo a conoscenza degli innumerevoli campi di concentramento, a volte di lavoro forzato, alcuni finanziati dall’Italia, in cui donne e uomini subiscono violenze di ogni tipo, per mesi, a volte addirittura per anni, prima di subire la deportazione o di essere rilasciati/e.

Alcune di noi quei campi li hanno conosciuti e, giunte in Italia, li hanno testimoniati.
Tra tutte le parole e i racconti che abbiamo fatto in varie occasioni, istituzionali e non, o tra tutte le parole e i racconti che abbiamo ascoltato, scegliamo quelli che anche Lei, insieme alle 700 donne che incontrerà, potrà leggere o ascoltare.

Fatawhit, Eritrea : “Il trasferimento da una prigione all’altra si effettuava con un pulmino dove erano ammassate 90 persone. Il viaggio è durato tre giorni e tre notti, non c’erano finestre e non avevamo niente da bere. Ho visto donne bere l’urina dei propri mariti perché stavano morendo di disidratazione. A Misratah ho visto delle persone morire. A Kufra le condizioni di vita erano molto dure (…) Ho visto molte donne violentate, i poliziotti entravano nella stanza, prendevano una donna e la violentavano in gruppo davanti a tutti. Non facevano alcuna distinzione tra donne sposate e donne sole. Molte di loro sono rimaste incinte e molte di loro sono state obbligate a subire un aborto, fatto nella clandestinità, mettendo a forte rischio la propria vita. Ho visto molte donne piangere perché i loro mariti erano picchiati, ma non serviva a fermare i colpi dei manganelli sulle loro schiene. (…) L’unico metodo per uscire dalle prigione libiche è pagare.”

Saberen, Eritrea: “Una volta stavo cercando di difendere mio fratello dai colpi di manganello e hanno picchiato anche me, sfregiandomi il viso. Una delle pratiche utilizzate in questa prigione era quella delle manganellate sulla palma del piede, punto particolarmente sensibile al dolore. Per uscire ho dovuto pagare 500 dollari.”

Tifirke, Etiopia: “Siamo state picchiate e abusate, è così per tutte le donne”. (Dal film “Come un uomo sulla terra”).

Siamo consapevoli, anche, che Lei e il suo Paese non siete gli unici responsabili di tali politiche, dal momento che gli accordi da Lei sottoscritti con il governo italiano prevedono ingenti finanziamenti da parte dell’Italia affinché esse continuino ad attuarsi e si inaspriscano nei prossimi mesi e anni in modo da bloccare gli arrivi dei migranti sulle coste italiane; dal momento, inoltre, che l’Unione europea, attraverso le sue massime cariche, si è espressa in diverse occasioni a favore di una maggiore collaborazione con il suo Paese per fermare le migrazioni verso l’Europa.

Facciamo presente innanzitutto a Lei, però, e per conoscenza alle e ai rappresentati del governo italiano, alle ministre e alle altre rappresentanti del popolo italiano che Lei incontrerà in questa occasione, così come alle e ai rappresentanti dell’Unione europea, una nostra ulteriore consapevolezza: quella per cui fare parte della comunità umana, composta da donne e uomini di diverse parti del mondo, significa condividere le condizioni di possibilità della sua esistenza.

Tra queste, la prima e fondamentale, è che ogni donna, ogni uomo, ogni bambino, venga considerato un essere umano e rispettato/a in quanto tale.

Finché tale condizione non verrà considerata da Lei né dalle autorità italiane ed europee noi continueremo a contestare e a combattere le politiche dell’Italia, della Libia e dell’Unione europea che violano costantemente i principi che stanno alla base della sua esistenza e fino a quel momento, quindi, non avremo alcuna voglia di incontrarla ritenendo Lei uno dei principali e diretti responsabili delle pratiche disumane nei confronti di una parte dell’umanità.

- Firmatarie:

Federica Sossi, Alessandra Sciurba, Isabelle Saint-Saens, Glenda Garelli, Anna Simone

- Per adesioni individuali semir@libero.it )

ANOTOMIA DI BERLUSCOLANDIA...

ANOTOMIA DI BERLUSCOLANDIA...

Miguel Mora 07/06/2009

Decine di voli di stato e privati portano ogni fine settimana in Sardegna un esercito di bellezze che intrattengono il capo del governo italiano ed i suoi amici. Dopo le accuse della first lady e del "Noemigate", l'Italia rivela al mondo il suo clima di basso impero. Costerà caro a Berlusconi

Giardini infiniti, laghi artificiali, organi sessuali all'aria, giochi lesbici, effetti speciali, pizza e gelato gratis... Una residenza geriatrica ricolma di corpi stupendi. Le fotografie censurate in Italia per iniziativa di Silvio Berlusconi mostrano la routine disinibita dellla villa sarda del capo del governo, nella Costa Smeralda della Sardegna.........CONTINUA





venerdì 5 giugno 2009

EL PAIS.........FOTO

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giovedì 14 maggio 2009

venerdì 8 maggio 2009

Speciale Libia: cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

Speciale Libia: cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

PISTOIA, 7 maggio 2009 - Né a Malta, né a Lampedusa. Sono stati riportati in Libia i 227 emigranti e rifugiati (cittadini di Nigeria, Ghana, Gambia, Costa d'Avorio, Somalia e Mali) – tra cui 40 donne, tre delle quali incinte - soccorsi ieri a circa 35 miglia a sud est di Lampedusa dalle autorità italiane. Dopo una giornata di infruttuose trattative con il governo maltese sulla responsabilità dei soccorsi, l"Italia è riuscita a strappare a Tripoli il consenso per la riammissione in Libia dei naufraghi. Nessuno dei passeggeri è stato identificato, nessuno degli eventuali minori non accompagnati è stato tutelato, nessun rifugiato è stato messo nelle condizioni di chiedere asilo politico, e nessun medico ha verificato le condizioni di salute dei naufraghi. Prassi che sulla terra ferma sono obblighi previsti dalla legge. Ma non in mare aperto, fuori dalle frontiere e dallo stato di diritto. Maroni ha rivendicato quanto accaduto come "un risultato storico" e annunciato che sarà la prassi della prossima stagione di sbarchi. Maroni e l'Italia hanno la memoria corta.

"Le espulsioni collettive di migranti dall'Italia alla Libia costituiscono una violazione del principio di non refoulement. Le autorità italiane non hanno rispettato i loro obblighi internazionali". Era il 14 aprile del 2005 e il Parlamento Europeo adottava una risoluzione di condanna contro le deportazioni collettive con cui il Governo italiano aveva espulso in Libia 1.500 persone intercettate al largo di Lampedusa tra l'ottobre 2004 e il marzo 2005. "Il parlamento europeo - continuava la risoluzione su Lampedusa P6_TA(2005)0138 - è profondamente preoccupato sul destino di centinaia di richiedenti asilo respinti in Libia, dal momento che questo paese non ha firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non ha un sistema d'asilo, non offre garanzie effettive per i diritti di rifugiati, e pratica arresti arbitrari detenzioni e espulsioni".

Un mese dopo, il 10 maggio del 2005, la Corte europea dei diritti umani sospese l'espulsione da Lampedusa di 11 cittadini stranieri sbarcati a marzo e che avevano presentato ricorso. Quattro anni dopo, ciò che ieri era illegale è divenuto regola d'ingaggio dei pattugliamenti di Frontex partiti la settimana scorsa nel Canale di Sicilia.

Adesso però le questioni sono due. La prima: che ne sarà del soccorso in mare, quando la priorità non è più la vita dei naufraghi, ma le trattative sul dove portarli? Maroni presenta i 600 salvataggi fatti dalle nostre unità in acque maltesi come un peccato originale. In realtà fanno onore alla nostra Guardia costiera e alla nostra Marina militare. Perchè questa gente non viaggia su navi di crociera. Ma su vecchi legni malmessi. Tutti ricordino che sono quasi 4.000 le vite umane che il mare di Sicilia si è ingoiato negli ultimi dieci anni! Bene, rischiano di morirne altrettanti ora che la nostra Guardia costiera ha ricevuto l'ordine di non intervenire in alto mare, senza autorizzazione del ministero dell'Interno, previa consultazione-scontro con Malta. Ieri è andata bene perché il mare era calmo. Ma col mare in tempesta e onde altre quattro metri, bastano pochi minuti di ritardo a decidere la morte di centinaia di persone.

La seconda questione è: che cosa succederà ai migranti respinti in Libia? Sappiamo già che sono stati arrestati e detenuti nel carcere di Tuaisha, a Tripoli, fatta eccezione per una donna ricoverata in ospedale dopo sei giorni trascorsi in mare. Adesso, a seconda delle nazionalità, alcuni saranno rimpatriati in pochi giorni (ad esempio verso Tunisia e Egitto), altri saranno tenuti a marcire nelle carceri libiche per mesi, o per anni. In che condizioni? Lo scriviamo da tre anni. Per l'ennesima volta vi riproponiamo i nostri esclusivi reportage. Nella speranza che la stampa ne faccia buon uso, anziché continuare a leccare le scarpe ai ministri.

I nostri reportage
Guantanamo Libia. I nuovi gendarmi dell'Italia
Pattuglie nel deserto libicoLa porta di ferro è chiusa a doppia mandata. Dalla piccola feritoia si affacciano i volti di due ragazzi africani e un di egiziano. L'odore acre che esce dalla cella mi brucia le narici. Chiedo ai tre di spostarsi. La vista si apre su due stanze di tre metri per quattro. Vedo 30 persone. Sul muro hanno scritto Guantanamo. Ma non siamo nella base americana. Siamo a Zlitan, in Libia. E i detenuti non sono presunti terroristi, ma immigrati arrestati a sud di Lampedusa

Frontiera Sahara. I campi di detenzione nel deserto libico
Stipati come animali, dentro container di ferro. Così gli immigrati arrestati in Libia vengono smistati nei centri di detenzione nel deserto libico, in attesa di essere deportati. Siamo i primi giornalisti autorizzati a vederli. Le condizioni dei centri sono inumane. I funzionari italiani e europei lo sanno bene, visto che li hanno visitati. Ma si astengono da ogni critica, alla vigilia dell'avvio dei pattugliamenti congiunti

Reportage dalla Libia: siamo entrati a Misratah
Vista del cortile del campo di MisratahDi notte, quando cessano il vociare dei prigionieri e gli strilli della polizia, dal cortile del carcere si sente il rumore del mare. Sono le onde del Mediterraneo, che schiumano sulla spiaggia, a un centinaio di metri dal muro di cinta del campo di detenzione. Siamo a Misratah, 210 km a est di Tripoli, in Libia. E i detenuti sono 600 richiedenti asilo politico eritrei, arrestati al largo di Lampedusa o nei quartieri degli immigrati a Tripoli

E poi le nostre inchieste:
Libia: arrestati i superstiti del naufragio, sono a Tuaisha
"Così le navi di Frontex ci respinsero in Libia"
Dall'Unione europea 20 milioni alla Libia contro l'immigrazione
Libia: ecco le foto dei campi di detenzione
La Libia cerca immigrati in Asia, mentre l'Oim pensa ai rimpatri
Libia: ecco il testo dell'accordo segreto con l´Italia
Italia-Libia: Berlusconi firma l'accordo. Presto i pattugliamenti
Italia - Libia: Prodi firma l'accordo per il pattugliamento congiunto
Marocco: le testimonianze degli harragas arrestati in Libia

Per testimonianze audio potete scaricare questo file
Libia: esclusiva intervista con i rifugiati detenuti a Zawiyah

domenica 3 maggio 2009

Veronica Lario si prepara al divorzio da Berlusconi

Veronica Lario si prepara al divorzio da Berlusconi "......non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni.............",

Veronica Lario si prepara a chiedere il divorzio dal marito, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lo scrivono oggi i quotidiani La Repubblica e La Stampa, aggiungendo che la moglie del premier avrebbe già individuato un avvocato donna cui far preparare le pratiche per mettere fine al matrimonio celebrato nel 1990. Continua a leggere questa notizia

Palazzo Chigi al momento non ha voluto commentare la notizia.

"Sono stata costretta a questo passo, non voglio aggiungere altro", ha detto la first lady al giornale di Torino, dopo la lettera scritta all'Ansa martedì scorso in cui descriveva "ciarpame senza pudore" la possibile candidatura alle elezioni europee di cosiddette 'veline'.

"Voglio che sia chiaro che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione", aveva scritto nella lettera. "Dobbiamo subirla e ci fa soffrire".

Secondo La Stampa, non ci sono possibilità che Veronica Lario cambi idea, soprattutto dopo la partecipazione di Berlusconi alla festa per i 18 anni a Napoli di una ragazza, nonostante lui non abbia mai partecipato a quelle dei suoi figli, "pur essendo stato invitato".

"La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni", avrebbe detto la donna al suo entourage nei giorni scorsi, secondo Repubblica.

Il quotidiano scrive che la first lady avrebbe preso contatti il primo maggio con un avvocato donna, "una persona di cui mi posso fidare fino in fondo", spiegandole che "finalmente posso tirare giù il sipario, ma voglio fare una cosa da persona comune e perbene, senza clamore. Vorrei evitare lo scontro".

Già due anni fa Veronica Lario aveva critico l'atteggiamento del premier in fatto di donne in una lettera a Repubblica, dopo alcuni apprezzamenti rivolti da Berlusconi ad alcune signore in occasione di una cena di gala.

Fonte

sabato 25 aprile 2009

SFRUTTATORI

GHISALBA DENUNCIATI DA DUE LUCCIOLE, ERANO STATI ARRESTATI A LUGLIO DELL'ANNO SCORSO. IERI IL RITO ABBREVIATO

Condanne fino a dieci anni per un gruppo di sfruttatori nigeriani

2009-04-24
— GHISALBA —
ADESCAVANO giovanissime ragazze nigeriane con la promessa di un lavoro in Italia, poi le costringevano a prostituirsi lungo la strada provinciale "Francesca" a Ghisalba, nella Bassa Bergamasca, a suon di botte, violenze sessuali e minacciando di sottoporre i loro familiari in Nigeria a riti "voodoo", la pratica religiosa diffusa nei Paesi africani e utilizzata dalle organizzazioni criminali per sottomettere le loro vittime. Due giovani lucciole avevano avuto però il coraggio di denunciare alla polizia gli sfruttatori e, nel luglio dell'anno scorso, dopo oltre un anno di indagini, erano scattate cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere. Ieri mattina il procedimento è approdato davanti al gup Alberto Viti: l'udienza preliminare si è conclusa con due condanne con il rito abbreviato (sconto di un terzo sulla pena), un patteggiamento e due rinvii a giudizio. In abbreviato sono stati condannati Florence Aibangbee, 28 anni, detta Jennifer, ritenuta dagli inquirenti la "mente" del gruppo di sfruttatori, alla quale sono stati inflitti 10 anni di carcere, e il suo compagno Frank Tommy Eribo, 32 anni, operaio con regolare permesso di soggiorno, condannato a 7 anni e 4 mesi di reclusione.

HA INVECE PATTEGGIATO una condanna a 8 mesi (pena sospesa) F. E., accusata di aver aiutato Florence Aibangbee a mettersi in regola attraverso un matrimonio di comodo con un bergamasco. Il gup ha infine rinviato a giudizio i due indagati che non avevano chiesto il rito alternativo: una giovane nigeriana che aveva il compito di sorvegliare in casa le prostitute (tuttora latitante) e l'uomo che si era prestato al matrimonio di comodo con Jennifer. Il processo a loro carico inizierà il 13 ottobre. Le indagini della Squadra Mobile erano partite nel gennaio 2007, dopo la denuncia di una delle vittime, allora 17enne: la ragazza era fuggita ai suoi aguzzini chiedendo aiuto a una pattuglia della polizia locale di passaggio e, dopo un periodo in una comunità protetta, aveva raccontato tutto in questura. Dopo la prima vittima, una seconda ragazza minorenne aveva sporto denuncia e altre quattro giovani avevano fornito elementi utili alle indagini. Il primo a finire in manette era stato Frank Eribo, poi era toccato a Florence, che dopo l'arresto del compagno si era rifugiata in Spagna, a Murcia, da dove era stata estradata in Italia. M.A.
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