Scritta sul parabrezza: negra
«Basta, vado via dall’Italia»
Gloria, studentessa, è figlia di un nigeriano e un’italiana «Se qualcuno fa questo... c’è un clima che glielo consente»
PADOVA – Una croce celtica e una svastica sui finestrini dell’auto. Una scritta razzista, «negra», sul parabrezza. E’ successo a Gloria Okorocha, studentessa 24enne, figlia del dottor Okorocha, nigeriano, laureatosi a Padova e scomparso dodici anni fa, e di Sandra Tardivo, docente di lettere all’istituto Meucci di Cittadella. Il fatto è accaduto mercoledì scorso a Galliera Veneta, nel Padovano. Gloria è rientrata venerdì, per il weekend, da Bologna, dove sta preparando la tesi in letteratura comparata. «Se qualcuno fa quello che ha fatto dice la ragazza - significa che c’è un clima che glielo permette: non lo fa sentire solo, isolato. Qui molte cose non funzionano, oltre al razzismo. Adesso, ancor di più, voglio andarmene dall’Italia».
La giovane vittima dell'insulto, Gloria Okorocha
Usando l’acquaragia, la madre aveva cancellato le scritte dall’auto prima che la figlia rientrasse. Voleva evitarle di venire a conoscenza di questo raccappricciante consumato vigliaccamente ai suoi danni. Ma ci sono le foto a testimoniare: la scritta «negra», la svastica e la croce celtica. Insulti spregevoli, scritti con lo spray nero sulla Renault 5 della studentessa. Uno stigma. «Di sicuro - riprende Gloria - è stato qualcuno che mi ha visto scendere dall’auto. Io a Galliera non voglio più tornare e nemmeno usare quella macchina di nuovo». Si sente osservata Gloria. Ieri ha ripreso il treno ed è tornata a Bologna, la città in cui vive da quando studia all’università. «Ero arrivata a Galliera venerdì e mi sembrava che tutti mi guardassero in modo diverso – racconta –. Mia madre ha cancellato le scritte per non farmele vedere prima che io arrivassi a casa». Preferisce stare a Bologna. «E’ quello che sta succedendo qui a volermi fare andare via. Io sono italiana, sono nata qui, non so cosa possa capitare a uno straniero che viene in Italia».
Gloria vuole «che la gente si indigni» per fermare questa ondata d’odio. Gratuito, immotivato. Ignorante. E porta con sé un sogno che è comune a molti studenti italiani, proprio come lei: «Andare a lavorare all’estero». Gloria ha ricevuto per prima la solidarietà di un vicino di casa, che ha fotografato le scritte e presentato lui stesso una denuncia per l’accaduto. Don Ferruccio, parroco di Galliera, porta le mani alla bocca. «Qui? Mai successe cose del genere...». Anche il mondo della politica ha stigmatizzato la barbarie vergata sull’auto di Gloria. E’ arrivata la condanna del gesto dall’onorevole Antonio De Poli (Udc): «Voglio far pervenire tutto il mio sostegno a Gloria. Sono fatti che non fanno onore ad una società civile – dice De Poli - e devono essere isolati. Troppo spesso negli ultimi tempi stiamo assistendo a puri atti vandalici da parte di individui ignoranti che si divertono a spaventare la brava gente. Auspico che i responsabili vengano scoperti e magari messi a fare del lavoro sociale proprio con gli extracomunitari per far apprendere loro la differenza tra delinquenti e immigrati onesti e integrati». E dalla presidente della Provincia di Padova Barbara Degani (Pdl), che si fa interprete dello spirito di accoglienza e invita Gloria a restare: «La Provincia la invita a restare. Questi sono atti di demenza che non devono esistere. Invitiamo Gloria a restare, che rimanga, mi metterò in contato con lei per farle sentire il calore di tutti padovani». Gloria intanto resta a Bologna.
Martino Galliolo
29 settembre 2009
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