martedì 29 settembre 2009

«Basta, vado via dall’Italia»

Il caso - Il fatto razzista a Galliera Veneta, nel Padovano. Sul finestrino anche una svastica e una croce celtica. Il parroco: «Qui certe cose non succedono»

Scritta sul parabrezza: negra
«Basta, vado via dall’Italia»


Gloria, studentessa, è figlia di un nigeriano e un’italiana «Se qualcuno fa questo... c’è un clima che glielo consente»

PADOVA – Una croce celti­ca e una svastica sui finestri­ni dell’auto. Una scritta razzi­sta, «negra», sul parabrezza. E’ successo a Gloria Okoro­cha, studentessa 24enne, fi­glia del dottor Okorocha, ni­geriano, laureatosi a Padova e scomparso dodici anni fa, e di Sandra Tardivo, docente di lettere all’istituto Meucci di Cittadella. Il fatto è accadu­to mercoledì scorso a Gallie­ra Veneta, nel Padovano. Glo­ria è rientrata venerdì, per il weekend, da Bologna, dove sta preparando la tesi in lette­ratura comparata. «Se qual­cuno fa quello che ha fatto ­dice la ragazza - significa che c’è un clima che glielo permette: non lo fa sentire solo, isolato. Qui molte cose non funzionano, oltre al raz­zismo. Adesso, ancor di più, voglio andarmene dall’Ita­lia».

La giovane vittima dell'insulto, Gloria Okorocha

Usando l’acquaragia, la madre aveva cancellato le scritte dall’auto prima che la figlia rientrasse. Voleva evi­tarle di venire a conoscenza di questo raccappricciante consumato vigliaccamente ai suoi danni. Ma ci sono le foto a testimoniare: la scritta «negra», la svastica e la cro­ce celtica. Insulti spregevoli, scritti con lo spray nero sulla Renault 5 della studentessa. Uno stigma. «Di sicuro - ri­prende Gloria - è stato qual­cuno che mi ha visto scende­re dall’auto. Io a Galliera non voglio più tornare e nemme­no usare quella macchina di nuovo». Si sente osservata Gloria. Ieri ha ripreso il treno ed è tornata a Bologna, la città in cui vive da quando studia al­l’università. «Ero arrivata a Galliera venerdì e mi sembra­va che tutti mi guardassero in modo diverso – racconta –. Mia madre ha cancellato le scritte per non farmele ve­dere prima che io arrivassi a casa». Preferisce stare a Bolo­gna. «E’ quello che sta succe­dendo qui a volermi fare an­dare via. Io sono italiana, so­no nata qui, non so cosa pos­sa capitare a uno straniero che viene in Italia».

Gloria vuole «che la gente si indigni» per fermare que­sta ondata d’odio. Gratuito, immotivato. Ignorante. E porta con sé un sogno che è comune a molti studenti ita­liani, proprio come lei: «An­dare a lavorare all’estero». Gloria ha ricevuto per prima la solidarietà di un vicino di casa, che ha fotografato le scritte e presentato lui stes­so una denuncia per l’acca­duto. Don Ferruccio, parro­co di Galliera, porta le mani alla bocca. «Qui? Mai succes­se cose del genere...». Anche il mondo della politica ha stigmatizzato la barbarie ver­gata sull’auto di Gloria. E’ ar­rivata la condanna del gesto dall’onorevole Antonio De Poli (Udc): «Voglio far perve­nire tutto il mio sostegno a Gloria. Sono fatti che non fanno onore ad una società civile – dice De Poli - e devo­no essere isolati. Troppo spesso negli ultimi tempi stiamo assistendo a puri atti vandalici da parte di indivi­dui ignoranti che si diverto­no a spaventare la brava gen­te. Auspico che i responsabi­li vengano scoperti e magari messi a fare del lavoro socia­le proprio con gli extracomu­nitari per far apprendere lo­ro la differenza tra delin­quenti e immigrati onesti e integrati». E dalla presidente della Provincia di Padova Barbara Degani (Pdl), che si fa inter­prete dello spirito di acco­glienza e invita Gloria a resta­re: «La Provincia la invita a restare. Questi sono atti di demenza che non devono esistere. Invitiamo Gloria a restare, che rimanga, mi met­terò in contato con lei per farle sentire il calore di tutti padovani». Gloria intanto re­sta a Bologna.


Martino Galliolo

29 settembre 2009
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2009/29-settembre-2009/scritta-parabrezza-negra-basta-vado-via-dall-italia-1601820392769.shtml


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