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sabato 7 luglio 2012

Immigrati, chi denuncia lo sfruttatore potrà avere il permesso di soggiorno

Immigrati, chi denuncia lo sfruttatore
potrà avere il permesso di soggiorno

Il governo adotta norme con profonde innovazioni per la nuova legge sull'immigrazione. In particolare quella per combattere il caporalato che premia la denuncia con la regolarizzazione. Norma transitoria per i datori di lavoro per mettersi in regola

di VLADIMIRO POLCHI ROMA – Pene più severe per chi assume e sfrutta un immigrato irregolare. Permesso di soggiorno per sei mesi allo straniero vittima di "grave sfruttamento" che denuncia il suo datore di lavoro. Due norme che promettono di migliorare la vita dei migranti. Ma è la terza, la norma transitoria, che annuncia di rivoluzionare il destino di molti: la sanatoria per chi mette in regola il dipendente extracomunitario, stipulando finalmente un contratto alla luce del sole. E' questo il risultato del decreto legislativo che il Consiglio dei ministri oggi ha approvato in via definitiva.

Via libera alla direttiva europea. Il decreto approvato su proposta del ministro per gli Affari europei e del ministro del Lavoro, recepisce finalmente la normativa comunitaria in materia: la direttiva europea (2009/52/CE)  sulle "norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare". Nel nostro Paese impiegare chi non è in regola col permesso di soggiorno è già un reato previsto dalla legge Bossi-Fini e punito con l'arresto da tre mesi a un anno e una multa di cinquemila euro per ogni lavoratore impiegato. Ora le pene si fanno più severe: sanzioni aumentate, in particolare, se i lavoratori occupati sono più di tre, se sono minori in età non lavorativa o se sono sottoposti a condizioni di "pericolo".

Il permesso a chi denuncia. Non solo: l'immigrato, vittima di casi di "grave sfruttamento", che denuncia il suo datore di lavoro, potrà avere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi, rinnovabili. E ancora: il decreto nei fatti potrebbe dare il via libera a una piccola sanatoria. Una norma transitoria permette, infatti, al datore di lavoro di "pentirsi" (entro una finestra temporale che si aprirà dopo la pubblicazione delle nuove norme) e denunciare i propri dipendenti irregolari. Stipulando contratti di lavoro e, dunque, avviando anche in questo modo il processo di regolarizzazione.

La regolarizzazione. Il ministro Andrea Riccardi qualche mese fa, ha infatti espresso l'opinione che fosse necessario accompagnare l'applicazione delle nuove norme con una breve fase transitoria che preveda la possibilità di un "ravvedimento operoso" per il datore di lavoro, permettendo allo stesso di adeguarsi in tempi congrui alla nuova disciplina, previo pagamento di una somma, per evitare sanzioni più gravi. Le Commissioni parlamentari della Camera (24 maggio 2012) e del Senato della Repubblica (4 e 5 giugno 2012) nel formulare il loro parere sullo schema di decreto legislativo hanno espresso a larga maggioranza la volontà di prevedere questa fase transitoria. I tecnici dei Ministeri interessati stanno ora lavorando per ultimare i dettagli. Si parla di una sanzione intorno ai 1.000 euro, oltre ai mancati pagamenti degli oneri fiscali, previdenziali ed assistenziali.
 
(06 luglio 2012)

sabato 20 novembre 2010

“Credete a un’immigrata e non a me?”

Cronache dal profondo Veneto: “Credete a un’immigrata e non a me?”


pubblicato il 19 novembre 2010 alle 18:08 dallo stesso autore - torna alla home A Treviso un cane morde una bimba straniera. I genitori si rivolgono alla polizia, e la padrona del cane a quel punto risponde che…

‘Volete credere ad una straniera bugiarda e non dar retta a me che sono trevigiana?‘ Gli agenti di una volante si sono sentiti apostrofare cosi’ dalla proprietaria di un cane, un cucciolo di labrador che poco prima, mentre giocava con una bimba macedone di 4 anni incrociata per strada insieme alla madre, aveva fatto cadere a terra la piccola procurandole un ematoma al volto.

UNA STRANIERA? – Nulla di grave per i medici del Pronto soccorso, che hanno subito dimesso la bambina. Ma i genitori, indispettiti dall’indifferenza della proprietaria del cane, hanno rintracciato la sua residenza e hanno chiamato la polizia reclamando anche i danni per il giubbotto rovinato della piccola. In un primo momento la signora trevigiana ha cercato di negare l’accaduto, poi di fronte alle contestazioni degli agenti ha protestato con tono ’scandalizzato’ perche’ i poliziotti attribuivano alle parole di immigrati la stessa credibilità delle sue affermazioni. Ora spetterà ai genitori della piccola macedone decidere se se sporgere querela nei confronti della signora trevigiana
http://www.giornalettismo.com/archives/97076/cronache-profondo-veneto-credete/

martedì 29 settembre 2009

«Basta, vado via dall’Italia»

Il caso - Il fatto razzista a Galliera Veneta, nel Padovano. Sul finestrino anche una svastica e una croce celtica. Il parroco: «Qui certe cose non succedono»

Scritta sul parabrezza: negra
«Basta, vado via dall’Italia»


Gloria, studentessa, è figlia di un nigeriano e un’italiana «Se qualcuno fa questo... c’è un clima che glielo consente»

PADOVA – Una croce celti­ca e una svastica sui finestri­ni dell’auto. Una scritta razzi­sta, «negra», sul parabrezza. E’ successo a Gloria Okoro­cha, studentessa 24enne, fi­glia del dottor Okorocha, ni­geriano, laureatosi a Padova e scomparso dodici anni fa, e di Sandra Tardivo, docente di lettere all’istituto Meucci di Cittadella. Il fatto è accadu­to mercoledì scorso a Gallie­ra Veneta, nel Padovano. Glo­ria è rientrata venerdì, per il weekend, da Bologna, dove sta preparando la tesi in lette­ratura comparata. «Se qual­cuno fa quello che ha fatto ­dice la ragazza - significa che c’è un clima che glielo permette: non lo fa sentire solo, isolato. Qui molte cose non funzionano, oltre al raz­zismo. Adesso, ancor di più, voglio andarmene dall’Ita­lia».

La giovane vittima dell'insulto, Gloria Okorocha

Usando l’acquaragia, la madre aveva cancellato le scritte dall’auto prima che la figlia rientrasse. Voleva evi­tarle di venire a conoscenza di questo raccappricciante consumato vigliaccamente ai suoi danni. Ma ci sono le foto a testimoniare: la scritta «negra», la svastica e la cro­ce celtica. Insulti spregevoli, scritti con lo spray nero sulla Renault 5 della studentessa. Uno stigma. «Di sicuro - ri­prende Gloria - è stato qual­cuno che mi ha visto scende­re dall’auto. Io a Galliera non voglio più tornare e nemme­no usare quella macchina di nuovo». Si sente osservata Gloria. Ieri ha ripreso il treno ed è tornata a Bologna, la città in cui vive da quando studia al­l’università. «Ero arrivata a Galliera venerdì e mi sembra­va che tutti mi guardassero in modo diverso – racconta –. Mia madre ha cancellato le scritte per non farmele ve­dere prima che io arrivassi a casa». Preferisce stare a Bolo­gna. «E’ quello che sta succe­dendo qui a volermi fare an­dare via. Io sono italiana, so­no nata qui, non so cosa pos­sa capitare a uno straniero che viene in Italia».

Gloria vuole «che la gente si indigni» per fermare que­sta ondata d’odio. Gratuito, immotivato. Ignorante. E porta con sé un sogno che è comune a molti studenti ita­liani, proprio come lei: «An­dare a lavorare all’estero». Gloria ha ricevuto per prima la solidarietà di un vicino di casa, che ha fotografato le scritte e presentato lui stes­so una denuncia per l’acca­duto. Don Ferruccio, parro­co di Galliera, porta le mani alla bocca. «Qui? Mai succes­se cose del genere...». Anche il mondo della politica ha stigmatizzato la barbarie ver­gata sull’auto di Gloria. E’ ar­rivata la condanna del gesto dall’onorevole Antonio De Poli (Udc): «Voglio far perve­nire tutto il mio sostegno a Gloria. Sono fatti che non fanno onore ad una società civile – dice De Poli - e devo­no essere isolati. Troppo spesso negli ultimi tempi stiamo assistendo a puri atti vandalici da parte di indivi­dui ignoranti che si diverto­no a spaventare la brava gen­te. Auspico che i responsabi­li vengano scoperti e magari messi a fare del lavoro socia­le proprio con gli extracomu­nitari per far apprendere lo­ro la differenza tra delin­quenti e immigrati onesti e integrati». E dalla presidente della Provincia di Padova Barbara Degani (Pdl), che si fa inter­prete dello spirito di acco­glienza e invita Gloria a resta­re: «La Provincia la invita a restare. Questi sono atti di demenza che non devono esistere. Invitiamo Gloria a restare, che rimanga, mi met­terò in contato con lei per farle sentire il calore di tutti padovani». Gloria intanto re­sta a Bologna.


Martino Galliolo

29 settembre 2009
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2009/29-settembre-2009/scritta-parabrezza-negra-basta-vado-via-dall-italia-1601820392769.shtml

sabato 8 novembre 2008

GASPARRI ....OBAMA

«Obama? Ora Al Qaeda più contenta»
Bufera sulle parole di Gasparri

Il senatore Pdl: «Molti interrogativi su Barack». Poi la precisazione: «Difenderà democrazia». Il Pd all'attacca

Maurizio Gasparri
ROMA - La vittoria di Barack Obama alle presidenziali Usa ma soprattutto le parole pronunciate da Maurizio Gasparri sul neopresidente democratico e sulla lotta al terrorismo sono state al centro di un botta e risposta proprio tra il presidente dei senatori del Pdl e la sua omologa del Pd, Anna Finocchiaro, nell'aula di Palazzo Madama. Scatenando una vivace polemica politica che ha poi varcato le soglie di Palazzo Madama. «Con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta» ha detto Gasparri nel corso della registrazione del Gr Rai parlando del 44esimo Maurizio Gasparri presidente degli Stati Uniti e dellla lotta al terrorismo (ascolta l'audio).

L'ATTACCO E LA REPLICA - Parole che hanno spinto la senatrice democratica siciliana a intervenire in aula, sottolineando che «dichiarazioni del genere minano i rapporti tra Usa e Italia». La Finocchiaro ha invitato gli uffici del Senato a «sbobinare il testo disponibile su Internet». Certo, «se poi Gasparri può dire di non avere mai detto quelle frasi, siamo tutti più sereni. Ma dobbiamo assumerci la responsabilità delle relazioni con il nostro maggiore alleato».

Dai banchi della maggioranza, Gasparri si è limitato a replicare che «la presidente Finocchiaro non ha motivo di ergersi a nuovo portavoce della presidenza degli Stati Uniti. Il tono del richiamo - ha sottolineato Gasparri - è esagerato e fuori luogo».Anna Finocchiaro (Lapresse)

«SI SCUSI CON L'AMBASCIATA USA» - La miccia della polemica però era già stata innescata e ha varcato in poco tempo l'aula di Palazzo Madama. «Sarebbe istituzionalmente corretto che il senatore Maurizio Gasparri, dato il suo delicato ruolo parlamentare, si affrettasse a chiedere ufficialmente scusa agli Usa tramite il suo ambasciatore a Roma» ha detto Vincenco Cerami, ministro della Cultura del governo ombra del Pd. Da parte sua «Berlusconi, che ha una intelligenza politica di primo piano, cura bene il proprio aspetto seduttivo ed è bravo a creare relazioni, può darsi che segua questa linea nei confronti di Obama, che però mi sembra un uomo meno incline ai convenevoli, più dritto allo scopo». Luciano Violante provocatoriamente sottolinea che «volendo seguire la logica di Gasparri» si dovrebbe dire «che Al Qaeda i festeggiamenti li fece con Bush che negli ultimi otto anni non ha fatto altro che alimentare la guerra». E Fabio Evangelisti, presidente vicario del gruppo Idv alla Camera ha chiesto a Berlusconi «di prendere le distanze» e condannare «senza se e senza ma» le gravi parole di Gasparri.

«OBAMA NON SI PREOCCUPA DELLE MIE PAROLE» - Gasparri però respinge al mittente accuse e inviti a pubbliche scuse, provando a specificare meglio il suo pensiero su Obama, il terrorismo e Al Qaeda. «Sono stato accusato di critiche infondate a Barack Obama. In primo luogo non credo che il presidente degli Stati Uniti sia molto preoccupato da quanto possa dire io in riferimento alle recenti elezioni - ha controreplicato il presidente dei senatori del Pdl -. Notifico comunque alla senatrice Finocchiaro e ad altri colleghi della sinistra che alcune mie dichiarazioni rilasciate alla radio ad una domanda sulla possibilità di un mutamento della politica americana nelle aree investite dal terrorismo fondamentalista facevano riferimento a notizie rese note dalla stampa» (e qui Gasparri ha citato un articolo pubblicato il 31 ottobre dal Corriere dal titolo: «"Umiliare i repubblicani". L'appello di Al Qaeda in un video su Internet». Nuovo intervento sulle elezioni americane»). «A questo punto - ha aggiunto tra l'altro l'esponente del Pdl - tutti siamo convinti che Barack Obama darà continuità alla politica in difesa della democrazia e della legalità internazionale che ha contraddistinto gli Stati Uniti d'America indistintamente dalle presidenze che si sono alternate».

«NESSUN CASO» - A sostegno del presidente dei senatori Pdl il segretario della Dca-Pdl, Gianfranco Rotondi minimizza: «Gasparri è un po' come me: per una battuta fa saltare il banco. Non c'è da creare un caso. L'America resta l'America, chiunque vinca non cambia». - Solidarietà a Gasparri dal collega Pdl Mario Ferrara: «Maurizio è vittima della sterile critica demagogica di certa sinistra». «

MARONI - E Roberto Maroni ci tiene a dichiarare: «Non sono d'accordo con chi sostiene che la vittoria di Obama renderà felice Al Qaeda. Anzi sono convinto che non cambierà nulla nella lotta al terrorismo». Anche se ha tifato McCain, il ministro dell'Interno plaude alla «vittoria plebiscitaria» del democratico, dicendosi convinto che, con lui presidente degli Stati Uniti, l'Europa non sarà più trattata solo come l'ancella degli Usa.


giovedì 6 novembre 2008

BERLUSCONI & OBAMA 2

November 6, 2008, 3:39 pm

Berlusconi Under Fire for Obama 'Joke'

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi did it again.

Meeting in Moscow on Thursday, Mr. Berlusconi told Russian President Dmitri Medvedev that President-elect Barack Obama "has all the qualities to get along well with you: he's young, handsome and suntanned, so I think you can develop a good working relationship."

VIDEO

Italy's leading daily, Corriere della Sera, ran a video of the scene.

The leader of the center-left opposition, Walter Veltroni, said Mr. Berlusconi's remarks "seriously damage the image and dignity of our country on the international scene," Corriere della Sera reported. Mr. Veltroni — who has been called the Obama of Italy, except that he lost the election –­ added that such "cabaret one-liners" showed a "lack of respect" unworthy of a statesman.

He called on Mr. Berlusconi "to offer official apologies."

But Mr. Berlusconi said the remark had been all in fun: "Are there really people who don't understand it was a cute thing to say?" he said, according to Corriere. Adding: "God save us from imbeciles. How can you take such a great compliment negatively?"

SILVIO & OBAMA ....1

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi, the idiosyncratic billionaire who has dominated much of Italy's public life since 1994, was elected to a third term as prime minister on April 14, 2008.

Rejecting the sober responsibility of the departing prime minister, Romano Prodi, Italians chose in a moment of national self-doubt a man whose dramas — the clowning and corruption scandals, his rocky relations with his wife and political partners, his growing hairline and ever browner hair — play out very much in public.

Mr. Berlusconi, 71, Italy's third-richest man and owner of media and sports businesses, has survived a number of prosecutions and repeated rejections by voters. But his 2008 campaign was more subdued than his four other runs for national office, a reflection, many experts said, of the deep problems facing Italy, where growth has again dropped nearly to zero.

In this election, his promises were more modest — lowering taxes, cutting government spending and improving the nation's ailing infrastructure — a platform not much different from that of his opponent, Walter Veltroni, the former mayor of Rome and leader of the Democratic Party.

sabato 1 novembre 2008

THE TRAPANI CASE

(BUS 31..TRAPAI DAL ALTO MAGGIO 2008)

Certe notizie lasciano sempre un amaro in bocca, ma dobbiamo cominciare ad essere abbastanza sincere con noi stessi quindi la capacità di decifrare e decodificare alcuni elementi di manipolazione nei certi denuncia e a lupo! a lupo!!
Non sono ben informato della accaduta denunciato nella articolo sotto ma ci sono due punti da guardare da vicino.
  • (SALINA E ERICE MAGGIO 2008)
  • E' ammissibile che un gruppo di persone si ubriacano e disturbano i viaggiatori nel autobus? Nooo, anche in Nigeria,Somalia,Tunisia ecc non è ammissibile.
  • Per viaggiare in un autobus il viaggiatore deve avere un biglietto o altri titoli di viaggio. Allora si chiede se esiste una convenzione tra il centro di identificazione dei rifugiati di Trapani e la compagnia di trasporto per trasportare i richiedenti asilo gratuitamente dal centro città alla zona Saline grande.
  • Questi due punti (denunci) come scritti nella lettere sembrano più che una denuncia contro i nostri fratelli. Conosco l'auto 31 , conosco il centro per rifugiati a Salina grande, conosco anche i nostri fratelli e sorelle che transitano il centro; persone per bene ma nelle situazione (psicologica,fisica,sociale ecc) molto particolare.



  • (CHUKBYKE@PORTO TRAPANI LUGLIO 2008) E UN SALINA A SALIN GRANDE

    Cosa manca? La solidarietà . Si, oso dirlo, manca la nostra solidarietà verso i nuovi arrivati. Dobbiamo tutti (persone già stabiliti) fare i ruoli dei mediatori culturale naturale per questi nuovi arrivati che in molti sensi sono in situazioni pietosi . I gruppi e o associazioni nazionali ed etnici hanno perso i loro sensi di esistenze come capisco dal chicchere con diversi amici Africani. I nuovi arrivati non hanno più un luogo dove possono socializzare con il più vecchi per 'imparare come si(sopravvive) sta nei paese del uomo bianco' . I cosi detti 'anziani' hanno( abbiamo) perso la bussola e la barca va dove ca…..o il vento la porta. Ricordate il detto Igbo del'anziano ' cha stava a casa mentre una capra partoriva dei capretti legata ad un albero?'

    Dobbiamo ritrovare la bussola o altri continueranno a dirigere la barca anche qualche volte verso destinazione poco apprezzabile .

    Charles Okey.Chukwubike

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    (ALLEGATO DA: DIASPORA_AFRICANA_ITALIA@YAHOOGROUPS.COM)


    Liberazione 24-10-08 Trapani,bus vietati a persone di colore
    L'europarlamentare di Rifondazione Giusto Catania denuncia un episodio
    ?di intollerabile xenofobia? a Trapani, dove la societi trasporto
    locale Atm ha vietato ai passeggeri di colore di salire sui mezzi. ?A
    Trapani, in localitalinagrande , c'n centro per richiedenti asilo -
    spiega - La zona ollegata al capoluogo di provincia dalla linea 31
    dell'autobus. E' assurdo che l'Atm possa vietare l'accesso alle persone
    di colore o istituire bus riservati ai migranti e presidiati a bordo da
    carabinieri e poliziotti?. Catania, che ha chiesto l'intervento della
    Commissione europea, sostiene che ?tutto cirebbe avvenuto a causa di
    lamentele, mai sfociate in denunce, per la presenza a bordo di migranti
    ubriachi. Per risolvere il problema l'Atm ha deciso di revocare ai
    migranti il diritto a salire senza l'acquisto del biglietto. L'ipotesi,
    contestata da molti poich richiedenti asilo, che spesso non hanno
    neanche indumenti per coprirsi, hanno difficilmente la possibiliti
    acquistare i biglietti, tata ritirata. Ma, fallito questo tentativo -
    continua Catania - l'azienda ha pensato di lasciare all'autista la
    decisione su chi pulire o meno sull'autobus, a seconda del colore
    della pelle o dello sguardo molesto?. L'europarlamentare del Prc,
    quindi, chiede alla Commissione se non si stia configurando ?un "caso
    italiano" per la graviti ripetute pratiche palesemente xenofobe? e se
    non ritenga opportuno ?intervenire con urgenza e a tutti i livelli per
    evitare tali violazioni dei diritti fondamentali? .
    pape


    lunedì 13 ottobre 2008

    Autobus per bianchi

    La missione punitiva è avvenuta venerdì a Varese
    Marocchina 16enne picchiata da gruppo: «Si è seduta su bus in posto di italiani»
    Secondo gli investigatori si tratta di un episodio di bullismo tra adolescenti e non di razzismo
    VARESE - Il nome di Rosa Parks vi dice qualcosa? In Italia forse no, ma negli Stati Uniti tutti sanno chi era. Il 1° dicembre 1955 l'afro-americana Rosa Parks si rifiutò di alzarsi da un posto «riservato ai bianchi» su un autobus di Montgomery (Alabama). Fu la scintilla che diede il via alle manifestazioni antirazziste guidate da Martin Luther King. Ebbene, un episodio simile è avvenuto venerdì scorso (ma si è saputo solo domenica) a Varese, anche se per gli investigatori non ha una connotazione razzista.
    POSTO NON SUO - Una ragazza marocchina di 16 anni è stata picchiata in un raid da alcuni suoi coetanei, almeno sette. Il gruppo voleva «punirla» in quanto giovedì si era seduta su un autobus in un posto «non suo in quanto non italiana». L'episodio è stata denunciato dal padre della ragazza ai carabinieri, i quali hanno denunciato a piede libero con l'accusa di lesioni una delle presunte ragazze del gruppo, una 15enne che vive nel Varesotto. Al momento non vi è contestazione di aggravanti come le finalità di discriminazione razziale, perché in ambiente investigativo si tende a ritenere la violenza un episodio di bullismo fra adolescenti. La vittima, aggredita vicino alla stazione ferroviaria di Varese, è stata soccorsa dai volontari dei City Angels che operano nella zona ed è quindi stata portata al pronto soccorso per diverse contusioni. Il gruppo l'ha circondata per strada e pare che a picchiarla più pesantemente sia stata proprio una delle ragazze.
    12 ottobre 2008
    NO COMMENT

    venerdì 3 ottobre 2008

    Poverina....

    l'ex portavoce della destra insultata durante una pausa di «annozero»
    Santanchè: «Sono stati momenti orribili»
    «Lerner ha alzato il livello dello scontro. Poi due neri mi hanno detto di tutto, con una violenza ingiustificata»
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    AUDIO: Santanchè racconta gli insulti subìti ad «Annozero»
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    MILANO - «Ho passato dei momenti veramente brutti, sono ancora scossa». Daniela Santanchè, ormai ex portavoce della Destra di Storace, racconta la disavventura che le è capitata ad Annozero, durante una pausa pubblicitaria. «Gad Lerner ha fatto di tutto per alzare il livello dello scontro, dicendo che cavalco la paura - ha spiegato -. Ho detto "via i clandestini a calci nel sedere" e lo penso ancora oggi, proprio perché sono dalla parte degli immigrati regolari che hanno un lavoro e rispettano le nostre leggi. Ho detto anche che un delinquente è un delinquente, qualunque sia il colore della sua pelle».
    L'AGGRESSIONE - È stata questa frase, secondo l'ex candidata premier, a scatenare l'ira furiosa di due neri. «Nella pausa pubblicitaria sono piombati da me, mi hanno insultata: "bastarda, delinquente, figlia di puttana, troia", con una tale violenza verbale che sono stata incapace di reagire sul momento. Poi ho chiesto che venissero allontanati e Santoro lo ha fatto». E non è tutto. «Finita la trasmissione si avvicina un signore dicendomi che i due ragazzi vogliono chiedermi scusa e io dico benissimo. Per fortuna ho la scorta perché i due ragazzi non volevano affatto scusarsi: sono tornati da me, uno soprattutto, per castigarmi con la stessa arroganza di prima».
    Daniela Santanchè (Newpress)«CONTRO IL RAZZISMO» - La puntata del programma, «Italiani brutta gente», era dedicata alla strage di Castelvolturno e agli ultimi episodi di razzismo, come l'omicidio di Abdul, ucciso a Milano per aver rubato un pacco di biscotti; il cinese malmenato da una baby-gang a Roma; l'ambulante senegalese picchiato al mercato a Milano. «È stato un gesto inaccettabile perché io voglio insegnare ai giovani che non bisogna essere razzisti e sono sempre stata dalla parte degli immigrati regolari facendo anche delle battaglie a favore delle donne musulmane - sottolinea Santanchè -. L'intolleranza viene anche da queste persone. Dico basta alla finta solidarietà: i clandestini mi devono spiegare come fanno a vivere, dato che girano tutti con macchine e collane d'oro al collo. Non vorrei che si scatenasse un razzismo al contrario».
    «CONTINUO AD ANDARE IN TV» - Giusto poche ore prima di Annozero il premier Berlusconi aveva detto basta con le trasmissioni non imparziali, invitando tutti gli esponenti del Pdl a non partecipare a talk-show in cui si fa «insulto e mendacio». Ma Santanché, nonostante il suo ormai noto avvicinamento alla maggioranza, fa dei distinguo: «Non sono d'accordo, non getto la spugna e lo faccio perché voglio che i nostri figli siano uomini liberi». In ogni caso, sottolinea, «non bisogna alzare il livello di scontro nelle trasmissioni, perché basta guardare la popolazione carceraria nel nostro paese, la maggioranza sono stranieri. Sono stufa del politically correct, essere solidali vuol dire garantire a queste persone un lavoro, una soglia di dignità».
    «ITALIA NON È RAZZISTA» - E soprattutto basta dire che l'Italia è un paese razzista, continua l'onorevole. «La camorra non è razzismo, è solo delinquenza - sottolinea parlando di Castelvolturno -. Però gli italiani hanno paura e la paura è dettata dalla malapolitica, al fatto che domina l'illegalità e non c'è la certezza della pena. Gli italiani non sono razzisti, pensano però che la patria debba essere di chi la ama. Allora il governo deve avere il coraggio di prendere provvedimenti più duri introducendo il reato di clandestinità ed eseguendo le espulsioni con accordi bilaterali. Un paese con regole certe può permettersi di essere ospitale».
    Laura Cuppini03 ottobre 2008

    ROMA 1938.........ROMA 2008..... RAZZA....




    Una scritta razzista sulla via di or Bella Monaca dove è stato aggredito il cinese (foto Gabrielli - Toiati)











    martedì 16 settembre 2008

    Licenziato perchè di colore

    Un giovane nigeriano allontanato dalla Vismara dopo aver denunciato le offese
    Il racconto di Daniel: l'azienda copre chi mi tormentava

    "Due anni di insulti sul lavoro
    licenziato perché sono di colore"

    dal nostro inviato PAOLO BERIZZI

    LECCO - Per due anni ha insaccato e ha incassato. Tutti i giorni. Sempre lì, al suo posto, in uno dei più grossi salumifici italiani. Ha insaccato salami e mortadelle. Ha incassato insulti razzisti e offese umilianti. La più becera, e anche la più banale, è "sporco negro": la stessa firma degli assassini di Guibre. E' quella che lo ha marchiato dentro, che lo ha fatto sentire un comodo sfogatoio per le frustrazioni di un collega, che poi sono diventati un gruppo, e allora la cosa si è fatta ancora più pesante. Questa è la storia di Daniel - basta il nome - , nigeriano di Lagos, 24 anni, un bambino di due.
    Daniel non è un clandestino: è in Italia regolarmente dal 2003. Abita a Villasanta, Brianza monzese, con la moglie e il figlio. Paga un affitto. Ha un lavoro, anzi, l'aveva. Perché l'hanno licenziato. Daniel è un operaio macchinista. Nel 2006 inizia a lavorare alla Vismara S. p. A di Casatenovo, Lecco. Si divide tra il reparto e il forno. Sgobba da mattina a sera.

    Mai un problema, mai un richiamo, racconta. E ottimo rendimento, visto che ogni sei mesi gli rinnovano il contratto. Ma nello stabilimento c'è un ostacolo imprevisto con cui il cittadino africano deve fare i conti: il razzismo. A dargli dello "sporco negro", all'inizio, è solo un collega. Per lui insultare Daniel è la regola. Altri operai iniziano presto a apostrofarlo nello stesso modo. Uno stillicidio di offese al quale l'immigrato, nonostante le ripetute richieste di spiegazioni, non riesce a sottrarsi.

    Manda giù, abbozza quando un giorno gli dicono: "La vuoi capire o no che voi extracomunitari di m. in Italia non potete stare?". Solo perché aveva chiesto a un collega di aiutare un altro lavoratore in difficoltà, un peruviano che non riusciva a trasportare dei colli di mortadella. "Chi credi di essere? Mica penserai di comandare noi italiani?".

    Daniel ha paura di denunciare chi lo tormenta: non vuole rischiare di perdere il posto di lavoro. Un giorno si rivolge al capo reparto, che però minimizza: "Dai, non farci caso... sai come sono fatti i ragazzi... Tu pensa a fare il tuo lavoro e basta". Ma alla fine di giugno decide che il vaso è colmo. Accade quando entra nello spogliatoio e trova il suo armadietto distrutto. Un atto vandalico, l'ultimo sfregio. Lui che non ha mai ricevuto provvedimenti disciplinari, lui che guadagna 1100 euro e che - dopo 12 contratti - viene ancora pagato dall'agenzia interinale "Iwork" di Arcore.

    Il 28 giugno Daniel presenta una querela alla Procura di Lecco: racconta nel dettaglio le odiose offese che gli sbattono addosso. Spera che dopo quell'esposto qualcosa possa finalmente cambiare. Che la sua dignità non sia più calpestata. E invece al danno si aggiunge la beffa. L'altro giorno la Vismara gli da il "benservito": "A fine mese non presentarti più in azienda", gli comunica il capo reparto. L'operaio crede sia uno scherzo di cattivo gusto: e invece è tutto vero.

    "Ho subito per due anni in silenzio, senza ribellarmi - racconta - proprio perché non volevo rischiare di perdere il posto. Ma non ce l'ho più fatta a sopportare di essere offeso in quel modo. E così adesso sono senza lavoro. Non ce l'ho con l'Italia e con gli italiani. L'Italia mi ha dato il lavoro, la possibilità di sfamare me stesso e la mia famiglia. Ce l'ho con l'ignoranza di chi ti insulta perché hai un colore della pelle diverso dal loro. Ho una moglie e un figlio piccolo da mantenere. Il mio stipendio me lo sono sempre guadagnato onestamente, mi ferisce che me lo abbiano tolto solo perché ho detto basta al razzismo. Oltretutto ci sono altri lavoratori extracomunitari nello stabilimento. Quando sono andato in Tribunale ho pensato anche a loro, anche se ognuno reagisce a modo suo e alla fine ognuno si fa gli affari suoi".

    Dagli uffici della Vismara, alla quale ci siamo rivolti ieri per chiedere chiarimenti sulla vicenda, per ora non è arrivato nessun commento. Ironia del caso - va detto che l'azienda almeno per ora non ha alcuna responsabilità - come melodia di sottofondo dell'attesa telefonica s'odono le parole di Vasco Rossi: "... basta poco per essere intolleranti... per essere un po' ignoranti...".

    Il legale di Daniel, Francesco Mongiu, ha riassunto la storia di questo strano licenziamento e la sottoporrà al giudice del lavoro. "Per "pura coincidenza" - racconta l'avvocato - il cognato del mio assistito, un cittadino della Sierra Leone, laureato anche lui in regola, dopo un periodo di prova nello stesso salumificio, è stato ritenuto inidoneo al compito di insaccatore di mortadelle".

    (16 settembre 2008) da Repubblica on line

    lunedì 25 agosto 2008

    Linea dura dei vigili

    CRONACA MobileInviaStampaProteste a Termoli (Campobasso): i cittadini
    hanno scattato anche delle foto, inviate a un sito locale
    La linea dura dei vigili
    l'ambulante nel portabagagli
    di GIUSEPPE CAPORALE

    TERMOLI - Un giovane ambulante extracomunitario aggredito, tenuto per il collo e trascinato sull'asfalto, lungo il corso della città. Da tre vigili urbani.
    E' accaduto a Termoli, all'altezza del corso Nazionale, sabato scorso, verso sera. Testimoni dell'accaduto diversi cittadini che non solo hanno fotografato la scena con i telefonini, ma sono intervenuti in soccorso del giovane straniero, affrontando le forze dell'ordine.



    La polizia municipale aveva fermato l'ambulante in quanto sprovvisto di licenza di vendita. Pare che l'extracomunitario, a quel punto, abbia opposto resistenza aggrappandosi alla merce che i vigili volevano sequestrare. Poi, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato strattonato a terra e trascinato in mezzo alla strada fino all'auto dei vigili.

    "Volevano caricarlo nel portabagagli" raccontano alcuni testimoni al sito internet Primonumero.it che per primo ha pubblicato le foto dei lettori indignati per l'accaduto.

    "Ho assistito a una deplorevole scena di crudeltà gratuita - commenta un testimone - i vigili urbani hanno trascinato e strattonato un ragazzo di colore perché non era in possesso della licenza. Alcuni miei amici hanno scattato delle foto con il cellulare. I vigili urbani è inutile che cerchino giustificazioni poiché non è vero - come affermano - che l'ambulante ha avuto una reazione eccessiva e che li ha autorizzati ad usare violenza nei suoi confronti. Ero presente ai fatti e ho ancora nelle orecchie la voce e il pianto dell'extracomunitario che supplicava".

    Il responsabile della polizia municipale Rocco Giacintucci, replica: "Non so nulla, ero in ferie. Sto apprendendo ora quanto è successo. Una cosa però è certa: se i vigili hanno agito in quel modo è perché evidentemente c'è stata una reazione spropositata del giovane. Le regole in qualche modo le dobbiamo fare rispettare. Capisco che certe scene possono apparire più o meno cruente, ma dipende dalla reazione del soggetto".

    "Davvero il pericolo più grave e il rischio più grande per l'ordine pubblico per la mia città, sono i venditori abusivi?" si chiede Marcella Stampo, della cooperativa Baobab "e quand'anche fosse così, non c'è altro modo per arginare il pericolo che picchiare e portare via una persona come fosse una cosa vecchia o una carcassa di animale, chiuso in un portabagagli? Mi rallegra solo pensare che le persone presenti abbiano avvertito la stupida cattiveria dell'accaduto e abbiano protestato".

    (25 agosto 2008)

    martedì 19 agosto 2008

    Aggressione razzista a Genova

    Repubblica on line 19/08/2008
    CRONACA MobileInviaStampaSi esaminano i filmati delle telecamere a circuito chiuso. Forse matrice Forza Nuova
    Lo studente rimasto vittima dell'assalto è il figlio di un funzionario governativo
    Aggressione razzista a Genova
    in 13 picchiano giovane angolano
    di MASSIMO CALANDRI


    Il piazzale della stazione dove è avvenuto il pestaggio
    GENOVA - "Sporco negro, puzzi". Prima insultato e poi picchiato a sangue dal branco razzista all'uscita dalla discoteca. La vittima è uno studente universitario di origine angolana, Assunçao Bonvindo Mutemba, 24 anni, figlio di un funzionario ministeriale del paese africano, iscritto alla facoltà di Economia e Commercio di Genova. Lo avrebbero aggredito venerdì notte tredici persone: il ragazzo è stato ascoltato a lungo ieri pomeriggio dagli investigatori della Digos, che hanno giudicato "attendibile" la ricostruzione dei fatti.

    È stata aperta un'inchiesta per violenza privata e lesioni, aggravate dalla discriminazione razziale: i poliziotti stanno ora esaminando il filmato delle telecamere a circuito chiuso della stazione ferroviaria del quartiere di Nervi, che dista pochi metri dal luogo del pestaggio. Tra gli assalitori, sostengono alcuni testimoni, ci sarebbero dei simpatizzanti di un locale circolo di Forza Nuova.

    "È stato drammatico. Umiliante". Lo studente era in compagnia di una giovane genovese quando, lasciando il locale notturno sul lungomare, è stato improvvisamente circondato da un gruppo di sconosciuti. "Credo volessero vendicarsi di un altro straniero, uno dell'Europa dell'Est, con cui avevano litigato all'interno della discoteca. Lo aspettavano, quello non usciva più. Quando mi hanno visto, se la sono presa con me. Hanno cominciato a riempirmi di parolacce".

    Sporco negro. Puzzi. Scimmia. Torna in Africa. Ti ammazziamo. Assunçao non reagisce, cerca solo di farsi largo e di allontanarsi il più rapidamente possibile. Non glielo permettono, il cerchio di stringe e cominciano i primi spintoni. A quel punto è la ragazza che si trova con lui a rispondere per le rime. A gridare di lasciarlo in pace. A mettersi a chiedere aiuto. Dura tutto un paio di minuti, ma sembra un'eternità. Calci, pugni. Lo straniero prova a difendersi ma soccombe.

    "Sono arrivati colpi da tutte le parti, non vedevo più nulla: cercavo solo di resistere, di non cadere a terra. E nelle orecchie mi rimbombavano gli insulti". Quando qualcuno dalla discoteca esce per soccorrerlo - i buttafuori, particolarmente robusti, sono anche loro di origine africana - il branco fugge e si disperde. Scappano in direzione della stazione, la telecamera forse li riprende. "Qualcuno di loro aveva la testa rasata. Ma non mi sembra di avere visto tatuaggi o simboli particolari".

    La polizia ritiene che si tratti di un gruppo di balordi, senza particolari connotazioni politiche. Di simpatie per l'estrema destra avrebbero parlato persone che hanno assistito all'aggressione, e che sostengono di aver riconosciuto alcuni presunti frequentatori di un vecchio circolo di Forza Nuova del quartiere, chiuso però da diverso tempo.

    (19 agosto 2008)

    giovedì 14 agosto 2008

    Come ci si difende dai suprusi?

    CRONACA (da Repubblica on line)

    La denuncia di due ragazze sudamericane maltrattate da un poliziotto a Roma. Una fermata e poi rilasciata: erano sedute sugli scalini di una chiesa
    L'odissea di una peruviana"In cella perché straniera"

    La Chiesa di Santa Maria della Vittoria, davanti alla quale le due peruviane sono state fermatedi MARIA ELENA VINCENZI ROMA - Scambiata per prostituta, umiliata davanti ai passanti proprio nel centro della città, portata all'ufficio Immigrazione. E lasciata lì, tutta la notte, in una cella minuscola, sporca e maleodorante con prostitute vere, che le passano accanto e sbrigano le pratiche per il rilascio ben più velocemente di lei. Succede a Roma, la città che, su disposizione del governo, avrà il maggior numero di militari a presidiare strade, stazioni, ambasciate. La stessa dove i primi appuntamenti nell'agenda del sindaco sono le nuove ordinanze anti-rovistaggio, anti-accattonaggio Scambiata per prostituta, una notte in cella Le vittime sono due ragazze normalissime. Vestite come qualsiasi altra giovane romana. Jeans, T-shirt a girocollo, ballerine, 28 anni, occhiali a goccia, capelli legati e un filo di trucco. Solo che, nonostante l'inflessione romanesca, sono peruviane. Almeno di nascita: a Roma ci vivono da cinque anni. Sono diplomate in Italia e frequentano regolarmente l'università "La Sapienza". Si mantengono con qualche lavoretto, una fa la cameriera e l'altra la baby sitter. Vivono in zona Prati. La domenica insegnano catechismo a Santa Maria degli Angeli, piazza della Repubblica, poco distante dalla centralissima stazione Termini. Un racconto fatto di lacrime e paura, quello delle due protagoniste della storia, M. J. P. e Y. V. "Erano le 17 quando sono arrivata in via XX Settembre per aspettare che la mia amica uscisse dal lavoro. Dovevamo andare con amici a prendere l'aperitivo. Lei era in ritardo, così ho deciso di sedermi sui gradini di Santa Maria della Vittoria. Cinque minuti e una volante della polizia mi si avvicina. Gli agenti abbassano il finestrino e uno dei due mi chiede: "Ma che fai ti metti a lavorare proprio qui, davanti a una chiesa?". Io, incredula, rispondo: "Come?". Lui ripete lo stesso concetto. Rimango senza parole, non riesco a credere che si possano essere permessi di confondermi con una prostituta: sono una ragazza normale, vestita con gonna e camicia. Non riesco a reagire. L'unica cosa che faccio è chiamare la mia amica". Che racconta: "Sono scesa, ho trovato M. in lacrime. Mi sono avvicinata e gli agenti hanno ripetuto a me la stessa cosa, con lo stesso tono sprezzante: "Bella, diglielo pure alla tua amica, questa è una chiesa, non potete mettervi a lavorare qui". Vado su tutte le furie e loro, di tutta risposta, ci chiedono i documenti: io li avevo, la mia amica no perché aveva una borsetta da sera molto piccola. Intorno, la gente iniziava a innervosirsi per la reazione dei poliziotti. Tanto che, dopo qualche schermaglia, decidono di andare via".
    Ma non finisce qui: alcune donne che hanno assistito alla scena convincono le studentesse ad andare a denunciare l'accaduto in questura. Hanno preso pure il numero di targa della volante. Le due ragazze decidono di seguire il consiglio e a piedi arrivano a via San Vitale, sede della questura di Roma. "Entriamo in portineria e chiediamo di fare una denuncia: il poliziotto all'entrata è gentilissimo. Dopo un minuto, dall'ingresso entra lo stesso agente con cui avevamo litigato. "Ancora qui state? Adesso vi faccio passare la voglia". E mi prende per un braccio - racconta Y. V. - io mi divincolo e gli dico che lo denuncerò. L'agente per la prima volta abbandona il tono arrogante, si stizzisce e carica la mia amica in macchina. "Con te non posso ma con lei sì, è senza documenti". E se ne vanno senza nemmeno dirmi dove la portano. I colleghi della questura, che hanno visto la scena senza battere ciglio, dopo la mia insistenza mi dicono la destinazione, l'ufficio immigrati di via Patini. Chiamo un amico, vado a casa di M. a prendere i documenti e li porto là. Arrivo alle 20 e consegno tutto. Chiedo quanto ci metteranno a rilasciarla: due ore circa. Decido di aspettare. Passano le ore e delle mia amica nemmeno l'ombra". "Mi hanno tolto tutto quello che avevo - spiega l'amica - e mi hanno chiuso dentro una cella sporca di immondizia. Non riuscivo a smettere di piangere. Tutti gli altri stranieri che stavano lì uscivano prima di me, ladre, prostitute, pusher, abusivi. La notte è passata così, tra lacrime e preghiere. Sono uscita solo alle 10.30 del mattino". Versione confermata anche da un amico italiano, C. B., che ha accompagnato Y. a prendere i documenti a casa della ragazza e poi a via Patini. "Siamo stati lì davanti fino alle 3 del mattino, poi siamo tornati più tardi. E, infine, alle 10.30 sono stato io a prendere M. quando, sconvolta, è stata rilasciata e l'ho accompagnata a casa in motorino". E ancora ieri, una volta fuori, le ragazze non riescono a dimenticare. "Roma è diventata invivibile per gli stranieri: siamo regolari, parliamo romano, abbiamo amici italiani eppure veniamo trattate così. Siamo qui da tanti anni, continuiamo ad amare questa città, ma facciamo fatica a viverci". Forse tutto questo andrebbe denunciato. "Volevamo farlo ieri, ma poi è andata come è andata. Ora abbiamo paura, chi ci torna in questura?". (14 agosto 2008)

    martedì 5 agosto 2008

    ......sono un extracomunitario, un clandestino vero.........

    Gran figlio di Troja

    Il blog di Tony Troja

    Qualche mese fa sono andato in Svezia per cercare lavoro. Le mie ricerche hanno avuto uno scarso successo. Dovunque io andassi, c'era sempre una porta aperta che si chiudeva subito non appena saputa la notizia che io fossi italiano. Ho pensato, allora, che gli svedesi ce l'hanno con noi. Macchè. Ho scoperto, mesi dopo, che il Governo svedese sta adottando una politica niente male. Sta, come dire, facendo mobbing, verso chi non è autoctono, per il semplice motivo che la cultura e la lingua svedese stanno radicalmente sparendo dalla Svezia. Quindi, per preservare la storia e soprattutto la lingua (tutti in Svezia parlano un ottimo svedese, anche i bambini), prima danno il lavoro a chi è svedese e poi a tutti gli altri.

    Qui in Italia, invece, facciamo l'esatto contrario. Arrivano orde di clandestini e li portiamo a Lampedusa, li mettiamo dentro un centro d'accoglienza e ce li teniamo fino a quando campano. Se gli va male, se gli va bene li spargiamo nel resto del territorio nazionale. Ho sentito il Ministro dell'Interno MARONI, dire che saranno costruiti presto altri tre centri d'accoglienza perchè in quello di Lampedusa non ce ne entrano più.

    Maroni, della Lega Nord, che dice che bisogna costruire altri centri d'accoglienza?!? Ma non era lo stesso che, insieme a Bossi, aveva detto in campagna elettorale che avrebbe messo un freno all'immigrazione clandestina?!? Allora, mi vien da pensare che, forse, questi nuovi centri saranno costruiti a Milano, Bergamo e Brescia.

    Sono un po' confuso…. Su una cosa, però, sono sicuro.

    Stiamo facendo di tutto per sponsorizzare l'immigrazione. Clandestina e non. Oggi ha diritto più un extracomunitario che un italiano. Quante volte ho sentito di genitori che non possono iscrivere i loro figli all'asilo perchè i figli degli extracomunitari hanno la precedenza. Non solo, poi, arrivano anche i genitori extracomunitari che esigono che sia tolto il crocifisso dalle aule. Vieni a casa mia e vuoi pure comandare?!? Ma non se ne parla nemmeno!

    Stiamo sponsorizzando l'immigrazione anche con il lavoro. Non c'è più un posto di lavoro da operaio che non sia occupato da un extracomunitario. Entri nelle fabbriche e vedi un sacco di marocchini e africani in genere. La cosa è data anche dal fatto che i lavori in fabbrica sono sempre più pesanti e pagati sempre meno. E quindi gli extracomunitari fanno qualsiasi lavoro, anche quelli più merdosi. Ma con uno stipendio italiano, un senegalese campa tutta la famiglia in Senegal. E quindi Parigi val bene una messa.

    Sponsorizziamo l'immigrazione anche con gli enti pubblici. Le Poste Italiane, da poco, sono entrate anche nel mercato della telefonia mobile. La cosa bella è che le tariffe più convenienti sono state create per agevolare proprio gli extracomunitari. Infatti :

    con Poste Mobile scegli un Paese e chiami a 16cent/min. Argentina, Bangladesh, Brasile, Colombia, Croazia, Ecuador, Egitto, Filippine, Ghana, India, Marocco, Moldavia, Montenegro, Nigeria, Pakistan, Perù, Polonia, Romania, Russia, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Tunisia e Ucraina.

    Ci fosse almeno un Paese tipo la Germania, la Francia, l'Inghilterra. Macchè!

    Anche per quel che riguarda le badanti la sponsorizzazione è già in atto. Se una badante polacca di diciannove anni, assiste un anziano, dopo nove anni diventa la legittima proprietaria della sua pensione. La moglie e i figli dell'anziano lo prendono in quel posto e la ragazza polacca è libera di far venire il resto della sua famiglia in Italia a campare con la pensione ampiamente meritata.

    Io, però, in tutto questo sono ancora un lavoratore precario che alla fine del mese deve chiedere i soldi a mamma e papà. Quando possono darmeli.

    Adesso, però, voglio giustizia. Sono siciliano e abito al nord. Per anni sono stato chiamato MAROCCHINO. Non spetterebbe anche a me, allora, un posto fisso in fabbrica e una tariffa comoda per chiamare la mia mamma in Terronia?

    Meno male che il nano c'è…



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