domenica 31 agosto 2008

ITALIA E LIBIA

L'amicizia libica costa cinque miliardi di dollari


Scritto da Angelo D'Addesio
domenica 31 agosto 2008
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E' stata un'amicizia dura da conquistare quella fra l'Italia e la Libia, ma a quanto pare sembra sancita definitivamente dal Trattato di Amicizia e Cooperazione, a suon di miliardi di dollari, ben 5, che l'Italia sborserà in modo scaglionato per i prossimi 25 anni al paese africano, come risarcimento compensativo per la pesante aggressione subita nel 1911 e perpetuata fino al 1943, durante gli anni del dominio coloniale.

In questo accordo Muammar Gheddafi ha sfogato tutto il sentimento di umiliazione suo e della popolazione libica, uccisa durante il biennio 1911-1912 in sanguinosissime battaglie nel deserto, oppure deportata nella repressione che ne seguì, in cui il 50% della popolazione civile furono spinti alla prigionia, alla fuga nel deserto ed al confino nelle isole italiane, tra cui numerosi parenti del leader libico, come il nonno ferito a morte ed il padre gravemente menomato. Eppure questo accordo sancisce anche il definitivo rientro della Libia nel panorama delle potenze africane emergenti sul piano economico, energetico oltre che storico, al fianco dell'Egitto, della Nigeria e del Sudafrica.

Dopo il grande isolamento, l'avversione degli Usa, gli anni della guerra fredda, oggi la Libia può contare sulla riappacificazione statunitense, su un seggio provvisorio all'Onu e sul rapporto di timore/rispetto con l'Unione Europea. Il rapporto con l'Italia, poi, è dettato da interessi reciproci che vanno molto al di là dei semplici corsi e ricorsi storici. L'accordo sottoscritto dal premier Berlusconi a Tripoli, configura non solo un risarcimento danni ma rafforza anche la serie di notevoli investimenti italiani in Libia: la costruzione della grande autostrada litoreanea Tripoli-Bengasi, lunga 2000 km per un costo di 6 miliardi, ricalcante la vecchia Via Balbia, la prima grande strada in Africa, di ideazione italiana, che unificava la Tripolitania e la Cirenaica, la costruzione lungo il tragitto di numerose infrastrutture, la costruzione di due nuovi grandi ospedali, la predisposizione di un piano di miglioramento scolastico con borse di studio per studenti libici in Italia ed indennizzi per mutilati di guerra e la restituzione delle opere d'arte trafugate in Italia, fra cui la Venere di Cirene, già consegnata durante l'incontro ed oggetto di un contenzioso chiusosi in favore libico, con una sentenza del Consiglio di Stato, il giugno scorso. Passi in avanti anche per la restituzione dei visti per i 20.000 italiani cacciati dalla Libia dopo il golpe nel 1970, sebbene i rimpatriati non siano del tutto in sintonia con la scelta del governo.

Dietro tutto questo, il cartello delle grandi imprese energetiche ed edili impegnate in fruttuosi accordi ed il rafforzamento del partenariato sull'immigrazione. Proprio lo scorso anno l'ENI ha ottenuto il rinnovo per 25 anni delle concessioni per l'estrazione di gas e petrolio e la medesima si farà carico dei costi per la costruzione di autostrada ed altre infrastrutture. Altri lavori coinvolgeranno Impregilo, Finmeccanica, perfino l'Università di Palermo che ha instaurato preziosi rapporti con quella di Bengasi. Infine l'ultimo grande contrappeso per l'Italia è il rafforzamento dell'accordo sottoscritto da Amato nel 2007, ovvero pattugliamenti congiunti di Italia e Libia nel canale di Sicilia e intensificazione dei controlli, anche a mezzo radar, ai confini con Ciad, Niger e Sudan, collaborazioni con guardia costiera e forze dell'ordine.

La guerra ai "mercanti di schiavi" passa per questo accordo, anche se fino ad una settimana fa l'emorragia di immigrati dalla Libia è proseguita ed un peschereccio con 48 persone è partito dalle coste della Tripolitania ed è stato riportato in Libia qualche giorno dopo e la soluzione dei respingimenti in mare non è umanamente la migliore, visto che il regime di Gheddafi non ha di certo mano tenera con i profughi che per legge sono destinati ai centri di detenzione per un certo periodo di tempo, dove solo quest'anno, sono finite 60.000 persone. La speranza è tutta in una cooperazione energetica ed in un aiuto efficace sull'immigrazione, nulla più della linea seguita dai governi precedenti. Solo il tempo potrà dire se sarà valsa la pena e se questo precedente non porterà Eritrea e Somalia in futuro (e non sarebbe uno scandalo, anzi l'Eritrea sembra intenzionata in questa direzione) a seguire l'esempio del vicino libico.

sabato 30 agosto 2008

Il ricongiungimento dei parenti di cittadini italiani

Le leggi:

Le attuali leggi in materia d'immigrazione (legge 30 luglio 2002, n. 189, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 199 del 26 agosto 2002 e successive modifiche), meglio nota come Bossi-Fini che modifica la legge Turco-Napolitano (D.Lgs. 286/98 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 191 del 18 agosto 1998 - Supplemento Ordinario n. 139), stabiliscono puntualmente le regole ed i procedimenti necessari a tutti i cittadini di paesi terzi per l'entrata e la permanenza nel territorio dello Stato italiano.

Le leggi citate impongono gravi limitazioni all'ingresso ed al soggiorno nel territorio dello Stato italiano per tutti i familiari di cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti nello stesso; ad esempio, non è consentito il ricongiungimento del cittadino di paese terzo con i propri genitori che non abbiano compiuto i 65 anni e con altri figli residenti nel paese d'origine; non è consentito il ricongiungimento del cittadino di paese terzo con i propri figli se di maggiore età, etc. .

Le stesse limitazioni non trovano invece applicazione nel caso di cittadini di Paesi terzi familiari di cittadini italiani/comunitari, come si evince dai seguenti decreti:

  1. Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Art. 1 (Ambito di applicazione), comma 2. Il presente testo unico non si applica ai cittadini degli Stati membri dell'Unione europea, se non in quanto si tratti di norme più favorevoli, e salvo il disposto dell'articolo 45 della legge 6 marzo 1998, n. 40.

  2. Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Art. 28 (Diritto all'unita' familiare), comma 2. Ai familiari stranieri di cittadini italiani o di uno Stato membro dell'Unione Europea continuano ad applicarsi le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1965, n. 1656, fatte salve quelle più favorevoli della presente legge o del regolamento di attuazione.

  3. Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Art. 30 (Permesso di soggiorno per motivi familiari), comma 4. Allo straniero che effettua il ricongiungimento con il cittadino italiano o di uno Stato membro dell'Unione europea, ovvero con straniero titolare della carta di soggiorno di cui all'articolo 9, e' rilasciata una carta di soggiorno.

  4. Il D.P.R. 1656/1965, oggi è sostituito dal DPR 54/2002, Art. 15. (Abrogazioni), comma 1. E' abrogato il decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1965, n. 1656.

  5. Il D.P.R. del 18 gennaio 2002, n. 54, Art. 3 (Diritto al soggiorno), comma 3. Per i soggetti indicati alle lettere a), b) e c) del comma 1, il soggiorno e' altresì riconosciuto, quale che sia la loro cittadinanza, ai coniugi, ai figli di età minore e agli ascendenti e discendenti di tali cittadini e del proprio coniuge, che sono a loro carico, nonché in favore di ogni altro membro della famiglia che, nel Paese di provenienza, sia convivente o a carico del coniuge, degli ascendenti del lavoratore e degli ascendenti del suo coniuge.

  6. Il D.P.R. del 18 gennaio 2002, n. 54, Art. 5 (Richiesta della carta di soggiorno), comma 4. con la domanda, l'interessato può richiedere il rilascio della relativa carta di soggiorno anche per i familiari di cui all'articolo 3, commi 3 e 4, lettera b), quale che sia la loro cittadinanza:

    • il coniuge non legalmente separato ed i figli di eta' inferiore agli anni diciotto;

    • i figli di maggiore eta' a carico, gli ascendenti e discendenti delle persone di cui alla lettera a) e del coniuge che siano a loro carico.

Applicazioni:

    Dall'analisi dettagliata dei decreti di legge citati emerge quanto segue:

    • I familiari di cittadini italiani e dei loro coniugi, qualsiasi sia la loro nazionalità, compresi genitori e figli di maggiore età, propri o del proprio coniuge e che siano a carico dello stesso, senza altre limitazioni, hanno diritto di ingresso nel territorio dello Stato italiano.

    • I familiari di cittadini italiani e del loro coniuge, qualsiasi sia la loro nazionalità, hanno diritto alla carta di soggiorno (CdS) se entrati per ricongiungimento con il cittadino italiano.

    Nota: restano comunque valide le limitazioni di accesso per comprovata pericolosità per lo Stato italiano nei confronti del cittadino straniero, che ne impedirebbero l'ingresso ed il soggiorno sia in materia di ordine pubblico sia sanitario, motivo unico per cui i cittadini di Paesi terzi sono comunque soggetti al rilascio del visto di ingresso.

Esempi pratici:

    • Il coniuge del cittadino italiano, che sia cittadino di Paese terzo, ha diritto al rilascio immediato della Carta di Soggiorno (CdS).

    • Dietro richiesta del cittadino italiano, i genitori del coniuge che sia cittadino di Paese terzo, possono essere ricongiunti nel territorio dello Stato italiano senza dover richiedere il nulla osta alla questura.

    • Su richiesta del cittadino italiano, i figli minori o di maggiore età del coniuge di paese terzo, possono essere ricongiunti senza nessun nulla osta della questura, con il consenso dell'altro genitore o dimostrando la sua assenza.

Carta di Soggiorno:

    La Carta di Soggiorno (CdS) è un documento rilasciato dal Questore che consente ad un cittadino di Paese terzo di soggiornare all'interno del territorio italiano ed ivi entrare ed uscire con condizioni simili a quelle di un cittadino italiano. La CdS consente inoltre l'ingresso nello spazio Scenghen senza bisogno del visto per periodi non superiori a 3 mesi.

    La CdS può essere di due tipologie, la prima a tempo indeterminato (di seguito CdSe), la seconda valida per un periodo di 5 anni e rinnovabile a tempo indeterminato (di seguito CdSc). La CdSe viene rilasciata ai cittadini extracomunitari che dimostrino la loro permanenza sul territorio per un periodo di tempo superiore a 6 anni; accade che la stessa CdSe venga rilasciata erroneamente a cittadini di Paesi terzi familiari di cittadini italiani, i quali hanno invece diritto alla CdSc. I familiari extracomunitari che siano familiari di cittadini italiani, in quanto tali, ereditano tutti i diritti dei cittadini comunitari.

    La CdSc può essere revocata solo per motivi gravi, pertanto la distinzione tra CdSe e CdSc non è solo accademica ed è importante che ai soggetti interessati venga rilasciata l'esatta tipologia.

Esempio pratici:

ricongiungimento dei suoceri minori di 65 anni con altri figli nel paese di origine;

    La richiesta di ricongiungimento deve essere fatta dal cittadino italiano direttamente al consolato italiano del paese terzo dei suoceri, dovranno essere presentati i seguenti documenti:

    • Modulo di domanda visto (richiedere Visto Nazionale tipo D valevole 365 giorni ingressi multipli);

    • Dichiarazione del cittadino italiano che desidera ricongiungere i suoceri;

    • Foto

    • Copia del CdS/PdS del coniuge del cittadino italiano

    • Fotocopia del passaporto dei suoceri

    • Fotocopia del documento di identità del cittadino italiano

    • Estratto dell'atto di matrimonio del cittadino italiano

    • Certificato di nascita con generalità del coniuge del cittadino italiano

    Il visto deve essere rilasciato nella stessa giornata o comunque entro pochi giorni dalla data di richiesta, come previsto dalle disposizioni del MAE in conseguenza delle disposizioni europee.

Le norme di attuazione del D.P.R. 54/2002:

    Voglio sottolineare il fatto che ad oggi non sono state ancora rilasciate le norme di attuazione relative al D.P.R. 54/2002, questo comporta l'attuazione della precedente disposizione del D.P.R. 1656/1965 con la quale non è consentito il ricongiungimento con i fratelli e le sorelle anche per il cittadino italiano.

Terminologia:

  • Cittadino comunitario: Persona che detiene la cittadinanza di un paese dell' Unione Europea;

  • Cittadino di paese terzo: Persona che non detiene la cittadinanza di un paese dell' Unione Europea;

  • Visto: targhetta adesiva da applicare sul passaporto del cittadino di paese terzo che autorizza quest'ultimo all'ingresso sul territorio di un paese dell'Unione Europea.

  • Permesso di soggiorno: Documento che dimostra la facoltà di un cittadino di paese terzo al soggiorno sul territorio nazionale per un periodo limitato di tempo e con alcune limitazioni rispetto al cittadino comunitario:

  • Carta di soggiorno: Documento che dimostra la facoltà di un cittadino di paese terzo (oppure di un cittadino comunitario cittadino di un altro stato membro dell'UE rispetto allo stato emettente la carta di soggiorno) al soggiorno sul territorio nazionale per un periodo prolungato o illimitato di tempo con parità di diritto rispetto ai cittadini comunitari;

  • Cittadino regolarmente soggiornante: Cittadino di paese terzo in possesso di un permesso di soggiorno o di una carta di soggiorno:

  • Ricongiungimento: procedura amministrativa con la quale la famiglia straniera di un residente in Italia (comunitario o di paese terzo) appunto si ricongiunge con quest'ultimo trasferendosi sul territorio nazionale;

“Scritture Migranti”.

29 agosto 2008

Senigallia (Ancona): inizia domenica la rassegna “Scritture Migranti”.
Si svolgerà fino al 13 settembre la terza edizione del festival degli scrittori stranieri immigrati in Italia.


Inizierà domenica 31 agosto a Senigallia (Ancona) il festival “Scritture Migranti” dedicato agli scrittori stranieri immigrati in Italia. La rassegna, giunta alla sua terza edizione, è organizzata da Cvm (Comunità Volontari per il Mondo), Associazione “Luoghi in Comune”, Scuola di Pace “V. Buccelletti” di Senigallia e Centro Servizi per il Volontariato, con la collaborazione del Comune di Senigallia.
Ospiti della manifestazione, in tre diverse giornate, saranno altrettanti scrittori stranieri che, vivendo già da anni in Italia, hanno deciso di realizzare una loro opera letteraria in italiano. Scrivere in inglese o in francese - spiega una nota degli organizzatori - significa farlo per una platea internazionale, comporre in italiano per scrittori migranti significa scrivere a sè stessi, in definitiva forse per poche persone, ma anche porre le basi per una nuova nascita, mettere radici in altro Paese. Il primo scrittore è l'eritreo Hamid Barole Abdu, operatore psichiatrico, saggista e poeta, che ha pubblicato due volumi di poesie (31 agosto). Seguirà il 6 settembre il marocchino Mohammed Lamsuni, poeta e traduttore ora residente a Torino, che collabora con numerosi quotidiani e riviste del suo Paese d'origine. Chiuderà la rassegna il 13 settembre il polacco Olek Mincer, regista e attore teatrale, che ha pubblicato il libro “Varsavia, Via Gerusalemme, 45”.
(Red.)
http://www.immigrazioneoggi.it/daily_news/2008/agosto/29_3.html



giovedì 28 agosto 2008

Tragedia a Malta


Nuova tragedia nel Canale di Sicilia. Recuperati solo otto superstiti
Tra i clandestini finiti in mare anche quattro donne incinte ed un bambino

Immigrazione, tragedia a Malta
Naufraga un gommone: 70 morti

La Guardia Costiera dell'isola:"Soccorsi difficili, andiamo alla cieca"


Immigrazione, tragedia a Malta Naufraga un gommone: 70 morti
LA VALLETTA (MALTA) - Nuova tragedia a largo della costa maltese: 70 clandestini risultano dispersi, mentre otto sono stati recuperati dal motopesca "Madonna di Pompei", a circa 40 miglia a Sud dell'isola. I superstiti, che adesso si trovano nel centro di detenzione di Safi, in un primo momento avevano parlato di 18 compagni finiti in mare e non ritrovati, ma in seguito agli interrogatori è emerso che a bordo del gommone ci sarebbero state 78 persone, tra cui forse otto donne, quattro delle quali incinte, e un bambino.

L'odissea. Dal racconto dei sopravvissuti emerge che il viaggio della speranza ha preso il via dalla coste libiche nove giorni fa, e che nell'ultima settimana i clandestini sono rimasti senza cibo. A causa del mare forza sei, il gommone su cui viaggiavano ha inoltre perso il motore ed è rimasto in balia delle onde: molti extracomunitari sono stati sbalzati fuori dall'imbarcazione o sono morti di stenti.

Le ricerche. Sul posto del recupero le forze armate maltesi hanno inviato due motovedette e un aereo, ma le ricerche sono rese difficili dalle condizioni del mare. "Stiamo facendo tutto il possibile per trovarli - ha dichiarato il generale Carmel Vassallo - Abbiamo risposto subito alla chiamata di soccorso fatta dall'equipaggio del motopesca Madonna di Pompei ed inviato una motovedetta per intercettare i superstiti e portarli verso terra". Il generale prosegue spiegando la difficoltà di trovare il luogo in cui il gommone ha iniziato a imbarcare acqua: "I naufraghi non sono marinai, non hanno modo di indicare il luogo preciso e cercare senza direzioni è come cercare alla cieca".
L'Onu. Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, parla di una tragedia: "Se i numeri fossero confermati, sarebbe una tragedia del mare equiparabile, per il numero delle perdite, a un disastro aereo. Ai sopravvissuti degli incidenti aerei si forniscono cure mediche e supporto psicologico; mentre ai migranti e ai richiedenti asilo non si applica la stessa prassi. Ci auguriamo - chiude la Boldrini - che le ricerche dei dispersi continuino in modo da poter restituire almeno i corpi ai familiari".
I numeri. Secondo le statistiche, nel 2007 circa 1.700 immigrati sono arrivati a Malta. Medici senza frontiere ha recentemente fatto riferimento a un bilancio di 380 clandestini morti nel Canale di Sicilia durante i primi sei mesi di quest'anno, dopo i 500 nel 2007. Per l'associazione Fortress Europa dal 1988 il bilancio nel tratto di mare tra Sicilia e Tunisia sarebbe di 12.566 Morti e di 4.646 dispersi.

TURISTA CON VELO LASCIATA FUORI DA MUSEO A VENEZIA

di Luciana Borsatti

ROMA - Velata fino agli occhi. E anche sconcertata. Così deve essere rimasta la turista musulmana che prima si è vista regolarmente rilasciare un biglietto di ingresso ad un museo, e poi è stata invitata a togliersi il niqab o ad uscire, per motivi di sicurezza, da un guardiasala.

Nei cui confronti il responsabile del museo ha annunciato provvedimenti. E' accaduto a Venezia nelle sale di Cà Rezzonico, il palazzo sul Canal Grande che ospita il museo del Settecento veneziano. La donna voleva visitarlo con la figlia e il marito, e alle casse dove ha pagato il biglietto non vi è stata alcuna obiezione. Ma quando è salita ai piani superiori ha trovato la resistenza di un guardiano, che l'ha invitata a togliersi il velo oppure ad uscire. E lei è uscita. Il conservatore del museo Filippo Pedrocco ha preso le distanze dall'episodio e si é scusato: "E stata la libera iniziativa di un guardiano, che ha commesso un grave errore - ha dichiarato - prenderemo provvedimenti". Per questioni di sicurezza a Carnevale, per esempio, le persone che entrano mascherate vengono invitate a scoprirsi il volto, ma la regola va interpretata e in questo caso, dice, "la signora aveva tutto il diritto di visitare il museo".

Non la pensa così la deputata del Pdl Suad Sbai, che è anche presidente delle donne marocchine e ha lavorato alla Federazione dei musulmani moderati nell'ambito della Consulta per l'Islam. "In Italia esiste dal 1975 una legge che vieta di girare con il volto coperto - sottolinea, in merito all'art.5 della legge Reale sull'ordine pubblico - e bene ha fatto quel guardiano a farla rispettare". "Ho letto che prenderanno provvedimenti contro il sorvegliante - prosegue - ma ha la mia solidarietà. E' il responsabile del museo che sbaglia, e che è meno informato. Se una regola vale per le maschere a Carnevale, deve valere sempre. E le regole vanno fatte conoscere".

Giudizio meno netto dal presidente degli Intellettuali Musulmani Ahmad Gianpiero Vincenzo, già direttore del Dipartimento Dialogo Interreligioso presso il Gruppo Misto al Senato. "Un tipico pasticciaccio all'italiana", commmenta, sottolineando che le contraddizioni dell'episodio derivano dal fatto che non c'é chiarezza sulle norme né sulla loro applicazione, e lamentando "il clima di islamofobia" in cui si inserisce. Se vi sono leggi che impediscono di tenere coperto il volto in pubblico, secondo Vincenzo, bisogna distinguere caso per caso.

Ma la stessa flessibilità la chiede anche al mondo musulmano: "La religione non impone alcun obbligo sul velo ". Piuttosto, evidenzia, quello che manca è un quadro normativo generale che, attuando per l'Islam il principio costituzionale dell'intesa dello Stato con le diverse religioni, fornisca anche il contesto per un mutuo accordo sulle regole. "E in questo quadro normativo - osserva - potremmo anche metterci d'accordo sul velo".

http://temporeale.libero.it/libero/fdg/2114279.html

Cento immigrati trasferiti a Roma....

La Repubblica on line

Gli extracomunitari, un centinaio, sono arrivati in gran segreto dal Cpa di Lampedusa
Ora si trovano in un palazzo abbandonato alla Borghesiana. Ma i residenti protestano

Cento immigrati trasferiti a Roma ---Alemanno: "Non ne sapevo nulla"

'Cento

Gianni Alemanno

ROMA - "Non ne sapevo assolutamente nulla". Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, risponde così alle domande sul trasferimento degli immigrati dal Cpa di Lampedusa in un palazzo della Borghesiana, a Roma, che hanno provocato numerose proteste tra i residenti della zona. L'operazione, rivelata oggi da Repubblica, è stata disposta direttamente dal Viminale e, oltre al Comune, ha spiazzato anche la Questura, che non era stata informata della decisione di trasferire gli extracomunitari a Roma. Il condominio scelto per ospitare gli immigrati, è una palazzina fatiscente di tre piani situata nella borgata Finocchio, nel sud-est della capitale, alle spalle del popoloso quartiere di Tor Bella Monaca. Alemanno, che aveva espresso l'intenzione di chiedere chiarimenti al Viminale, ha subito chiamato il sottosegretario Alfredo Mantovano. In una nota, il sindaco di Roma non ha mancato di esprimere il suo disappunto: "Purtroppo questa operazione è stata condotta dal ministero dell'Interno e dalla Prefettura senza una preventiva informazione al Comune e al municipio interessato". Nel comunicato, il Campidoglio sottolinea però che il ministero dell'Interno ha "assicurato che non ci saranno ulteriori provvedimenti di questo genere e che la permanenza degli immigrati alla Borghesiana è solo temporanea". Gli immigrati, circa un centinaio tra somali, eritrei e senegalesi, sono giunti alla Borghesiana lunedi pomeriggio. Secondo il Campidoglio non si tratta di persone colpite da provvedimenti giudiziari ma di immigrati in attesa delle procedure di regolarizzazione di asilo politico. Il loro arrivo improvviso ha scatenato la rivolta degli abitanti del quartiere. E aperto la polemica politica. Il capogruppo del Pd nel VIII municipio, Fabrizio Scorzoni, accusa la giunta Alemanno: "Avevano raccontato di controlli, di espulsioni, di maggiore sicurezza e invece, in gran segreto, si trasferiscono ben 100 immigrati dal Cpt di Lampedusa alla Borghesiana, a pochi metri dal luogo in cui e' avvenuto l'omicidio dell'immigrato polacco ad opera dei quattro rumeni".
Proprio la Borghesiana, lunedì scorso, è stata infatti teatro di un omicidio: quattro romeni hanno assassinato un polacco al termine di un pestaggio per futili motivi.
(27 agosto 2008)

martedì 26 agosto 2008

Dov'è la verità?

l Tribunale di Frosinone ha emesso un decreto di espulsione
«Non sono stato malmenato dalla Polizia» L'ambulante di Termoli nega l'aggressione
Su internet le foto di tre vigili che lo trascinano nel baule dell'auto. «Non farò causa nè chiederò risarcimento»

Una foto scattata da un passante con il telefonino (Emmevi)
Una foto scattata da un passante con il telefonino (Emmevi)
TERMOLI - L'ambulante bangladese Abdul Zainal nega di essere stato «strattonato e malmenato dagli agenti di Polizia Municipale e che gli stessi non mi hanno messo di forza nel portabagagli dell'auto di servizio». Anzi il commerciante dice di essere «stato accompagnato negli uffici seduto sul sedile posteriore».

«NON CHIEDERÒ RISARCIMENTI» - All'indomani dalle pubblicazioni di alcuni scatti su diversi siti e giornali, che ritraggono tre vigili che trascinano un uomo in una auto di servizio a Termoli, arriva una dichiarazione del protagonista di questa vicenda, Abdul Joinal, immigrato trentaduenne del Bangladesh. «Non ho subito alcuna pressione o minaccia nel rendere questa dichiarazione - si legge nel comunicato rilasciato dal Comune di Termoli - e fin da adesso dichiaro di non adire le vie legali e tanto meno chiedere eventuali risarcimenti».

ZAINAL È SCIVOLATO - La nota del Comune ricostruisce anche la dinamica di quanto accaduto. L'ambulante è scivolato mentre cercava di sfuggire ai controlli. Alla richiesta dei documenti da parte della Polizia, l'uomo ha risposto di non averli, ha cominciato a urlare e chiedere aiuto. Numerosi passanti hanno prese le difese dell'immigrato. Altri hanno fotografato la scena, smentita però dallo stesso Zainal.

DECRETO DI ESPULSIONE - Zainal ha precedenti per favoreggiamento di ingresso clandestino o irregolare, associazione per delinquere ed estorsione. Ha scontato 18 mesi in carcere a Cassino (Frosinone). Nel settembre 2006 è tornato libero per effetto dell'indulto. Il Tribunale di Frosinone ha emesso un decreto di espulsione.


26 agosto 2008

lunedì 25 agosto 2008

Linea dura dei vigili

CRONACA MobileInviaStampaProteste a Termoli (Campobasso): i cittadini
hanno scattato anche delle foto, inviate a un sito locale
La linea dura dei vigili
l'ambulante nel portabagagli
di GIUSEPPE CAPORALE

TERMOLI - Un giovane ambulante extracomunitario aggredito, tenuto per il collo e trascinato sull'asfalto, lungo il corso della città. Da tre vigili urbani.
E' accaduto a Termoli, all'altezza del corso Nazionale, sabato scorso, verso sera. Testimoni dell'accaduto diversi cittadini che non solo hanno fotografato la scena con i telefonini, ma sono intervenuti in soccorso del giovane straniero, affrontando le forze dell'ordine.



La polizia municipale aveva fermato l'ambulante in quanto sprovvisto di licenza di vendita. Pare che l'extracomunitario, a quel punto, abbia opposto resistenza aggrappandosi alla merce che i vigili volevano sequestrare. Poi, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato strattonato a terra e trascinato in mezzo alla strada fino all'auto dei vigili.

"Volevano caricarlo nel portabagagli" raccontano alcuni testimoni al sito internet Primonumero.it che per primo ha pubblicato le foto dei lettori indignati per l'accaduto.

"Ho assistito a una deplorevole scena di crudeltà gratuita - commenta un testimone - i vigili urbani hanno trascinato e strattonato un ragazzo di colore perché non era in possesso della licenza. Alcuni miei amici hanno scattato delle foto con il cellulare. I vigili urbani è inutile che cerchino giustificazioni poiché non è vero - come affermano - che l'ambulante ha avuto una reazione eccessiva e che li ha autorizzati ad usare violenza nei suoi confronti. Ero presente ai fatti e ho ancora nelle orecchie la voce e il pianto dell'extracomunitario che supplicava".

Il responsabile della polizia municipale Rocco Giacintucci, replica: "Non so nulla, ero in ferie. Sto apprendendo ora quanto è successo. Una cosa però è certa: se i vigili hanno agito in quel modo è perché evidentemente c'è stata una reazione spropositata del giovane. Le regole in qualche modo le dobbiamo fare rispettare. Capisco che certe scene possono apparire più o meno cruente, ma dipende dalla reazione del soggetto".

"Davvero il pericolo più grave e il rischio più grande per l'ordine pubblico per la mia città, sono i venditori abusivi?" si chiede Marcella Stampo, della cooperativa Baobab "e quand'anche fosse così, non c'è altro modo per arginare il pericolo che picchiare e portare via una persona come fosse una cosa vecchia o una carcassa di animale, chiuso in un portabagagli? Mi rallegra solo pensare che le persone presenti abbiano avvertito la stupida cattiveria dell'accaduto e abbiano protestato".

(25 agosto 2008)

martedì 19 agosto 2008

Aggressione razzista a Genova

Repubblica on line 19/08/2008
CRONACA MobileInviaStampaSi esaminano i filmati delle telecamere a circuito chiuso. Forse matrice Forza Nuova
Lo studente rimasto vittima dell'assalto è il figlio di un funzionario governativo
Aggressione razzista a Genova
in 13 picchiano giovane angolano
di MASSIMO CALANDRI


Il piazzale della stazione dove è avvenuto il pestaggio
GENOVA - "Sporco negro, puzzi". Prima insultato e poi picchiato a sangue dal branco razzista all'uscita dalla discoteca. La vittima è uno studente universitario di origine angolana, Assunçao Bonvindo Mutemba, 24 anni, figlio di un funzionario ministeriale del paese africano, iscritto alla facoltà di Economia e Commercio di Genova. Lo avrebbero aggredito venerdì notte tredici persone: il ragazzo è stato ascoltato a lungo ieri pomeriggio dagli investigatori della Digos, che hanno giudicato "attendibile" la ricostruzione dei fatti.

È stata aperta un'inchiesta per violenza privata e lesioni, aggravate dalla discriminazione razziale: i poliziotti stanno ora esaminando il filmato delle telecamere a circuito chiuso della stazione ferroviaria del quartiere di Nervi, che dista pochi metri dal luogo del pestaggio. Tra gli assalitori, sostengono alcuni testimoni, ci sarebbero dei simpatizzanti di un locale circolo di Forza Nuova.

"È stato drammatico. Umiliante". Lo studente era in compagnia di una giovane genovese quando, lasciando il locale notturno sul lungomare, è stato improvvisamente circondato da un gruppo di sconosciuti. "Credo volessero vendicarsi di un altro straniero, uno dell'Europa dell'Est, con cui avevano litigato all'interno della discoteca. Lo aspettavano, quello non usciva più. Quando mi hanno visto, se la sono presa con me. Hanno cominciato a riempirmi di parolacce".

Sporco negro. Puzzi. Scimmia. Torna in Africa. Ti ammazziamo. Assunçao non reagisce, cerca solo di farsi largo e di allontanarsi il più rapidamente possibile. Non glielo permettono, il cerchio di stringe e cominciano i primi spintoni. A quel punto è la ragazza che si trova con lui a rispondere per le rime. A gridare di lasciarlo in pace. A mettersi a chiedere aiuto. Dura tutto un paio di minuti, ma sembra un'eternità. Calci, pugni. Lo straniero prova a difendersi ma soccombe.

"Sono arrivati colpi da tutte le parti, non vedevo più nulla: cercavo solo di resistere, di non cadere a terra. E nelle orecchie mi rimbombavano gli insulti". Quando qualcuno dalla discoteca esce per soccorrerlo - i buttafuori, particolarmente robusti, sono anche loro di origine africana - il branco fugge e si disperde. Scappano in direzione della stazione, la telecamera forse li riprende. "Qualcuno di loro aveva la testa rasata. Ma non mi sembra di avere visto tatuaggi o simboli particolari".

La polizia ritiene che si tratti di un gruppo di balordi, senza particolari connotazioni politiche. Di simpatie per l'estrema destra avrebbero parlato persone che hanno assistito all'aggressione, e che sostengono di aver riconosciuto alcuni presunti frequentatori di un vecchio circolo di Forza Nuova del quartiere, chiuso però da diverso tempo.

(19 agosto 2008)

giovedì 14 agosto 2008

Prostituta fotografata in cella (NIGERIAN)



(Da Repubblica on line)
Prostituta fotografata in cella.Il magistrato apre un'inchiesta
Il Pm Francesco Gigliotti ha affidato alla questura di Parma l'indagine sulla vicenda della fotografia della prostituta nella cella della polizia municipale. Via ai primi interrogatori
di Stefania Parmeggiani

Il Pm Francesco Gigliotti ha aperto un fascicolo di atti non costituenti reato, per fare chiarezza sulla vicenda della prostituta fermata venerdì scorso dai vigili urbani di Parma e fotografata seminuda per terra in una camera di sicurezza. Al momento non ci sono indagati. Il magistrato ha affidato alla Questura le indagini preliminari. Per questo oggi la squadra Mobile della città emiliana ha sentito Mario Robusti, che ha scattato la foto per Repubblica Parma (La storia della fotografia). Nei prossimi giorni saranno sentiti anche gli altri fotografi e giornalisti presenti al blitz di venerdì notte, per ricostruire esattamente quello che è successo durante i controlli e successivamente nel comando della municipale. Al corpo dei vigili, inoltre, il pm chiederà una relazione. L'immagine della giovane prostituta nigeriana, accasciata sul pavimento di una cella del comando della polizia municipale di Parma, è divenuta un caso nazionale. Riportata da tutti i principali quotidiani e telegiornali del Paese ha sollevato dubbi e interrogativi, spingendo il presidente del Senato a chiedere chiarimenti al Prefetto e il pm Francesco Gigliotti ad aprire un fascicolo.Eppure, per l'assessore alla Sicurezza del Comune di Parma Costantino Monteverdi non ci sono dubbi: "Nessuna inchiesta interna sul caso della prostituta fotografata". Nemmeno dopo l'intervento della seconda carica dello Stato perchè "è già tutto chiaro, basterà una chiacchierata del sindaco col Prefetto e il rappresentante del Governo riferirà a Schifani". Considera le polemiche eccessive e l'immagine da cui sono nate "solo un tentativo di scoop".Il sindaco Pietro Vignali spiega di essere già in contatto con la presidenza del Senato: "La relazione dei vigili conferma la regolarità del loro comportamento verso la prostituta fermata. La donna, che non aveva con sè i documenti, è stata trattata con dignità e rispetto. Dalla ricostruzione fatta dalla polizia municipale ( Il giorno del no comment) mi risulta che si sia gettata a terra da sola. Inoltre le è stato offero di prendere parte a un programma di recupero, ma la sera dopo era già, nuovamente, sulla strada. Significa che è "recidiva". Sono in contatto con la Presidenza del Senato per rassicurare su questo. Ribadisco che i controlli anti prostituzione sono necessari per evitare il peggioramento della vivibilità della nostra città, ma anche per recuperare le ragazze dalla strada, Parma in termini di civiltà non ha nulla da imparare da nessuno. E non esiste alcun sindaco sceriffo: quella di venerdì notte era un'operazione di routine, come se ne fanno tutti i giorni". (Il comunicato stampa)Le rassicurazioni di sindaco e assessore non basteranno, da sole, a placare la polemica. Infatti, dalla Prefettura fanno sapere che l'iter da seguire non sarà quello di una chiacchierata informale, bensì l'ordinaria procedura che segue ogni interrogazione parlamentare. Stanno già preparando il fascicolo con tutti i dettagli di quanto è avvenuto nell'operazione anti-prostituzione di venerdì scorso, da inviare a Roma a disposizione del presidente del Senato e del ministero dell'Interno.Nel frattempo continua la bufera politica (Tutte le reazioni), con il capogruppo del Pd in Consiglio comunale Giorgio Pagliari che chiede chiarimenti durante la prima assise utile "non per creare confusione, ma perchè non ci possono essere dubbi sull'operato della polizia municipale". E perchè "non si può perseguire la sicurezza dei cittadini non rispettando i diritti umani". Marco Ablondi di Rifondazione comunista è ancora più netto e chiede "il ritiro immediato delle deleghe all'assessore Monteverdi". (La posizione della minoranza)Critico anche il segretario generale della Cgil Paolo Bertoletti, che accusa il sindaco di essere impotente edi sviare il problema, i comunisti italiani e il garante dei detenuti del Lazio, che ritiene l'episodio gravissimo, "mai accaduto prima".Non solo la politica locale, ma anche quella nazionale continua a interrogarsi sulla fotografia e sull'utilità delle retate anti-prostituzione. Il Presidente del Senato,Renato Schifani, in merito alla giovane extracomunitaria fotografata all'interno di una cella "in condizioni di estremo abbandono", ha chiesto chiarimenti sull'episodio al Prefetto della città emiliana. ''La drammatica foto pubblicata - si legge in una nota di Palazzo Madama - rischia infatti di trasmettere una immagine del nostro Paese diversa da quella che è in realtà e di quanto si sta facendo a tutela dell'ordine pubblico, ma nel rispetto dei diritti inviolabili della persona. Chi intende adottare il criterio della tolleranza zero è tenuto a farlo non sottraendosi mai alla tutela della dignità della persona e della sua privacy. Pertanto il presidente del Senato auspica che venga fatta al più presto opportuna e doverosa chiarezza sull'intero accaduto". Chiarezza, però, secondo l'assessore Monteverdi non è necessaria perché, a suo dire, l'unica verità da spiegare è che "c'è stato un tentativo di scoop". Subito dopo, però, racconta la notte "di ordinari controlli" e difende l'operato dei suoi uomini, che hanno dimostrato "come sempre grande umanità". La ragazza, infatti, sarebbe stata lasciata in quella cella a dormire per terra "solo per un'ora", "il tempo che si calmasse" e liberata l'indomani dopo che "i vigili gli hanno offerto la colazione" (l'intervista integrale).
Ma Enzo Letizia, segretario dell'Associazione nazionale funzionari della polizia di Stato dice: "A Parma la polizia municipale in questo tipo di operazione non ha coinvolto la Questura, perché le extracomunitarie devono essere accompagnate negli uffici della polizia di Stato in cui vi sono le attrezzature e gli archivi che permettono di identificare un soggetto che può stare legalmente in Italia, oppure no. I vigili urbani, forse - aggiunge Letizia - volevano fare un fermo di identificazione, ma non hanno gli strumenti tipici della polizia scientifica per farlo, perché non hanno gli strumenti. Manca ai vigili urbani quella professionalità e sensibilità tipica delle forze dell'ordine. Il poliziotto quando ha davanti una prostituta sa benissimo che ha di fronte una vittima e come tale procede. Non vorrei che è stata fatta una scelta culturale che li ha portati a pensare che di fronte si solo una prostituta. Non vorrei che fosse successo questo''.I radicali Marco Perduca e Donatella Poretti chiedono al ministro degli Interni, tra le altre cose, "per quali motivi l'operazione è stata preannunciata alla stampa con il coinvolgimento di giornalisti e fotografi, unitamente alla presenza dell'assessore senza che venisse adottata alcuna precauzione a garanzia e tutela delle persone fermate" e se è vero che nel comando dei vigili urbani di Parma "esiste una struttura di detenzione di sicurezza dotata di imbottiture perimetrali, tali da proteggere l'incolumità di ospiti irrequieti". Critici anche gli esponenti emiliano-romagnoli del Prc, Nando Mainardi e Leonardo Masella: "E' la conferma che l'emergenza securitaria lanciata dal Governo, attraverso il decreto che attribuisce ai sindaci maggiori poteri in termini d'incolumità pubblica e sicurezza urbana, punta a colpire i più deboli socialmente mentre lascia inalterati i grandi e veri fattori di insicurezza che attraversano il Paese". Indignato anche Pino Sgobio del Pdci, ex capogruppo del partito alla Camera: "Non si può in alcun modo accettare che sui diritti umani l'Italia scivoli verso il baratro".«Il presidente del Senato Renato Schifani ha chiesto chiarimenti al prefetto di Parma sulla vicenda della prostituta fotografata inerte in un commissariato di polizia e ha fatto bene. Anche se rimane l'unico esponente della maggioranza a stigmatizzare l'episodio». Dichiarano, invece, Albertina Soliani e Carmen Motta, rispettivamente senatrice e deputata del Pd, entrambe di Parma. «Il presidente Schifani – aggiungono le parlamentari democratiche - ha sollevato finalmente il problema di come si debba garantire la sicurezza e nello stesso tempo assicurare sempre, in ogni circostanza, il rispetto per la dignità di ogni persona e dei diritti umani universali. Si tratta di un fatto di civiltà per la città di Parma e per tutto il nostro paese». «Nei prossimi giorni interrogheremo il governo insistendo perché sia avviata subito una seconda fase negli interventi per la sicurezza nella quale sia fortemente salvaguardata la cultura della dignità delle persone, evitando superficiali spettacolarizzazioni e realizzando politiche serie a favore di tutti i cittadini senza creare inutili allarmismi come è successo per il pacchetto sicurezza».
(12 agosto 2008)

Famiglia Cristiana ed il Governo

SICUREZZA: F.CRISTIANA,SPERIAMO NON RINASCA FASCISMO ITALIA

ROMA - E' polemica aperta ormai tra il governo e Famiglia Cristiana, dopo il nuovo attacco di oggi del settimanale sugli ipotetici rischio di un ritorno al fascismo. Nel respingere le accuse di ''cattocomunismo'' lanciate da esponenti del centrodestra, Famiglia Cristiana cita un rapporto dell'organizzazione Esprit augurandosi che ''non sia vero il sospetto'' che in Italia stia rinascendo il fascismo ''sotto altre forme''. In un editoriale firmato da Beppe del Colle, il settimanale cattolico torna a criticare aspramente le misure varate dal governo italiano in tema di sicurezza, soprattutto ''la sciocca e inutile trovata di rilevare le impronte digitali ai bambini rom'' e ricorda come in Europa sia tornata alla mente, ''come un simbolo'', la foto del bimbo ebreo nel ghetto di Varsavia con le mani alzate davanti alle SS. ''Ora basta'', si legge nell'editoriale sul numero in edicola di questa settimana che replica soprattutto al sottosegretario alla Famiglia. Giovanardi, scrive Famiglia Cristiana, ''non ha nessun titolo per giudicarci dal punto di vista teologico-dottrinale. Nessuna autorita' religiosa - puntualizza il settimanale - ci ha rimproverato nulla del genere. Siamo stati, siamo e saremo sempre in prima linea su tutti i temi 'eticamente irrinunciabili': divorzio, aborto, procreazione assistita, eutanasia, 'dico', diritti della famiglia; abbiamo condannato l'inserimento dei radicali nelle liste del Pd. E ora basta''. ''Non siamo mai cambiati - aggiunge del Colle - nel modo di affrontare le realta' del mondo con spirito di cristiani. Eppure, di tanto in tanto arrivano lettere: siete cattocomunisti. Perche'? Perche' critichiamo l'attuale Governo, come abbiamo fatto con tutti i Governi, anche democristiani, quando ci sembrava giusto e cristiano farlo''. La replica di Giovanardi non si fa attendere. 'Di fascista ci sono solo i toni da manganellatore che Famiglia Cristiana consente di usare a Beppe Del Colle', controbatte il sottosegretario con delega per la Famiglia. ''Per fortuna - aggiunge Giovanardi - gli argomenti usati e le immagini evocate si squalificano da sole, mentre rimane il rammarico che un settimanale che entra in tutte le Parrocchie italiane tenti di coinvolgere una parte del mondo cattolico in una campagna connotata da pregiudizi e livore ideologico senza precedenti''. Intanto, per il direttore del settimanale, don Antonio Sciortino, arriva la querela del capogruppo Pdl al Senato Gasparri per le dichiarazioni in una intervista a La Stampa.[T] 'Non sono gli editoriali a cambiare la realta'', interviene il presidente dei deputati leghisti, Roberto Cota, sottolineando che 'il mondo cattolico condivide le misure sulla sicurezza adottate dal governo e approvate dal Parlamento'. A difesa del settimanale scende in campo il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti. 'Famiglia Cristiana e' un giornale libero. Quando governava il centrosinistra -ricorda Giulietti-, sempre sui temi della poverta', rivolse dure critiche alla maggioranza di allora. E l'opposizione le saluto' con cori da stadio'. L'Udc invita a evitare estremismi: 'Le critiche di merito al provvedimento sui rom sono fondate e legittime ma e' ridicolo tirare in ballo il fascismo cosi' come rispolverare gli slogan sul cattocomunismo', dice il portavoce Francesco Pionati.

Come ci si difende dai suprusi?

CRONACA (da Repubblica on line)

La denuncia di due ragazze sudamericane maltrattate da un poliziotto a Roma. Una fermata e poi rilasciata: erano sedute sugli scalini di una chiesa
L'odissea di una peruviana"In cella perché straniera"

La Chiesa di Santa Maria della Vittoria, davanti alla quale le due peruviane sono state fermatedi MARIA ELENA VINCENZI ROMA - Scambiata per prostituta, umiliata davanti ai passanti proprio nel centro della città, portata all'ufficio Immigrazione. E lasciata lì, tutta la notte, in una cella minuscola, sporca e maleodorante con prostitute vere, che le passano accanto e sbrigano le pratiche per il rilascio ben più velocemente di lei. Succede a Roma, la città che, su disposizione del governo, avrà il maggior numero di militari a presidiare strade, stazioni, ambasciate. La stessa dove i primi appuntamenti nell'agenda del sindaco sono le nuove ordinanze anti-rovistaggio, anti-accattonaggio Scambiata per prostituta, una notte in cella Le vittime sono due ragazze normalissime. Vestite come qualsiasi altra giovane romana. Jeans, T-shirt a girocollo, ballerine, 28 anni, occhiali a goccia, capelli legati e un filo di trucco. Solo che, nonostante l'inflessione romanesca, sono peruviane. Almeno di nascita: a Roma ci vivono da cinque anni. Sono diplomate in Italia e frequentano regolarmente l'università "La Sapienza". Si mantengono con qualche lavoretto, una fa la cameriera e l'altra la baby sitter. Vivono in zona Prati. La domenica insegnano catechismo a Santa Maria degli Angeli, piazza della Repubblica, poco distante dalla centralissima stazione Termini. Un racconto fatto di lacrime e paura, quello delle due protagoniste della storia, M. J. P. e Y. V. "Erano le 17 quando sono arrivata in via XX Settembre per aspettare che la mia amica uscisse dal lavoro. Dovevamo andare con amici a prendere l'aperitivo. Lei era in ritardo, così ho deciso di sedermi sui gradini di Santa Maria della Vittoria. Cinque minuti e una volante della polizia mi si avvicina. Gli agenti abbassano il finestrino e uno dei due mi chiede: "Ma che fai ti metti a lavorare proprio qui, davanti a una chiesa?". Io, incredula, rispondo: "Come?". Lui ripete lo stesso concetto. Rimango senza parole, non riesco a credere che si possano essere permessi di confondermi con una prostituta: sono una ragazza normale, vestita con gonna e camicia. Non riesco a reagire. L'unica cosa che faccio è chiamare la mia amica". Che racconta: "Sono scesa, ho trovato M. in lacrime. Mi sono avvicinata e gli agenti hanno ripetuto a me la stessa cosa, con lo stesso tono sprezzante: "Bella, diglielo pure alla tua amica, questa è una chiesa, non potete mettervi a lavorare qui". Vado su tutte le furie e loro, di tutta risposta, ci chiedono i documenti: io li avevo, la mia amica no perché aveva una borsetta da sera molto piccola. Intorno, la gente iniziava a innervosirsi per la reazione dei poliziotti. Tanto che, dopo qualche schermaglia, decidono di andare via".
Ma non finisce qui: alcune donne che hanno assistito alla scena convincono le studentesse ad andare a denunciare l'accaduto in questura. Hanno preso pure il numero di targa della volante. Le due ragazze decidono di seguire il consiglio e a piedi arrivano a via San Vitale, sede della questura di Roma. "Entriamo in portineria e chiediamo di fare una denuncia: il poliziotto all'entrata è gentilissimo. Dopo un minuto, dall'ingresso entra lo stesso agente con cui avevamo litigato. "Ancora qui state? Adesso vi faccio passare la voglia". E mi prende per un braccio - racconta Y. V. - io mi divincolo e gli dico che lo denuncerò. L'agente per la prima volta abbandona il tono arrogante, si stizzisce e carica la mia amica in macchina. "Con te non posso ma con lei sì, è senza documenti". E se ne vanno senza nemmeno dirmi dove la portano. I colleghi della questura, che hanno visto la scena senza battere ciglio, dopo la mia insistenza mi dicono la destinazione, l'ufficio immigrati di via Patini. Chiamo un amico, vado a casa di M. a prendere i documenti e li porto là. Arrivo alle 20 e consegno tutto. Chiedo quanto ci metteranno a rilasciarla: due ore circa. Decido di aspettare. Passano le ore e delle mia amica nemmeno l'ombra". "Mi hanno tolto tutto quello che avevo - spiega l'amica - e mi hanno chiuso dentro una cella sporca di immondizia. Non riuscivo a smettere di piangere. Tutti gli altri stranieri che stavano lì uscivano prima di me, ladre, prostitute, pusher, abusivi. La notte è passata così, tra lacrime e preghiere. Sono uscita solo alle 10.30 del mattino". Versione confermata anche da un amico italiano, C. B., che ha accompagnato Y. a prendere i documenti a casa della ragazza e poi a via Patini. "Siamo stati lì davanti fino alle 3 del mattino, poi siamo tornati più tardi. E, infine, alle 10.30 sono stato io a prendere M. quando, sconvolta, è stata rilasciata e l'ho accompagnata a casa in motorino". E ancora ieri, una volta fuori, le ragazze non riescono a dimenticare. "Roma è diventata invivibile per gli stranieri: siamo regolari, parliamo romano, abbiamo amici italiani eppure veniamo trattate così. Siamo qui da tanti anni, continuiamo ad amare questa città, ma facciamo fatica a viverci". Forse tutto questo andrebbe denunciato. "Volevamo farlo ieri, ma poi è andata come è andata. Ora abbiamo paura, chi ci torna in questura?". (14 agosto 2008)

giovedì 7 agosto 2008

ALLARME AIDS....UOMINI SOLO & G2

AIDS: IMMIGRATI, A RISCHIO UOMINI SOLI E ADOLESCENTI
dell'inviata Enrica Battifoglia

CITTA' DEL MESSICO - Uomini che hanno lasciato la famiglia nel loro Paese di origine, che non conoscono la lingua, non sono scolarizzati e sono arrivati in Italia da meno di un anno: per la prima volta hanno un volto gli immigrati che in Italia sono più esposti al rischio di contrarre il virus Hiv. Il primo identikit di questo genere mai ottenuto in Italia è stato presentato nella conferenza mondiale sull'Aids di Città del Messico ed è il risultato del primo anno di attività dello studio Prisma (Progetti di intervento per una strategia modulare Aids: stranieri), condotto dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom) e finanziato dal ministero del Welfare attraverso il dipartimento per la Prevenzione.

Sapere quali caratteristiche hanno gli immigrati più esposti al rischio è importante per capire come mai in Italia 70% di coloro che scoprono di essere sieropositivi nel momento in cui ricevono la diagnosi di Aids sono immigrati.

L'ipotesi è che fra gli stranieri ci sia un numero di casi di sieropositività sommersa, difficile da stimare. Tuttavia, osserva la coordinatrice della Iom per i problemi di migrazione e salute nel Mediterraneo, Michela Martini, non ci sono dubbi sulle necessità di "potenziare le azioni di informazione dal momento in cui gli immigrati arrivano in Italia, e ancora più importante è iniziare le campagne dal loro Paese di origine, prima che partano". Complessivamente, ha aggiunto, sulle condizioni di salute degli immigrati "non ci sono dati allarmanti, né tali da giustificare test anti-Hiv a tappeto. Non c'é inoltre nessuna evidenza scientifica che i test permettano effettivamente di controllare l'epidemia".

Oltre agli uomini soli e da poco arrivati in Italia, sono a rischio anche gli adolescenti di seconda generazione, vale a dire che sono nati in Italia o che comunque vivano in Italia da molti anni. "Questi giovani - ha detto Martini - vivono un conflitto generato dal fatto che da un lato si sentono italiani, ma poi non sono riconosciuti come tali fino a 18 anni e di conseguenza entrano spesso in conflitto con la famiglia".

Su questo punto le conclusioni dello studio dell'Oim coincidono con quelle di un'altra ricerca sugli immigrati condotta da Carlo Giaquinto, dell'università di Padova, da cui emerge che gli adolescenti soffrono di nostalgia e solitudine e che in famiglia non riescono a trovare affetto. Basata su interviste a 20 madri sieropositive di origine africana, sei adolescenti rumeni e 60 infermieri, lo studio mostra come i comportamenti a rischio di Hiv scaturiscano da pregiudizi molto radicati. Ad esempio, le donne africane considerano la maternità uno status sociale e molte di loro hanno scoperto di essere sieropositive durante la gravidanza o al momento del parto.

Della diagnosi parlano solo con il partner e percepiscono l'Hiv come qualcosa da nascondere perché percepito come contaminazione, fonte di discriminazione, legato alla prostituzione, all'infedeltà e alla morte. Altrettanto radicati i pregiudizi nel personale sanitario, che mostra di avere incertezze su alcuni aspetti della trasmissione del virus e sull'aspettativa di vita delle persone sieropositive, di conoscere poco le culture di provenienza degli immigrati e di non avere alcuna comunicazione con le madri immigrate sieropositive.
http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_733682480.html

martedì 5 agosto 2008

......sono un extracomunitario, un clandestino vero.........

Gran figlio di Troja

Il blog di Tony Troja

Qualche mese fa sono andato in Svezia per cercare lavoro. Le mie ricerche hanno avuto uno scarso successo. Dovunque io andassi, c'era sempre una porta aperta che si chiudeva subito non appena saputa la notizia che io fossi italiano. Ho pensato, allora, che gli svedesi ce l'hanno con noi. Macchè. Ho scoperto, mesi dopo, che il Governo svedese sta adottando una politica niente male. Sta, come dire, facendo mobbing, verso chi non è autoctono, per il semplice motivo che la cultura e la lingua svedese stanno radicalmente sparendo dalla Svezia. Quindi, per preservare la storia e soprattutto la lingua (tutti in Svezia parlano un ottimo svedese, anche i bambini), prima danno il lavoro a chi è svedese e poi a tutti gli altri.

Qui in Italia, invece, facciamo l'esatto contrario. Arrivano orde di clandestini e li portiamo a Lampedusa, li mettiamo dentro un centro d'accoglienza e ce li teniamo fino a quando campano. Se gli va male, se gli va bene li spargiamo nel resto del territorio nazionale. Ho sentito il Ministro dell'Interno MARONI, dire che saranno costruiti presto altri tre centri d'accoglienza perchè in quello di Lampedusa non ce ne entrano più.

Maroni, della Lega Nord, che dice che bisogna costruire altri centri d'accoglienza?!? Ma non era lo stesso che, insieme a Bossi, aveva detto in campagna elettorale che avrebbe messo un freno all'immigrazione clandestina?!? Allora, mi vien da pensare che, forse, questi nuovi centri saranno costruiti a Milano, Bergamo e Brescia.

Sono un po' confuso…. Su una cosa, però, sono sicuro.

Stiamo facendo di tutto per sponsorizzare l'immigrazione. Clandestina e non. Oggi ha diritto più un extracomunitario che un italiano. Quante volte ho sentito di genitori che non possono iscrivere i loro figli all'asilo perchè i figli degli extracomunitari hanno la precedenza. Non solo, poi, arrivano anche i genitori extracomunitari che esigono che sia tolto il crocifisso dalle aule. Vieni a casa mia e vuoi pure comandare?!? Ma non se ne parla nemmeno!

Stiamo sponsorizzando l'immigrazione anche con il lavoro. Non c'è più un posto di lavoro da operaio che non sia occupato da un extracomunitario. Entri nelle fabbriche e vedi un sacco di marocchini e africani in genere. La cosa è data anche dal fatto che i lavori in fabbrica sono sempre più pesanti e pagati sempre meno. E quindi gli extracomunitari fanno qualsiasi lavoro, anche quelli più merdosi. Ma con uno stipendio italiano, un senegalese campa tutta la famiglia in Senegal. E quindi Parigi val bene una messa.

Sponsorizziamo l'immigrazione anche con gli enti pubblici. Le Poste Italiane, da poco, sono entrate anche nel mercato della telefonia mobile. La cosa bella è che le tariffe più convenienti sono state create per agevolare proprio gli extracomunitari. Infatti :

con Poste Mobile scegli un Paese e chiami a 16cent/min. Argentina, Bangladesh, Brasile, Colombia, Croazia, Ecuador, Egitto, Filippine, Ghana, India, Marocco, Moldavia, Montenegro, Nigeria, Pakistan, Perù, Polonia, Romania, Russia, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Tunisia e Ucraina.

Ci fosse almeno un Paese tipo la Germania, la Francia, l'Inghilterra. Macchè!

Anche per quel che riguarda le badanti la sponsorizzazione è già in atto. Se una badante polacca di diciannove anni, assiste un anziano, dopo nove anni diventa la legittima proprietaria della sua pensione. La moglie e i figli dell'anziano lo prendono in quel posto e la ragazza polacca è libera di far venire il resto della sua famiglia in Italia a campare con la pensione ampiamente meritata.

Io, però, in tutto questo sono ancora un lavoratore precario che alla fine del mese deve chiedere i soldi a mamma e papà. Quando possono darmeli.

Adesso, però, voglio giustizia. Sono siciliano e abito al nord. Per anni sono stato chiamato MAROCCHINO. Non spetterebbe anche a me, allora, un posto fisso in fabbrica e una tariffa comoda per chiamare la mia mamma in Terronia?

Meno male che il nano c'è…

"Entro l'anno nuovo decreto flussi"

Pronto un provvedimento-fotocopia di quello del governo Prodi
Giovanardi: "Via libera all'assunzione di 170 mila stranieri

Immigrati, l'Italia riapre le porte
di VLADIMIRO POLCHI

Immigrati, l'Italia riapre le porte "Entro l'anno nuovo decreto flussi"

Immigrati in un centro di accoglienza

ROMA - L'Italia è pronta a riaprire le sue porte: migliaia di lavoratori extracomunitari potranno a breve mettersi in regola. Riparte, infatti, la "lotteria delle quote": subito dopo l'estate verrà approvato l'atteso decreto flussi 2008. I posti in palio? 170mila. Un modo per rispondere alle oltre 740mila domande d'assunzioni già presentate nel corso dell'anno e solo in minima parte accolte (finora poco più di 61mila).
Con il decreto flussi si fissano annualmente le "quote" di extracomunitari, che possono entrare in Italia per motivi di lavoro subordinato o autonomo.

In realtà, come sanno bene tutti gli immigrati, il decreto è da anni (in mancanza di sanatorie) l'unica chance per uscire dalla clandestinità e mettersi in regola. L'iter però non è semplice, né privo di rischi: si fa domanda d'assunzione, si rientra nelle quote, si esce dal Paese col nulla osta e si rientra con un visto d'ingresso. Insomma, esci clandestino, rientri regolare. Sempre che, attraversando le frontiere, non ti venga consegnato un foglio d'espulsione.

Il "trucco" però riesce a pochi. Basta vedere come sono andate le cose col decreto 2007: 170mila i posti messi in palio, oltre un terzo per colf e badanti (nel 2006 le quote erano state ben di più: 470mila) La novità del 2007? Domande solo on line. Una valanga: le richieste d'assunzione presentate sono state oltre 740mila (di cui 475mila per lavoro domestico e d'assistenza alla persona). E che fine ha fatto questa montagna di pratiche?

Al primo agosto di quest'anno, solo 61.493 fortunati hanno ritirato il nulla osta all'assunzione, mentre quasi 8mila hanno avuto risposta negativa dalle questure. Il Viminale si è infatti trovato a dover gestire una mole di lavoro eccezionale e - va detto - ha fatto il possibile per accelerare i lavori di smaltimento delle domande. Il vero intoppo, in questa fase, sembrano essere le direzioni provinciali del lavoro, che infatti hanno "cestinato" oltre 27mila pratiche.

Molte le associazioni (come le Acli) e i sindacati che in questi mesi hanno chiesto la riapertura delle quote per soddisfare tutte le domande. Il governo prima ha negato la possibilità di ogni sanatoria, poi ha fatto decadere anche la possibilità di una regolarizzazione ad hoc per le badanti. L'unica concessione? Un decreto flussi 2008.

La notizia arriva da una risposta scritta data dal sottosegretario, Carlo Giovanardi, il 31 luglio 2008 a un'interrogazione delle deputate Pd, Livia Turco e Margherita Miotto. Notizia confermata in queste ore dai tecnici dei ministeri competenti: Interno e Welfare. "Entro fine anno - scrive Giovanardi - dovrebbe essere emanato un nuovo decreto di programmazione dei flussi d'ingresso per l'assunzione dall'estero di cittadini extracomunitari a carattere non stagionale. Tale decreto non potrà comunque superare le 170mila unità".

Sarà insomma un decreto fotocopia di quello del 2007, che verrà varato subito dopo l'estate. Ripartirà così la corsa alle domande, i vari clic day, le lunghe attese. Non si esclude però anche il ripescaggio delle domande già presentate.
http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/politica/immigrazione-flussi/immigrazione-flussi/immigrazione-flussi.html
(5 agosto 2008)
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La nuova pattumiera è il Ghana

Il paese africano usato come discarica dei rifiuti elettronici nocivi
L'organizzazione ha ricostruito la rotta delle nuove navi dei veleni

E-waste, denuncia di Greenpeace
La nuova pattumiera è il Ghana

Le stime Onu parlano di 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti ogni anno
Contengono elementi tossici che mettono a rischio ambiente e salute umana

di ANTONIO CIANCIULLO


E' il remake di un film degli anni Ottanta, un brutto film. Gli slum africani utilizzati come pattumiera dei veleni dei paesi ricchi, i primi vani tentativi di bloccare il traffico, la rivolta dei nigeriani che, esattamente vent'anni fa, sequestrarono una nave italiana, con 24 uomini di equipaggio, come arma di pressione per costringerci a risanare la discarica pirata di Port Koko. Adesso ci risiamo. Nella versione tecnologicamente avanzata dell'e-waste, il rifiuto elettronico che fluisce sempre più abbondante. La nuova pattumiera del mondo industrializzato è il Ghana: è qui che finisce una buona parte degli oggetti che fino a un istante prima dell'abbandono sembravano indispensabili e che all'improvviso si sono rivelati inutili, cancellati nella possibilità d'uso da memorie più potenti, software più avanzati.

GUARDA LE FOTO

La denuncia viene da Greenpeace che, con un'azione di "spionaggio industriale" è riuscita a ricostruire il percorso delle nuove navi dei veleni. Il punto di partenza per l'Europa è Anversa, in Belgio, dove confluiscono scarti elettronici provenienti da Olanda, Germania, Italia, Danimarca e Svizzera. Non si tratta di piccoli numeri. Le stime Onu parlano di 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici prodotti ogni anno: i Raee, ovvero i rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, rappresentano la tipologia di rifiuti pericolosi in più rapida crescita a livello globale (3-5% annuo, nel 2006 ogni cittadino europeo ne ha prodotto tra 17 e 20 chili all'anno). Contengono elementi tossici e persistenti (metalli pesanti, ftalati, pcb) che rappresentano un rischio per l'ambiente e la salute umana nelle fasi di trattamento, riciclaggio e smaltimento.

Dunque roba da maneggiare con attenzione. Ma le foto che potete vedere mostrano cosa succede veramente. Oggetti pericolosi trattati senza nessuna precauzione anche da bambini, materiale tossico bruciato vicino alle case, pozze di liquame contaminato in cui tutti sguazzano. E' questa la fine che fa una buona parte dell'e-waste occidentale: si perdono le tracce del 75 per cento dei rifiuti tecnologici prodotti nell'Unione Europea e di oltre l'80 per cento di quelli prodotti negli Stati Uniti. In parte restano nei garage e nelle cantine, in parte vengono smaltiti illegalmente nei paesi in cui sono stati usati, ma in buona parte salgono sulle navi dei veleni per arrivare nei luoghi in cui i lavoratori, spesso bambini, sono esposti ai rischi legati al cocktail di composti chimici che questi rifiuti sprigionano quando vengono trattati in modo non adeguato.

In Ghana l'indagine di Greenpeace ha messo in evidenza una rete di cimiteri clandestini. Le navi ufficialmente cariche di "beni elettronici di seconda mano" arrivano nel più grande porto del paese, a Tema, e da lì prendono la strada del centro di smaltimento di Agbogbloshie, ad Accra, la capitale. Oppure si sperdono nel marasma dei piccoli cimiteri sparsi un po' ovunque. Greenpeace ha fornito i dati relativi a quello di Korforidua, ma è un esempio tra tanti.

Un disastro ambientale, sociale, umano che rappresenta l'altra faccia del disastro politico che ci coinvolge direttamente. Vent'anni fa l'Occidente chiuse gli occhi sulle rotte dei veleni finché il contenzioso internazionale divenne troppo aspro per ignorarlo. Ora la capacità di risposta dei paesi che subiscono l'arrivo clandestino dei rifiuti elettronici (dall'Africa alle piazze asiatiche) è più alta ed è prevedibile che la tensione tornerà a salire molto presto.
http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/ambiente/africa-rifiuti-elettronici/africa-rifiuti-elettronici/africa-rifiuti-elettronici.html
(5 agosto 2008)

lunedì 4 agosto 2008

IMMIGRAZIONE - DALLA CORTE COSTITUZIONALE: INDENNITA' DI ACCOMPAGNAMENTO PER LO STRANIERO STABILMENTE RESIDENTE IN ITALIA MA SENZA CARTA DI SOGGIORNO

(2008-08-04)

Per la Corte Costituzionale italiana è illegittima la norma che nega l'indennità di accompagnamento allo straniero, stabilmente e regolarmente in Italia, che non ha carta di soggiorno perchè le sue condizioni di salute lo rendono totalmente inidoneo al lavoro e gli impediscono di produrre un reddito sufficiente per mantenere se stesso e i suoi familiari.
Lo ha stabilito la Corte Costituzionale accogliendo l'eccezione sollevata dal tribunale di Brescia in merito alla controversia tra una cittadina albanese, l'Inps e il ministero delle Finanze.

Con la sentenza n° 306 del 29/30 luglio 2008 la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 80, comma 19, Legge Finanziaria per l'anno 2001 e dell'art. 9, comma 1, del D.Lgs. 286/1998 – come modificato dall'art. 9, comma 1, della legge 30 luglio 2002, n. 189 e poi sostituito dall'art. 1, comma 1, del decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 3 – nella parte in cui escludono che l'indennità di accompagnamento, di cui all'art. l della legge 11 febbraio 1980, n. 18, possa essere attribuita agli stranieri extracomunitari soltanto perché essi non risultano in possesso dei requisiti di reddito già stabiliti per la carta di soggiorno ed ora previsti, per effetto del decreto legislativo 8 gennaio 2007, n. 3 (Attuazione della direttiva 2003/109/CE relativa allo status di cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo) per il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.(04/08/2008-ITL/ITNET)

http://www.italiannetwork.it/news.aspx?ln=it&id=3872

UE: CORTE GIUSTIZIA, SI' A LIBERA CIRCOLAZIONE CONIUGE EXTRACOMUNITARIO

(ASCA) - Roma, 25 lug - La Corte di Giustizia europea ha stabilito che il coniuge extracomunitario di un citttadino dell'Unione puo' circolare e soggiornare con questo cittadino all'interno dell'Unione senza aver prima soggiornato legalmente in uno Stato membro.

Il tribunale di Lussemburgo precisa che il diritto del cittadino di un Paese terzo, familiare di un cittadino dell'Unione, di accompagnare o di raggiungere il detto cittadino non puo' essere subordinato alla condizione che egli abbia prima soggiornato legalmente in un altro Stato membro.
La Corte spiega che, secondo la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini dell'Unione , ciascun cittadino ha il diritto di circolare e soggiornare nel territorio di un altro Stato membro in qualita' di lavoratore o studente o se dispone di un'assicurazione malattia che copra tutti i rischi e di risorse economiche sufficienti, affinche' non divenga un onere a carico dell'assistenza sociale.

I familiari di un cittadino dell'Unione europea, aggiunge la Corte, hanno il diritto di circolare e soggiornare negli Stati membri insieme al detto cittadino e possono fare ingresso in uno Stato membro se possiedono un visto d'ingresso o una carta di soggiorno emessi da uno Stato membro.

http://www.asca.it/moddettnews.php?idnews=769001&canale=ORA&articolo=UE:%20CORTE%20GIUSTIZIA,%20SI'%20A%20LIBERA%20CIRCOLAZIONE%20CONIUGE%20EXTRACOMUNITARIO

domenica 3 agosto 2008

sabato 2 agosto 2008

http://www.asca.it/moddettnews.php?idnews=770125&canale=ora&comunicati=&articolo=IMMIGRATI:%20SINDACO%20LAMPEDUSA,%20VATICANO%20APRA%20CONVENTI%20E%20SEMINARI

I ROMENI

Immigrati romeni in Italia: Uno su tre vuole tornare in Romania

Un immigrato romeno su tre tra quelli che si trovano in Italia ha intenzione di tornare "definitivamente" in Romania nei prossimi due anni. È quanto risulta da un sondaggio presentato la scorsa settimana a Bucarest dall'Agenzia delle strategie del governo romeno. Tra gli immigrati, il 23% degli intervistati pensa di ritornare in patria per aprire un'attività in proprio, mentre il 31% desidererebbe costruire una casa in Romania. Questi progetti potranno probabilmente realizzarsi, considerato che la maggior parte degli immigrati romeni sostiene di guadagnare sette volte in più di quello che aveva nella busta paga nel paese d'origine. Secondo lo studio condotto tra novembre e dicembre 2007 su 1.066 persone, il 35% degli intervistati ha affermato di volere "ritornare definitivamente in Romania nei prossimi due anni", mentre il 21% ha dichiarato al contrario di volere "restare definitivamente in Italia. Secondo i dati raccolti dallo studio, il 57% dei romeni lavora regolarmente in Italia, il 23% ha un posto di lavoro stabile ma è pagato al nero, il 5% svolge delle attività occasionali, mentre l'8% sono casalinghe o disoccupati. Solitamente i lavoratori romeni sono occupati nell'edilizia (24%), nel lavoro domestico (12%), nel commercio (8%) o nell'assistenza agli anziani (7%). Più del 70% dei romeni è arrivato in Italia tra il 2001 e il 2007 e spesso inizialmente aveva soggiornato in altri paesi europei prima di stabilirsi in Italia. L'identikit del lavoratore romeno è il seguente: circa 33 anni (per gli uomini e per le donne), senza una laurea, proveniente dalle zone del nord del Paese (dalla Moldavia o dalla Transilvania). Soltanto il 7% ha una laurea, ma il 72% ha un diploma di liceo o di scuola professionale. L'indagine statistica rileva inoltre che i romeni che si trovano in Italia "mantengono relazioni strette" con i parenti rimasti in Romania. Il 51% invia denaro alla famiglia almeno due o tre volte all'anno, mentre il 70% ritorna in Romania almeno una volta all'anno. Secondo lo studio, realizzato dopo l'aggressione mortale ai danni di Giovanna Reggiani da parte di un cittadino romeno, il 63% degli intervistati ha risposto che i mass media italiani hanno presentato in modo "tendenzioso e sbagliato" l'accaduto ed il 72% ritiene che l'immagine che gli italiani hanno degli immigrati romeni "si è deteriorata" dopo l'omicidio di Roma. Il 22% degli intervistati pensa che non sia cambiato nulla e circa il 33% crede giustificato il decreto per le espulsioni dei cittadini comunitari varato dal governo italiano subito dopo il caso Reggiani. Il 92% degli immigrati afferma di seguire i casi che vedono protagonisti romeni che non rispettano le leggi italiane. Il sondaggio rivela che i romeni generalmente si considerano integrati nella società italiana, il 67% ha un'opinione buona o ottima dei datori di lavoro italiani, il 92% ha un buon rapporto con i vicini e il 94% pensa di conoscere la lingua italiana abbastanza bene per cavarsela nella vita di tutti i giorni. Il 78% dei romeni che lavora in Italia si dice fiero o addirittura fierissimo della propria nazionalità. Il sondaggio è stato realizzato dall'Istituto Metro Media Transilvania, dal 20 novembre al 15 dicembre 2007, presso le comunità romene che risiedono in varie regioni italiane.

"Sindrome Italia", allarme in Romania

Dopo le feste natalizie, la partenza dei parenti che lavorano all'estero, soprattutto in Italia e Spagna, ha provocato delle tragedie in diverse famiglie romene. Il quotidiano "Romania libera", ripreso dalla pubblicazione on-line Metropoli, riferisce che negli ospedali di Iasi hanno segnalato numerosi tentati suicidi generati dalla cosiddetta "sindrome Italia". Lo scorso fine settimana, nel giro di poche ore, diverse persone sono state ricoverate a Iasi, dopo aver tentato il suicidio a seguito di depressioni provocate dalla partenza di parenti verso l'estero, come spiegano i medici. Infelice perché la moglie era tornata a lavorare all'estero, un giovane di 22 anni ha preso oltre 30 pillole di barbiturici, mentre una donna di 38 anni è finita in coma dopo avere ingerito pillole prima del ritorno del marito in Italia. Un'altra donna di 48 anni ha ingerito varie pasticche trovate in casa, nel tentativo di convincere la figlia a non tornare al suo lavoro all'estero. Altri tre uomini di 22, 27 e 35 anni sono stati sottoposti a interventi chirurgici dopo essersi feriti con coltelli o pezzi di vetro al collo, al torace o alle mani. Per fortuna tutti sono sopravvissuti ai tentati suicidi. Fonte: Daniele Pantaleoni ( www.gazzettino.ro )

CHILD PROSTITUTION.....ARRESTS IN ITALY

A Nigerian lady was arrested at Benevento (Italy)for sexual exploitation of minors. Her accomplices had already escaped arrest by taking refuge in Nigeria.The lady,Vivian Osayamen (40years) a native of Benin City was arrested by the police mobile squad. She was condemned to a prison term which lasts till 26 Jan 2011 for breaking the laws on sexual t exploitation of children and pedo-pornographic offenses. The accomplice of this MADAM who escaped to Nigeria is still to be caught
Following an investigation on the activities of Some Nigerian criminal gangs in Modena, Bologna and surroundings since 2005, the mobile squad in June 2007 had to make the arrests of some members of this gang which is know to haves its logistic and operation Hq in Nigeria and France .
It ws discovered that this group had rooted itself so deep in the area tharefore any arrests made were immediately replaced with fresh recruits form their home country who came in to occupy the(piece of land) places left by the arrested persons With this system the group continued to maintain their criminal activities in spite of continuous fragmentations and arrests.
As in most of these cases the victim (child prostitute) has been under heavy physical and psychological pressure through intimidation with Voodo.
The girl was recruited in Nigeria where she was supposed to pay a sum between 30.000 to 50.000 euro.The pretext was her joining a Nigerian female football team In France . From France she was sent to Modena in Italy where she worked as a prostitute until her final liberation.

Translated/summarized by: Chukbyke




Donna nigeriana arrestata a Benevento per sfruttamento sessuale di minori. Il complice era già sfuggito alla cattura rifugiandosi in nigeria


Si tratta di una cittadina extracomunitaria di 40 anni, Vivian Osayamen, di Benin City, in Nigeria, è stata arrestata dagli agenti della Squadra Mobile di Benevento in esecuzione dell'ordine di carcerazione emesso nella giornata di ieri dal Tribunale di Modena.
La donna, che dovrà scontare una pena detentiva fino al 26 gennaio 2011, è stata riconosciuta colpevole della violazione della legge 38/2006 in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia.
L'ordine di carcerazione nei confronti della donna emesso dal Tribunale di Modena.

Una breve sintesi della intera vicenda:


Nel mese di giugno 2007 la Squadra Mobile di Modena - a seguito di attività di indagine condotta per episodi di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione minorile consumati a Modena ed altre province nel periodo compreso tra il mese di luglio 2005 ed il dicembre 2006 - ha dato l'avvio al procedimento penale a carico di alcuni dei componenti di un gruppo criminale nigeriano, tutti radicati nella provincia di Modena ed in quella limitrofa di Bologna, e con basi logistiche in Nigeria ed in Francia dediti ai reati connessi alla prostituzione di colore.

L'operazione in questione, così come quelle analoghe concluse negli ultimi due anni, rientra nell'ambito di un piano strategico più generale e penetrante approntato dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e rappresenta l'ennesimo colpo inferto dalla Polizia di Stato a quelle organizzazioni criminali di etnia straniera (nel caso di specie centro africana) che negli ultimi anni hanno gestito in posizione di totale monopolio, sia a Modena che in tutto il resto del paese, le attività illecite connesse alla prostituzione ed ai reati a questa collegati (immigrazione clandestina, falsi documentali, ecc.).

L'indagine si ricollega ed è la naturale prosecuzione anche delle pregresse operazioni della Polizia di Stato "Multilevel" (dell'aprile 2005), "Multilevel 2" (del maggio 2006), "Multilevel 3" (dell'ottobre 2006) e Multilevel 4 (del maggio 2007).

Si tratta, infatti, delle diverse frange dello stesso gruppo criminale che si sono progressivamente sostituite e rimpiazzate a seguito della ciclica disarticolazione delle consorterie ad opera della Polizia di Stato di Modena negli ultimi anni. E' stato infatti riscontrato che la totale padronanze del territorio dei membri dei sodalizi ed il loro forte radicamento nella provincia di Modena, ha comportato il fatto che anche successivamente all'arresto dei componenti di turno, le porzioni di territorio da loro occupate siano state mantenute con l'immediata sostituzione dei soggetti tratti in arresto, con nuove e più fresche forze immediatamente giunte a Modena dai paesi di origine. In questo modo, pur accettando la frammentazione dei gruppi criminali, è stata comunque garantita continuità per diversi anni alle attività del gruppo delinquenziale.

A conclusione dell'attività investigativa in argomento, che è stata coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalla Direzione Centrale Anticrimine per tutta la sua durata, nelle primissime ore della mattinata odierna gli uomini della Polizia di Stato hanno dato esecuzione a 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale su richiesta del Pubblico Ministero titolare dell'indagine, a carico di altrettanti soggetti tutti indagati per i reati di cui agli artt. 110 c.p. in relazione agli artt. 600 bis e sexies c.p. (prostituzione minorile ed altri reati minori, il tutto in concorso).
Le operazioni di esecuzione sono state svolte nella città di Modena, Bologna - dove è statat arresta la cittadina nigeriana Osayamen Vivian, nata in Nigeria nel 1968, residente a Benevento ma domiciliata a Bologna - e Benevento. Resta da catturare il complice della madame, sempre nigeriano, che da alcuni mesi ha trovato riparo in Nigeria.

Per le operazioni di arresto il personale della Polizia di Stato si è avvalso dell'ausilio della Squadre Mobili di Bologna e Benevento.

Nel corso delle perquisizioni delegate dal Pubblico Ministero, effettuate presso 3 abitazioni dei soggetti sottoposti a provvedimenti restrittivi (una a Modena, una a Bologna ed una a Benevento), sono stati raccolti ulteriori elementi di prova attestanti le responsabilità dei due indagati per i reati loro contestati.

I due soggetti indagati sono stati ritenuti responsabili dei reati loro contestati per episodi di sfruttamento di una giovane ragazza nigeriana nella città di Modena fino al dicembre 2006, quando la ragazza è stata poi sottratta all'egida del gruppo ed opportunamente collocata in struttura protetta.

Anche in questa occasione le attività hanno consentito di appurare che la donna sfruttata è stata mantenuta in stato di totale soggezione psicologia e fisica mediante l'utilizzo di vari riti voodoo della Nigeria occidentale.
La ragazza era stata acquistata dalla famiglia di origine in Nigeria (dove erano di stanza soggetti preposti al reclutamento) per una somma oscillante tra i 30.000 ed i 50.000 Euro, portata in Francia (a Parigi) con passaporto falso e con la scusa dell'aggregazione ad una squadra di calcio femminile nigeriana ed infine portata in Italia a Modena, dove ha esercitato l'attività di meretricio fino alla sua definitiva liberazione.






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