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domenica 9 febbraio 2014

Spagna, “proiettili di gomma e piombo contro migranti poi respinti in Marocco”

Spagna, “proiettili di gomma e piombo contro migranti poi respinti in Marocco”

La prova in un video amatoriale mandato in onda da "La Sexta". Gli agenti non hanno prestato alcun soccorso mentre alcuni affogavano, in attesa poi di ricondurre le otto persone giunte sulla battigia dall’altro lato del recinto che divide i due Paesi fino al mare. Il delegato del governo e la Guardia Civil negano. Ma l'opposizione chiede le dimissioni del ministro degli Interni

Spagna, “proiettili di gomma e piombo contro migranti poi respinti in Marocco”

Ha già detto che la settimana prossima riferirà in Parlamento. Ma l’opposizione chiede a gran voce le sue dimissioni. Il ministro degli Interni spagnolo Jorge Fernández Díaz, insieme alla Guardia civil, avrebbe mentito sulla morte dei 13 migranti che giovedì sera tentavano di varcare la frontiera ibero-marocchina. Centinaia di subshariani avevano preso d’assalto il confine con Ceuta. Alcuni erano stati respinti in territorio marocchino dalla gendarmeria. Altri invece, erano riusciti a raggiungere a nuoto il suolo iberico. È stato allora che la Guardia civil avrebbe prima sparato (proiettili di gomma e di piombo, secondo le prime testimonianze) contro gli uomini in acqua e lanciato lacrimogeni. Poi gli agenti spagnoli hanno scortato con una cordata umana alcuni migranti, che era riusciti a raggiungere la riva sani e salvi, restituendoli al territorio marocchino. Una procedura che va contro la legge sull’immigrazione: quando un immigrato tocca terra iberica, per legge deve essere portato in questura per il riconoscimento e poi trasferito al più vicino Ceti, Centro de Estancia Temporal de Inmigrantes (centro di permanenza temporanea degli immigrati). In questo caso proprio a Ceuta.
La prova sta tutta in un video amatoriale, mandato in onda dalla televisione La Sexta. Le immagini girate sulla spiaggia del Tarajal non solo mostrano come i migranti fossero già in acque spagnole, ma anche come gli agenti non hanno prestato alcun soccorso mentre alcuni affogavano, in attesa poi di ricondurre le otto persone giunte sulla battigia dall’altro lato del recinto che divide i due Paesi fino al mare. La Guardia civil ha poi confermato che la “riconsegna” dei migranti che arrivano a nuoto dal Marocco è “frequente” e fa parte di un protocollo secondo il quale, quando è chiaro che un immigrato ha appena lasciato il suo territorio d’origine, si omette il processo amministrativo d’espulsione e si esegue direttamente la consegna della persona in questione alle forze della polizia marocchina. Il problema però è capire se questo protocollo sia legale. Per questo alcune organizzazione non governative per la tutela degli immigrati hanno chiesto di aprire con urgenza un’inchiesta sul caso che faccia luce sulle modalità di controllo delle frontiere di Ceuta e Melilla.
Francisco Antonio González, delegato del governo a Ceuta, ha assicurato che le vittime facevano parte di un gruppo di circa 400 subshariani che giovedì hanno tentato di scavalcare il recinto. Individuati dalla gendarmeria marocchina, gli immigrati si sarebbero divisi in vari gruppi. Uno di questi si è diretto verso il mare nel disperato tentativo di fuggire agli agenti e passare il confine. Le prime testimonianze dei sopravvissuti parlano chiaro: la Guardia civil ha aperto il fuoco. Alcuni parlano di proiettili di gomma, altri di palle di piombo, versione confermata poi dal ritrovamento di alcuni bozzoli lungo la spiaggia. Affermano inoltre che gli agenti avrebbero usato del gas lacrimogeno contro le persone in acqua, provocando il panico e quindi la morte, finora accertata, dei 13 migranti. Insomma non sarebbe stata la polizia marocchina, così come ipotizzato dal governo spagnolo, ma gli stessi agenti della Guardia civil a usare il pugno duro.
Il delegato del governo ha però negato la versione degli immigrati in conferenza stampa. “Sono stati utilizzati proiettili di gomma e mai contro gli immigrati. Si è fatto ricorso anche alle armi da fuoco solo per spaventare con il rumore quelle persone”, ha dichiarato, assicurando che gli agenti hanno puntato sempre in aria. Anche la Guardia civil ha detto di non aver usato armi da fuoco contro gli immigrati, anche se ha riconosciuto quello di materiali antisommossa con intento intimidatorio. Secondo la versione degli agenti era d’altronde impossibile sparare direttamente sulla persone, visto che in mezzo c’era un recinto alto sei metri. Assicurano poi che, una volta attraversata la frontiera, gli spari sono stati comunque rivolti in aria per dissuadere i subshariani a continuare la marcia verso il territorio spagnolo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/08/spagna-proiettili-di-gomma-e-piombo-contro-migranti-poi-respinti-in-marocco/873860/

martedì 17 dicembre 2013

La doppia bufala sulla Kyenge e il 10% dei posti di lavoro per gli immigrati

La doppia bufala sulla Kyenge e il 10% dei posti di lavoro per gli immigrati

di - 16/12/2013 - Un innocente dialogo è "diventato" una proposta di legge

La doppia bufala sulla Kyenge e il 10% dei posti di lavoro per gli immigrati

Una bufala già nota come tale si trasforma e diventa ancora più verosimile, eccitando il branco di quelli che non sono razzisti, ma questi neri non li sopportano proprio.
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LA BUFALA CHE SI TRASFORMA - Già qualche giorno addietro il sito Bufale un tanto al chilo aveva notato come Libero poco tempo fa avesse trasformato due frasi pronunciate da Livia Turco e dal ministro Kyenge nella proposta di una riserva di legge per garantire agli immigrati rappresentanza in partiti, sindacati e aziende. Ma poi sono arrivati quelli della pagina Facebook «Il popolo non si piega ma si ribella» e la notizia è diventata che il PD vuole «il 10% dei posti di lavoro riservati agli immigrati.» Che è un’invenzione campata sul nulla

COME I CANI DI PAVLOV - Impagabili e come al solito inguardabili  i commenti a capolavori del genere, traboccanti del razzismo di che ce l’ha con gli immigrati e considera quelli neri in particolare come «scimmie», il termine usato più frequente come sinonimo d’immigrato di colore da quelle parti. «Io penso che stanno portando il popolo italiano ad essere razzista» dice un commento, senza rendersi conto di essere già un razzista fatto e vestito, che frequenta una pagina che sparge bufale razziste costruite ad uso e consumo di razzisti che come lui si eccitano prima di accendere il cervello e notare che la «notizia» scandalosa è già smentita dalla stessa Ansa citata per corroborarla.

mercoledì 25 settembre 2013

L’Europa difende Cécile Kyenge dagli italiani

L’Europa difende Cécile Kyenge dagli italiani

di   - 24/09/2013 - Per la prima volta nella storia i rappresentanti di 16 stati membri dell'UE si schierano con una ministra contro il razzismo

Dopo gli attacchi più o meno razzisti dei mesi scorsi Cécile Kyenge ha ottenuto la solidarietà dell’Europa. Ben 17 paesi dell’UE si sono trovati a Roma per dare sostegno alla ministra dell’Integrazione, paragonata ad un orango-tango da Calderoli e ripetutamente oggetto di attacchi rivolti contro il suo colore della pelle. Una novità nella storia dell’UE,  che rafforza l’impegno della Kyenge, in realtà piuttosto isolata nel governo Letta.

cecile kyenge Ue 4
UE CON LA KYENGE - L’Unione europea quasi sempre divisa ritrova un’unità nella difesa di Cécile Kyenge. L’incontro a Roma tra la Kyenge e altri 16 ministri o rappresenti di stati membri dell’Ue appare come una piena solidarietà alla responsabile del dicastero dell’Integrazione, che ha ricevuto una lunga serie di attacchi razzisti, a partire dal paragone con un orango-tango pronunciato da Roberto Calderoli. 17 rappresentanti di altrettanti Stati Ue si sono riuniti ed hanno condiviso una Dichiarazione contro il razzismo. L’iniziativa è partita dal  vicepremier e ministro dell’Interno del Belgio Joelle Milquet, esponente di un partito centrista vallone, che ha mobilitato i colleghi a difesa di Cecile Kyenge, vittima di numerosi attacchi di stampo razzista sin dal momento della sua nomina.
EUROPA DELLE DIVERSITÀ  - I responsabili di Belgio, Lituania, Lettonia, Irlanda, Svezia, Francia, Grecia, Croazia, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Romania, Bulgaria, Cipro e Malta, insieme al ministro Kyenge, hanno proposto agli Stati membri e alla Commissione europea di lanciare  un Patto settennale, dal  2014 al 2020, per una “Europa delle diversità” e per contrastare tutte le forme di razzismo, xenofobia e discriminazione. ”I leader politici – si afferma – devono essere modelli di unità, di accettazione della diversità e di tolleranza, non attori di divisioni e intolleranza”.  Nella Dichiarazione di Roma, il documento condiviso nel Meeting lanciato dalla Milquet e dalla Kyenhe, sono fermamente condannati «i programmi politici e le organizzazioni basate sul razzismo, la xenofobia e le teorie di superiorità razziale». La Dichiarazione chiede inoltre ai paesi membri dell’UE l’adozione di «strumenti legali per l’effettiva prevenzione, repressione ed eliminazione del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della discriminazione di genere».
LOTTA AL RAZZISMO - La vice primo ministro del Belgio, Joelle Milquet, ha ribadito l’importanza della presa di posizione in supporto di Cécile Kyenge. «Dobbiamo reagire alle manifestazioni di razzismo», ha rimarcato la Milquet, che ha definito inaccettabili gli attacchi subiti dalla collega italiana. «Era importante reagire e agire, in tutta l’Europa ci sono movimenti politici che predicano il rifiuto dell’altro, dello straniero, occorre mobilitarsi per riaffermare i valori della tolleranza». La ministra italiana ha invece precisato che la solidarietà europea nei suoi riguardi non rappresenti un problema legato solo alla sua persona. « Questo problema non riguarda solo me, sono atteggiamenti che stanno riaffiorando ovunque. Bisogna cercare di reagire non solo in quanto sostegno alla mia persona, ma cercando di riaffermare i valori dell’Europa. Il nostro messaggio oggi è quello che vogliamo riaffermare la cultura della solidarietà, dei nostri valori all’interno dell’Ue, e dobbiamo farlo anche in vista delle elezioni europee».
MESI DI INSULTI - La nomina di Cécile Kyenge al ministero dell’Integrazione ha da subito suscitato forti polemiche. Non solo il colore della pelle, ma anche le posizioni della ministra Kyenge hanno creato un movimento di opposizione che, per quanto apparentemente minoritario, è stato molto feroce nei suoi attacchi. Dopo essersi schierata pubblicamente in favore dello ius soli, l’esponente del PD ha subito continue provocazioni da parte della Lega Nord, che per alcune settimane l’ha praticamente assediata in ogni iniziativa svolta sul territorio. Allo stesso tempo sono partiti pesanti attacchi personali, culminati nel paragone con un orango-tango declamato, tra la delizia della folla, dal leghista, ed ex ministro, Roberto Calderoli. Forza Nuova, partito neofascista, è stata ancora più aggressiva, lanciando banane sul palco delle feste dove parlava la Kyenge, e depositando manichini che rappresentavano immigrati morti contro lo ius soli. Una serie di attacchi violenti che hanno provocato una presa di posizione dell’Ue piuttosto inusuale.

lunedì 10 giugno 2013

Lettera aperta a Libero: Immigrati nei talk show? Che c’è di male?

Lettera aperta a Libero: Immigrati nei talk
show? Che c’è di male?


Mercoledì 5/06/2013,
Lettera aperta – con cortese preghiera di comunicazione
All’attenzione del direttore e della redazione del Quotidiano Libero,
Che c’è di male se partecipano giovani quando si parla di giovani, donne quando si parla di donne, diversamente abili quando si parla di disabilità… etc. E quindi non crediamo ci sia nulla di scandaloso o sovversivo se anche gli immigrati trovano spazio, almeno nei dibattiti che li riguardano direttamente.
Lo diciamo in risposta all’articolo intitolato «Il diktat: Immigrati in Televisione. La Boldrini vuole le “quote nere” nei talk show» apparso sulla vostra testata ieri (04/06/2013).
Come persone “di origine straniera” in Italia siamo circa 5 milioni. Cittadini provenienti da molte nazionalità, la maggior parte dei quali provenienti dall’est Europa e quindi mediamente più “bianchi” del famoso “italiano medio”. Dunque, caso mai, di “quote bionde” nei Talk show si potrebbe parlare e non di quelle nere. Di fatto gli immigrati sono già presenti in tutti gli ambiti: economici, sociali e culturali ed è normale anche se molti faticano ad accettarlo che lo siano anche in ambito politico e mediatico

Non siamo stati portati in Italia da una sinistra in cerca di elettori, come spesso può sembrare a leggere alcuni vostri ragionamenti, ma da una forte richiesta di mano d’opera a basso costo. Richiesta formulata ogni anno dalla Confindustria e dagli agricoltori. Nonché dalle famiglie italiane in cerca di collaboratrici domestiche, personale di cura e baby-sitter, per sopperire all’assenza di sostegno dello Stato alle famiglie con bambini, malati e anziani a carico. E non crediamo che in Italia tutti gli industriali, tutti gli agricoltori e tutte le famiglie siano di sinistra.
5 milioni sono circa un decimo della popolazione residente in Italia, che come ogni gruppo umano ambisce al riconoscimento e alla partecipazione. Ma nella storia ogni passo di emancipazione per una popolazione emarginata è stato letto come un attacco ai diritti della maggioranza. Gli schiavisti hanno vissuto male la liberazione degli schiavi. Molti maschilisti continuano a vivere i diritti delle donne come attacchi ai diritti dei maschi. Molti bianchi del sud degli Stati Uniti abituati ai privilegi hanno vissuto il diritto di una donna nera stanca a rimanere seduta in autobus come un diktat dei neri sui bianchi. Ma i diritti non si rubano a nessuno. Una porzione di rappresentazione lasciata alle minoranze non ha mai leso il diritto delle maggioranze. Anzi, ha sempre alzato il livello generale dei diritti di tutti.
ll suo giornale è dichiaratamente di destra, ma non per questo deve sposare per forza una linea xenofoba e razzista che vede nel diverso solo pericolo e negatività. Non a nome di un contrasto alla sinistra. Nello scontro che portò alla fine della schiavitù negli stati uniti c’era da una parte Lincoln, uomo di destra delle industrie del Nord, dall’altra Il Generale Lee, uomo di destra delle piantagioni del Sud. Una destra che guardava al futuro contro una che era ancorata nel passato. Così come alcuni dei peggiori razzisti che ha conosciuto la storia erano gente di sinistra.
Voi avete la scelta tra essere la voce di una destra europea, moderna, che guarda al futuro. Oppure restare ancorati ai resti di un passato colonialista e razzista che tentano di uscire dalla pattumiera della storia. Il mondo nel frattempo va avanti.

Firmato:
- Adel Jabbar e Karim Metref per l’Associazione Nazionale Prendiamo La Parola (prendiamolaparola.org) contatto: prendiamolaparola@gmail.com
- Associazione Nazionale Stampa Interculturale ( http://www.associazioneansi.org) contatto: Presidenza@associazioneansi.org

 FONTE. http://prendiamolaparola.org/2013/06/06/lettera-a-libero/


sabato 4 maggio 2013

Lettera di Prendiamo la Parola a Cécile Kyenge


Lettera di Prendiamo la Parola a Cécile Kyenge

Firenze, 01 maggio 2013
Dottoressa On. Cécile Kyenge
Ministra dell’Integrazione
Palazzo Chigi Roma
Cara compagna Cécile,
Ministra della Repubblica!
Come piccola e giovane associazione d’immigrati, immigrate e di persone di origine immigrata, ci rallegriamo della rilevante nomina di cui sei stata investita. Nomina che è, per noi, un riconoscimento del tuo lavoro e del tuo impegno per i diritti e la giustizia.Come Prendiamo la Parola, realtà che hai contribuito a far nascere e crescere, vogliamo riaffermare il nostro sostegno a te, nostra compagna, nel tuo lavoro per il raggiungimento degli obiettivi che insieme, da tanti anni, stiamo inseguendo.
Sappiamo che la concezione dell’immigrazione come “problema” di ordine pubblico, ancora prevalente nel Paese, determina che le grandi questioni che riguardano i diritti delle persone migranti, siano prerogativa del Ministero dell’Interno.
Temiamo che l’entusiasmo per questa grande novità, dopo tanti anni di lotte senza punti di riferimento istituzionali, possa portare alcuni a caricarti di un enorme peso di aspettative; noi, invece, come Prendiamo la Parola, nel riconoscimento dell’importanza del ruolo che sei chiamata a svolgere, siamo consapevoli dello stretto perimetro della delega a te attribuita, ma, crediamo comunque che dalla postazione che sei chiamata a ricoprire si possano avviare dei percorsi molto importanti sul piano dei diritti.
L’attuale quadro politico, prodotto da manovre a noi note, ci trova responsabilmente critici. Assistiamo, con preoccupazione, alla conformazione di un governo nel quale si trovano insieme la maggior forza del centro sinistra e la destra neoliberista, lo schieramento politico principale responsabile del degrado politico, economico, sociale e morale del Paese.
A te toccherà sedere allo stesso tavolo con i rappresentanti di chi ha immaginato e costruito politicamente e concretamente gli strumenti per mortificare la nostra presenza in seno a questa società, alla quale ci sentiamo di appartenere per diritto. Tuttavia, cara Cécile, nella consapevolezza che ci ha sempre distinto in quanto donne immigrate e uomini immigrati impegnati nella trasformazione reale di questo paese, riteniamo che la tua presenza nell’attuale esecutivo nazionale possa diventare uno strumento utile a costruire prospettive diverse se ci appropriamo del segnale che è stato lanciato. Su questo terreno, noi siamo con te, pronte e pronti, a sostenerti per tentare l’impossibile e moltiplicare le piccole aperture possibili.
Cogliamo il segnale e partiamo dall’aspetto simbolico della tua presenza nel governo per provare a dare un successivo impulso alla costruzione di una società che riconosca nei fatti pari dignità a tutti i suoi membri; una società in cui la norma sia la dottoressa Cécile Kyenge come Ministra della Salute. Guardiamo all’importante traguardo da te raggiunto come input per continuare a costruire il nostro sogno dell’uguaglianza e della parità di trattamento nel rispetto delle diversità.
Un forte abbraccio
Per l’Ass. Prendiamo la parola,
Mercedes Frias

venerdì 3 maggio 2013

DEDICATED TO :kyenge kashetu cécile

Ruby Bridges

From Wikipedia, the free encyclopedia
Ruby Bridges
Ruby Bridges 21 Sept 2010.JPG
Ruby Bridges in 2010
BornSeptember 8, 1954 (age 58)
Tylertown, Mississippi, U.S.
OccupationPhilanthropist
Website
www.rubybridges.com
Ruby Nell Bridges Hall (born September 8, 1954) is known as the first black child to attend an all-white elementary school in the South.[1] She attended William Frantz Elementary School at 3811 North Galvez Street, New Orleans, LA 70117.[2][3]

Contents

  [hide

Early life

Ruby Bridges was born in Tylertown, Mississippi to Abon and Lucille Bridges. When she was 4 years old, the family relocated to New Orleans, Louisiana. In 1960, when she was 6 years old, her parents responded to a request from the National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) and volunteered her to participate in the integration of the New Orleans School system, even though her father was hesitant.

Integration


William Frantz Elementary School building in 2010
In spring of 1960, Ruby Bridges was one of 6 black children in New Orleans to pass the test that determined whether or not the black children would go to the all white school. She went to a school by herself while the other 5 children went somewhere else. Six students were chosen; however, two students decided to stay at their old school, and three were transferred to Mcdonough. Ruby was the only one assigned to William Frantz. Her father was initially reluctant, but her mother felt strongly that the move was needed not only to give her own daughter a better education, but to "take this step forward ... for all African-American children." Her mother finally convinced her father to let her go to the school. [4]The court-ordered first day of integrated schools in New Orleans, November 14, 1960, was commemorated by Norman Rockwell in the painting The Problem We All Live With.[5] As Bridges describes it, "Driving up I could see the crowd, but living in New Orleans, I actually thought it was Mardi Gras. There was a large crowd of people outside of the school. They were throwing things and shouting, and that sort of goes on in New Orleans at Mardi Gras."[5] Former United States Deputy Marshal Charles Burks later recalled, "She showed a lot of courage. She never cried. She didn't whimper. She just marched along like a little soldier, and we're all very very proud of her."[6]

The Problem We All Live With by Norman Rockwell, depicting Bridges as she goes to school
As soon as Bridges entered the school, white parents pulled their own children out; all teachers refused to teach while a black child was enrolled. Only one person agreed to teach Ruby and that was Barbara Henry, from Boston,Massachusetts, and for over a year Mrs. Henry taught her alone, "as if she were teaching a whole class." That first day, Bridges and her adult companions spent the entire day in the principal's office; the chaos of the school prevented their moving to the classroom until the second day. Every morning, as Bridges walked to school, one woman would threaten to poison her;[7] because of this, the U.S. Marshals dispatched by President Eisenhower, who were overseeing her safety, only allowed Ruby to eat food that she brought from home. Another woman at the school put a black baby doll in a wooden coffin and protested with it outside the school, a sight that Bridges Hall has said "scared me more than the nasty things people screamed at us." At her mother's suggestion, Bridges began to pray on the way to school, which she found provided protection from the comments yelled at her on the daily walks.[8]
Child psychiatrist Robert Coles volunteered to provide counseling to Bridges during her first year at Frantz. He met with her weekly in the Bridges home, later writing a children's book, The Story of Ruby Bridges, to acquaint other children with Bridges' story.
The Bridges family suffered for their decision to send her to William Frantz Elementary: her father lost his job,the grocery store the family shopped at would no longer let them shop there,and her grandparents, who were sharecroppers in Mississippi, were turned off their land. She has noted that many others in the community both black and white showed support in a variety of ways. Some white families continued to send their children to Frantz despite the protests, a neighbor provided her father with a new job, and local people babysat, watched the house as protectors, and walked behind the federal marshals' car on the trips to school.[5][9]

Adult life

Bridges, now Ruby Bridges Hall, still lives in New Orleans with her husband Malcolm Hall and their four sons.[10] For 15 years Hall worked as a travel agent, later becoming a full-time parent. She is now chair of the Ruby Bridges Foundation, which she formed in 1999 to promote "the values of tolerance, respect, and appreciation of all differences". Describing the mission of the group, she says, "racism is a grown-up disease and we must stop using our children to spread it."[11]
In 1993, Bridges Hall began looking after her recently orphaned nieces, then attending William Frantz Elementary as their aunt had before them. She began to volunteer as a parent liaison three days a week. Eventually, publicity related to Coles' book caused reporters to locate Bridges Hall and write stories about her volunteer work at the school, which in turn led to a reunion with her former teacher, Barbara Henry. Henry and Bridges Hall now sometimes make joint appearances in schools in connection with the Bridges Foundation.[12]
Bridges Hall is the subject of the Lori McKenna song "Ruby's Shoes." Her childhood struggle at William Frantz Elementary School was portrayed in the 1998 made-for-TV movieRuby Bridges. The young Ruby Bridges was portrayed by actress Chaz Monet, and the movie also featured Lela Rochon as Ruby's mother, Lucille 'Lucy' Bridges; Michael Beachas Ruby's father, Abon Bridges; Penelope Ann Miller as Ruby's teacher, Mrs. Henry; and Kevin Pollack as Dr. Robert Coles.
On January 8, 2001, Bridges Hall was awarded the Presidential Citizens Medal by President Bill Clinton.[13]
Like hundreds of thousands of others in the greater New Orleans area, Bridges Hall lost her home (in Eastern New Orleans) to the catastrophic flooding in the failure of the levee system during Hurricane Katrina in 2005.
In October, 2006, the Alameda Unified School District dedicated a new elementary school to Ruby Bridges, and issued a proclamation in her honor.
In November 2006 she was honored in the Anti-Defamation League's Concert Against Hate.
In 2007 the Children's Museum of Indianapolis unveiled a new exhibit documenting her life, along with the lives of Anne Frank and Ryan White.

Bridges meets with President Obama and discusses her portrait on the wall.
In 2010, she had a 50th year reunion at Frantz Elementary with Pam Foreman Testroet, who, at age 5, was the first white child to break the boycott that ensued from Bridges' attendance at that school.[2] Bridges continues to tour as an inspirational speaker against racism. In 2011, she visited St. Paul's Episcopal School, a K-8 school in Oakland, CA. Her visit coincided with the unveiling of the Remember Them humanitarian monument by Mario Chiodo, which includes a sculpture of the young Ruby Bridges.
On May 19, 2012 Bridges Hall received an Honorary Degree from Tulane University at the annual graduation ceremony at the Mercedes Benz Superdome.

References

  1. ^ The Unfinished Agenda of Brown v. Board of Education, p. 169
  2. ^ a b Miller, Michelle (2010-11-12). "Ruby Bridges, Rockwell Muse, Goes Back to School". CBS Evening News with Katie Couric (CBS Interactive Inc.). Retrieved 2010-11-13.
  3. ^ "Google Maps". Google Maps. Google Maps. Retrieved 2010-11-13.
  4. ^ Ruby Bridges Hall. "The Education of Ruby Nell," Guideposts, March 2000, pp. 3-4.
  5. ^ a b c Charlayne Hunter-Gault. "A Class of One: A Conversation with Ruby Bridges Hall," Online NewsHour, February 18, 1997
  6. ^ Susannah Abbey. Freedom Hero: Ruby Bridges
  7. ^ Excerpts from Through My Eyes, at African American World for Kids
  8. ^ Bridges Hall, Guideposts p. 4-5.
  9. ^ Bridges Hall, Guideposts p. 5.
  10. ^ "In a Class of Only One: Ruby Bridges". CBN.
  11. ^ The Ruby Bridges Foundation
  12. ^ Bridges Hall, Guideposts, p. 7.
  13. ^ "President Clinton Awards the Presidential Citizens Medals". Washington, D.C: The White House (whitehouse.gov), archived by the National Archives and Records Administration (nara.gov). 2001-01-08. Retrieved 2009-03-11.

Further reading

  • Bridges Hall, Ruby. Through My Eyes, Scholastic Press, 1999. (ISBN 0590189239)
  • Coles, Robert. The Story of Ruby Bridges, Scholastic Press, 1995. (ISBN 0590572814)
  • Steinbeck, John. Travels with Charley in Search of America, Viking Adult, 1962. (ISBN 0670725080)
  • The Unfinished Agenda of Brown v. Board of Education, John Wiley & Sons, 2004. (ISBN 0471649260)

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