venerdì 29 maggio 2009

di mario sindaco

DOTT. SANDRO DI MARIO .... CANDIDATO A SINDACO

lunedì 25 maggio 2009

Folle massacra una coppia a martellate Due clandestini lo immobilizzano

Folle massacra una coppia a martellate
Due clandestini lo immobilizzano

E' accaduto alla stazione di Palermo: l'uomo è gravissimo
I nigeriani: non siamo eroi, il cuore ci ha detto di intervenire


PALERMO (11 maggio) - Un folle massacra una coppia a martellate alla stazione di Palermo, due migranti lo bloccano e ne consentono la cattura fra le urla e lo sgomento dei tanti passeggeri. Tutto si è svolto rapidamente: l'uomo, quasi certamente uno piscolabile, si è scagliato contro l coppia che si trovava nella biglietteria. Ora i due sono ricoverati in ospedale in gravissime condizioni.

Le vittime.
Fabio Conti Tozzo, di 38 anni, arrestato dalla polizia ha colpito ripetutamente alla testa Antonino Raccuglia e Marianna Ruvolo, entrambi di 67 anni, ricoverati in due ospedali della città. Il più grave è l'uomo, trasferito in coma farmacologico nel reparto di Rianimazione del Policlinico. Secondo i medici avrebbe perso anche materia cerebrale. La donna si trova all'ospedale Civico di Palermo. È in prognosi riservata, anche se non sarebbe in pericolo di vita.

Aggressione cruenta. «L'aggressore, alto circa due metri e molto robusto ha colpito, con il martello dall'alto verso in basso, le due vittime. L'uomo le ha raggiunte correndo e questo ha dato più forza ai colpi sferrati. Poi quando le ha viste per terra ha continuato a colpirle». Lo ha raccontato il dirigente della Polfer, Maurizio Ficarra che ha interrogato l'aggressore accusato di tentato omicidio.

I nigeriani: non siamo eroi. «Non siamo eroi, lo abbiamo fatto perché abbiamo sentito nel nostro cuore che in nome di Dio questa era la cosa giusta da fare: fermare quell'uomo che poco prima aveva aggredito una coppia». Così Kennedy Anetor e John Paul, entrambi nigeriani, arrivati qualche mese fa in Italia, sbarcati a Lampedusa da un carretta del mare, respingono l'appellativo di eroi.
FONTE

domenica 24 maggio 2009

Berlusconi: abbiamo posto fine ai barconi a Lampedusa. Ma a Lampedusa arriva barcone con 73 immigrati

U.E. - ITALIA
Berlusconi: abbiamo posto fine ai barconi a Lampedusa. Ma a Lampedusa arriva barcone con 73 immigrati
24 Maggio 2009

L'Italia rispetta il diritto d'asilo: Silvio Berlusconi lo ha sottolineato in una sua intervista andata in onda su Telereporter.
'C'e' il diritto d'asilo che noi rispettiamo': ha detto il premier parlando di immigrazione che, ha sottolineato, e' una questione che 'riguarda tutta l'Unione europea e ogni Stato - ha aggiunto - ha diritto di tenere chiuse le sue frontiere e di aprirle soltanto a chi va in quello Stato scappando da una situazione di mancanza di liberta' o di pericolo. E allora c'e' il diritto d'asilo che noi assolutamente riconosciamo'.
'Oppure - ha aggiunto - l'immigrazione deve essere regolare, di persone che entrano nel nostro Paese in modo regolare per inserirsi nel costume e nelle tradizioni e rispettare le leggi'.

Non si placano le polemiche sul fronte immigrazione, con Massimo D'Alema che ricorda come in Italia ad uno come Obama si dovrebbe chiedere il permesso di soggiorno. Intanto il Viminale ha reso noto che questa settimana sono stati rimpatriati 68 extracomunitari irregolari, in gran parte nigeriani, marocchini e tunisini sbarcati a Lampedusa. E nell'isola c'e stato anche l'arrivo di un gommone con 73 migranti, intercettato dalla Guardia Costiera.

Era da almeno un paio di giorni che la procura antimafia di Bari e la polizia erano in possesso di elementi che facevano ipotizzare l'imminente partenza dalla Libia di imbarcazioni con clandestini diretti in Italia. Frutto dell'indagine del pm di Bari Giuseppe Scelsi che a fine marzo ha seguito con intercettazioni telefoniche i commenti dei trafficanti nigeriani che avevano organizzato il viaggio concluso con il naufragio di due barconi e la morte di oltre 600 immigrati.
Nella giornata il dibattito politico si e' sviluppato all'incontro dei giovani editori a La Bagnaia. 'Anche Obama e' figlio di un immigrato di seconda generazione: se vivesse in Italia dovrebbe chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno', ha detto D'Alema, spiegando che 'nel mondo vincono le societa' aperte. Se si ha paura degli immigrati e dell'Islam la vecchia Europa non puo' che perdere. Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi e la Costituzione cosi' come noi italiani, ma poi serve una politica della integrazione'. D'Alema ha anche detto di condividere 'pienamente' le parole che Gianfranco Fini 'ha piu' volte usato sul tema; non posso invece condividere certe parole e certe proposte avanzate da parlamentari che - ha aggiunto D'Alema - non aiutano la convivenza alla quale bisogna educare'. Da parte sua il presidente della Camera ha detto: 'Dove sta scritto che la destra nei confronti dell'immigrazione debba essere solo 'respingiamoli', il che e' anche cosa giusta nel caso dei clandestini? Io dico integriamoli'.

Per il ministro degli Esteri Franco Frattini l'Europa 'deve portare lo sviluppo nei paesi da dove arrivano flussi migratori di persone'. Frattini ritiene che 'l'Europa debba andare alle radici profonde dell'immigrazione; per questo dobbiamo portare lo sviluppo nei loro paesi; quando arrivano a Lampedusa e' troppo tardi'. Quanto agli immigrati, per Frattini bisogna 'distinguere tra legalita' e illegalita', tra persone oneste e quelli che entrano illegalmente e lavorano nell'economia in nero. Legalita' e illegalita' non sono la stessa cosa, altrimenti agli immigrati che sono legali che lezioni diamo?'.
Di Europa ha parlato anche il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi: 'Sull'immigrazione l'Europa ha lasciato sola l'Italia, a dimostrazione che questa Europa non funziona, e' assente dal Mediterraneo e l'immigrazione e' diventata un problema gravissimo'. Ronchi ha anche ribadito che 'le politiche sull'immigrazione adottate del governo sono perfettamente in sintonia con quelle europee'. Mentre il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, ha detto che i respingimenti sono un 'nostro pieno diritto e continueremo, ne faremo di piu', perche' il diritto internazionale, gli accordi fatti con molti paesi a partire dalla Libia, ci consentono di respingere chi entra illegalmente in Italia'. Ma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ritiene che si debbano 'evitare respingimenti indifferenziati' per rispettare le 'singole vicende umane'.

FONTE

mercoledì 20 maggio 2009

SI PUO FIDARE?

La Libia sicuramente sta prendendo qualcuno per 'c..lo.'
chi è?

  1. L'Africa ?
  2. L'Europa ?
  3. Se stessa ?
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venerdì 15 maggio 2009

Berlusconi piangeva per i migranti - Ballarò - 12/05/2009

Berlusconi piangeva per i migranti - Ballarò - 12/05/2009

giovedì 14 maggio 2009

PRESA DIRETTA - MIGRANTI ITALIANI IN SVIZZERA

nuovo programma di rai3, riccardo iacona, presa diretta. 1 febbraio 2009 - migranti - italiani in svizzera

UNIONE AFRICANA.....Presidente di Turno




martedì 12 maggio 2009

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Ce la farà Tripoli a reggerli con rischio collasso su sue coste?

postato 33 min fa da APCOM

ARTICOLI A TEMA
Quale respiro temporale può avere la strategia dei respingimenti degli immigrati clandestini verso la Libia inaugurata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni? Sarà in grado Tripoli, da sola, di reggere l'urto del rientro di migliaia di disperati sulle proprie coste, rischiando l'aggravarsi di una emergenza umanitaria? Con le polemiche sul diritto alla richiesta d'asilo ('negato' dai respingimenti, secondo le organizzazioni umanitarie) sono questi gli interrogativi che accompagnano la 'svolta' annunciata dal ministro Maroni con la 'linea dura' nel contrasto ai flussi di clandestini che arrivano dal paese nordafricano. Dal 7 maggio, sono circa 500 gli immigrati clandestini raccolti in mare da mezzi navali italiani e riportati in Libia con l'ok di Tripoli. Da ieri, non si segnalano respingimenti. E' arrivato, semmai, il primo 'no' delle autorità libiche all'approdo del pattugliatore 'Spica' della Marina Militare italiana che nella notte aveva soccorso un barcone con 69 clandestini a bordo. Dopo una trattativa con i libici, terminato con il 'no' allo sbarco, e l'ennesimo 'niet' dalle autorità maltesi all'accoglienza dei clandestini, l'unità della marina militare ha dovuto fare rotta verso Porto Empedocle. E' un segnale - fa notare una fonte qualificata - che i libici non possono riprendersi tutti quelli che partono dalle loro coste e che vengono intercettati in acque internazionali dalle nostre unità navali. Insomma, la situazione non è semplice. Sebbene la Libia abbia trasformato, con l'accordo siglato a fine agosto tra Gheddafi e Berlusconi, l'Italia da paese 'quasi' nemico per i trascorsi coloniali non risolti a Paese amico è difficile immaginare che la strategia 'vincente' per contenere i flussi siano i respingimenti con una disponibilità illimitata del Paese nord africano; soprattutto se non ci sarà un impegno, invocato a più riprese dallo stesso ministro dell'Interno, dell'Unione europea. Nell'accordo tecnico siglato tra Italia e Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina (che non è mai stato reso pubblico) - secondo una fonte - all'articolo 6 si farebbe riferimento all'impegno della Libia al rispetto Convezione Onu dei diritti dell'Uomo. L'avvio dei pattugliamenti previsti dall'accordo italo-libico è previsto il 15 maggio. Un giorno prima, a Gaeta, ci sarà la consegna delle unità navali alla Libia. I respingimenti sono iniziati tra il 6 e il 7 maggio. Se i respingimenti fanno parte di una intesa 'last minute' (non ci sono conferme ufficiali che i respingimenti siano contenuti nell'accordo) lo si capirà presto. L'obiettivo di spostare più a Sud la frontiera del contrasto all'immigrazione, allegerendo così la situazione a Lampedusa, potrà riuscire - spiega la fonte qualificata - solo se la Libia non sarà lasciata sola. Da qui a giugno, lo scenario potrebbe rapidamente cambiare. Come? La 'linea dura' adottata dal governo potrebbe essere accompagnata da qui a breve da una apertura alla collaborazione con organismi internazionali ed europei per la tutela degli immigrati richiedenti asilo sul territorio libico dove i centri sono già al collasso e sono pieni di persone che provengono da zone dove ci sono violenze e guerre. In quel caso, il governo incasserebbe un doppio successo: sul piano operativo, spostando più a Sud il contrasto al traffico di essere umani e su quello umanitario, ottenendo che le richieste sul diritto d'asilo siano vagliate in Libia, prima ancora della partenza verso le coste italiane. E' una questione di scelta dei tempi per Italia e Libia, ora Paesi 'amici'. Ma non solo.

lunedì 11 maggio 2009

Anche queste notizie vanno diffuse

Due anziani, un uomo e una donna, sono stati feriti in modo graveL'aggressore, 39 anni, sarebbe stato colto da un raptus improvviso
Folle irrompe alla stazione di Palermoe prende a martellate i passeggeri

PALERMO - Un folle è entrato questa mattina all'interno della stazione centrale di Palermo e, armato di un grosso martello, ha sferrato micidiali colpi ad alcuni passeggeri in attesa. La notizia è stata confermata dal questore di Palermo Alessandro Marangoni. Due anziani - Antonino Raccuglia, 68 anni, e Marianna Ruvolo, 67 - sono stati colpiti e versano in gravi condizioni all'ospedale Civico e al Policlinico unviersitario. L'aggressore, Fabio Conti Tozzo, 39 anni, è stato bloccato inizialmente da un cittadino extracomunitario, testimone della terribile scena, e, successivamente, da agenti della polizia ferroviaria. E' agli arresti con l'accusa di tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. Secondo una prima ricostruzione i due feriti si trovavano tra la biglietteria e un'area riservata ai passeggeri in attesa quando sono stati raggiunti dall'uomo armato di martello. Quanto al movente del gesto, gli inquirenti propendono per un improvviso raptus di follia.
Da repubbblica online

Malta respinge nave italiana con migranti. E la politica litiga ancora

Immigrati, Malta respinge nave italiana
con migranti. E la politica litiga ancora

All'alba due motovedette della Finanza hanno soccorso
al largo di Siracusa un gommone con 48 persone a bordo



ROMA (11 maggio) – La politica discute, la Guardia di Finanza soccorre e si riapre un altro fornte critico tra Italia e Malta. Un gommone con a bordo 48 immigrati clandestini è stato soccorso all'alba di oggi da due motovedette della Guardia di finanza a una ventina di miglia a Sud est di Capo Passero, nel siracusano. L'attività è stata coordinata dalla capitaneria di porto di Catania. Gli extracomunitari sono stati trasferiti al centro di accoglienza di Cassibile.

Malta blocca nave italiana. Il governo maltese non ha autorizzato l'ingresso nel porto della Valletta della nave Spica della Marina Militare Italiana, con a bordo 69 migranti, tra i quali 16 donne, recuperati ieri nel canale di Sicilia. Il salvataggio è avvenuto a circa 70 miglia sud di Lampedusa, in acque di competenza maltese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso. Il pattugliatore, che in questo momento è fermo al limite delle acque territoriali maltesi, stava facendo rientro da Tripoli, dove aveva trasferito ieri mattina altri 162 extracomunitari respinti in Libia dalle autorità italiane.

Secondo alcune fonti la nave potrebbe ora fare rotta verso Porto Empedocle (Agrigento), ma non è escluso nemmeno un nuovi respingimento in Libia dei profughi. Dopo gli scontri diplomatici nei giorni scorsi tra Italia e Malta legati alla vicenda della Pinar, il mercantile turco rimasto fermo per quattro giorni con 144 migranti a bordo in attesa di un accordo sulla loro destinazione finale, La Valletta aveva detto di condividere pienamente la linea dei respingimenti adottato dal governo italiano.

La linea Maroni. Ieri il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha ribadito la linea «di fermezza in materia di immigrazione, che continuerà finchè gli sbarchi non cesseranno». In pochi giorni sono stati respinti oltre 500 clandestini, ha reso noto Maroni. La Cei ha invece sottolineato come la multiculturalità dell'Italia esista «già di fatto» e sia un «valore». La Lega incassa intanto il sostegno del premier Silvio Berlusconi alla 'linea-Maronì e ottiene rassicurazioni sul ddl sicurezza, sul quale domani verrà posta la fiducia.

Rao, respingimenti non tutela diritti umani. «I respingimenti sono uno strumento serio» ma siamo contrari a «respingimenti in un territorio dove i diritti umani non sono salvaguardati». Lo ha dichiarato Roberto Rao, componente della commissione Giustizia alla Camera per l'Udc nel corso della rubrica settimanale di Gr Parlamento “60 Minuti”, condotta dal direttore, Bruno Socillo.

Rutelli, respingere i clandestini con fermezza. «Respingere senza ipocrisie l'immigrazione clandestina». Lo chiede il senatore del Pd e presidente del Copasir, Francesco Rutelli, che, intervistato da “Il Mattino”, invita su questo il Pd a un vero riformismo. «Gli immigrati che sbarcano a Lampedusa li vediamo in tv, dimenticando che sono una quota minina di quelli che entrano in Italia - continua Rutelli - Certo, testimoniano l'inadeguatezza delle politiche del governo, che non mantiene gli impegni presi e tenta di nascondere gli insuccessi con dibattiti folli, tipo proposta di apartheid sui trasporti milanesi. Ma se noi pensassimo di reagire mandando un messaggio opposto ('in Italia entri chiunquè) sbaglieremmo alla grande. Anche qui deve esprimersi il riformismo del Pd». «In Italia vivono milioni di stranieri, indispensabili per prestazioni lavorative e sociali. Sono benvenuti, sono in grandissima parte onesti. I richiedenti asilo vanno accolti, secondo regole precise - aggiunge Rutelli -. I clandestini vanno respinti con fermezza. Le vittime della tratta vanno liberate dai loro schiavisti. Il razzismo è una intollerabile violazione dei diritti umani. È un grave limite del nostro dibattito: destre irresponsabili che guadagnano voti con slogan razzisti; alcune sinistre che li perdono con slogan idioti tipo “siamo tutti clandestini”».

Cicchitto, no al razzismo ma nemmeno Italia ventre molle dell'Europa. «Nell'autonomia della politica è un atto dovuto che lo Stato intervenga sulla qualità, sulla quantità e sulle caratteristiche dell'immigrazione nel nostro Paese. Infatti, con la legge Bossi-Fini ed altri provvedimenti la maggioranza ha fatto una scelta di fondo: regolamentare i flussi dell'immigrazione consentita e, conseguentemente, contrastare quella clandestina». Lo spiega Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. «Non c'è nessun sottinteso razzismo in tutto ciò, ma l'obiettivo di evitare che l'Italia diventi il ventre molle dell'Europa, tenendo conto, sia della durezza con cui gestiscono questo problema altri Paesi europei che s'affacciano sul Mediterraneo, come la Francia e la Spagna, sia dei dati che riguardano il tasso di criminalità molto elevato che caratterizza l'immigrazione clandestina. Sottoponiamo questa valutazione con il massimo rispetto, ma anche con la dovuta convinzione, alla Cei, che evidentemente ha tutto il diritto di avanzare le sue riflessioni e poi le forze politiche e il governo nella loro autonomia devono prendersi le loro responsabilità».

Casini: società multietnica significa vivere fuori dalla realtà.
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha commentato le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla società multietnica, poco prima di entrare nella chiesa del Sacro Cuore di Genova Carignano, dove si celebrano i funerali di don Gianni Baget Bozzo scomparso venerdì scorso. «Non so in che mondo viva Berlusconi -ha detto Casini- negare la società multietnica significa vivere fuori dalla realtà. Il problema non è dire no agli extracomunitari o alla società multirazziale che c'è già, ma dire sì ad un'accoglienza alle persone oneste ed essere rigorosi contro i clandestini e i disonesti. Mi sembra -ha aggiunto Casini- che ci sia molta demagogia nella posizione di chi dice no alla società multirazziale che in Italia c'è già. Nel momento -ha concluso Casini- in cui abbiamo un presidente degli Usa con la pelle nera, dire no alla società multietnica, mi sembra di tornare all'età delle caverne».

Cota: difendere la nostra identità. «Oggi più che mai dobbiamo difendere la nostra identità. Noi non vogliamo la società multietnica, nel senso che non vogliamo che quella che è la nostra identità, cioè l'insieme di storie, di costumi e tradizioni, venga cancellata e modificata da chi viene nel nostro territorio e non pensa di fare un processo di integrazione, ma di costruire situazioni di ghetto, di Stato nello Stato, dove pensa di applicare le sue regole». Lo ha dichiarato il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Roberto Cota a Gr Parlamento.

venerdì 8 maggio 2009

Guantanamo Libya. The new Italian border police

Guantanamo Libya. The new Italian border police

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Centro di detenzione di ZlitanTRIPOLI - The iron door is closed. From the small loophole I see the faces of two African guys and one Egyptian. I can't stand the acrid smell coming from the holding cells. I ask them to move. Now I can see the whole room, three meters per eight. There are some thirty people inside. Piled one over the other. There are no beds, people sleep on the ground on some dirty foam mattresses. Behind, on the walls, somebody has written Guantanamo. But we are not in the U.S. base. We are in Zlitan, in Libya. And the detainees they are not suspected terrorists, but immigrants arrested south of Lampedusa.

Centro di detenzione di ZlitanPeople press behind the door. They have not been receiving any visits since they were arrested. Someone raises the voice: "Help us!" A young man put the hand out of the loophole and give me a piece of cardboard. There is written a telephone number, by pen. The prefix is that of Gambia. I put it in my pocket, hiding from the police. His name is Outhman. He asks me to tell his mother he is still alive. He has been locked in this prison for the last five months. Fabrice instead spent here nine months. Both of them were arrested during police raids in the immigrants neighbourhoods in Tripoli. Since several years actually, Libya is committed to patrol the European southern border. With any means. In 2003 Italy signed an agreement with Gaddafi and sent oversea motorboats, cars and body-bags... funding detention centres and deportation flights. Since then, tens of thousands of immigrants and refugees every year are arrested in Libya and held in such inhuman conditions.

Centro di detenzione di Zlitan"People are suffering here! The food is bad, and the water is dirty. We are sick and there are pregnant women." Gift is 29 years old. She is from Nigeria. She was arrested three months ago, while she was walking with her husband on the street. They left two children in Tripoli, she said. She is not allowed to call them. Her husband has been repatriated the previous week. She is still here, alone, wearing the same clothes she had when she was taken prisoner. Before, she has been living in Libya for three years, working as a hairdresser, and she didn't have any idea to cross the sea towards Italy, as many of the other immigrants who are here.

Il direttore del campo di Zliten, Ahmed SalimIt is not the case of Y. Because he really dreamed about Europe. He is Eritrean and he deserted the army in order to seek for political asylum in Europe. He was apprehended in the sea. By the Libyans police. And locked here in Zlitan. Before entering in the office of the director – Ahmed Salim -, a policeman whispers something to him. When we ask him about the conditions of the prison, he answers with a trembling voice: "Everything is good." He is frightened. He knows that if he says something wrong he will be beaten. The director smiles in front of him and grants us he will not be deported. Within the next week he will be transferred to the detention centre of Misratah, 210 km east of Tripoli, where all the Eritreans refugees are concentrated.

Mezzi di pattugliamento al centro di ZuwarahIn the region of Zlitan, there are three other detention centres for immigrants, in Khums, Garabulli and Bin Ulid. They are smaller and detainees kept there are normally moved to the camp of Zlitan, which can hold up to 325 people. But how many detention centres are there in Libya? According to the evidences we collected in the last years, they are at least 28, mostly concentrated along the coast. There are three kinds of centres. There are concentration camps, like those of Sebha, Zlitan, Zawiyah, Kufrah and Misratah, where migrants and refugees are concentrated waiting for their deportation. Then there are smaller facilities, such as Qatrun, Brak, Shat, Ghat, Khums ... where aliens are held for a shorter period of time before being sent to the bigger camps. And then there are the prisons: Jadida, Fellah, Twaisha, Ain Zarah ... Common prisons I mean, with entire branches dedicated to undocumented foreigners. The most known one was the prison of Fellah, in Tripoli, but it was recently demolished to construct a new building, in line with the restyling of the entire city. Its function was replaced by Twaisha, the prison near the airport.

La chiesa di San Francesco, a TripoliKoubros managed to escape from Twaisha only few weeks ago. He is Eritrean, 27 years old. He used to live in Sudan, but after an Eritrean friend was deported from Khartoum, he suddenly decided to leave towards a safer place in Europe. He went out from Twaisha walking with crutches. He says he was seriously beaten by a drunk policeman who asked him money. Hopefully his Eritreans cell mates collect some money to let him free. To bribe a prison guard $ 300 is enough. I met him in front of the church of San Francesco, in Tripoli. Like every Friday, about fifty African migrants are waiting for the opening of Caritas. Tadrous is one of them. He was released last October from the prison of Surman. He is one of the few refugees having been judged by a court. His story interests me. It was on June 2008. They took the sea from Zuwarah, in 90 people. But after a few hours they decided to come back, because of the stormy sea, and they were arrested. The judge sentenced them to 5 months of detention, with the charge of illegal emigration. I ask him if he was given a lawyer. He simply smiles shaking the head. The answer is no.

Nothing strange, says the lawyer Abdussalam Edgaimish. Libyan law does not provide free legal aid for crimes punishable by less than three years. Edgaimish is the director of the Bar of Tripoli. He welcomes us in his office, in the First September road. He explains us that the practice of arrest and detention of immigrants have nor legal basis neither a validation from the court. Any Libyan citizen, according to the law, could not be deprived of liberty without a warrant of arrest. But for foreigners it is not the same. Police raids are usual. The practice is that of house-to-house raids in the suburbs of Tripoli.

Pattuglie a Zuwarah"Migrants are victims of a conspiracy between the two shores of the Mediterranean. Europe sees only a security problem, but nobody wants to talk about their rights. " Jumaa Atigha is also a lawyer of Tripoli, graduated in Rome in 1983. Since 1999, he chaired the Organization for the Human Rights of the Foundation led by the firstborn of Gaddafi, Saif al Islam. In 2007 he resigned. During his presidency he led a national campaign, making the Government release 1,000 political prisoners. He describes a country involved in a rapid change, but still far from an ideal situation with respect to individual and political freedom. Atigha knows well the conditions of detention in Libya. From 1991 to 1998 he has been jailed without trial, as a political prisoner. He tells us that torture is a common practice among the Libyan policemen. "The lack of awareness means that policemen think to serve justice, while they are torturing people"

Mustafa O. Attir think the same. He is professor of sociology in the Tripoli University of El Fatah. "It is not simply a problem of racism. Libyans are kind with foreigners. It is a matter of police." Attir knows what he says. He visited Libyan prisons as a researcher in 1972, 1984 and 1986. Police officers have no education – he tells us - and are instead educated to the concept of punishment.

Parrucchiere ghanese a TripoliSuddenly his words make me rethink to the Ghanaian hairdressers in the medina, the Chadian tailors, the Sudanese shops, the Egyptians waiters, the Moroccan ladies in the cafeterias, and the Africans cleaning the roads every night. While Eritreans refugees are hiding themselves in the suburbs of Gurji and Krimia, thousands of African immigrants live and work here, maybe exploited, but with a relative peace. Certainly for Sudaneses and Chadians people, everything is easier. They speak Arabic and they are Muslims. They have been living in Libya for tens of years and therefore they are quite tolerated. The same for Egyptians and Moroccans. Instead is different for Eritreans and Ethiopians. They are here only for a transit to Europe. Often they do not speak Arabic. Often they are Christians. And their grandparents fought against Libyans with the Italian colonial troops. And as they travel with the money for the crossing in the pocket, they are often stolen even in the street. For the Nigerians, and more generally for the Anglophone sub-Saharan, is different. If they are directed to Europe or not, it is not important. Their integration in the Libyan society clashes systematically with the racist stereotypes against Nigerians, linked to the crimes of some Nigerian criminal networks. They are accused of smuggling drugs and alcohol, exploiting prostitution, bringing the Hiv virus and perpetrating robbery and murders.

Università el Fateh, TripoliDuring 2007, professor Attir organized three conferences on the subject of immigration in the Arab countries. In Libya he is one of the greater experts. And he is ready to deny the figures circulating in Europe. "Two million immigrants in Libya are waiting to leave to Italy? It is not true." Actually there is no statistic at all. The Libyan population is five and a half million people. Foreigners can not reasonably be more than one million, including Arab immigrants. Most of them have never thought to cross the sea. And Libya need them, because its economy is growing up, and the country is underpopulated and its citizens don't want any more to do heavy and cheap labours. Attir is aware of the pressures that Europe is doing on Libya. But he also knows that "there is no way" to stop the transit of migrants in the sea.

Pattuglie a ZuwarahLibya has about 1,800 km of coastline, largely uninhabited. Colonel Khaled Musa, head of anti-immigration patrols in Zuwarah, don't really think that the six patrol boats promised by Italy will solve the problem. For sure they will help to control the coast between the Tunisian border, Ras Jdayr, and Sabratah. But it is only around 100 km. The 6% of the Libyan coast. And the departures have already moved on the coasts east of Tripoli, between Khums and Zlitan, more than 200 km from Zuwarah. The department of immigration of Zuwarah was created in 2005. The number of migrants arrested fell from 5,963 in 2005 to 1,132 in 2007. For the head of the investigations department, Sala el Ahrali, the figures show the success of the repressive measures. Many smugglers have been arrested, that is why the departures decreased. And the coast is patrolled every night, by cars. Every ten kilometres there is a police tent, on the beach. But only along 50 kilometres from the Tunisian border, from Farwah, to Mellitah, near the gas treatment plant owned the Italian Eni and the Libya's National Oil Company.

Jehad Nga for The New York TimesIt goes from Mellitah to Gela, in Sicily. Greenstream, this is its name, is the longest underwater pipeline in the Mediterranean. Ironically, it runs along the same route which leads thousands of migrants to Lampedusa. On the surface of the sea, EU sends its military forces to stop the transRit of human beings. While at the bottom of the sea, eight billions cubic meters of gas annually pass through the 520 km of pipes, among the bones of thousands of victims of migration. An image that perfectly summarizes the relationship of the last five years between Rome and Tripoli, leaded under the slogan "more oil, less immigrants".


Read also:
Libya: inside the immigrants detention centre of Misratah
Border Sahara: the detention centres in the Libyan desert
Download the Fortress Europe 2007 Report: Escape from Tripoli

Speciale Libia: cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

Speciale Libia: cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

PISTOIA, 7 maggio 2009 - Né a Malta, né a Lampedusa. Sono stati riportati in Libia i 227 emigranti e rifugiati (cittadini di Nigeria, Ghana, Gambia, Costa d'Avorio, Somalia e Mali) – tra cui 40 donne, tre delle quali incinte - soccorsi ieri a circa 35 miglia a sud est di Lampedusa dalle autorità italiane. Dopo una giornata di infruttuose trattative con il governo maltese sulla responsabilità dei soccorsi, l"Italia è riuscita a strappare a Tripoli il consenso per la riammissione in Libia dei naufraghi. Nessuno dei passeggeri è stato identificato, nessuno degli eventuali minori non accompagnati è stato tutelato, nessun rifugiato è stato messo nelle condizioni di chiedere asilo politico, e nessun medico ha verificato le condizioni di salute dei naufraghi. Prassi che sulla terra ferma sono obblighi previsti dalla legge. Ma non in mare aperto, fuori dalle frontiere e dallo stato di diritto. Maroni ha rivendicato quanto accaduto come "un risultato storico" e annunciato che sarà la prassi della prossima stagione di sbarchi. Maroni e l'Italia hanno la memoria corta.

"Le espulsioni collettive di migranti dall'Italia alla Libia costituiscono una violazione del principio di non refoulement. Le autorità italiane non hanno rispettato i loro obblighi internazionali". Era il 14 aprile del 2005 e il Parlamento Europeo adottava una risoluzione di condanna contro le deportazioni collettive con cui il Governo italiano aveva espulso in Libia 1.500 persone intercettate al largo di Lampedusa tra l'ottobre 2004 e il marzo 2005. "Il parlamento europeo - continuava la risoluzione su Lampedusa P6_TA(2005)0138 - è profondamente preoccupato sul destino di centinaia di richiedenti asilo respinti in Libia, dal momento che questo paese non ha firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non ha un sistema d'asilo, non offre garanzie effettive per i diritti di rifugiati, e pratica arresti arbitrari detenzioni e espulsioni".

Un mese dopo, il 10 maggio del 2005, la Corte europea dei diritti umani sospese l'espulsione da Lampedusa di 11 cittadini stranieri sbarcati a marzo e che avevano presentato ricorso. Quattro anni dopo, ciò che ieri era illegale è divenuto regola d'ingaggio dei pattugliamenti di Frontex partiti la settimana scorsa nel Canale di Sicilia.

Adesso però le questioni sono due. La prima: che ne sarà del soccorso in mare, quando la priorità non è più la vita dei naufraghi, ma le trattative sul dove portarli? Maroni presenta i 600 salvataggi fatti dalle nostre unità in acque maltesi come un peccato originale. In realtà fanno onore alla nostra Guardia costiera e alla nostra Marina militare. Perchè questa gente non viaggia su navi di crociera. Ma su vecchi legni malmessi. Tutti ricordino che sono quasi 4.000 le vite umane che il mare di Sicilia si è ingoiato negli ultimi dieci anni! Bene, rischiano di morirne altrettanti ora che la nostra Guardia costiera ha ricevuto l'ordine di non intervenire in alto mare, senza autorizzazione del ministero dell'Interno, previa consultazione-scontro con Malta. Ieri è andata bene perché il mare era calmo. Ma col mare in tempesta e onde altre quattro metri, bastano pochi minuti di ritardo a decidere la morte di centinaia di persone.

La seconda questione è: che cosa succederà ai migranti respinti in Libia? Sappiamo già che sono stati arrestati e detenuti nel carcere di Tuaisha, a Tripoli, fatta eccezione per una donna ricoverata in ospedale dopo sei giorni trascorsi in mare. Adesso, a seconda delle nazionalità, alcuni saranno rimpatriati in pochi giorni (ad esempio verso Tunisia e Egitto), altri saranno tenuti a marcire nelle carceri libiche per mesi, o per anni. In che condizioni? Lo scriviamo da tre anni. Per l'ennesima volta vi riproponiamo i nostri esclusivi reportage. Nella speranza che la stampa ne faccia buon uso, anziché continuare a leccare le scarpe ai ministri.

I nostri reportage
Guantanamo Libia. I nuovi gendarmi dell'Italia
Pattuglie nel deserto libicoLa porta di ferro è chiusa a doppia mandata. Dalla piccola feritoia si affacciano i volti di due ragazzi africani e un di egiziano. L'odore acre che esce dalla cella mi brucia le narici. Chiedo ai tre di spostarsi. La vista si apre su due stanze di tre metri per quattro. Vedo 30 persone. Sul muro hanno scritto Guantanamo. Ma non siamo nella base americana. Siamo a Zlitan, in Libia. E i detenuti non sono presunti terroristi, ma immigrati arrestati a sud di Lampedusa

Frontiera Sahara. I campi di detenzione nel deserto libico
Stipati come animali, dentro container di ferro. Così gli immigrati arrestati in Libia vengono smistati nei centri di detenzione nel deserto libico, in attesa di essere deportati. Siamo i primi giornalisti autorizzati a vederli. Le condizioni dei centri sono inumane. I funzionari italiani e europei lo sanno bene, visto che li hanno visitati. Ma si astengono da ogni critica, alla vigilia dell'avvio dei pattugliamenti congiunti

Reportage dalla Libia: siamo entrati a Misratah
Vista del cortile del campo di MisratahDi notte, quando cessano il vociare dei prigionieri e gli strilli della polizia, dal cortile del carcere si sente il rumore del mare. Sono le onde del Mediterraneo, che schiumano sulla spiaggia, a un centinaio di metri dal muro di cinta del campo di detenzione. Siamo a Misratah, 210 km a est di Tripoli, in Libia. E i detenuti sono 600 richiedenti asilo politico eritrei, arrestati al largo di Lampedusa o nei quartieri degli immigrati a Tripoli

E poi le nostre inchieste:
Libia: arrestati i superstiti del naufragio, sono a Tuaisha
"Così le navi di Frontex ci respinsero in Libia"
Dall'Unione europea 20 milioni alla Libia contro l'immigrazione
Libia: ecco le foto dei campi di detenzione
La Libia cerca immigrati in Asia, mentre l'Oim pensa ai rimpatri
Libia: ecco il testo dell'accordo segreto con l´Italia
Italia-Libia: Berlusconi firma l'accordo. Presto i pattugliamenti
Italia - Libia: Prodi firma l'accordo per il pattugliamento congiunto
Marocco: le testimonianze degli harragas arrestati in Libia

Per testimonianze audio potete scaricare questo file
Libia: esclusiva intervista con i rifugiati detenuti a Zawiyah

domenica 3 maggio 2009

Veronica Lario si prepara al divorzio da Berlusconi

Veronica Lario si prepara al divorzio da Berlusconi "......non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni.............",

Veronica Lario si prepara a chiedere il divorzio dal marito, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lo scrivono oggi i quotidiani La Repubblica e La Stampa, aggiungendo che la moglie del premier avrebbe già individuato un avvocato donna cui far preparare le pratiche per mettere fine al matrimonio celebrato nel 1990. Continua a leggere questa notizia

Palazzo Chigi al momento non ha voluto commentare la notizia.

"Sono stata costretta a questo passo, non voglio aggiungere altro", ha detto la first lady al giornale di Torino, dopo la lettera scritta all'Ansa martedì scorso in cui descriveva "ciarpame senza pudore" la possibile candidatura alle elezioni europee di cosiddette 'veline'.

"Voglio che sia chiaro che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione", aveva scritto nella lettera. "Dobbiamo subirla e ci fa soffrire".

Secondo La Stampa, non ci sono possibilità che Veronica Lario cambi idea, soprattutto dopo la partecipazione di Berlusconi alla festa per i 18 anni a Napoli di una ragazza, nonostante lui non abbia mai partecipato a quelle dei suoi figli, "pur essendo stato invitato".

"La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni", avrebbe detto la donna al suo entourage nei giorni scorsi, secondo Repubblica.

Il quotidiano scrive che la first lady avrebbe preso contatti il primo maggio con un avvocato donna, "una persona di cui mi posso fidare fino in fondo", spiegandole che "finalmente posso tirare giù il sipario, ma voglio fare una cosa da persona comune e perbene, senza clamore. Vorrei evitare lo scontro".

Già due anni fa Veronica Lario aveva critico l'atteggiamento del premier in fatto di donne in una lettera a Repubblica, dopo alcuni apprezzamenti rivolti da Berlusconi ad alcune signore in occasione di una cena di gala.

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