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martedì 27 maggio 2014

Kyenge elected to the European Parliament

Kyenge elected to the European Parliament

Cécile Kyenge, Italy’s former Minister for Integration promised to keep fighting against racism throughout Europe

Cécile Kyenge, Italy’s former Minister for Integration has been elected to the European Parliament.

Ms Kyenge, who was a Democratic Party candidate in the North East constituency, garnered more than 92,000 votes.

“Thanks to all. I’ll represent Italy in Europe with passion and pride,” Ms Kyenge said.

In April 2013 Ms Kyenge became the first ever black person to become a minister in Italy. She soon became the target of continuous violent racist attacks from extreme right politicians, activists, and journalists.
Ms Cécile Kyenge yesterday at 7:00 am outside the polling station at Gaggio in Castelfranco Emilia. She was the first to vote at the polling station before encouraging all to go and cast their votes
Most of the criticism against Ms Kyenge had nothing to do with her performance as minister. They were mainly based on the colour of her skin – her being black.

She however, never lost control. She handled disgraceful racist insults and attacks with calm and grace without ever displaying anger or uttering a provocative statement.

During her campaign for the European parliamentary elections, Ms Kyenge promised to keep fighting against racism throughout Europe. She also promised to fight for fair EU immigration and asylum policies and to ensure that equality, diversity and human rights are at the centre of EU’s policies and practices.
By Stephen Ogongo Ongong’a

http://theafricanews.com/immigration-news/italy/6119-kyenge-elected-to-the-european-parliament.html

venerdì 23 maggio 2014

Borghezio alla scuola multietnica, le mamme lo cacciano

“Vi libereremo dall’invasione degli stranieri” grida l’eurodeputato davanti alla Pisacane di Roma. Ma non riesce a finire il comizio

Borghezio alla scuola multietnica, le mamme lo cacciano

on . Postato in news

Roma – 23 maggio 2014 - A un passo dalla chiusura della campagna elettorale, il leghista Mario Borghezio cerca di convincere gli italiani a mandarlo di nuovo al Parlamento Europee. È candidato nella circoscrizione centro e il suo tour elettorale lo ha visto diverse volte a Roma nei quartieri più multietnici della capitale.
Dopo l’irruzione durante il capodanno bangla a Casalbertone, dove contestava l’occupazione illegale della struttura in cui la comunità stava celebrando l’evento e dopo aver distribuito il pane alle famiglie tra le vie del quartiere Esquilino, gli slogan anti immigrati di Borghezio non potevano risparmiare Tor Pignattara.
Il candidato ha scelto di rivolgersi agli elettori davanti ad una delle scuole più famose d’Italia per l’ altissima presenza di alunni di origine straniera, l’istituto elementare Carlo Pisacane, laboratorio importante spesso al centro di polemiche.

Questa volta Borghezio però non è stato ben accolto dagli abitanti del quartiere. Due mamme si sono avvicinate a lui invitandolo ad andare via. Infatti, come riporta Romanotizie, l’europarlamentare ha fatto appena in tempo a pronunciare le prime parole al megafono: "Vi libereremo dall’invasione degli stranieri".
Di fronte alle rimostranze di Borghezio, si sono unite alle mamme alcune persone del quartiere fra cui un signore anziano e un ragazzo che passava lungo la via. Le urla sono arrivate anche dai balconi lungo via Policastro da parte dei tanti che sentendo rumori si erano affacciati incuriositi.

Il leghista ha abbandonato la sua postazione allontanandosi dalla scuola Pisacane e dal quartiere. Poi ha postato sulla sua pagina Facebook il video di quella che definisce un’ ”aggressione”. “La Pisacane – sottolinea l’eurodeputato - è famosa per essere la scuola con più alunni stranieri in Italia, 173 su 190, e per aver proposto l'inserimento dell'ora di islamismo”.

Sul web non sono mancati i commenti a questa vicenda. Il deputato PD Khalid Chaouki, tra gli altri, twitta: “Evviva le mamme della scuola Pisacane di Torpignattara! Fuori Borghezio e la sua propaganda razzista dall'Italia e dall'Europa!”
Samia Oursana

 http://www.italianipiu.it/index.php/news/940-borghezio-alla-scuola-multietnica-le-mamme-lo-cacciano

 http://youtu.be/JxOQR0h4Dkc

mercoledì 25 settembre 2013

L’Europa difende Cécile Kyenge dagli italiani

L’Europa difende Cécile Kyenge dagli italiani

di   - 24/09/2013 - Per la prima volta nella storia i rappresentanti di 16 stati membri dell'UE si schierano con una ministra contro il razzismo

Dopo gli attacchi più o meno razzisti dei mesi scorsi Cécile Kyenge ha ottenuto la solidarietà dell’Europa. Ben 17 paesi dell’UE si sono trovati a Roma per dare sostegno alla ministra dell’Integrazione, paragonata ad un orango-tango da Calderoli e ripetutamente oggetto di attacchi rivolti contro il suo colore della pelle. Una novità nella storia dell’UE,  che rafforza l’impegno della Kyenge, in realtà piuttosto isolata nel governo Letta.

cecile kyenge Ue 4
UE CON LA KYENGE - L’Unione europea quasi sempre divisa ritrova un’unità nella difesa di Cécile Kyenge. L’incontro a Roma tra la Kyenge e altri 16 ministri o rappresenti di stati membri dell’Ue appare come una piena solidarietà alla responsabile del dicastero dell’Integrazione, che ha ricevuto una lunga serie di attacchi razzisti, a partire dal paragone con un orango-tango pronunciato da Roberto Calderoli. 17 rappresentanti di altrettanti Stati Ue si sono riuniti ed hanno condiviso una Dichiarazione contro il razzismo. L’iniziativa è partita dal  vicepremier e ministro dell’Interno del Belgio Joelle Milquet, esponente di un partito centrista vallone, che ha mobilitato i colleghi a difesa di Cecile Kyenge, vittima di numerosi attacchi di stampo razzista sin dal momento della sua nomina.
EUROPA DELLE DIVERSITÀ  - I responsabili di Belgio, Lituania, Lettonia, Irlanda, Svezia, Francia, Grecia, Croazia, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Romania, Bulgaria, Cipro e Malta, insieme al ministro Kyenge, hanno proposto agli Stati membri e alla Commissione europea di lanciare  un Patto settennale, dal  2014 al 2020, per una “Europa delle diversità” e per contrastare tutte le forme di razzismo, xenofobia e discriminazione. ”I leader politici – si afferma – devono essere modelli di unità, di accettazione della diversità e di tolleranza, non attori di divisioni e intolleranza”.  Nella Dichiarazione di Roma, il documento condiviso nel Meeting lanciato dalla Milquet e dalla Kyenhe, sono fermamente condannati «i programmi politici e le organizzazioni basate sul razzismo, la xenofobia e le teorie di superiorità razziale». La Dichiarazione chiede inoltre ai paesi membri dell’UE l’adozione di «strumenti legali per l’effettiva prevenzione, repressione ed eliminazione del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della discriminazione di genere».
LOTTA AL RAZZISMO - La vice primo ministro del Belgio, Joelle Milquet, ha ribadito l’importanza della presa di posizione in supporto di Cécile Kyenge. «Dobbiamo reagire alle manifestazioni di razzismo», ha rimarcato la Milquet, che ha definito inaccettabili gli attacchi subiti dalla collega italiana. «Era importante reagire e agire, in tutta l’Europa ci sono movimenti politici che predicano il rifiuto dell’altro, dello straniero, occorre mobilitarsi per riaffermare i valori della tolleranza». La ministra italiana ha invece precisato che la solidarietà europea nei suoi riguardi non rappresenti un problema legato solo alla sua persona. « Questo problema non riguarda solo me, sono atteggiamenti che stanno riaffiorando ovunque. Bisogna cercare di reagire non solo in quanto sostegno alla mia persona, ma cercando di riaffermare i valori dell’Europa. Il nostro messaggio oggi è quello che vogliamo riaffermare la cultura della solidarietà, dei nostri valori all’interno dell’Ue, e dobbiamo farlo anche in vista delle elezioni europee».
MESI DI INSULTI - La nomina di Cécile Kyenge al ministero dell’Integrazione ha da subito suscitato forti polemiche. Non solo il colore della pelle, ma anche le posizioni della ministra Kyenge hanno creato un movimento di opposizione che, per quanto apparentemente minoritario, è stato molto feroce nei suoi attacchi. Dopo essersi schierata pubblicamente in favore dello ius soli, l’esponente del PD ha subito continue provocazioni da parte della Lega Nord, che per alcune settimane l’ha praticamente assediata in ogni iniziativa svolta sul territorio. Allo stesso tempo sono partiti pesanti attacchi personali, culminati nel paragone con un orango-tango declamato, tra la delizia della folla, dal leghista, ed ex ministro, Roberto Calderoli. Forza Nuova, partito neofascista, è stata ancora più aggressiva, lanciando banane sul palco delle feste dove parlava la Kyenge, e depositando manichini che rappresentavano immigrati morti contro lo ius soli. Una serie di attacchi violenti che hanno provocato una presa di posizione dell’Ue piuttosto inusuale.

martedì 27 agosto 2013

Kyenge, quattro mesi di insulti e razzismo: la vita agra del primo ministro afro-italiano

Kyenge, quattro mesi di insulti e razzismo:
la vita agra del primo ministro afro-italiano

Da "scimmia" a "prostituta", l'ininterrotta sequela di offese rivolte contro l'esponente del governo di origini congolesi da parte di parlamentari, dirigenti, amministratori, consiglieri comunali di Lega e Pdl. Con le relative "scuse" e spiegazioni "politiche"
ROMA - 'Noi non siamo razzisti, è lei che è negra'. Politicamente scorretta, la famosa battuta riassume purtroppo un atteggiamento diffuso nella politica di destra e centrodestra rispetto a Cécile Kyenge, cittadina italiana di origine congolese, primo ministro di colore nella storia della Repubblica. Sin dai primi giorni dopo la sua nomina al ministero dell'Integrazione, in dichiarazioni pubbliche con l'ammicco, in post su blog e frasi su Facebook e Twitter, lo stato d'animo di moltissimi esponenti della destra parlamentare rispetto a Kyenge - la Lega è la prima, ma la 'pancia istituzionale' del Pdl non è stata da meno - ha trasudato una non contenibile insofferenza spesso precipitata nell'insulto razzista.

Il metodo è sempre uguale: prima si lancia l'insulto, poi si chiede scusa, si annunciano espiazioni, si assicura che il razzismo non c'entra nulla e che si tratta di ragioni politiche. In realtà, come conferma anche l'ultimo caso dell'assessore di Diano Marina (Imperia), che ha assimilato il ministro a una prostituta (salvo poi pentirsi e scusarsi), le improbabili spiegazioni successive, con la particolarità di epiteti e insulti scelti, rivelano un sostrato culturale colonial-fascista che l'avvento della società multiculturale e multirazziale ha riportato a galla in una parte del paese. Non si può spiegare altrimenti il martellamento a cui Cécile Kyenge è stata sottoposta nei suoi quattro mesi da ministro. Eccone un parziale, ma impressionante, riassunto.

Le prime offese contro Kyenge arrivano ad appena due giorni dalla sua nomina. Pesanti insulti fanno la loro comparsa sui siti della galassia nazi. "Scimmia congolese", "Governante puzzolente", "Negra anti-italiana", sono le offese che si leggono su Stormfront, Duce.net e le pagine dei gruppi attivi su Facebook. In concomitanza, l'europarlamentare leghista Mario Borghezio, conia lo slogan "ministro bonga bonga". Per il quale sarà anche espulso dal suo gruppo a Strasburgo (l'EDF).

Il 2 maggio sul muro esterno del liceo scientifico Cornar, a Padova, compaiono frasi ingiuriose contro il ministro e quattro giorni dopo è la volta di un consigliere leghista di Prato, che ancora su Facebook dedica alla Kyenge l'epiteto 'nero di seppia'. Prima dell'improbabile autodifesa: soltanto una zingarata.

Meno di una settimana dopo l'attacco viene ancora dal Carroccio. L'autore è il segretario lombardo Matteo Salvini. Il triste pretesto è la follia di Mada Kabobo, che uccide tre persone a picconate a Milano. "I  clandestini che il ministro di colore vuole regolarizzare ammazzano a picconate: Cecile Kyenge rischia di istigare alla violenza nel momento in cui dice che la clandestinità non è reato, istiga a delinquere".

Si scaglia contro il ministro dell'Integrazione, qualche settimana dopo, anche un consigliere Pdl del quartiere San Vitale a Bologna: "Meticcia sarà lei" - scrive Alessandro Dalrio su Facebook - commentando una visita in città della Kyenge. Ma, tra gli episodi più gravi, va senz'altro registrato il post di Dolores Valandro, consigliera leghista padovana che sempre su Facebook, il 13 giugno, riserva parole shock al ministro: "Ma mai nessuno che la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato?". L'autrice sarà poi espulsa dal partito e condannata a 13 mesi per direttissima. Ancora più disarmante la sua giustificazione: "Non sono cattiva, era solo una battuta". Neanche le polemiche che si scatenano frenano però gli esponenti del Carroccio. Sette giorni dopo dalla pagina ufficiale Facebook della sezione della Lega di Legnano (Verona) parte un nuovo attacco alla Kyenge. Colpevole di aver definito gli immigrati una risorsa. "Se sono una risorsa... va a fare il ministro in Congo! Ebete".

A metà luglio il caso più grave dal punto di vista istituzionale. E' il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, a provocare un'indignazione politica bipartisan. "La Kyenge? Sembra un orango", dice alla festa leghista di Treviglio. Scosso il Quirinale, furioso il premier Letta, il Pd che chiede le dimissioni dell'ideatore del Porcellum. Inutile: Maroni condanna l'episodio, ma il partito non forza la mano e Calderoli resta al suo posto." Solo una battuta simpatica, ho telefonato per scusarmi" dirà l'interessato, prima di consegnare un mazzo di fiori in Aula al ministro. La retromarcia non gli evita di essere indagato per diffamazione e discriminazione razziale. Il caso arriva fino all'Onu che definisce scioccante l'affermazione del leghista. Reagisce la società civile e il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, dichiara: "Calderoli a Eataly non può entrare, per motivi di igiene".

Sembrerebbe abbastanza per consigliare anche ai più esagitati una pausa di riflessione. Ma quella leghista per la Kyenge è una vera ossessione. Due giorni dopo le offese del vicepresidente del Senato, è il segretario della Lega Emilia, Fabio Rainieri, ad attaccare: "Il ministro Kyenge è entrata in Italia da clandestina". Il 18 luglio è invece la volta di Agostino Pedrali, assessore al comune di Coccaglio (Brescia): "Sembra una scimmia", scrive su Facebook. "Parassita" è invece l'insulto  che le riserva Luciano D'Arco, consigliere indipendente (ma ex leghista) di Casalgrande, nel Reggiano.

Un climax che porta a un altro episodio inquietante: il lancio di banane contro il ministro intervenuto alla festa Pd di Cervia. "Uno schiaffo alla povertà" e "uno spreco di cibo" è la replica ironica della Kyenge, chericeve solidarietà bipartisan da tutto il mondo politico. Gianluca Pini, segretario della Lega in Romagnainvita il ministro alla festa della Lega per provare a riportare il confronto su un piano civile, Terreno non congeniale a tutti. Se è vero che lo stesso giorno è un consigliere ex An di Prato, Giancarlo Auzzi, a scrivere su Facebook: "Banane? E' quello che si merita, un rappresentante di questo governo". Negli stessi giorni, un nuovo affronto leghista si registra a Cantù, quando due consiglieri (e un terzo ex del Carroccio) lasciano l'aula del consiglio comunale all'arrivo del ministro.

"Maroni fermi gli attacchi contro di me", replica lei all'indomani, o non vado alla festa della Lega. Appello che resta inascoltato. Anzi un altro esponente leghista di prima linea, l'ex ministro Roberto Castelli, rincara la dose: "E' una totale nullità". Salta così l'incontro, ma non si fermano gli insulti. L'ennesima offesa da un componente della giunta di Lograto, centro del Bresciano: "Vaff... musulmana di m..", scrive su FacebookGiuseppe Fornoni. Ad agosto, infine, Matteo Salvini annuncia un referendum contro il ministerodell'Integrazione: "Inutile e da abolire".
http://www.repubblica.it/politica/2013/08/25/news/la_politica_razzista_all_attacco_del_ministro_kyenge-65259183/#gallery-slider=65305952

giovedì 22 agosto 2013

Borghezio: "Faccetta nera presagio di un’Italia meticcia"

   Borghezio: "Faccetta nera presagio di un’Italia meticcia"



L’eurodeputato leghista: “Siamo nelle mani di Cecìle Kyenge e dell’ideologia mondialista. I loro protetti possono tranquillamente distruggere i Cie”
Roma – 21 agosto 2013 – Mario Borghezio torna ad attaccare la ministra dell’integrazione e l’Italia multietnica, rispolverando anche un motivetto fascista.

“La signora Kyenge  coglie ogni occasione, persino calcistica per bacchettarci con lezioni di democrazia, bon ton, diritto, politica interna ed internazionale, in un prossimo domani anche filosofia e religione... Nel governo, la Kyenge non e' solo un semplice ministro senza portafoglio dell'integrazione, e' ormai colei che detta l'intera politica dell'immigrazione, dallo ius soli alla Bossi-Fini, per finire con i 'buu' ai calciatori di colore'' dichiara l’eurodeputato della Lega Nord.

“Questo – aggiunge - e' un problema politico, che la dice lunga sull'ideologia mondialista del governo presieduto dal 'trilateral' Letta. Chi ha votato per i partiti 'moderati' che sostengono il governo, se ne facciano una ragione: siamo completamente nelle mani di Cecile Kyenge”.
“Faccetta nera, lo capiamo solo ora, non era come sembrava un canto colonialista, ma un presagio di una futura Italia meticcia, dove i loro protetti clandestini possono tranquillamente distruggere i Cie, pagati con le nostre tasse, e per noi, se ci permettiamo di muovere qualche critica, e' pronta l'accusa di razzismo'', conclude Borghezio.
http://www.stranieriinitalia.it/attualita-borghezio_faccetta_nera_presagio_di_un_italia_meticcia_17610.html

sabato 7 aprile 2012

.......WOODCOCK......Bravo !!!!

La carriera di H.J. Woodcock, il pm delle inchieste spettacolari

Sono tre le procure che indagano sulle presunte malversazioni della tesoreria leghista: Milano, Reggio Calabria e Napoli. Quella di Napoli è un’inchiesta nata nel 2011 ed è a sua volta un’appendice di altre indagini, aperte sulle presunte tangenti internazionali della Finmeccanica.
Henry John Woodcock (Credits: La Presse)I due pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli chiedono ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico un approfondimento specifico su Francesco Belsito, il tesoriere della Lega. La risposta arriva loro il 30 marzo 2012 e scatena il caso: le intercettazioni più rilevanti e devastanti sono tutte lì dentro.
Va detto, peraltro, che il pubblico ministero Woodcock non brilla per risultati giudiziari. Sei anni fa il presidente della Camera Gianfranco Fini gli consigliò bruscamente di smetterla: “Woodcock” disse il 18 giugno 2006 l’allora leader di An “è un signore che in un paese serio avrebbe cambiato già mestiere”. Oggi c’è chi, più ironicamente, segnala su Twitter che invece la Lega deve tremare, non fosse altro per questioni squisitamente statistiche: perché prima o poi il pm arriverà a chiudere un’inchiesta con una condanna. E forse questa potrebbe essere la volta buona…
Alla fine del 2010 Panorama aveva calcolato che nella sua carriera il pm avesse fatto arrestare più di 210 persone: 15 l’anno se si parte dal 1996, quando è entrato in magistratura. Anche questa statistica, nel frattempo, si è allungata.
Look e origini britanniche, ma forte accento napoletano, Woodcock trasloca nel settembre 2009 dalla procura di Potenza a quella di Napoli, ed è già uno dei pm più controversi d’Italia. Arriva in Basilicata nel 1999 e catapulta la piccola procura al centro delle attenzioni mediatiche. Nel 2003 parte come un turbine l’indagine Vipgate: 78 indagati, fra cui Tony Renis e due ministri (Maurizio Gasparri e Antonio Marzano), accusati di associazione per delinquere, turbativa d’appalto, estorsione, corruzione e favoreggiamento: il giudice respinge gli arresti e dichiara l’incompetenza di Potenza, e Roma archivia.
Altre inchieste sono entrate di prepotenza nel lessico giudiziario: come Vallettopoli, che a sua volta stata trasferita ad altri tribunali e in nulla se si esclude la condanna (a Milano) di Fabrizio Corona. Nel 2006 il pm ottiene l’arresto di Vittorio Emanuele e di altri sette per corruzione, falso, sfruttamento della prostituzione: nel marzo 2007 la procura di Como, dove l’inchiesta approda per competenza territoriale, chiude con un’archiviazione.
Il 23 settembre da Roma arriva lo schiaffo finale: tutti assolti perché “il fatto non sussiste”.
Intanto, mentre la gogna mediatica si abbatte con fiorza sulla Lega (a un mese dalle eleziooni amministrative) qualcuno ricorda che Woodcock due anni fa si era pubblicamente dichiarato “contro la logica di sbattere il mostro” in prima pagina: il pm lo aveva scritto nella prefazione al libro della fidanzata Federica Sciarelli, “Il mostro innocente” (Rizzoli), che racconta la storia di Gino Girolimoni. L’uomo che fu accusato ingiustamente di essere “il mostro di Roma”.
foto...Henry John Woodcock (Credits: La Presse)
http://blog.panorama.it/italia/2012/04/06/la-carriera-di-hj-woodcock-il-pm-delle-inchieste-spettacolari/

giovedì 24 novembre 2011

Cittadinanza italiana acquisizione: cittadinanza ai bambini nati in Italia

Articolo del 24 Nov 2011
Cittadinanza italiana acquisizione – Cittadinanza per gli immigrati

Il Capo dello Stato, Napolitano, in questi primi giorni del nuovo Governo, coglie l’ occasione per mettere in luce uno dei temi da affrontare il prima possibile: la cittadinanza per gli immigrati.





Quali sono le richieste di Napolitano?

Sfruttando la cooperazione che pare esserci tra le diverse parti politiche, Napolitano spera che si possa creare una legge che regoli i diritti di cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori immigrati e i rapporti tra Stato e minoranze religiose.

Il Presidente della Repubblica ripone le sue speranze nel Ministro della Cooperazione Internazionale e dell’ Integrazione Sociale, Andrea Riccardi fondatore anche della Comunità di Sant’ Egidio; sperando di riprendere il discorso da dove lui stesso laveva lasciato nel 1998con la riforma Turco – Napolitano.
Repliche della Lega:
Ovviamente come accade spesso nella vita di tutti i giorni e maggiormente nella politica, l’ idea di Napolitano non è piaciuta a tutti e l’ ex Ministro degli Interni, Roberto Maroni esprime tutto il suo dissenso. “

L’idea di dare la cittadinanza a chiunque nasca in Italia, sulla base del principio dello “ius soli” è uno stravolgimento dei principi contenuti nella Costituzione “,

con questa dichiarazione lui e la Lega si dicono assolutamente contrari, perchè si rischierebbe di ritrovarsi con centinaia di cittadini italiani in più, solamente perchè nati nel nostro Paese durante una qualsiasi ondata migratoria di clandestini.

Ma cosa dicono le leggi italiane e quelle degli altri paesi Europei riguardo le cittadinanze concesse agli immigrati?

IN ITALIA

Sono deversi i modi attraverso i quali si può acquisire la cittadinanza italiana, questi quelli previsti nel nostro Paese:

ius sanguinis o diritto di sangue;

la cittadinanza italiana viene concessa a chi nasce da genitori italiani, a chi non segue la cittadinanza degli Stati di provenienza dei genitori o a chi è stato trovato o è nato nel nostro territorio da genitori ignoti o apolidi, cioè privi di cittadinanza. ( Legge 91 del 1992 )

ius soli o diritto di territorio;

è un’eccezione della Legge 91, che prevede la concessione della cittadinanza all’ immigrato che almeno da 10 anni risiede legalmente nel nostro Paese, all’ immigrato che all’ estero ha lavorato per lo Stato Italiano almeno per 5 anni,all’ immigrato che ha uno dei genitori, o un ascendente di secondo grado, cittadino italiano che risieda nel nostro Paese da almeno 3 anni, ad un cittadino di un altro Stato dell’ Ue, dopo almeno 4 anni di residenza legale nel nostro territorio, all’ immigrato maggiorenne adottato da cittadini italiani dopo 5 anni dall’ adozione,

al cittadino rifugiato o apolide che risieda legalmente in Italia almeno da 5 anni. acquisizione tramite matrimonio, solo dopo almeno 2 anni di residenza in Italia dal momento del matrimonio con un cittadino italiano, una persona straniera potrà acquisire la sua cittadinanza. In questo caso due possono essere le eccezioni, se entrambi i coniugi risiedono all’ estero bisogna aspettare 3 anni dalla data della celebrazione del matrimonio mentre invece se ci sono figli legittimi o adottati, i termini di attesa vengono dimezzati.

IN EUROPA
Non tutti i paesi hanno la stessa regolamentazione, quasi tutti si basano sul diritto di sangue ma con delle eccezioni.

Grecia, AustriA e Danimarca seguono una linea simile a quella italiana anche se non è semplicissimo acquisire la cittadinanza per chi è nato in quei Paesi da genitori stranieri.
In Belgio, Spagna, Irlanda e Portogallo vale sempre il diritto di sangue ma viene basato su norme meno rigide delle nostre.

Anche in Germania vige il diritto di sangue ma a differenza dell’ Italia, per concedere a un figlio la cittadinanza basta che uno dei genitori del minore nato in territorio tedesco, vi risieda legalmente da almeno 8 anni.

In Francia c’è addirittura una sorta di doppio diritto di sangue che permette ad uno straniero di ottenere la cittadinanza se è nato in territorio francese da genitori stranieri nati a loro volta lì.
Al riguardo in Parlamento sono depositate 50 proposte che riguardano la cittadinanza, con attenzione particolare verso i minori.

Proprio su di loro Napolitino ha attirato l’attenzione, secondo una proposta, i minori stranieri non accompagnati in Italia, potrebbero fare domandaper la cittadinanza solamente se riuscissero a dimostrare di aver iniziato la fase di integrazione grazie anche ad un aiuto concreto da parte della società. Oltre a dimostrare questo il minore dovrebbe frequentare dei corsi scolastici, essere legalmente in Italia da almeno 2 anni, una conoscenza della lingua italiana sufficiente all’ integrazione e la partecipazione ad un progetto pubblico o privato di integrazione o assistenza.
Un’ altra proposta prevederebbe l’ acquisizione della cittadinanza all’ immigrato che entro un anno dal compimento della maggiore età, dichiarasse il desiderio di diventare cittadino iatliano e fosse nato o arrivatoin Italia entro il compimento del quinto anno d’ età.
Le proposte da valutare sono tante, è una questione da esaminare e regolamentare sia se si è favorevoli o contrari all’ ingresso degli immigrati nel nostro territorio. Bisognerà soltanto aspettare di vedere quale sarà la posizione del nuovo esecutivo al riguardo e come, se e quando, il neo Ministro della Cooperazione Internazionale e dell’ Integrazione Sociale, riuscirà a sciogliere questo delicato nodo.

giovedì 21 aprile 2011

Seconde generazioni davanti a Montecitorio per il diritto di cittadinanza


Mercoledì 27 Aprile dalle 10.30 alle 14.00 il Partito Democratico scenderà in piazza insieme ai tanti giovani figli di immigrati con un Sit-In davanti alla Camera dei Deputati per rilanciare a gran voce la battaglia per la riforma del diritto di cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia.
L'attuale legge sulla cittadinanza che nega il diritto ad essere italiani a chi è nato in Italia da genitori immigrati seppur residenti qui da tanti anni è per noi ingiusta e non più accettabile. Occorre al più presto riformare questa legge ormai obsoleta e caso unico in Europa riconoscendo la cittadinanza italiana immediatamente a chi è nato in Italia da genitori stranieri lungo soggiornanti e prevedere un percorso più rapido e agevolato per chi arriva in Italia a seguito dei genitori in età scolare con la concessione della cittadinanza italiana al termine del ciclo scolastico.
Il Forum Immigrazione del Partito Democratico non intende abbandonare questa battaglia di civiltà che riguarda ormai i diritti di circa un milione di ragazze e ragazzi italiani di fatto ma non di diritto e, per questo, sarà chiesto durante il Sit-In un incontro con i capigruppo di tutti i principali partiti politici rappresentati in Parlamento.
Per questa importante iniziativa, vi invitiamo a partecipare numerosi italiani, immigrati e nuovi italiani tutti insieme alleati per un'Italia più democratica.
Teniamo molto alla tua partecipazione.

Un caro saluto

Khalid Chaouki
Resp. Seconde generazioni
Forum Immigrazione PD
--
Khalid Chaouki
http://it.mc240.mail.yahoo.com/mc/compose?to=k.chaouki@partitodemocratico.it
+39 366 6462043


giovedì 17 marzo 2011

‘La tolleranza che fa male.......’

‘La tolleranza che fa male.......’


Perché lo spazio Tv proprio sta mattina a Borghezio (La 7 in onda) per criticare o addirittura insultare l’unità d’Italia ?

sabato 21 novembre 2009

Il "natale bianco"che insulta tutti noi








di FRANCESCA COMENCINI
Caro direttore, leggo sui giornali dell'operazione "White Christmas", messa in atto dal sindaco di Coccaglio, che consiste nell'individuare, casa per casa, tutte le persone straniere non in regola e cacciarle, in vista del Natale. La notizia mi colpisce, non solo per l'idea di accoglienza, di cittadinanza e di cristianità che la sottende, ma anche perché Coccaglio è il luogo dove riposano i miei nonni, Cesare Comencini e Mimì Hefti Comencini. Per loro mi sento in obbligo di scrivere questa lettera.

Mia nonna, figlia di una famiglia svizzera tedesca, si innamorò di mio nonno Cesare e per sposarlo dovette combattere contro tutti i pregiudizi di cui gli italiani erano vittime nel suo paese. Gli svizzeri tedeschi non amavano gli italiani, li consideravano sporchi, primitivi, ne avevano paura, al massimo li impiegavano nelle loro fabbriche o per pulire le loro case. Ma mia nonna non cedette, si sposò con il suo Cesare e venne a vivere in Italia. Mio nonno era di origini modeste, ma con molti sacrifici era riuscito a laurearsi in ingegneria. Tuttavia in Italia non riusciva ad assicurare una vita sufficientemente degna a sua moglie, e ai loro due figli che nel frattempo erano nati, mio padre, Luigi, e suo fratello Gianni. Vivevano a Salò, dove gli affari andavano molto male. Un giorno mio nonno decise di emigrare in Francia, aveva sentito che lì si compravano terre a basso prezzo, perché i francesi abbandonavano la campagna, e per ogni due francesi c'era un italiano. Così partirono.

La loro vita in Francia non fu facile, i miei nonni, poco esperti dei lavori agricoli, dovettero imparare tutto. Nel suo libro, "Infanzia, vocazione e prime esperienze di un regista", mio padre racconta: "Ora riesce difficile immaginare com'era la nostra vita nelle campagne del Sud-ovest francese. Non avevamo né luce, né acqua corrente. Ma avevamo il pianoforte. Ogni sera, dopo cena, mio padre sedeva in poltrona, e, cullato dalla musica di mia madre, lentamente sprofondava nel sonno". A scuola, mio padre, che quando arrivò in Francia aveva sei anni, veniva sempre messo da solo all'ultimo banco, e regolarmente chiamato "Macaroni", come in Francia venivano chiamati gli immigrati italiani. Fu mio nonno Cesare a soffrire più di tutti per la lontananza dall'Italia. Mio padre ricorda che si era costruito una radio a galena, che tutte le sere si ostinava a cercare di far funzionare. Quando mio nonno si ammalò iniziò a dire "non voglio morire in Francia, non voglio morire in Francia". Così mia nonna lo riportò a casa, in Italia, da suo fratello, a Coccaglio.

Fu sepolto nel piccolo cimitero di Coccaglio, dove molti anni dopo lo raggiunse mia nonna, che dopo la sua morte era rimasta a vivere in Italia, a Milano. I miei nonni sapevano cos'è lasciare il proprio paese per poter lavorare, cos'è essere stranieri, sapevano cos'è la dignità da salvare, per sé e per i propri figli. Al funerale di mia nonna ricordo che mio padre lesse quel brano del Vangelo secondo Matteo in cui Gesù dice "Ama il prossimo tuo come te stesso". Mia nonna era credente a modo suo, di religione Valdese. Ricordo un giorno, un venerdì santo, era venuta a trovarci a Roma per Pasqua, e io la trovai in camera sua, che piangeva piano e quando le chiesi perché mi rispose, asciugandosi in fretta gli occhi con il fazzoletto che teneva sempre nella manica del suo golfino: "Penso a Gesù, a come doveva sentirsi solo e impaurito nel giardino di Getsemani". I miei nonni riposano nel cimitero di Coccaglio, che non è solo la casa di chi provvisoriamente ne amministra il comune in questi anni, ma è stata anche la loro, e quindi ora è un po' la mia e di tanti altri, che, come me, discendono da chi ha dovuto lasciare l'Italia per lavorare, con fatica, dolore, umiliazione. E sono sicura che i miei nonni, se potessero alzarsi e sorgere dalla memoria, condannerebbero chi ha osato inventare l'operazione "White Christmas". A nome loro, tramite
queste righe, lo faccio io.

Un Natale di razza

20 novembre 2009
A Coccaglio, in provincia di Brescia, si cacciano gli stranieri per festeggiare il ““White Christmas”.







Brescia. Operazione “White Christmas”, “bianco Natale”. Con questo gioco di parole è scattata l’operazione che scadrà proprio il giorno di Natale e volta a “ripulire” il territorio da stranieri irregolari, al fine di poter trascorrere un felice e cristiano Natale con la famiglia bianca, senza contaminazioni razziali. Non stiamo parlando dell’Alabama degli anni Cinquanta, del Sud Africa di De Klerk, quello dell’apartheid, né stiamo ricordando un bianco e ariano Natale della Germania nazista degli anni Trenta. L’operazione “White Christmas”, è scattata a Coccaglio, un paese di settemila anime in provincia di Brescia, amministrato da una coalizione PdL – Lega Nord, guidata da sindaco, Franco Claretti, il quale ha affermato che bisogna “fare piazza pulita” degli stranieri. L’assessore alla sicurezza Claudio Abiendi, dello stesso partito, ha dichiarato che “il Natale non è la festa dell’accoglienza ma della tradizione cristiana”. E le feste della “tradizione cristiana” non si possono vivere in compagnia di stranieri irregolari, quindi la polizia municipale sta girando casa per casa a controllare circa quattrocento famiglie di migranti per appurare che i documenti siano in regola, in caso contrario “la loro residenza viene revocata d’ufficio”, ha detto il sindaco.


Viene da chiedersi che fare se uno straniero è cristiano, magari cattolico. Si può trascorrere un bianco Natale con un asiatico o africano se questi è cattolico? O l’essere cristiano è secondario all’avere i documenti in regola? E se uno straniero con la pelle nera non è cristiano ma ha i documenti in regola, quindi è utile all’economia bresciana che lo sfrutta per bene nelle aziende industriali o agricole, può vivere a Coccaglio? Se la risposta è sì allora il Natale è meno bianco. Chissà se la giunta comunale ha tenuto conto delle varie casistiche possibili.


La caccia allo straniero irregolare, o all’uomo che era regolare ma al quale è scaduto il permesso di soggiorno, o che ha perso il posto di lavoro come sta capitando a molti in questo periodo di crisi è scattata il 25 ottobre scorso e ben centocinquanta ispezioni sono già state effettuate perchè questi dettagli alla polizia municipale non interessano. Ovviamente altri comuni bresciani amministrati dalla Lega Nord, come prevedibile, stanno seguendo l’esempio: Castelcovati e Castrezzato. La via libera alla caccia all’uomo è stata data dai vertici del Carroccio: lo scorso 24 ottobre si è tenuta a Milano la prima convention dei sindaci leghisti e la “White Christmas” ha avuto il via libera. Il Ministro Maroni “ha dato dei consigli per attuare il provvedimento senza incorrere nei soliti ricorsi ai giudici”, ha affermato il sindaco Claretti.


Debole la posizione dell’ex sindaco del centro-sinistra, Luigi Lotta, il quale ha affermato che si tratta di propaganda politica e che “ha lasciato il paese unito senza problemi di integrazione”. Viene da chiedersi se la comunità di Coccaglio è così unita visto che la Lega dei respingimenti ha vinto le elezioni. Inoltre, la propaganda politica non deve essere minimizzata perché non ha effetti indolore. Questo provvedimento razzista e persecutorio è possibile proprio perché la propaganda politica ha creato un problema inesistente: il pericolo dello straniero. Le politiche razziste creano consenso e una volta attuate sono condivise dalla maggioranza dell’opinione pubblica. Poche persone in paese si sono indignate, non c’è stata una protesta da parte della Chiesa che, invece, dovrebbe sentirsi direttamente coinvolta visto che l’operazione è messa in atto in nome delle “radici cristiane” e il “bianco Natale” richiama, non vagamente, la più importante festività cristiana.


C’è chi banalizza e sottovaluta l’operazione, relegandola ad un semplice trovata folkloristica tipica degli esponenti del Carroccio. Ma così non è dal momento che, come detto, i controlli sono già partiti e dal momento che simili persecuzioni sono rese possibili dal decreto sicurezza che dà poteri ai sindaci in questo senso.


Gli stranieri a Coccaglio sono passati da 177 nel 1998 a 1562 nel 2008. Ma dov’è il problema? “Da noi non c’è criminalità - afferma il sindaco – vogliamo soltanto iniziare a fare piazza pulita”. Solitamente la Lega utilizza l’argomentazione della mancanza di sicurezza per attuare politiche razziste. Ora si è andati oltre: non si usa più il pretesto della sicurezza, si parla esplicitamente e tranquillamente di “pulizia”. Affermazioni agghiaccianti, che ricordano il Ku Klux Klan o la “pulizia etnica” delle guerre fratricide della ex Jugoslavia. Lo straniero “è sporco” e lo sporco si pulisce con l’espulsione.


Ovviamente il problema non è solo bresciano ma nazionale, Felice Mometti, dell’Associazione “Diritti per tutti” di Brescia lo spiega bene: “l'iniziativa dei comune di Coccaglio è l'ennesimo esempio di razzismo istituzionale. I provvedimenti del governo, come il cosiddetto pacchetto sicurezza, e le purtroppo tante delibere dei comuni contro i migranti hanno lo scopo di mantenerli in uno stato perenne di precarietà e clandestinità. La Lega nord, ormai vero partito del potere centrale, alimenta il razzismo affinché i migranti non abbiano diritti sui luoghi di lavoro e nella società”.
fonte

sabato 13 giugno 2009

Arrivano le ronde nere



Verranno presentate il 13 giugno a Milano. Si chiamano 'Guardia Nazionale Italiana'. Intervista al loro fondatore, Gaetano Saya

La divisa della GniQuest'estate, salvo imprevisti, i volontari della Guardia Nazionale Italiana (Gni) dovrebbero iniziare a pattugliare le strade delle città italiane in applicazione del disegno di legge sulla sicurezza del governo Berlusconi (approvato dalla Camera lo scorso 14 maggio, ora all'esame del Senato) che all'articolo 3 (commi 40-44) prevede il concorso di "associazioni di cittadini non armati" al presidio del territorio (le cosiddette ronde).
Sono ex appartenenti alle forze armate e alle forze dell'ordine e normali cittadini "patrioti e nazionalisti" pronti a "servire la nostra terra e il popolo italiano" svolgendo attività di vigilanza "per potenziare la sicurezza nei centri urbani" ma anche di "protezione civile" e di "promozione e divulgazione della storia, delle lingue e delle tradizioni Italiane con particolare riferimento all'Impero Romano".
Hanno un Comandante Generale, il colonnello dei carabinieri in congedo Augusto Calzetta, di Massa Carrara, e un Presidente Nazionale, il giovane ex alpino Maurizio Correnti, di Torino (città in cui si trova anche la loro sede nazionale: le sedi operative sono, per ora, a Sarzana, Reggio Calabria e Siracusa).
Indossano una divisa: camicia grigia (inizialmente era prevista kaki) con cinturone e spallaccio neri, cravatta nera, pantaloni grigi con banda nera laterale nera, basco o kepì grigio con il simbolo della Gni: l'aquila imperiale romana.
Il loro equipaggiamento completo prevede elmetto, anfibi neri, guanti di pelle e una grossa torcia elettrica di metallo nero.
Al braccio portano una fascia nera con la "ruota solare", simbolo del Partito Nazionalista Italiano (Pni): la nascente formazione politica che sta dietro alla Gni.
Il sito del PniAnche i membri del Pni avranno un'uniforme: la stessa della Guardia Nazionale Italiana. Il programma politico del Pni, di stampo statalista e collettivista, prevede tra l'altro la pena di morte per "gli usurai, i profittatori e i politicanti", la lotta "contro il parlamentarismo corruttore" e la creazione di "un forte potere centrale dello Stato" e di "camere sindacali e professionali", il diritto di cittadinanza e l'accesso alle cariche pubbliche "solo per chi sia di sangue italiano", lo stop a "ogni nuova immigrazione di non-italiani" e l'immediata espulsione forzata di "tutti i non-italiani che sono immigrati in Italia dopo il 31 dicembre 1977", il divieto di pubblicazione di "giornali che contrastano con l'interesse della comunità" e l'abolizione di tutte le organizzazioni e istituzioni "che esercitano un influsso disgregatore sulla nostra vita nazionale".
La divisa grigia del Pni e della GniI paramilitari del colonnello Calzetta e le camicie grigie del Pni debutteranno ufficialmente il 13 giugno mattina (ore 11) a Milano, al numero 5 di via Chiaravalle, angolo via Larga, in occasione del congresso nazionale del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale di Gaetano Saya, che nella sua pagina internet personale si dichiara "l'ispiratore politico" della Guardia Nazionale Italiana".
Estimatore di Berlusconi e acerrimo nemico di Fini, Saya, che dopo il recente scioglimento di Alleanza Nazionale è rimasto l'unico depositario del simbolo dell'Msi di Almirante, è l'ex agente segreto della Nato ed ex 'gladiatore' legato al Sismi, che già nel 2003 provò a creare un gruppo paramilitare di 'camice grigie' (i Reparti di Protezione Nazionale) e che nel 2005 venne arrestato per l'oscura vicenda dei ‘servizi paralleli' (il Dssa, Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo, diretto da Gaetano Saya e Riccardo Sindoca): una "banda di pataccari" secondo l'allora ministro degli Interni Pisanu, che però risultò avere rapporti con i vertici degli apparati di sicurezza dello Stato, in particolare con i servizi segreti militari.
PeaceReporter ha intervistato Gaetano Saya per capire qualcosa di più sulla Guardia Nazionale Italiana e sul Partito Nazionalista Italiano. Ecco cosa ci ha detto.

Gaetano SayaSaya, una breve digressione prima di cominciare: com'è finita la storia del Dssa?

L'inchiesta contro di me fu avviata per gettare fumo negli occhi, per sviare l'attenzione dai veri servizi deviati, quelli che facevano e fanno tuttora capo a Marco Mancini, l'allora dirigente del controspionaggio del Sismi. Proprio nei giorni del mio arresto, nel luglio 2005, Mancini e soci stavano rischiando grosso per la vicenda del rapimento di Abu Omar: erano i giorni in cui il capocentro della Cia a Milano, Robert Seldon Lady, lasciava precipitosamente il territorio nazionale per sfuggire alla giustizia italiana.
Io e la Dssa siamo stati usati come capro espiatorio, sono stato vittima di una trappola, una cospirazione orchestrata dagli agenti deviati di Mancini, come il giornalista Renato Farina, l'agente ‘Betulla', che su Libero scrisse che io e la Dssa eravamo coinvolti nel rapimento di Omar.
Dopo che, nel 2006, Mancini, Pollari, Pio Pompa, Tavaroli e Cirpiani sono finiti nei guai per il caso Abu Omar e per lo scandalo Telecom-Sismi, la persecuzione contro di me non serviva più e quindi è finita nel nulla. Salvo scoprire, proprio pochi giorni fa, che la Procura di Genova ha chiesto la riapertura del caso. Stavolta questi magistrati e poliziotti eversori, legati ai servizi deviati di cui sopra e appoggiati dalla sinistra, ma anche da Gianfranco Fini, vogliono colpire me per colpire il governo Berlusconi. Ci ha già provato, senza riuscirci, la Procura di Torino, cercando di criminalizzare la Guardia Nazionale Italiana per far naufragare il decreto sicurezza del governo: pochi giorni prima della sua approvazione alla Camera, la Digos di Cuneo è andata a casa mio figlio Dario accusandolo di far parte della Gni e di detenere illegalmente armi. Speravano di scatenare un putiferio. Ma le armi erano tutte regolarmente detenute, inoltre mio figlio non ha nulla a che fare con la Guardia Nazionale Italiana. Adesso, dopo questo buco nell'acqua della Procura di Torino, torna alla carica quella di Genova con la Dssa...

La fascia con la 'ruota solare'Saya, veniamo alla Guardia Nazionale Italiana. Sembra tanto un gruppo paramilitare fascista: le divise, i riferimenti al patriottismo, l'aquila imperiale romana...

Queste sono tutte stupidaggini! La Guardia Nazionale Italiana non c'entra niente con il fascismo. Io stesso non sono fascista. Sono di destra, sono un conservatore, un nazionalista: chiamatemi come volete, ma non sono fascista. Se fossi vissuto nel 1943 e avessi visto i fascisti che rastrellavano e fucilavano dei cittadini italiani mi sarei ribellato. Ho appena visto al cinema il film ‘Vincere', che dà una visione molto negativa di Mussolini e del fascismo, e le posso dire che mi è piaciuto molto. Io mi considero un cittadino fedele, un difensore della Costituzione del 1948, sulla quale ogni membro della Guardia Nazionale Italiana dovrà giurare. Io ho sempre avuto ottimi rapporti con il governo d'Israele e i suoi servizi segreti: pensa che se fossi fascista gli israeliani lavorerebbero con me? Sulle divise, sa che le dico? Se devono suscitare tutto ‘sto clamore, vorrà dire che magari le cambieremo (dopo quest'intervista, la camicia kaki ha lasciato il posto alla camicia grigia, n.d.r.). L'aquila imperiale romana? Bisogna essere ignoranti per non sapere che è un simbolo storico della nostra patria, visibile su tanti monumenti di Roma, e che non c'entra nulla con il fascismo.
La Guardia Nazionale Italiana è un'associazione apolitica nella quale può entrare chiunque si riconosca in questa iniziativa: si figuri che hanno aderito perfino dei comunisti, persone di Massa Carrara.

Stento a crederlo. La nostra Costituzione repubblicana si fonda sull'antifascismo, ma sul gruppo Facebook della Guardia Nazionale Italiana, il Presidente Nazionale, Maurizio Correnti, scrive ai sostenitori: "Si prega di astenersi con lo scrivere ‘camerati' ecc ecc, comunque frasi e slogan tipici di altri tempi. Con questo - precisa Correnti - non vogliamo assolutamente dichiararci antifascisti, sia ben chiaro". C'è qualcosa che non torna...

Questo lo ha scritto lui, ognuno è libero di scrivere ciò che pensa. Nella Guardia Nazionale Italiana ci sono fascisti e non fascisti.

Neonazisti UsaQuesto, però, lo ha scritto lei, sulla sua pagina Internet personale, lo scorso febbraio, alla vigilia della creazione della Guardia Nazionale Italiana. Cito testualmente: "Migliaia di prostitute straniere schedate e non espulse. Migliaia di zingari che commettono furti nella totale impunità. Milioni di clandestini che si aggirano impunemente nelle città. Migliaia di stranieri che spacciano, rubano, stuprano, uccidono. Un aumento dell'80 percento di scioperi e di occupazione di uffici pubblici e privati. Centinaia di assalti armati contro la proprietà privata commessi da stranieri. Attentati contro la proprietà dello Stato. Gruppi di giovani sovversivi che agiscono al di fuori dei limiti parlamentari. Deputati e Senatori della Repubblica che istigano all'insurrezione armata contro i poteri dello Stato, un ministro dell'Interno dichiaratamente secessionista. Un numero indescrivibile di riviste e programmi televisivi politici che invitano alla rivolta. Giullari e saltimbanchi che oltraggiano e vilipendono i Ministri e il Governo. L'uso della libertà minaccia da tutte le parti i poteri e le autorità costituite. (...) Il popolo è minorenne, la Nazione malata; ad altri aspetta il compito di curare e di educare. A noi il dovere di reprimere, la repressione è il nostro credo. Repressione e Civiltà". E ancora: "Noi vogliamo ripulire l'Italia dal marcio che vi si annida, vogliamo riportare una ferrea disciplina in tutta la Nazione". "La Destra snuda la sua spada per tagliare i troppi nodi di Gordio, che irretiscono e intristiscono la vita Italiana. Chiamiamo Iddio sommo e lo Spirito immortale delle migliaia di morti a testimoni che un solo impulso ci spinge, una sola volontà ci raccoglie, un solo pensiero ci infiamma: contribuire alla grandezza e alla salvezza della Patria. Uomini della Destra di tutta Italia, tendete gli spiriti e le forze, bisogna vincere e con l'aiuto di Dio vinceremo!!!".

Ma questi sono solo degli slogan, che faccio un po' qua e un po' là! Allora, chiariamo una cosa: gli immigrati sono l'ultimo dei problemi. Non sono loro il nostro obiettivo. Se proprio vuole saperla tutta, per noi il vero pericolo per l'Italia è rappresentato dai secessionisti della Lega Nord. Loro sì che sono contro la Costituzione! Loro che vogliono distruggere la nostra unità nazionale, che offendono continuamente i simboli della nostra patria, che creano impunemente governi provvisori secessionisti e arruolano gente nella formazione anticostituzionale della Guardia Nazionale Padana. E' questa gente che dovrà fare i conti con la nostra Guardia Nazionale Italiana: se vedremo un leghista che brucia un tricolore lo faremo arrestare! Che la Lega stia attenta a dove va. E' per contrastare la Lega Nord che alle prossime elezioni ci presenteremo al nord con il Partito Nazionalista Italiano.

La sala ufficiali del castello di WewelsburgQuello che per simbolo ha lo schwarze sonne, il sole nero utilizzato da tanti gruppi neo-nazisti? Quella specie di svastica a dodici braccia, antico simbolo pagano germanico, che adorna il pavimento della sala principale del castello di Wewelsburg, il quartier generale delle Ss?

Non diciamo sciocchezze! La ruota solare non ha nessun legame provato con il nazismo, tant'è vero che in Germania essa non è vietata, come lo è invece la svastica, e viene liberamente utilizzata come logo commerciale. Questo simbolo, di cui io detengo la proprietà in Italia, è in realtà un simbolo magico dei Maya che evoca il potere...

Scusi se la interrompo, ma come appassionato di cultura Maya e mesoamericana le posso garantire che nel simbolismo di quel popolo non c'è traccia di qualcosa di simile.

Ma come no! Faccia una ricerca su Google con le parole ‘terra cava'!

Maria Antonietta Cannizzaro con BerlusconiTorniamo al Partito Nazionalista Italiano: ce ne può parlare? Abbiamo capito, dal simbolo e dalle divise comuni, che è legato alla Guardia Nazionale Italiana. Ma in che relazione sta con lei e con il suo Msi?

Il Partito Nazionalista Italiano, Pni, nascerà ufficialmente a Milano il prossimo 13 giugno, in occasione del congresso nazionale del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale. Quel giorno, io lascerò la presidenza dell'Msi-Destra Nazionale a mia moglie, Maria Antonietta Cannizzaro, che è in ottimi rapporti con il capo del governo. Il sottoscritto diventerà quindi presidente del nuovo Partito Nazionalista Italiano, che alle prossime elezioni politiche nazionali si presenterà nelle regioni settentrionali, dove la fiamma tricolore non tira molto, per contrapporre al nazionalismo padano il nazionalismo italiano. Nelle regioni centrali e meridionali, invece, si presenterà l'Msi-Destra Nazionale con il suo simbolo storico. Entrambi, spero, come alleati del Pdl di Berlusconi: se poi qualcuno ce lo impedirà, correremo da soli.

Saya, è vero che già duemila persone si sono iscritte alla Guardia Nazionale Italiana?

Abbiamo superato ampiamente le duemila adesioni. Ogni giorno ne arriva una valanga di nuove, soprattutto ex appartenenti alle forze dell'ordine. La invito al congresso del 13 giugno, al quale abbiamo invitato anche il presidente Berlusconi, così si renderà conto con i suoi occhi: noi non abbiamo nulla da nascondere.

Enrico Piovesana
FONTE


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