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venerdì 24 aprile 2009

Sale nero. Cinque storie clandestine...Loiero Valentina

Titolo Sale nero. Cinque storie clandestine
Autore Loiero Valentina
Prezzo
Sconto 50%
€ 6,75
(Prezzo di copertina € 13,50 Risparmio € 6,75)
Prezzi in altre valute
Dati 2007, 164 p., brossura
Editore Donzelli (collana Interventi)

Loiero Valentina
Il difficile percorso di una giornalista del Tg5 che inizialmente per caso e quasi controvoglia è costretta a raccontare i viaggi, le storie, i drammi di un'umanità invisibile, eppure tanto vicina. Le storie di traversate e naufragi che diventano man mano drammi vissuti in prima persona da chi era lì per tenere il conto degli sbarchi e finisce travolta da una tempesta di emozioni, quando mese dopo mese quei numeri diventano volti e quindi vite. Sullo sfondo, le mille contraddizioni di Lampedusa: paradiso delle vacanze che gli abitanti vorrebbero proteggere a tutti i costi dai "turchi", da coloro cioè che potrebbero rappresentare un pericolo per il turista. Sullo sfondo anche l'altra sponda: la Libia e i suoi trafficanti. Non solo storie ma anche riflessioni e analisi su un fenomeno in evoluzione.
fonte

venerdì 21 novembre 2008

La rabbia di un sogno disperato

La rabbia di un sogno disperato
di Achille della Ragione


Ogni anno il Mediterraneo, l'antico mare nostrum che era circondato da popoli con eguali diritti, assiste impassibile alla morte violenta per annegamento di migliaia di giovani vite, spinte ad attraversarlo per fuggire dalla povertà, dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione.
Mentre noi, nonostante la crisi economica ci adagiamo sul superfluo, a loro manca l'indispensabile e niente e nessuno potrà fermare questi drammatici viaggi di fortuna a bordo di sbrindellati barconi guidati da avidi negrieri.

L'isola italiana di Lampedusa, proiettata nelle acque africane, non è più una meta di sogno per turisti alla page, che volevano, anche di inverno, godere della dolcezza di un clima temperato, di panorama mozzafiato, di acque cristalline e di spiagge incontaminate, oggi essa rappresenta l'inferno dei vivi dove approdano gli ultimi della Terra.
Spesso questi sventurati giungono a riva annegati, gonfi ed irriconoscibili, sfigurati dai morsi che fanno scempio dei volti. A volte giungono solo le scarpe spugnate o brandelli di vestiti, perché i corpi hanno pagato il loro feroce tributo al dio Nettuno.

Anche visitare i gommoni sequestrati o abbandonati e portati a riva dalle onde è uno spettacolo raccapricciante: pacchetti di sigarette vuoti, spazzole per capelli, qualche foto sbiadita, bottigliette di sciroppo semivuote per placare gole arrossate dal freddo, banconote di piccolo taglio con la faccia ineffabile di Gheddafi, il dittatore trionfante ed insensibile al destino del suo popolo e di tutti gli africani.

Un tentativo di soluzione di questa diaspora di dimensioni bibliche è unicamente nelle mani dell'Europa, che deve assurgere al ruolo di garante del diritto internazionale e di un'economia impregnata di morale e di etica.

Non si deve favorire in nessun modo l'avvento al potere di dittatori corrotti e sanguinari, che guadagnano cifre stellari dalla vendita all'Occidente di petrolio e di gas senza curarsi del benessere dei propri sudditi. Molti degli Stati dai quali provengono questi derelitti mandati allo sbando sono ricchi oltre misura di risorse naturali sempre più richieste.

Necessita da parte di politici di buona volontà una vera e propria rivoluzione culturale, portando lavoro in Africa e non più gli africani in Europa, pena il nostro stesso destino che rischia di precipitare nel baratro di un'invasione incontrollabile.

Fino a quando il reddito di intere popolazioni sarà di un dollaro al giorno non vi sarà futuro tranquillo né per l'Europa, né per l'America.
Non servirà a nulla erigere barriere fisiche, pattugliare le coste, innalzare mura infinite ai confini nazionali; ci saranno sempre più uomini e donne disperati che rischieranno la vita per non continuare a vivere nell'umiliazione e nella fame
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lunedì 17 novembre 2008

Presentazioni di oltre Babilonia Roma, Firenze, Mestre 17-18-19 NOV



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IGIABA SCEGO

presenta il suo romanzo

OLTRE BABILONIA

Dalla Roma multietnica di oggi

alla Somalia del colonialismo italiano

lunedì 17 novembre - ore 18.00

Firenze - Libreria Feltrinelli - Via de' Cerretani 30/32


Intervengono

Clotilde Barbarulli, Domenico Guarino

Daniela Lastri e Leonardo Sacchetti

Letture di Chiara Brilli

martedì 18 novembre - ore 18.00

Roma - la Feltrinelli Libri e Musica - Piazza Colonna 31/35

Intervgono Goffredo Fofi e Alessandro Portelli

Letture di Laura Sampedro

mercoledì 19 novembre - ore 18.00

Mestre - la Feltrinelli Libri e Musica

Piazza XXVII Ottobre 1

Intervengono Luigi Barbieri e Alessandra Sciurba

www.donzelli. it

Donzelli editore



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mercoledì 3 settembre 2008

LA MIA RISPOSTA PER ORA.............

LA MIA RISPOSTA PER IL COMMENTO FATTO DA UN 'ANONIMO' NEI BOLG IN NLINK SOTTO.

http://chukbyke.blogspot.com/2008/09/tornare-in-nigeria-no-me-piace-qui.html?showComment=1220371560000#comment-c1817614040077941266

http://extracomunitari.blogspot.com/2008/09/tornare-in-nigeria-no-me-piace-qui.html


L'Orda quando gli albanesi eravamo noi
Scarica l'immagine

288 pagine

Compra on line
Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci linciavano perché rubavamo il lavoro o facevamo i crumiri, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana, ci consideravano "non visibilmente negri" nelle sentenze in Alabama. Quando gli "albanesi" eravamo noi, truffavamo mezza Europa raccogliendo soldi per riscattare inesistenti ostaggi dei saraceni, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo. Quando gli "albanesi" eravamo noi, espatriavamo clandestini a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli oceani, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di stato e poveri passanti, dormivamo a turno in quattro nello stesso fetido letto ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri di New York era italiana. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. Tanto che in Svizzera pochi anni fa tenevamo ancora trentamila figli nascosti che frequentavano scuole illegali perché ai papà non era consentito portarsi dietro la famiglia.

Nella ricostruzione di Gian Antonio Stella, ricca di fatti, personaggi, avventure, aneddoti, storie ignote, ridicole o sconvolgenti, c'è finalmente l'altra faccia della grande emigrazione italiana. Quella che meglio dovremmo conoscere proprio per capire, rispettare e amare ancora di più i nostri nonni, padri, madri e sorelle che partirono. Quella che abbiamo rimosso per ricordare solo gli "zii d'America" arricchiti e vincenti. Una scelta fatta per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "orde" di immigrati in Italia e di montante xenofobia, che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo "diversi". Eravamo più amati. Eravamo "migliori". Non è esattamente così.

sabato 30 agosto 2008

“Scritture Migranti”.

29 agosto 2008

Senigallia (Ancona): inizia domenica la rassegna “Scritture Migranti”.
Si svolgerà fino al 13 settembre la terza edizione del festival degli scrittori stranieri immigrati in Italia.


Inizierà domenica 31 agosto a Senigallia (Ancona) il festival “Scritture Migranti” dedicato agli scrittori stranieri immigrati in Italia. La rassegna, giunta alla sua terza edizione, è organizzata da Cvm (Comunità Volontari per il Mondo), Associazione “Luoghi in Comune”, Scuola di Pace “V. Buccelletti” di Senigallia e Centro Servizi per il Volontariato, con la collaborazione del Comune di Senigallia.
Ospiti della manifestazione, in tre diverse giornate, saranno altrettanti scrittori stranieri che, vivendo già da anni in Italia, hanno deciso di realizzare una loro opera letteraria in italiano. Scrivere in inglese o in francese - spiega una nota degli organizzatori - significa farlo per una platea internazionale, comporre in italiano per scrittori migranti significa scrivere a sè stessi, in definitiva forse per poche persone, ma anche porre le basi per una nuova nascita, mettere radici in altro Paese. Il primo scrittore è l'eritreo Hamid Barole Abdu, operatore psichiatrico, saggista e poeta, che ha pubblicato due volumi di poesie (31 agosto). Seguirà il 6 settembre il marocchino Mohammed Lamsuni, poeta e traduttore ora residente a Torino, che collabora con numerosi quotidiani e riviste del suo Paese d'origine. Chiuderà la rassegna il 13 settembre il polacco Olek Mincer, regista e attore teatrale, che ha pubblicato il libro “Varsavia, Via Gerusalemme, 45”.
(Red.)
http://www.immigrazioneoggi.it/daily_news/2008/agosto/29_3.html





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