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martedì 2 agosto 2011

Soccorso barcone di immigrati Nella stiva 25 morti soffocati

Soccorso barcone di immigrati Nella stiva 25 morti soffocati

Dopo poche ore di viaggio, i gas provocati dal motore dell'imbarcazione avrebbero reso l'aria irrespirabile


LAMPEDUSA - Sono 25 sacchi di tela plastificata, color verde bluastro, disposti uno accanto all'altro sul molo Favaloro di Lampedusa il simbolo dell'ultima tragedia della disperazione del canale di Sicilia. In ogni sacco c'è il cadavere di un africano. Sono tutti giovani partiti dalla Libia - secondo le prime indicazioni - tre giorni fa, stipati sotto il ponte in un luogo angusto (il cui unico accesso è un boccaporto di 55 centimetri) che è anche sala macchine, e morti per la mancanza di aria e per i fumi che si sprigionavano dal vecchio motore. Secondo i primi rilievi medici i migranti sarebbero morti da circa 48 ore. I cadaveri infatti mostrano i primi segni della decomposizione, accelerata dalle condizioni in cui si trovavano i corpi. Da una prima ricostruzione, effettuata ascoltando alcune dichiarazioni di altri africani, sembrerebbe che le vittime siano state le prime persone a salire sull'imbarcazione lunga 15 metri prendendo posto nella parte inferiore. Subito dopo, sono saliti sul barcone gli altri migranti. L'ultimo soccorso a un barcone diretto a Lampedusa dal Nord Africa si era verificato il 17 luglio: su un natante si trovavano 231 persone tra cui nove bambini. Nell'aprile scorso in un naufragio a 39 miglia a Sud dell'isola pelagica morirono oltre 250 migranti.



SOFFOCATI DAI GAS DEL MOTORE - Dopo poche ore di viaggio i gas provocati dal motore della vecchia imbarcazione avrebbero reso l'aria irrespirabile nella stiva della barca. Le persone intrappolate nel piccolissimo spazio avrebbero tentato di uscire dalla botola ma la fuga è stata resa impossibile anche dal fatto che nella parte superiore dell'imbarcazione si trovavano gli altri migranti. Il viaggio, sempre secondo le prime indicazioni, sarebbe durato oltre tre giorni e i cadaveri sono stati ritrovati in stato di parziale decomposizione dai vigili del fuoco di Lampedusa che li hanno recuperati. «Sei dei 25 migranti morti verranno seppelliti nel nostro cimitero». Lo annuncia il sindaco dell'isola De Rubeis. «Gli altri cadaveri», aggiunge, «saranno portati a Porto Empedocle e trasferiti dove ci sono posti liberi. Per il trasporto verrà usata la nave traghetto Moby».

LA PROCURA DI AGRIGENTO APRE INCHIESTA - Intanto la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d'inchiesta. L'indagine, a carico di ignoti, ipotizza i reati di morte come conseguenza di altro reato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. «Faremo eseguire l'autopsia sui cadaveri », ha detto il procuratore di Agrigento Renato Di Natale, «per ricostruire precisamente le cause della morte anche se, dai primi accertamenti, pare che il decesso sia causato da asfissia. La polizia interrogherà gli altri migranti per cercare di capire cosa sia avvenuto sul barcone che è sotto sequestro». I magistrati spiegano che la morte delle persone sul barcone potrebbe essere avvenuta in acque internazionali. I cadaveri per ora sono stati sistemati nelle bare che erano state acquistate da «Lampedusa accoglienza», la coop che si occupa della gestione del Cie dell'isola, in occasione di un altro naufragio. Le salme, dopo l'autorizzazione della procura, dovrebbero essere trasportate a Porto Empedocle dove dovrebbe svolgersi l'autopsia.

L'ALLARME - Prima una telefonata di allarme per un barcone nel canale di Sicilia. Poi la conferma dopo l'avvistamento da parte di un elicottero della Guardia di Finanza del natante a 70 miglia a Sud di Lampedusa in acque libiche e quindi l'invio dall'isola di tre motovedette: una della gdf e due della guardia costiera. Così dopo l'allarme è cominciato il soccorso dello scafo con 271 migranti a bordo e 25 trovati cadaveri. «Ieri sera una nostra motovedetta ha intercettato a 35 miglia da Lampedusa un barcone con circa 300 migranti. Tirava un forte vento di maestrale e il mare era forza quattro», spiega il comandante della Capitaneria di Porto di Lampedusa Antonio Morana, «Dal porto dell'isola sono partite due motovedette: una nostra e una della Finanza. La barca con i migranti intanto ha continuato a navigare scortata». «A un miglio dal porto», ha spiegato, «ha avuto un'avaria e quattro nostri uomini a quel punto sono saliti a bordo e hanno scoperto i 25 cadaveri nella stiva. I superstiti sono stati trasferiti sulle motovedette e condotti a terra. La barca è stata ormeggiata nel porto di Favaloro e i cadaveri sono stati portati a terra». Intanto proprio al molo Favaloro è approdata un'imbarcazione con 53 migranti, che dicono di essere tunisini. Il natante era stato avvistato dalla Guardia di Finanza poco prima che giungesse in porto.

NESSUN RISCHIO SANITARIO A LAMPEDUSA - I ministri dell'Interno Roberto Maroni e della Salute Ferruccio Fazio stanno seguendo attentamente le operazioni connesse allo sbarco dei migranti. Le operazioni, sottolinea il Viminale, vengono costantemente affrontate dalle strutture sanitarie provinciali che operano sull'isola, in continuo contatto con la Protezione Civile Nazionale e la Prefettura di Agrigento. Il ministero della Salute ha inoltre inviato a Lampedusa specialisti sanitari di supporto alle strutture locali che «hanno escluso la possibilità di rischi per la salute della popolazione e dei migranti». È quanto affermato dal sottosegretario all'Interno Sonia Viale.

01 agosto 2011
news

sabato 19 settembre 2009

Tragedia a marzo: erano due le navi affondate dei migranti

di A. Leograndetutti gli articoli dell'autore
Avvenne una notte di poco più di cinque mesi - tra il 28 e il 29 marzo - nelle acque libiche. La notizia fu battuta dalle agenzie di stampa e apparve sui giornali: un naufragio catastrofico, 253 morti. Era una notizia vera. Ma solo per metà: un’inchiesta della magistratura italiana ha accertato che i boat people affondati furono due, stracolmi di donne, uomini e bambini. E che i morti furono circa 600. La più grave tra le tante tragedie dell’immigrazione nel Mediterraneo. Ma partiamo da quanto si sapeva fino a ora. Si sapeva che quella notte era salpata da Said Bilal Janzur un’imbarcazione con a bordo 253 persone e che, a poche decine di miglia dalla costa, era naufragata. Si sapeva di 21 cadaveri recuperati, di 23 naufraghi che si erano salvati tenendosi aggrappati a un frammento del relitto.

E si sapeva pure di un’altra imbarcazione - la terza, dunque, nel nuovo scenario della tragedia - con a bordo 350 uomini e donne che era stata intercettata e ricondotta nel porto di Tripoli da un rimorchiatore italiano, l’Asso 22. La notizia era stata subito confermata dalle autorità libiche e dall’Oim (l’Organizzazione mondiale per le migrazioni). Fin da allora erano sorti dei dubbi sulla reale entità della catastrofe. Insomma, c’era qualcosa di poco chiaro nei numeri del naufragio. Alcune fonti non verificate sostenevano che le barche partite quella notte erano state tre, e non due. E che un’altra si era inabissata scomparendo nel nulla.Le reali dimensioni della tragedia sono state scoperte quasi per caso, grazie alle intercettazioni telefoniche, durante un’indagine sulla prostituzione nigeriana della Direzione distrettuale antimafia di Bari.

Una telefonata agghiacciante. Gli interlocutori sono un trafficante residente in italia e un uomo che parla della Libia. Si autodefinisce «connection-man» e si affanna a rispondere alle insistenti domande del primo. Il trafficante è nervoso. Lo accusa di avergli fatto perdere un «carico» prezioso: trenta ragazze già acquistate per essere messe sui marciapiedi del Balpaese sono «andate perse» in un naufragio: «La barca si è spezzata in due», si giustifica «connection-man». Parlano proprio del naufragio avvenuto la notte tra il 28 e il 29 marzo. In un dialogo che diventa via via più allucinante, «connection-man» prova a parare i colpi: «Tutti danno la colpa a me, ma che colpa ne ho io se c’era cattivo tempo. Le barche si sono spezzate perché il legno con cui erano fatte non era buono». «Le barche», non «la barca»...Nel corso delle conversazioni tra i due (alla prima, ne fanno seguito altre più brevi), «connection-man» dice chiaramente che le barche affondato quella notte erano due, non una. Sulla prima vi erano a bordo 253 persone («E una ventina sono state recuperate», precisa riferendosi alla barca di cui già si sapeva). Sull’altra, sulla nave fantasma, erano molte di più.

Oltre 350. Ed ecco il totale: quasi 600 morti. In una sola notte, dunque, è stato superato il numero delle vittime dell’emigrazione nel Mediterraneo - 418, secondo le stime più accreditate - dall’inizio del 2009. Il titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Giuseppe Scelsi, lo stesso magistrato che conduce la più famosa inchiesta sullo scandalo barese. L’organizzatore dei viaggi è stato iscritto nel registro degli indagati per strage colposa, ed è stata presentata alla magistratura libica una rogatoria internazionale in cui si chiede di indagare su «connection-man» (di cui si conosce il nome e, ovviamente, un numero di telefono) fornendo alcuni riscontri investigati. Finora, però, la richiesta non ha ottenuto alcuna risposta; la Libia pare sorda a ogni possibile accertamento. Perché? Alla difficoltà di ottenere una collaborazione nelle indagini da parte delle autorità libiche, si aggiunge il fatto che è quasi impossibile ottenere un confronto con i superstiti. Pare che a bordo delle tre imbarcazioni, quella notte, ci fossero uomini e donne provenienti da mezza Africa. Non solo nigeriani, ivoriani, senegalesi, camerunensi. Ma anche molti egiziani, tunisini, algerini...Dei 350 «salvati» dal rimorchiatore Asso 22 e riconsegnati alla polizia libica, non c’è più traccia.

Forse sono finiti in qualche centro di internamento per migranti. Quanto ai 21 recuperati vivi da una delle due navi affondate, i nordafricani (quasi la metà) sarebbero stati rimpatriati nei rispettivi paesi, mentre - secondo Fortress Europe - coloro che provenivano dall’Africa sub-sahariana sono finiti nelle centro di detenzione di Tuaisha, in condizioni degradanti. Quella notte maledetta, quindi, quasi mille persone hanno provato a raggiungere le coste italiane. Quelle che non sono morte, giacciono in qualche carcere della Libia.

Tragedia nella tragedia, accanto ad altri migranti che avevano pagato per il viaggio, hanno perso la vita anche trenta ragazze destinate alla più orrenda delle schiavitù, quella sessuale. Il dramma è che, se non fosse stato per i loro aguzzini, della vera entità del naufragio non si sarebbe mai saputo niente. Di certo questa ecatombe pesa come un macigno sugli accordi stipulati tra Italia e Libia. A tanta celerità nei respingimenti e nelle incarcerazioni dei migranti, fa da contraltare un’inspiegabile lentezza nell’accertare le responsabilità di pochi trafficanti.
FONTE
17 settembre 2009

martedì 15 settembre 2009

ONU, NO AI RESPINGIMENTI"MIGRANTI COME RIFIUTI"


Attacco dell'Onu alla strategia dei respingimenti di migranti. L'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay, denuncia le politiche nei confronti degli immigrati, «abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni, in violazione del diritto internazionale». Mentre la maggioranza respinge le accuse e l'opposizione critica, la Farnesina sottolinea che il richiamo non è rivolto all'Italia. Intanto, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, invita a non aver paura dell'immigrazione.


ONU, MIGRANTI TRATTATI COME RIFIUTI PERICOLOSI -

L'Alto commissario cita il caso del gommone di eritrei rimasto senza soccorsi tra la Libia, Malta e Italia, ad agosto. E spiega che «in molti casi, le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi». Oggi, aggiunge, «partendo dal presupposto che le imbarcazioni in difficoltà trasportano migranti, le navi le oltrepassano ignorando le suppliche d'aiuto, in violazione del diritto internazionale».


FARNESINA, RICHIAMO ONU NON RIVOLTO A ITALIA - Le parole della rappresentante delle Nazioni Unite infiammano la polemica tra maggioranza ed opposizione e la Farnesina interviene per precisare. «Il richiamo alle violazioni del diritto internazionale - si legge in una nota - non è evidentemente rivolto all'Italia». Infatti, sottolinea il ministero degli Esteri, «le regole del diritto internazionale costituiscono il caposaldo dell'azione del Governo italiano, che promuove ed auspica un impegno comune affinchè vengano da tutti rispettate e tutti facciano la loro parte». Si ricorda quindi che «l'Italia è il Paese che ha salvato il maggior numero di vite umane nel Mediterraneo». E anche l'ambasciatore italiano presso le organizzazioni internazionali di Ginevra, Laura Mirachian.


MARONI, ITALIA IN REGOLA - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, sceglie di non replicare, ma nei giorni scorsi aveva definito la linea del Governo di contrasto all'immigrazione clandestina «conforme a tutti i trattati internazionali, a tutte le regole europee e dell'Onu», auspicando un maggiore aiuto da parte di Europa e Onu. E dal Viminale è arrivata sul tavolo del commissario europeo per la Giustizia, Libertà e Sicurezza, Jacques Barrot, una lettera di risposta alla richiesta di informazioni partita da Bruxelles sui casi delle imbarcazioni soccorse nel Mediterraneo tra il 6 maggio ed il 30 agosto scorsi. Nel documento vengono ricostruiti gli episodi di respingimenti di migranti, avvenuti - si spiega - nel rispetto delle norme. Il 21 settembre il ministro incontrerà l'Alto commissario Onu per i rifugiati, Antonio Guterres: si punta ad aiutare la Libia a gestire i richiedenti asilo sul suo territorio.


OPPOSIZIONE ATTACCA, MAGGIORANZA REPLICA - L'intervento di Navi Pillay scatena le critiche dell'opposizione al Governo, «L'immagine e il prestigio dell'Italia - afferma Rosy Bindi (Pd) - sono irrimediabilmente sfigurati. Contro il governo parlano i fatti che non si possono nascondere o manipolare con la propaganda. O qualcuno pensa di tappare la bocca anche all'Onu con ricatti morali, come si è fatto con la Chiesa e si vorrebbe fare con il presidente della Camera?». Secondo il candidato segretario Pd, Pierluigi Bersani, il Governo rischia «figuracce internazionali». Ma per il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, «l'Italia sta attuando una politica di controllo dell'immigrazione clandestina che rispetta pienamente tutti i principi e le norme del diritto internazionale. L'Italia, anzi, è un paese che ha salvato il maggior numero di vite umane nel Mediterraneo anche quest'anno». Margherita Boniver (Pdl), presidente del Comitato Schengen, definisce «gravissime» le affermazioni dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani, mentre per il portavoce del Pdl Daniele Capezzone «le ormai troppo frequenti esternazioni di rappresentanti dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani contro l'Italia sono politicamente irricevibili».


FINI, NON AVER PAURA DI IMMIGRAZIONE - Fini, intanto, continua nelle sue aperture ai migranti. «Pensare alla storia di Nancy Pelosi (l'italo-americana speaker della Camera dei rappresentanti Usa) - spiega il presidente della Camera - dimostra che non solo si può essere orgogliosi delle radici italiane, ma anche che non occorre avere paura dell'immigrazione, né dubitare sulla possibilità di una vera integrazione» degli immigrati.

lunedì 25 maggio 2009

Folle massacra una coppia a martellate Due clandestini lo immobilizzano

Folle massacra una coppia a martellate
Due clandestini lo immobilizzano

E' accaduto alla stazione di Palermo: l'uomo è gravissimo
I nigeriani: non siamo eroi, il cuore ci ha detto di intervenire


PALERMO (11 maggio) - Un folle massacra una coppia a martellate alla stazione di Palermo, due migranti lo bloccano e ne consentono la cattura fra le urla e lo sgomento dei tanti passeggeri. Tutto si è svolto rapidamente: l'uomo, quasi certamente uno piscolabile, si è scagliato contro l coppia che si trovava nella biglietteria. Ora i due sono ricoverati in ospedale in gravissime condizioni.

Le vittime.
Fabio Conti Tozzo, di 38 anni, arrestato dalla polizia ha colpito ripetutamente alla testa Antonino Raccuglia e Marianna Ruvolo, entrambi di 67 anni, ricoverati in due ospedali della città. Il più grave è l'uomo, trasferito in coma farmacologico nel reparto di Rianimazione del Policlinico. Secondo i medici avrebbe perso anche materia cerebrale. La donna si trova all'ospedale Civico di Palermo. È in prognosi riservata, anche se non sarebbe in pericolo di vita.

Aggressione cruenta. «L'aggressore, alto circa due metri e molto robusto ha colpito, con il martello dall'alto verso in basso, le due vittime. L'uomo le ha raggiunte correndo e questo ha dato più forza ai colpi sferrati. Poi quando le ha viste per terra ha continuato a colpirle». Lo ha raccontato il dirigente della Polfer, Maurizio Ficarra che ha interrogato l'aggressore accusato di tentato omicidio.

I nigeriani: non siamo eroi. «Non siamo eroi, lo abbiamo fatto perché abbiamo sentito nel nostro cuore che in nome di Dio questa era la cosa giusta da fare: fermare quell'uomo che poco prima aveva aggredito una coppia». Così Kennedy Anetor e John Paul, entrambi nigeriani, arrivati qualche mese fa in Italia, sbarcati a Lampedusa da un carretta del mare, respingono l'appellativo di eroi.
FONTE

domenica 24 maggio 2009

Berlusconi: abbiamo posto fine ai barconi a Lampedusa. Ma a Lampedusa arriva barcone con 73 immigrati

U.E. - ITALIA
Berlusconi: abbiamo posto fine ai barconi a Lampedusa. Ma a Lampedusa arriva barcone con 73 immigrati
24 Maggio 2009

L'Italia rispetta il diritto d'asilo: Silvio Berlusconi lo ha sottolineato in una sua intervista andata in onda su Telereporter.
'C'e' il diritto d'asilo che noi rispettiamo': ha detto il premier parlando di immigrazione che, ha sottolineato, e' una questione che 'riguarda tutta l'Unione europea e ogni Stato - ha aggiunto - ha diritto di tenere chiuse le sue frontiere e di aprirle soltanto a chi va in quello Stato scappando da una situazione di mancanza di liberta' o di pericolo. E allora c'e' il diritto d'asilo che noi assolutamente riconosciamo'.
'Oppure - ha aggiunto - l'immigrazione deve essere regolare, di persone che entrano nel nostro Paese in modo regolare per inserirsi nel costume e nelle tradizioni e rispettare le leggi'.

Non si placano le polemiche sul fronte immigrazione, con Massimo D'Alema che ricorda come in Italia ad uno come Obama si dovrebbe chiedere il permesso di soggiorno. Intanto il Viminale ha reso noto che questa settimana sono stati rimpatriati 68 extracomunitari irregolari, in gran parte nigeriani, marocchini e tunisini sbarcati a Lampedusa. E nell'isola c'e stato anche l'arrivo di un gommone con 73 migranti, intercettato dalla Guardia Costiera.

Era da almeno un paio di giorni che la procura antimafia di Bari e la polizia erano in possesso di elementi che facevano ipotizzare l'imminente partenza dalla Libia di imbarcazioni con clandestini diretti in Italia. Frutto dell'indagine del pm di Bari Giuseppe Scelsi che a fine marzo ha seguito con intercettazioni telefoniche i commenti dei trafficanti nigeriani che avevano organizzato il viaggio concluso con il naufragio di due barconi e la morte di oltre 600 immigrati.
Nella giornata il dibattito politico si e' sviluppato all'incontro dei giovani editori a La Bagnaia. 'Anche Obama e' figlio di un immigrato di seconda generazione: se vivesse in Italia dovrebbe chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno', ha detto D'Alema, spiegando che 'nel mondo vincono le societa' aperte. Se si ha paura degli immigrati e dell'Islam la vecchia Europa non puo' che perdere. Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi e la Costituzione cosi' come noi italiani, ma poi serve una politica della integrazione'. D'Alema ha anche detto di condividere 'pienamente' le parole che Gianfranco Fini 'ha piu' volte usato sul tema; non posso invece condividere certe parole e certe proposte avanzate da parlamentari che - ha aggiunto D'Alema - non aiutano la convivenza alla quale bisogna educare'. Da parte sua il presidente della Camera ha detto: 'Dove sta scritto che la destra nei confronti dell'immigrazione debba essere solo 'respingiamoli', il che e' anche cosa giusta nel caso dei clandestini? Io dico integriamoli'.

Per il ministro degli Esteri Franco Frattini l'Europa 'deve portare lo sviluppo nei paesi da dove arrivano flussi migratori di persone'. Frattini ritiene che 'l'Europa debba andare alle radici profonde dell'immigrazione; per questo dobbiamo portare lo sviluppo nei loro paesi; quando arrivano a Lampedusa e' troppo tardi'. Quanto agli immigrati, per Frattini bisogna 'distinguere tra legalita' e illegalita', tra persone oneste e quelli che entrano illegalmente e lavorano nell'economia in nero. Legalita' e illegalita' non sono la stessa cosa, altrimenti agli immigrati che sono legali che lezioni diamo?'.
Di Europa ha parlato anche il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi: 'Sull'immigrazione l'Europa ha lasciato sola l'Italia, a dimostrazione che questa Europa non funziona, e' assente dal Mediterraneo e l'immigrazione e' diventata un problema gravissimo'. Ronchi ha anche ribadito che 'le politiche sull'immigrazione adottate del governo sono perfettamente in sintonia con quelle europee'. Mentre il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, ha detto che i respingimenti sono un 'nostro pieno diritto e continueremo, ne faremo di piu', perche' il diritto internazionale, gli accordi fatti con molti paesi a partire dalla Libia, ci consentono di respingere chi entra illegalmente in Italia'. Ma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ritiene che si debbano 'evitare respingimenti indifferenziati' per rispettare le 'singole vicende umane'.

FONTE

martedì 12 maggio 2009

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Ce la farà Tripoli a reggerli con rischio collasso su sue coste?

postato 33 min fa da APCOM

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Quale respiro temporale può avere la strategia dei respingimenti degli immigrati clandestini verso la Libia inaugurata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni? Sarà in grado Tripoli, da sola, di reggere l'urto del rientro di migliaia di disperati sulle proprie coste, rischiando l'aggravarsi di una emergenza umanitaria? Con le polemiche sul diritto alla richiesta d'asilo ('negato' dai respingimenti, secondo le organizzazioni umanitarie) sono questi gli interrogativi che accompagnano la 'svolta' annunciata dal ministro Maroni con la 'linea dura' nel contrasto ai flussi di clandestini che arrivano dal paese nordafricano. Dal 7 maggio, sono circa 500 gli immigrati clandestini raccolti in mare da mezzi navali italiani e riportati in Libia con l'ok di Tripoli. Da ieri, non si segnalano respingimenti. E' arrivato, semmai, il primo 'no' delle autorità libiche all'approdo del pattugliatore 'Spica' della Marina Militare italiana che nella notte aveva soccorso un barcone con 69 clandestini a bordo. Dopo una trattativa con i libici, terminato con il 'no' allo sbarco, e l'ennesimo 'niet' dalle autorità maltesi all'accoglienza dei clandestini, l'unità della marina militare ha dovuto fare rotta verso Porto Empedocle. E' un segnale - fa notare una fonte qualificata - che i libici non possono riprendersi tutti quelli che partono dalle loro coste e che vengono intercettati in acque internazionali dalle nostre unità navali. Insomma, la situazione non è semplice. Sebbene la Libia abbia trasformato, con l'accordo siglato a fine agosto tra Gheddafi e Berlusconi, l'Italia da paese 'quasi' nemico per i trascorsi coloniali non risolti a Paese amico è difficile immaginare che la strategia 'vincente' per contenere i flussi siano i respingimenti con una disponibilità illimitata del Paese nord africano; soprattutto se non ci sarà un impegno, invocato a più riprese dallo stesso ministro dell'Interno, dell'Unione europea. Nell'accordo tecnico siglato tra Italia e Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina (che non è mai stato reso pubblico) - secondo una fonte - all'articolo 6 si farebbe riferimento all'impegno della Libia al rispetto Convezione Onu dei diritti dell'Uomo. L'avvio dei pattugliamenti previsti dall'accordo italo-libico è previsto il 15 maggio. Un giorno prima, a Gaeta, ci sarà la consegna delle unità navali alla Libia. I respingimenti sono iniziati tra il 6 e il 7 maggio. Se i respingimenti fanno parte di una intesa 'last minute' (non ci sono conferme ufficiali che i respingimenti siano contenuti nell'accordo) lo si capirà presto. L'obiettivo di spostare più a Sud la frontiera del contrasto all'immigrazione, allegerendo così la situazione a Lampedusa, potrà riuscire - spiega la fonte qualificata - solo se la Libia non sarà lasciata sola. Da qui a giugno, lo scenario potrebbe rapidamente cambiare. Come? La 'linea dura' adottata dal governo potrebbe essere accompagnata da qui a breve da una apertura alla collaborazione con organismi internazionali ed europei per la tutela degli immigrati richiedenti asilo sul territorio libico dove i centri sono già al collasso e sono pieni di persone che provengono da zone dove ci sono violenze e guerre. In quel caso, il governo incasserebbe un doppio successo: sul piano operativo, spostando più a Sud il contrasto al traffico di essere umani e su quello umanitario, ottenendo che le richieste sul diritto d'asilo siano vagliate in Libia, prima ancora della partenza verso le coste italiane. E' una questione di scelta dei tempi per Italia e Libia, ora Paesi 'amici'. Ma non solo.

lunedì 11 maggio 2009

Malta respinge nave italiana con migranti. E la politica litiga ancora

Immigrati, Malta respinge nave italiana
con migranti. E la politica litiga ancora

All'alba due motovedette della Finanza hanno soccorso
al largo di Siracusa un gommone con 48 persone a bordo



ROMA (11 maggio) – La politica discute, la Guardia di Finanza soccorre e si riapre un altro fornte critico tra Italia e Malta. Un gommone con a bordo 48 immigrati clandestini è stato soccorso all'alba di oggi da due motovedette della Guardia di finanza a una ventina di miglia a Sud est di Capo Passero, nel siracusano. L'attività è stata coordinata dalla capitaneria di porto di Catania. Gli extracomunitari sono stati trasferiti al centro di accoglienza di Cassibile.

Malta blocca nave italiana. Il governo maltese non ha autorizzato l'ingresso nel porto della Valletta della nave Spica della Marina Militare Italiana, con a bordo 69 migranti, tra i quali 16 donne, recuperati ieri nel canale di Sicilia. Il salvataggio è avvenuto a circa 70 miglia sud di Lampedusa, in acque di competenza maltese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso. Il pattugliatore, che in questo momento è fermo al limite delle acque territoriali maltesi, stava facendo rientro da Tripoli, dove aveva trasferito ieri mattina altri 162 extracomunitari respinti in Libia dalle autorità italiane.

Secondo alcune fonti la nave potrebbe ora fare rotta verso Porto Empedocle (Agrigento), ma non è escluso nemmeno un nuovi respingimento in Libia dei profughi. Dopo gli scontri diplomatici nei giorni scorsi tra Italia e Malta legati alla vicenda della Pinar, il mercantile turco rimasto fermo per quattro giorni con 144 migranti a bordo in attesa di un accordo sulla loro destinazione finale, La Valletta aveva detto di condividere pienamente la linea dei respingimenti adottato dal governo italiano.

La linea Maroni. Ieri il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha ribadito la linea «di fermezza in materia di immigrazione, che continuerà finchè gli sbarchi non cesseranno». In pochi giorni sono stati respinti oltre 500 clandestini, ha reso noto Maroni. La Cei ha invece sottolineato come la multiculturalità dell'Italia esista «già di fatto» e sia un «valore». La Lega incassa intanto il sostegno del premier Silvio Berlusconi alla 'linea-Maronì e ottiene rassicurazioni sul ddl sicurezza, sul quale domani verrà posta la fiducia.

Rao, respingimenti non tutela diritti umani. «I respingimenti sono uno strumento serio» ma siamo contrari a «respingimenti in un territorio dove i diritti umani non sono salvaguardati». Lo ha dichiarato Roberto Rao, componente della commissione Giustizia alla Camera per l'Udc nel corso della rubrica settimanale di Gr Parlamento “60 Minuti”, condotta dal direttore, Bruno Socillo.

Rutelli, respingere i clandestini con fermezza. «Respingere senza ipocrisie l'immigrazione clandestina». Lo chiede il senatore del Pd e presidente del Copasir, Francesco Rutelli, che, intervistato da “Il Mattino”, invita su questo il Pd a un vero riformismo. «Gli immigrati che sbarcano a Lampedusa li vediamo in tv, dimenticando che sono una quota minina di quelli che entrano in Italia - continua Rutelli - Certo, testimoniano l'inadeguatezza delle politiche del governo, che non mantiene gli impegni presi e tenta di nascondere gli insuccessi con dibattiti folli, tipo proposta di apartheid sui trasporti milanesi. Ma se noi pensassimo di reagire mandando un messaggio opposto ('in Italia entri chiunquè) sbaglieremmo alla grande. Anche qui deve esprimersi il riformismo del Pd». «In Italia vivono milioni di stranieri, indispensabili per prestazioni lavorative e sociali. Sono benvenuti, sono in grandissima parte onesti. I richiedenti asilo vanno accolti, secondo regole precise - aggiunge Rutelli -. I clandestini vanno respinti con fermezza. Le vittime della tratta vanno liberate dai loro schiavisti. Il razzismo è una intollerabile violazione dei diritti umani. È un grave limite del nostro dibattito: destre irresponsabili che guadagnano voti con slogan razzisti; alcune sinistre che li perdono con slogan idioti tipo “siamo tutti clandestini”».

Cicchitto, no al razzismo ma nemmeno Italia ventre molle dell'Europa. «Nell'autonomia della politica è un atto dovuto che lo Stato intervenga sulla qualità, sulla quantità e sulle caratteristiche dell'immigrazione nel nostro Paese. Infatti, con la legge Bossi-Fini ed altri provvedimenti la maggioranza ha fatto una scelta di fondo: regolamentare i flussi dell'immigrazione consentita e, conseguentemente, contrastare quella clandestina». Lo spiega Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. «Non c'è nessun sottinteso razzismo in tutto ciò, ma l'obiettivo di evitare che l'Italia diventi il ventre molle dell'Europa, tenendo conto, sia della durezza con cui gestiscono questo problema altri Paesi europei che s'affacciano sul Mediterraneo, come la Francia e la Spagna, sia dei dati che riguardano il tasso di criminalità molto elevato che caratterizza l'immigrazione clandestina. Sottoponiamo questa valutazione con il massimo rispetto, ma anche con la dovuta convinzione, alla Cei, che evidentemente ha tutto il diritto di avanzare le sue riflessioni e poi le forze politiche e il governo nella loro autonomia devono prendersi le loro responsabilità».

Casini: società multietnica significa vivere fuori dalla realtà.
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha commentato le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla società multietnica, poco prima di entrare nella chiesa del Sacro Cuore di Genova Carignano, dove si celebrano i funerali di don Gianni Baget Bozzo scomparso venerdì scorso. «Non so in che mondo viva Berlusconi -ha detto Casini- negare la società multietnica significa vivere fuori dalla realtà. Il problema non è dire no agli extracomunitari o alla società multirazziale che c'è già, ma dire sì ad un'accoglienza alle persone oneste ed essere rigorosi contro i clandestini e i disonesti. Mi sembra -ha aggiunto Casini- che ci sia molta demagogia nella posizione di chi dice no alla società multirazziale che in Italia c'è già. Nel momento -ha concluso Casini- in cui abbiamo un presidente degli Usa con la pelle nera, dire no alla società multietnica, mi sembra di tornare all'età delle caverne».

Cota: difendere la nostra identità. «Oggi più che mai dobbiamo difendere la nostra identità. Noi non vogliamo la società multietnica, nel senso che non vogliamo che quella che è la nostra identità, cioè l'insieme di storie, di costumi e tradizioni, venga cancellata e modificata da chi viene nel nostro territorio e non pensa di fare un processo di integrazione, ma di costruire situazioni di ghetto, di Stato nello Stato, dove pensa di applicare le sue regole». Lo ha dichiarato il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Roberto Cota a Gr Parlamento.

venerdì 8 maggio 2009

Speciale Libia: cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

Speciale Libia: cosa accadrà ai 227 emigranti respinti a Tripoli?

PISTOIA, 7 maggio 2009 - Né a Malta, né a Lampedusa. Sono stati riportati in Libia i 227 emigranti e rifugiati (cittadini di Nigeria, Ghana, Gambia, Costa d'Avorio, Somalia e Mali) – tra cui 40 donne, tre delle quali incinte - soccorsi ieri a circa 35 miglia a sud est di Lampedusa dalle autorità italiane. Dopo una giornata di infruttuose trattative con il governo maltese sulla responsabilità dei soccorsi, l"Italia è riuscita a strappare a Tripoli il consenso per la riammissione in Libia dei naufraghi. Nessuno dei passeggeri è stato identificato, nessuno degli eventuali minori non accompagnati è stato tutelato, nessun rifugiato è stato messo nelle condizioni di chiedere asilo politico, e nessun medico ha verificato le condizioni di salute dei naufraghi. Prassi che sulla terra ferma sono obblighi previsti dalla legge. Ma non in mare aperto, fuori dalle frontiere e dallo stato di diritto. Maroni ha rivendicato quanto accaduto come "un risultato storico" e annunciato che sarà la prassi della prossima stagione di sbarchi. Maroni e l'Italia hanno la memoria corta.

"Le espulsioni collettive di migranti dall'Italia alla Libia costituiscono una violazione del principio di non refoulement. Le autorità italiane non hanno rispettato i loro obblighi internazionali". Era il 14 aprile del 2005 e il Parlamento Europeo adottava una risoluzione di condanna contro le deportazioni collettive con cui il Governo italiano aveva espulso in Libia 1.500 persone intercettate al largo di Lampedusa tra l'ottobre 2004 e il marzo 2005. "Il parlamento europeo - continuava la risoluzione su Lampedusa P6_TA(2005)0138 - è profondamente preoccupato sul destino di centinaia di richiedenti asilo respinti in Libia, dal momento che questo paese non ha firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non ha un sistema d'asilo, non offre garanzie effettive per i diritti di rifugiati, e pratica arresti arbitrari detenzioni e espulsioni".

Un mese dopo, il 10 maggio del 2005, la Corte europea dei diritti umani sospese l'espulsione da Lampedusa di 11 cittadini stranieri sbarcati a marzo e che avevano presentato ricorso. Quattro anni dopo, ciò che ieri era illegale è divenuto regola d'ingaggio dei pattugliamenti di Frontex partiti la settimana scorsa nel Canale di Sicilia.

Adesso però le questioni sono due. La prima: che ne sarà del soccorso in mare, quando la priorità non è più la vita dei naufraghi, ma le trattative sul dove portarli? Maroni presenta i 600 salvataggi fatti dalle nostre unità in acque maltesi come un peccato originale. In realtà fanno onore alla nostra Guardia costiera e alla nostra Marina militare. Perchè questa gente non viaggia su navi di crociera. Ma su vecchi legni malmessi. Tutti ricordino che sono quasi 4.000 le vite umane che il mare di Sicilia si è ingoiato negli ultimi dieci anni! Bene, rischiano di morirne altrettanti ora che la nostra Guardia costiera ha ricevuto l'ordine di non intervenire in alto mare, senza autorizzazione del ministero dell'Interno, previa consultazione-scontro con Malta. Ieri è andata bene perché il mare era calmo. Ma col mare in tempesta e onde altre quattro metri, bastano pochi minuti di ritardo a decidere la morte di centinaia di persone.

La seconda questione è: che cosa succederà ai migranti respinti in Libia? Sappiamo già che sono stati arrestati e detenuti nel carcere di Tuaisha, a Tripoli, fatta eccezione per una donna ricoverata in ospedale dopo sei giorni trascorsi in mare. Adesso, a seconda delle nazionalità, alcuni saranno rimpatriati in pochi giorni (ad esempio verso Tunisia e Egitto), altri saranno tenuti a marcire nelle carceri libiche per mesi, o per anni. In che condizioni? Lo scriviamo da tre anni. Per l'ennesima volta vi riproponiamo i nostri esclusivi reportage. Nella speranza che la stampa ne faccia buon uso, anziché continuare a leccare le scarpe ai ministri.

I nostri reportage
Guantanamo Libia. I nuovi gendarmi dell'Italia
Pattuglie nel deserto libicoLa porta di ferro è chiusa a doppia mandata. Dalla piccola feritoia si affacciano i volti di due ragazzi africani e un di egiziano. L'odore acre che esce dalla cella mi brucia le narici. Chiedo ai tre di spostarsi. La vista si apre su due stanze di tre metri per quattro. Vedo 30 persone. Sul muro hanno scritto Guantanamo. Ma non siamo nella base americana. Siamo a Zlitan, in Libia. E i detenuti non sono presunti terroristi, ma immigrati arrestati a sud di Lampedusa

Frontiera Sahara. I campi di detenzione nel deserto libico
Stipati come animali, dentro container di ferro. Così gli immigrati arrestati in Libia vengono smistati nei centri di detenzione nel deserto libico, in attesa di essere deportati. Siamo i primi giornalisti autorizzati a vederli. Le condizioni dei centri sono inumane. I funzionari italiani e europei lo sanno bene, visto che li hanno visitati. Ma si astengono da ogni critica, alla vigilia dell'avvio dei pattugliamenti congiunti

Reportage dalla Libia: siamo entrati a Misratah
Vista del cortile del campo di MisratahDi notte, quando cessano il vociare dei prigionieri e gli strilli della polizia, dal cortile del carcere si sente il rumore del mare. Sono le onde del Mediterraneo, che schiumano sulla spiaggia, a un centinaio di metri dal muro di cinta del campo di detenzione. Siamo a Misratah, 210 km a est di Tripoli, in Libia. E i detenuti sono 600 richiedenti asilo politico eritrei, arrestati al largo di Lampedusa o nei quartieri degli immigrati a Tripoli

E poi le nostre inchieste:
Libia: arrestati i superstiti del naufragio, sono a Tuaisha
"Così le navi di Frontex ci respinsero in Libia"
Dall'Unione europea 20 milioni alla Libia contro l'immigrazione
Libia: ecco le foto dei campi di detenzione
La Libia cerca immigrati in Asia, mentre l'Oim pensa ai rimpatri
Libia: ecco il testo dell'accordo segreto con l´Italia
Italia-Libia: Berlusconi firma l'accordo. Presto i pattugliamenti
Italia - Libia: Prodi firma l'accordo per il pattugliamento congiunto
Marocco: le testimonianze degli harragas arrestati in Libia

Per testimonianze audio potete scaricare questo file
Libia: esclusiva intervista con i rifugiati detenuti a Zawiyah

venerdì 24 aprile 2009

Sale nero. Cinque storie clandestine...Loiero Valentina

Titolo Sale nero. Cinque storie clandestine
Autore Loiero Valentina
Prezzo
Sconto 50%
€ 6,75
(Prezzo di copertina € 13,50 Risparmio € 6,75)
Prezzi in altre valute
Dati 2007, 164 p., brossura
Editore Donzelli (collana Interventi)

Loiero Valentina
Il difficile percorso di una giornalista del Tg5 che inizialmente per caso e quasi controvoglia è costretta a raccontare i viaggi, le storie, i drammi di un'umanità invisibile, eppure tanto vicina. Le storie di traversate e naufragi che diventano man mano drammi vissuti in prima persona da chi era lì per tenere il conto degli sbarchi e finisce travolta da una tempesta di emozioni, quando mese dopo mese quei numeri diventano volti e quindi vite. Sullo sfondo, le mille contraddizioni di Lampedusa: paradiso delle vacanze che gli abitanti vorrebbero proteggere a tutti i costi dai "turchi", da coloro cioè che potrebbero rappresentare un pericolo per il turista. Sullo sfondo anche l'altra sponda: la Libia e i suoi trafficanti. Non solo storie ma anche riflessioni e analisi su un fenomeno in evoluzione.
fonte

giovedì 23 aprile 2009

La falsa assistenza umanitaria ai dannati del Pinar

La falsa assistenza umanitaria ai dannati del Pinar

Sono 145 esseri umani, trattati come fantasmi per oltre quattro giorni. Migranti, persone fuggite dalla Nigeria, dal Ghana, dalla Liberia, da un’Africa sempre più affamata e dimenticata.

migrantiI fuggitivi dalla povertà e dalla guerra erano alla deriva su due barconi fino a quando l’equipaggio del mercantile turco Pinar non li ha imbarcati, giovedì scorso. Le offerte delle compagnie aeree o per il noleggio delle autovetture prevedono i week end tutto compreso. Per i migranti questa ennesima ed oscena rappresentazione di razzismo ed insensibilità umana sono stati un normale week end di paura e di morte.

Il governo maltese e quello italiano si sono impegnati a fondo nel gioco dello scaricabarile, mentre sulla nave uomini e donne con quasi nulla da bere e mangiare, erano immobili nel Mediterraneo ad aspettare che uno dei due governi cedesse, permettesse loro di toccar terra e vivere.

Esceth Ekos, una ragazzina nigeriana di 18 anni non ce l’ha fatta e con lei il suo bambino non ancora nato. Il suo corpo di donna incinta e rimasto abbandonato, secondo alcune cronache, coperto da sacchi di plastica neri della spazzatura, su una scialuppa trainata dal mercantle e straziata da gabbiani diventati avvoltoi.

Per chi non ha mai visto una piccola nave piena di profughi è difficile capire. Impossibile immaginare il fetore misto alla paura, gli occhi persi di gente che in gran parte non ha mai visto il mare, il dolore, le vosi ed il lamento di persone che altro non hanno se non una disperata voglia di sopravvivere e pochi stracci portati da chissà dove.

Il Pinar era stato avvertito della presenza di naufraghi dalle autorità maltesi, che però non hanno accettato di farli sbarcare sull’isola. L’Italia non è stata da meno ed è cominciato il ‘braccio di ferro’ durato oltre 120 orribili ore.

I ministri, dal caldo comodo dei loro uffici a Roma e La Valletta, hanno litigato a lungo per chi dovesse prendersi la responsabilità di quegli ‘extracomunitari inutili’. Il governo italiano, impegnato nell’epica lotta per tenere in vita artificiale pazienti in coma irreversibile, di fronte al dramma in diretta di vivi reali ha tergiversato.

Solo dopo che dei medici saliti a bordo hanno diagnosticato alcuni casi di varicella e trovato alcune persone con febbre alta ed altre disidratate e infreddolite e che la Chiesa agrigentina, diverse organizzazioni umanitarie e l’Unhcr hanno alzato la voce il ministro Maroni e Berlusconi hanno dovuto cedere. Le elezioni sono vicine ed atre morti non sarebbero state una buona immagine.

Ieri mattina l’ambasciatore italiano a Malta Paolo Trabalza ha incontrato il ministro degli Esteri maltese Tonio Borg che ha definito lo scontro diplomatico con l’Italia un “disguido tra amici”, esprimendo l’auspicio che i due Stati possano continuare a discutere “per trovare soluzioni comuni ed evitare incidenti come questo”. “L’Italia si è fatta carico dei propri doveri umanitari, reclamando, nel contempo l’intervento dell’Unione europea affinchè vicende simili non accadano più”, ha detto il ministro della giustizia Angelino Alfano. “È importante che l’Unione europea - ha aggiunto - prenda posizione perchè l’Italia non può farsi carico, oltre che delle proprie responsabilità, anche di quelle degli altri Paesi”.

Le operazioni di sbarco sono avvenute in più riprese. Il Pinar è arrivato ieri all’alba nelle acque di Porto Empedocle. Il pattugliatore La Malfa della Guardia di Finanza ha portato a terra in mattinata trenta persone, mentre altri 90 sono stati prelevati dalla corvetta Danaide della Marina Militare. Altri 20 erano stati trasferiti a Lampedusa già domenica notte e con loro c’era il corpo di Esceth.

L’assistenza a terra è stata molto criticata, perchè mentre per alcuni si è immediatamente provveduto alle cure del caso, per altri erano pronti gli autobus per lo smistamento. Secondo il questore di Agrigento Girolamo di Fazio sono stati portati nel Cpr di Pian del Lago a Caltanissetta.

“Chiedo che agli sventurati che riescono a raggiungere le coste siciliane sia garantito un trattamento che rispetti i parametri minimi di umanità e di civiltà” ha detto il Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, quando ha saputo che “gli 84 migranti sbarcati dalla motonave Pinamar e portati a Porto Empedocle con la nave Danaide della Marina Militare non avrebbero sostato nella tensostruttura di primissima accoglienza allestita dalla Protezione civile regionale nella zona portuale”.

In una ricostruzione della presidenza della regione Sicilia si dice che “all’arrivo della nave Danaide, inspiegabilmente, le autorità di Polizia, nonostante la disponibilità di uomini, mezzi e attrezzature della Regione, ha deciso di inviare il gruppo di migranti, direttamente ai centri di accoglienza ministeriali”. Il primo contingente di 20 migranti, arrivato a bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza, aveva invece sostato nella tensostruttura”.

Sempre secondo la nota, “grazie agli operatori ed ai volontari della Protezione civile era stato possibile rifocillare i profughi, permettere loro di indossare abiti puliti, di utilizzare veri servizi igienici e lavarsi, dopo la loro terribile esperienza al largo delle coste maltesi. Solo a quel punto, dopo le visite mediche e i primi accertamenti di polizia, i migranti sono stati accompagnati nei centri predisposti dal ministero degli Interni”.

Il leghista Maroni, come sempre si è distinto per l’insensibilità verso i migranti: “Malta prende contributi come tutti i Paesi per fare interventi che dobbiamo fare noi: da questo momento intendiamo, con rigore e senza eccezioni, applicare le regole”. Il ministro ha aggiunto: “Ragioni di carattere umanitario ci hanno indotto ad accogliere questi immigrati, ma la posizione non cambia: noi siamo molto fermi su questo, pretendiamo che la Commissione Europea intervenga per far rispettare le regole a tutti e non intendiamo più andare a occuparci di questi problemi nelle acque di competenza di altri. Per evitare contenziosi che mettono di mezzo persone che non c’entrano nulla serve un intervento della Commissione Europea, è quello che chiediamo, perchè tutti rispettino gli impegni che si sono presi”.

Da parte sua la Commissione Europea non intende entrare nel gioco della caccia ai colpevoli ma vuole lavorare con tutti i paesi interessati, Italia e Malta in primo luogo, per trovare “una soluzione strutturale” ad un problema che rappresenta una grande sfida. Il portavoce della Commissione Europea, Joannes Laitenberger, ha commentato così i fatti, esprimendo il sollievo di Bruxelles nell’apprendere la notizia che i migranti hanno finalmente trovato accoglienza.

L’esponente europeo, dopo aver espresso apprezzamento per il comportamento dell’equipaggio, si è rammaricato del fatto che la soluzione del problema sia arrivata cos’ tardi. La Commissione non intende entrare nel gioco della ricerca delle responsabilità ed è in costante contatto con le autorità italiane e maltesi e riconosce che Roma e La Valletta hanno un importante problema rappresentato dagli sbarchi di migliaia di migranti e per questo si lavorerà insieme per trovare soluzione.

Il commissario Ue alla Giustizia, Jacques Barrot, ha ringraziato l’Italia per l’accoglienza data agli immigrati del cargo Pinar e sulle eventuali responsabilità di Malta nella vicenda ha spiegato: “Devo riconoscere che Malta ha 400mila abitanti e un territorio limitato e anche i maltesi sono dunque in una situazione impossibile”, che rende complicato accogliere altre persone.

“Comprendo le inquietudini di entrambi i Paesi - ha aggiunto il commissario - perchè tutti e due, in particolare Malta, soffrono questi arrivi massicci”. Per Barrot, poi, non è facile accertare le responsabilità nella vicenda Pinar: “Il diritto marittimo internazionale non è semplice da interpretare, stabilisce che bisogna portare le persone a rischio di naufragio nel porto più vicino ma dove le condizioni di accoglienza sono accettabili”. Ma su questo, ha aggiunto, “evidentemente Malta e l’Italia avevano entrambe le loro obiezioni”.

FONTE

venerdì 23 gennaio 2009

A LAMPEDUSA NON RISPETTATI DIRITTI UMANI

23-01-09 IMMIGRATI: FRANCESCHINI(PD), A LAMPEDUSA NON RISPETTATI DIRITTI UMANI
(ASCA) - Roma, 23 gen - ''Ci sono due emergenze che ho incontrato visivamente a Lampedusa: da una parte e dall'altra della cancellata del centro di accoglienza. Fuori, la rabbia civile degli abitanti di Lampedusa, che vedono scaricati sulla loro piccola isola tutti i problemi dell'immigrazione clandestina verso l'Italia e l'Europa; dentro, le condizioni disumane in cui sono tenuti i disperati arrivati qui dopo un viaggio in cui hanno conosciuto violenza, sfruttamento, miseria e in molti casi anche morte''. E' questa la testimonianza del vicesegretario del Partito Democratico, Dario Franceschini al termine della visita, con una delegazione del Pd, al Centro di accoglienza per gli immigrati a Lampedusa.Franceschini parla di un centro che puo' contenere al massimo,800 persone e dove, invece, oggi sono ''accatastate'' oltre 1.500 persone.''Quello che ho visto non ha a che fare solo con le politiche dell'immigrazione, ma prima di tutto con il piu' elementare rispetto dei diritti umani. L'affollamento del centro non e' frutto di sbarchi imprevisti - aggiunge l'esponente Pd - ma della scelta ideologica del governo di destra e del ministro Maroni''.''Quello che ho visto oggi - conclude - non e' degno di un Paese che ha la cultura giuridica del rispetto della legge e i valori della solidarieta' nella sua storia e nel suo Dna.Una vergogna''.

FONTE

mercoledì 21 gennaio 2009

UN slams Italy over migrant centre

2009-01-21 15:02
UN slams Italy over migrant centre
Overcrowding on Lampedusa as immigrants await repatriation
(ANSA) - Rome, January 21 - The United Nations refugee agency UNHCR on Wednesday slammed Italy for allowing ''unsustainable'' overcrowding at a migrant centre on the southern island of Lampedusa.

After another boatload of illegal immigrants arrived on the island in the early hours of the morning, the number of people crammed into the 850-bed centre rose to 1,850, most of whom are forced to sleep outside.

''The overcrowding results above all in the standards of assistance for immigrants being lowered,'' said UNHCR regional spokesperson Laura Boldrini.

''But there is a risk that the situation could deteriorate further, putting at risk the safety of the migrants and asylum seekers, humanitarian workers, doctors and people in charge at the centre''.

Boldrini called for the overcrowding problem to be resolved as soon as possible, especially in view of rising protests from Lampedusa residents.

''Their concerns are understandable, but migrants and asylum seekers cannot be made the scapegoats in this situation,'' she said.

Under a new measure introduced by Interior Minister Roberto Maroni last month, all new arrivals must remain on the island before being identified and repatriated. In the past, immigrants have been transferred to other centres on mainland Italy, but under the measure only immigrants recognised as asylum seekers can be moved.

A number of Egyptian immigrants have so far been repatriated thanks to an accord with Cairo facilitating such transfers, but Italy lacks similar deals with other countries.

Immigrants from Tunisia, Nigeria, Somalia and Eritrea are currently stuck at the centre.

Lampedusa Mayor Bernardino De Rubeis on Wednesday appealed to Premier Silvio Berlusconi to resolve the situation and also called on Pope Benedict XVI to pray for ''the illumination of Maroni's mind''.

''I think Maroni is confused. He can't repatriate immigrants when their provenance isn't clear, and he can't repatriate people when accords do not exist. He risks repatriating people who are fleeing from war to other countries,'' he said.

De Rubeis also stressed that the islanders were against Maroni's plans to build an 'identification centre' on Lampedusa to facilitate the repatriation process.

''We want to be welcoming towards these desperate people but we will not accept prisons nor expulsion centres,'' he said.

The Lampedusa centre's chief, Cono Galipo', said Tuesday that he was ''seriously worried'' about the situation.

''Until now we've been able to cope with the emergency by inventing temporary solutions like the use of tents, but if there are any more landings we won't know where to put them,'' Galipo' said.

The head of the interior ministry's civil liberty department, Mario Morcone, arrived on Lampedusa to review the emergency on Wednesday.

BARROT TO VISIT LAMPEDUSA.

European Justice Commissioner Jacques Barrot announced on Wednesday that he will visit the centre in the coming months.

Last week Maroni appealed to European Union interior ministers to introduce EU accords with immigrants' countries of origin to speed up the repatriation process.

Maroni has also promised to iron out areas of contention in a deal between Italy and Libya that will give the go-ahead to joint patrols of the Libyan coastline to prevent boats setting out by the end of January.

According to United Nations Refugee Agency figures, some 36,000 people landed on Italian coasts last year - a 75% increase compared to 2007 figures.

The statistics reveal that Italy took more than half of the 67,000 immigrants who arrived by sea in Europe last year.

The majority of Italy's illegal immigrants - around 31,000 - arrived on the island of Lampedusa, which is closer to the north African coast than the Italian mainland.

UNHCR said around 75% of the arrivals ask for asylum, and 50% are recognised as refugees.
SOURCE

Naufragio di immigrati Ventisei sono dispersi

Naufragio di immigrati Ventisei sono dispersi

Naufragio di immigrati
Ventisei sono dispersi

TUNISI - L’ennesima carretta del mare era partita alla volta dell’Italia, la “terra promessa” per migliaia di africani. Ma il tragitto è stato tanto breve quanto tragico. L’imbarcazione, che trasportava 35 tunisini, ha fatto naufragio verso le 4 del mattino di ieri, davanti a una spiaggia della Marsa, località a 20 chilometri da Tunisi. Ventisei i dispersi. Nove persone si sono salvate, quattro sono state soccorse, le altre hanno raggiunto la spiaggia a nuoto. Ieri si è registrato intanto un nuovo maxisbarco a Lampedusa. Un aereo militare ha avvistato un barcone con 203 migranti a 21 miglia dall’isola e ha fatto scattare i soccorsi. Gli extracomunitari sono stati trasferiti nel centro di prima accoglienza, dove vivono più di 1500 persone. City

20 gennaio 2009
FONTE
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venerdì 21 novembre 2008

La rabbia di un sogno disperato

La rabbia di un sogno disperato
di Achille della Ragione


Ogni anno il Mediterraneo, l'antico mare nostrum che era circondato da popoli con eguali diritti, assiste impassibile alla morte violenta per annegamento di migliaia di giovani vite, spinte ad attraversarlo per fuggire dalla povertà, dalla guerra, dalla fame, dalla disperazione.
Mentre noi, nonostante la crisi economica ci adagiamo sul superfluo, a loro manca l'indispensabile e niente e nessuno potrà fermare questi drammatici viaggi di fortuna a bordo di sbrindellati barconi guidati da avidi negrieri.

L'isola italiana di Lampedusa, proiettata nelle acque africane, non è più una meta di sogno per turisti alla page, che volevano, anche di inverno, godere della dolcezza di un clima temperato, di panorama mozzafiato, di acque cristalline e di spiagge incontaminate, oggi essa rappresenta l'inferno dei vivi dove approdano gli ultimi della Terra.
Spesso questi sventurati giungono a riva annegati, gonfi ed irriconoscibili, sfigurati dai morsi che fanno scempio dei volti. A volte giungono solo le scarpe spugnate o brandelli di vestiti, perché i corpi hanno pagato il loro feroce tributo al dio Nettuno.

Anche visitare i gommoni sequestrati o abbandonati e portati a riva dalle onde è uno spettacolo raccapricciante: pacchetti di sigarette vuoti, spazzole per capelli, qualche foto sbiadita, bottigliette di sciroppo semivuote per placare gole arrossate dal freddo, banconote di piccolo taglio con la faccia ineffabile di Gheddafi, il dittatore trionfante ed insensibile al destino del suo popolo e di tutti gli africani.

Un tentativo di soluzione di questa diaspora di dimensioni bibliche è unicamente nelle mani dell'Europa, che deve assurgere al ruolo di garante del diritto internazionale e di un'economia impregnata di morale e di etica.

Non si deve favorire in nessun modo l'avvento al potere di dittatori corrotti e sanguinari, che guadagnano cifre stellari dalla vendita all'Occidente di petrolio e di gas senza curarsi del benessere dei propri sudditi. Molti degli Stati dai quali provengono questi derelitti mandati allo sbando sono ricchi oltre misura di risorse naturali sempre più richieste.

Necessita da parte di politici di buona volontà una vera e propria rivoluzione culturale, portando lavoro in Africa e non più gli africani in Europa, pena il nostro stesso destino che rischia di precipitare nel baratro di un'invasione incontrollabile.

Fino a quando il reddito di intere popolazioni sarà di un dollaro al giorno non vi sarà futuro tranquillo né per l'Europa, né per l'America.
Non servirà a nulla erigere barriere fisiche, pattugliare le coste, innalzare mura infinite ai confini nazionali; ci saranno sempre più uomini e donne disperati che rischieranno la vita per non continuare a vivere nell'umiliazione e nella fame
.

venerdì 31 ottobre 2008

A un anno dal naufragio, Vendicari ricorda

L'osservatorio sulle vittime dell'immigrazione

FORTRESS EUROPE

http://fortresseurope.blogspot.com

presenta

A un anno dal naufragio, Vendicari ricorda

SIRACUSA – Era la notte del 28 ottobre 2007. Un naufragio nelle acque siracusane causò la morte di 17 migranti. Egiziani e palestinesi. I loro corpi vennero ritrovati nei giorni successivi sulle spiagge tra Marzamemi e contrada San Lorenzo. A un anno di distanza, e assieme ai familiari delle vittime, Vendicari ricorda la tragedia. Per non dimenticare queste e le decine di migliaia di altre vittime dell'immigrazione in un Mediterraneo che è diventato una grande fossa comune.

L'appuntamento è per sabato primo novembre 2008, alle ore 15:00, nella città di Noto (Siracusa), da dove partirà un corteo funebre diretto verso la spiaggia di Vendicari. Il punto di ritrovo è Villa Noto, a Porta Reale. Come gesto simbolico, ogni auto porterà appese un paio di scarpe. Alla cerimonia sul mare parteciperanno i familiari delle vittime, l'imam Mufid, il musicista Ramzi Harrabi e la scrittrice Heike Brunkhorst.

Più tardi, alle ore 18:00, ci sarà un dibattito sull'immigrazione, nella Sale Dante del Teatro Comunale di Noto, piazza XXVI Maggio. Interverranno i familiari delle vittime ed i superstiti del naufragio di Vendicari, Gabriele Del Grande (giornalista), Paola Ottaviano (avvocato), Roman Herzog (documentarista) e la scrittrice Heike Brunkhorst (scrittrice).

In contemporanea si celebreranno altre due giornate della memoria delle vittime dell'immigrazione. A Tarifa, in Spagna, e a Larache, in Marocco. Il primo novembre 1988 infatti avvenne il primo naufragio conosciuto di una barca di immigrati nel Mediterraneo, nello stretto di Gibileterra. Dal 1988 secondo Fortress Europe (http://fortresseurope.blogspot.com) le vittime dell'immigrazione verso l'Europa sono almeno 13.228, di cui 3.118 solo nel Canale di Sicilia.

Per maggiori informazioni: http://fortresseurope.blogspot.com

Per contattare gli organizzatori: 320 74 24 735



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domenica 14 settembre 2008

ETIOPIA-LIBIA-ITALIA


L'osservatorio sulle vittime dell'immigrazione
FORTRESS EUROPE


http://fortresseurope.blogspot.com

presenta



COME UN UOMO SULLA TERRA

Dal 2003 Italia ed Europa chiedono alla Libia di fermare i migranti africani. Ma cosa fa realmente la polizia libica? Cosa subiscono migliaia di uomini e donne africane? E perchè tutti fingono di non saperlo?



Per la prima volta in un film, la voce diretta dei migranti africani sulle brutali modalità con cui la Libia controlla i flussi migratori, su richiesta e grazie ai finanziamenti di Italia ed Europa.



Una produzione Asinitas Onlus in collaborazione con ZaLab



Dag studiava Giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell'inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto nelle violenze dei contrabbandieri e nelle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Sopravvissuto alla trappola Libica, Dag è riuscito ad arrivare via mare in Italia, a Roma, dove ha iniziato a frequentare la scuola di italiano Asinitas Onlus punto di incontro di molti immigrati africani coordinato da Marco Carsetti e da altri operatori e volontari. Qui ha imparato non solo l'italiano ma anche il linguaggio del video-documentario. Così ha deciso di raccogliere le memorie di suoi coetanei sul terribile viaggio attraverso la Libia, e di provare a rompere l'incomprensibile silenzio su quanto sta succedendo nel paese del Colonnello Gheddafi.



IN ANTEPRIMA NAZIONALE

16 settembre 2008, ore 18:00 - Teatro dal Verme - Milano a cura di MilanoFilmFestival 2008 con la presenza di Moni Ovadia

23 settembre 2008, ore 20.30 – Nuovo Cinema Aquila - Roma a cura di
TekFestival
– Roma, con la speciale presenza di Goffredo Fofi e Ascanio Celestini

Dal 24 al 28settembre 2008 – Isola di Salina, in concorso al SalinaDocFestival



Per maggiori info e per vedere il trailer del film: http://comeunuomosullaterra.blogspot.com



Contatti per la stampa: Andrea Segre (regista e produttore per ZaLab) – 389.6747891
Marco Carsetti (produttore per Asinitas Onlus) - 340.0573209




sabato 13 settembre 2008

SBARCHI....IMMIGRATI

Immigrati, sbarchi a Lampedusa e nel Siracusano
Brindisi: clandestino muore soffocato in un camion

Clandestini (Alessandro Fucarini - Ap)

LAMPEDUSA (12 settembre) - Un gommone in avaria con a bordo 65 immigrati clandestini è stato soccorso questa notte, a circa 50 miglia da Lampedusa, da un mezzo della guardia costiera. Dopo le operazioni di trasbordo, la motovedetta si è diretta verso il porto dell'isola.

20 clandestini a Portopalo. Altri 20 extracomunitari sono sbarcati, intorno all'una di notte, a Portopalo di Capo Passero, nel siracusano. Gli immigrati erano a bordo di un gommone alla deriva, quando sono stati intercettati da una motovedetta della capitaneria di porto.

In 47 arrivano a Lampedusa. Un gommone alla deriva con 47 immigrati a bordo è stato soccorso stamattina dalla guardia di finanza a 40 miglia a sud di Lampedusa. Gli extracomunitari, tutti uomini e in buone condizioni di salute, sono stati trasbordati sui mezzi dei finanzieri che si stanno dirigendo verso l'isola.

Clandestino morto a Brindisi. Un immigrato clandestino di nazionalità non ancora accertata è morto nel cassone di un autotreno nel quale si era nascosto, insieme con altre due persone, per entrare illegalmente in Italia. L'automezzo era imbarcato sul traghetto Ionian queen giunto stamani a Brindisi dallo scalo greco di Igoumenitsa. L'uomo è morto apparentemente per asfissia. Gli altri due clandestini sono in discrete condizioni. La scoperta è stata fatta dal personale della guardia di finanza e della polizia di frontiera nel corso del consueto giro di perlustrazione sulla nave, che aveva appena attraccato, prima che agli automezzi venisse dato il permezzo per sbarcare. I clandestini sono stati scoperti dopo che si sono sentiti dei colpi provenire dall'interno di un tir.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=30895&sez=HOME_INITALIA

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mercoledì 10 settembre 2008

Asylum seekers protesting in Rome




Oggi 10/09/2008 richiedenti di asilo politico provenienti soprattutto dall'Etiopia, Somalia e dalla Nigeria protestano contro la lunghezza della procedura per ottenere il permesso di soggiorno e di lavoro in Italia e contro le condizioni disumane dei "Centri di accoglienza" in cui vivono. Donne i gravidanza, bambini e uomini hanno marciato da Castelnuovo di Porto a Roma (Via Mazzini)per circa 49 km..
La televisione ha riportato la notizia puntando l'attenzione sul traffico bloccato sulle strade consolari romane .
Today 10/09/2008 Ethiopian, Somalian and Nigerian asylum seekers are protesting against the lenght of procedures to get a staying and work permit in Italy and against inhuman conditions of "Centri di accoglienza" where they live. Pregnant women, children and men marched from Castelnuovo di Porto (at the outskirts of Rome) to the center of Rome, for 49 km.
Media reported the episode striving at the fact that the protest was causing hold up on roman main roads.

giovedì 4 settembre 2008

lampedusa clandestini

MOLTO SCONSIGLIIATO
A DANGEROUS AND DEADLY ADVENTURE

giovedì 28 agosto 2008

Tragedia a Malta


Nuova tragedia nel Canale di Sicilia. Recuperati solo otto superstiti
Tra i clandestini finiti in mare anche quattro donne incinte ed un bambino

Immigrazione, tragedia a Malta
Naufraga un gommone: 70 morti

La Guardia Costiera dell'isola:"Soccorsi difficili, andiamo alla cieca"


Immigrazione, tragedia a Malta Naufraga un gommone: 70 morti
LA VALLETTA (MALTA) - Nuova tragedia a largo della costa maltese: 70 clandestini risultano dispersi, mentre otto sono stati recuperati dal motopesca "Madonna di Pompei", a circa 40 miglia a Sud dell'isola. I superstiti, che adesso si trovano nel centro di detenzione di Safi, in un primo momento avevano parlato di 18 compagni finiti in mare e non ritrovati, ma in seguito agli interrogatori è emerso che a bordo del gommone ci sarebbero state 78 persone, tra cui forse otto donne, quattro delle quali incinte, e un bambino.

L'odissea. Dal racconto dei sopravvissuti emerge che il viaggio della speranza ha preso il via dalla coste libiche nove giorni fa, e che nell'ultima settimana i clandestini sono rimasti senza cibo. A causa del mare forza sei, il gommone su cui viaggiavano ha inoltre perso il motore ed è rimasto in balia delle onde: molti extracomunitari sono stati sbalzati fuori dall'imbarcazione o sono morti di stenti.

Le ricerche. Sul posto del recupero le forze armate maltesi hanno inviato due motovedette e un aereo, ma le ricerche sono rese difficili dalle condizioni del mare. "Stiamo facendo tutto il possibile per trovarli - ha dichiarato il generale Carmel Vassallo - Abbiamo risposto subito alla chiamata di soccorso fatta dall'equipaggio del motopesca Madonna di Pompei ed inviato una motovedetta per intercettare i superstiti e portarli verso terra". Il generale prosegue spiegando la difficoltà di trovare il luogo in cui il gommone ha iniziato a imbarcare acqua: "I naufraghi non sono marinai, non hanno modo di indicare il luogo preciso e cercare senza direzioni è come cercare alla cieca".
L'Onu. Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, parla di una tragedia: "Se i numeri fossero confermati, sarebbe una tragedia del mare equiparabile, per il numero delle perdite, a un disastro aereo. Ai sopravvissuti degli incidenti aerei si forniscono cure mediche e supporto psicologico; mentre ai migranti e ai richiedenti asilo non si applica la stessa prassi. Ci auguriamo - chiude la Boldrini - che le ricerche dei dispersi continuino in modo da poter restituire almeno i corpi ai familiari".
I numeri. Secondo le statistiche, nel 2007 circa 1.700 immigrati sono arrivati a Malta. Medici senza frontiere ha recentemente fatto riferimento a un bilancio di 380 clandestini morti nel Canale di Sicilia durante i primi sei mesi di quest'anno, dopo i 500 nel 2007. Per l'associazione Fortress Europa dal 1988 il bilancio nel tratto di mare tra Sicilia e Tunisia sarebbe di 12.566 Morti e di 4.646 dispersi.


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