sabato 7 luglio 2012

Immigrati, chi denuncia lo sfruttatore potrà avere il permesso di soggiorno

Immigrati, chi denuncia lo sfruttatore
potrà avere il permesso di soggiorno

Il governo adotta norme con profonde innovazioni per la nuova legge sull'immigrazione. In particolare quella per combattere il caporalato che premia la denuncia con la regolarizzazione. Norma transitoria per i datori di lavoro per mettersi in regola

di VLADIMIRO POLCHI ROMA – Pene più severe per chi assume e sfrutta un immigrato irregolare. Permesso di soggiorno per sei mesi allo straniero vittima di "grave sfruttamento" che denuncia il suo datore di lavoro. Due norme che promettono di migliorare la vita dei migranti. Ma è la terza, la norma transitoria, che annuncia di rivoluzionare il destino di molti: la sanatoria per chi mette in regola il dipendente extracomunitario, stipulando finalmente un contratto alla luce del sole. E' questo il risultato del decreto legislativo che il Consiglio dei ministri oggi ha approvato in via definitiva.

Via libera alla direttiva europea. Il decreto approvato su proposta del ministro per gli Affari europei e del ministro del Lavoro, recepisce finalmente la normativa comunitaria in materia: la direttiva europea (2009/52/CE)  sulle "norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare". Nel nostro Paese impiegare chi non è in regola col permesso di soggiorno è già un reato previsto dalla legge Bossi-Fini e punito con l'arresto da tre mesi a un anno e una multa di cinquemila euro per ogni lavoratore impiegato. Ora le pene si fanno più severe: sanzioni aumentate, in particolare, se i lavoratori occupati sono più di tre, se sono minori in età non lavorativa o se sono sottoposti a condizioni di "pericolo".

Il permesso a chi denuncia. Non solo: l'immigrato, vittima di casi di "grave sfruttamento", che denuncia il suo datore di lavoro, potrà avere un permesso di soggiorno della durata di sei mesi, rinnovabili. E ancora: il decreto nei fatti potrebbe dare il via libera a una piccola sanatoria. Una norma transitoria permette, infatti, al datore di lavoro di "pentirsi" (entro una finestra temporale che si aprirà dopo la pubblicazione delle nuove norme) e denunciare i propri dipendenti irregolari. Stipulando contratti di lavoro e, dunque, avviando anche in questo modo il processo di regolarizzazione.

La regolarizzazione. Il ministro Andrea Riccardi qualche mese fa, ha infatti espresso l'opinione che fosse necessario accompagnare l'applicazione delle nuove norme con una breve fase transitoria che preveda la possibilità di un "ravvedimento operoso" per il datore di lavoro, permettendo allo stesso di adeguarsi in tempi congrui alla nuova disciplina, previo pagamento di una somma, per evitare sanzioni più gravi. Le Commissioni parlamentari della Camera (24 maggio 2012) e del Senato della Repubblica (4 e 5 giugno 2012) nel formulare il loro parere sullo schema di decreto legislativo hanno espresso a larga maggioranza la volontà di prevedere questa fase transitoria. I tecnici dei Ministeri interessati stanno ora lavorando per ultimare i dettagli. Si parla di una sanzione intorno ai 1.000 euro, oltre ai mancati pagamenti degli oneri fiscali, previdenziali ed assistenziali.
 
(06 luglio 2012)

martedì 8 maggio 2012

MUSLIMS IN ROME PROTEST AGAINST PERSECUTION OF CHRISTIANS IN NIGERIA


Nigeria: musulmani domani a Roma fiaccolata contro persecuzioni cristiani

ultimo aggiornamento: 08 maggio, ore 14:54


Roma, 8 mag. - (Adnkronos/Aki) - I giovani musulmani della Comunita' Religiosa islamica italiana (Coreis) parteciperanno domani alla fiaccolata contro le persecuzioni nei confronti dei cristiani in Nigeria che si terra' a Roma. Lo ha annunciato in una nota l'imam Yahya Pallavicini, vice presidente della Coreis. "Ringrazio il presidente della Comunita' Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, per l'invito alla fiaccolata di solidarieta' promossa dalla Comunita' di Sant'Egidio e dall' Ucei (Unione delle Comunita' Ebraiche d'Italia) per domani a Roma", ha affermato Pallavicini.

martedì 1 maggio 2012

Borseggiatori in azione, 6 arresti

Roma - Ponte del 1^ maggio: arrestati 6 borseggiatori in poche ore

Comando Provinciale di Roma

30/04/2012 Ore 13:55
Nelle ultime ore 6 sono i manolesta arrestati dai Carabinieri del Gruppo di Roma colti a mettere le mani nelle tasche e nelle borse di cittadini e turisti in visita nella Capitale, in occasione del ponte del 1° maggio. Si tratta di cittadini stranieri per lo più dell'est europeo, di età compresa tra i 29 e i 47 anni e già noti alle Forze dell'Ordine. La prima a finire in manette è stata una cittadina bosniaca di 29 anni, appartenente a campo nomadi di via Aurelia, arrestata dai Carabinieri della Stazione Roma San Lorenzo in Lucina sorpresa all'interno di un vagone della linea "A" della metropolitana all'altezza della fermata "Spagna" dopo aver sfilato il portafogli ad un turista tedesco. Poco dopo è stata la volta di due cittadini algerini, rispettivamente di 36 e 41 anni, fermati dai militari della stazione di Roma Vittorio Veneto subito dopo aver sfilato un i-phone ad un turista che viaggiava a bordo di un bus della Capitale. Una 36enne ed un 39enne, entrambi cittadini romeni e nella capitale senza fissa dimora sono stati arrestati dai Carabinieri della Stazione Roma Vittorio Veneto che li hanno sorpresi a bordo di un bus all'altezza del Colosseo dopo aver rubato il portafogli ad un turista polacco. Il protagonista dell'ultimo episodio è stato un cittadino romeno di 32 anni, arrestato sempre dai Carabinieri della Stazione Roma Vittorio Veneto che l'hanno sorpreso dopo aver alleggerito del portafogli un turista americano all'interno di un vagone della linea "A" della metropolitana, all'altezza della fermata "Repubblica". I 6 borseggiatori arrestati sono a disposizione dell'Autorità Giudiziaria in attesa del rito direttissimo e dovranno rispondere di furto aggravato mentre la refurtiva recuperata dai Carabinieri è stata restituita ai turisti.
http://www.carabinieri.it/Internet/Cittadino/Informazioni/ComunicatiStampa/2012/Aprile/20120430_135500.htm

sabato 7 aprile 2012

.......WOODCOCK......Bravo !!!!

La carriera di H.J. Woodcock, il pm delle inchieste spettacolari

Sono tre le procure che indagano sulle presunte malversazioni della tesoreria leghista: Milano, Reggio Calabria e Napoli. Quella di Napoli è un’inchiesta nata nel 2011 ed è a sua volta un’appendice di altre indagini, aperte sulle presunte tangenti internazionali della Finmeccanica.
Henry John Woodcock (Credits: La Presse)I due pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli chiedono ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico un approfondimento specifico su Francesco Belsito, il tesoriere della Lega. La risposta arriva loro il 30 marzo 2012 e scatena il caso: le intercettazioni più rilevanti e devastanti sono tutte lì dentro.
Va detto, peraltro, che il pubblico ministero Woodcock non brilla per risultati giudiziari. Sei anni fa il presidente della Camera Gianfranco Fini gli consigliò bruscamente di smetterla: “Woodcock” disse il 18 giugno 2006 l’allora leader di An “è un signore che in un paese serio avrebbe cambiato già mestiere”. Oggi c’è chi, più ironicamente, segnala su Twitter che invece la Lega deve tremare, non fosse altro per questioni squisitamente statistiche: perché prima o poi il pm arriverà a chiudere un’inchiesta con una condanna. E forse questa potrebbe essere la volta buona…
Alla fine del 2010 Panorama aveva calcolato che nella sua carriera il pm avesse fatto arrestare più di 210 persone: 15 l’anno se si parte dal 1996, quando è entrato in magistratura. Anche questa statistica, nel frattempo, si è allungata.
Look e origini britanniche, ma forte accento napoletano, Woodcock trasloca nel settembre 2009 dalla procura di Potenza a quella di Napoli, ed è già uno dei pm più controversi d’Italia. Arriva in Basilicata nel 1999 e catapulta la piccola procura al centro delle attenzioni mediatiche. Nel 2003 parte come un turbine l’indagine Vipgate: 78 indagati, fra cui Tony Renis e due ministri (Maurizio Gasparri e Antonio Marzano), accusati di associazione per delinquere, turbativa d’appalto, estorsione, corruzione e favoreggiamento: il giudice respinge gli arresti e dichiara l’incompetenza di Potenza, e Roma archivia.
Altre inchieste sono entrate di prepotenza nel lessico giudiziario: come Vallettopoli, che a sua volta stata trasferita ad altri tribunali e in nulla se si esclude la condanna (a Milano) di Fabrizio Corona. Nel 2006 il pm ottiene l’arresto di Vittorio Emanuele e di altri sette per corruzione, falso, sfruttamento della prostituzione: nel marzo 2007 la procura di Como, dove l’inchiesta approda per competenza territoriale, chiude con un’archiviazione.
Il 23 settembre da Roma arriva lo schiaffo finale: tutti assolti perché “il fatto non sussiste”.
Intanto, mentre la gogna mediatica si abbatte con fiorza sulla Lega (a un mese dalle eleziooni amministrative) qualcuno ricorda che Woodcock due anni fa si era pubblicamente dichiarato “contro la logica di sbattere il mostro” in prima pagina: il pm lo aveva scritto nella prefazione al libro della fidanzata Federica Sciarelli, “Il mostro innocente” (Rizzoli), che racconta la storia di Gino Girolimoni. L’uomo che fu accusato ingiustamente di essere “il mostro di Roma”.
foto...Henry John Woodcock (Credits: La Presse)
http://blog.panorama.it/italia/2012/04/06/la-carriera-di-hj-woodcock-il-pm-delle-inchieste-spettacolari/

mercoledì 29 febbraio 2012

Primo marzo: sciopero degli immigrati

Primo marzo:
sciopero degli immigrati

Sono 4 milioni gli immigrati in Italia, che con il proprio lavoro sostengono anche il Paese che li ospita. Restano però cittadini di serie B. E' per questo che, per il terzo anno consecutivo, domani primo marzo, i lavoratori stranieri incroceranno le braccia
Sono 4 milioni gli immigrati in Italia, che con il proprio lavoro sostengono anche il Paese che li ospita. Restano però cittadini di serie B. E' per questo che, per il terzo anno consecutivo, domani primo marzo, i lavoratori stranieri incroceranno le braccia.
Dopo il successo del 2010, la manifestazione si è ripetuta nel 2011 ed è diventata un appuntamento fisso. Diverse le richieste:  abrogazione della legge Bossi-Fini, cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro, chiusura di tutti i Cie;  cittadinanza ai bambini nati in Italia;  no al permesso a punti e a nuove tasse sul rinnovo del permesso di soggiorno; regolarizzazione generale di chi non ha un permesso.

Anche quest’anno il colore di riferimento della manifestazione è il giallo. Ogni piazza italiana sarà riempita di foulard, spille, nastri e palloncini gialli. Sono previsti eventi a tema e flash-mob in cui simbolicamente si taglierà un lungo nastro giallo.

Tra gli eventi previsti:
Milano: presidio e interventi in piazza Duomo ore 17.30-19.30;
Bologna: corteo da piazza dell'Unità ore 9.00; presidio in piazza Maggiore ore 16.00 microfono aperto; concerto Hip Hop ore 19.30;
Firenze: ore 16 corteo da piazza Santissima Annunziata  con arrivo in piazza Santa Maria Novella;
Roma: iniziativa sulla comunicazione dalle ore 18.30 al Brancaleone;
Napoli: corteo da piazza Garibaldi a piazza Pleibiscito ore 9.00;
Bari: presidio e manifestazione piazza Umberto, ore 16.30-19.30;
Palermo: piazza Bologni 8, aula Sturzo ore 10.00 convegno " La tutela dei migranti contro le discriminazioni".
 http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-e3d3220d-f0bb-420c-b5e5-159d0ca5469b.html

mercoledì 15 febbraio 2012

'L'Italia sono anch'io'. Città di nascita: Aversa, provincia della Nigeria

'L'Italia sono anch'io'. Città di nascita: Aversa, provincia della Nigeria 

Martedì 14 Febbraio 2012 15:24

di Mario Paciolla

Fuori è freddo. La pioggia cade senza posa imbrigliando la strada tra irregolari tappeti scivolosi di colore grigio. In queste condizioni rifletto sulla possibilità di raggiungere Castelvolturno in macchina. Dopo una breve colazione controllo il meteo e la connessione. Riesco a rintracciare Susan, chiedendole la possibilità di chiamarla via Skype. E’ in linea. 
Foto0034Stavo sbucciando gli yam insieme a mia madre”. Lo yam è un particolare tubero simile alla patata dolce, utilizzato in molte ricette africane. Non nascondo di aver subito chiesto cosa fosse uno yam. Dati i numerosi impegni, anche per lei è una buona idea rispondere a qualche domanda telefonicamente. E’ indaffarata a preparare il pranzo e, a causa del tempo, ha dovuto posticipare la sessione di prove con il coro gospel. Ha dei tratti molto forti ed il viso sembra intagliato in una corteccia d’ebano. I genitori, padre ghanese e madre nigeriana, si conobbero in Italia e, dopo un anno, decisero di sposarsi e metter su famiglia nel casertano. Susan nacque ad Aversa nel 1991. Dopo di lei nacquero altri due fratelli. Tutti in Italia. Nel raccontarmi del padre, un accenno di nostalgia sfiora appena la sua voce forte come il sole africano, dicendomi che la lasciò quando aveva appena nove anni. I pochi ricordi che conserva, sono legati ai racconti della madre. Dopo la perdita, la famiglia decise di stanziarsi nella provincia di Castelvolturno, dove è presente una delle più numerose comunità nigeriane del paese.
Mia madre aveva progettato di trasferirsi a Roma, dove viveva la sorella. Aveva documenti, visto e biglietto in ordine. Per un errore la fecero scendere a Napoli. Poi mia zia è tornata in Africa e lei ha conosciuto mio padre che invece era qui da molto più tempo”. Ci tiene a sottolineare con una certa premura che la documentazione presentata all’ambasciata era completa. “Mia madre non ha raggiunto l’Italia irregolarmente. L’hanno fatta diventare irregolare”. Quando Susan aveva dodici anni, la Questura decise infatti di negare il rinnovo del permesso di soggiorno alla signora Darboe, poiché non in possesso di un reddito adeguato ai parametri burocratici. Non avendo raggiunto ancora l’età per muovere i passi da sola tra le fila della Questura, Susan rientrava nella tutela prevista dal permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare della madre. Come diretta conseguenza è stata costretta a vivere per alcuni anni nel proprio paese da irregolare. Non era residente. Per lo Stato Italiano lei non esisteva. Con tanto di certificato di nascita e di frequenza scolastica. “Pensavo fosse tutto uno scherzo. Non ci credevo. Sono nata in Italia. Studio in Italia. Sono italiana. Davo per scontato che a 18 anni sarei diventata una cittadina italiana”. L’aggettivo “italiana” si rincorre in modo ossessivo tra una parola di Susan e l’altra. La madre entra nella stanza e le porge un piattino con qualche pezzo di banana fritta. Affacciandosi per un attimo sullo schermo, mi chiede con divertita e garbata ironia se ne volessi anch’io un po’. La ringrazio tenendole il gioco. Scompare e sento la porta chiudersi. Dai 13 ai 18 anni, Susan, pur frequentando regolarmente la scuola, è priva di documenti, crescendo in un clima di tensione nel timore di eventuali controlli che l’avrebbero potuta in qualche modo compromettere, rischiando addirittura il rimpatrio forzato in un paese che non ha mai né visto né visitato. Da quando è nata, non ha mai lasciato il territorio italiano. “Non riuscivo ad integrarmi completamente. A scuola ero l’unica che non poteva partecipare alle gite. Alle feste ero l’unica a non essere invitata. Le maestre e mia madre mi dicevano di non farci caso. Io però un poco ci stavo male e mi chiedevo il perché”. A 18 anni, in vista anche dell’esame di Stato, dopo ininterrotti ricorsi, riesce ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari ed acquisendo così una protezione internazionale da rinnovare ogni anno. Mi fa vedere il permesso. Alla voce 'nata a' compare il nome del comune di Aversa. Non noto nulla di strano. Abbozzando un sorriso, mi chiede di osservare meglio.
Paese: Nigeria. “Quando me lo rilasciarono, chiesi da quando Aversa fosse considerata una città della Nigeria. Non mi hanno saputo rispondere”.
Fuori continua a piovere incessantemente. La connessione comincia a vacillare trasferendo la chiamata ad intermittenze sempre più frequenti. Chiedo a Susan di chiudere la telefonata. La richiamo nel giro di pochi secondi. È iscritta al secondo anno di giurisprudenza e ha conseguito un certificato di inglese presso il Cambridge. Una volta concluso il ciclo di studi, potrà iscriversi all’Ordine degli Avvocati Italiani solo dopo aver presentato una documentazione degli specifici visti d’ingresso e aver sostenuto un esame di abilitazione previsto per i cittadini stranieri laureati in un’ Università italiana. Il fatto è che Susan non è mai entrata in Italia. Ci è nata e non l’ha mai lasciata. Lavora part-time con una cooperativa e non può in alcun modo firmare un contratto di lavoro per i soliti limiti imposti dai motivi legati al rilascio del permesso di soggiorno. E’ iscritta all’ ARCI e fa parte del dipartimento immigrazione CGIL di Caserta, collaborando come mediatrice culturale. “È un lavoro legato alla mia condizione e ai diritti che mi sono negati. Conosco le abitudini delle persone che arrivano in Italia. Provo a comunicare con loro e cerco di creare un’armonia rendendo le cose più semplici”. Le chiedo cosa le piacerebbe fare da grande. “L’avvocato, poiché anche se le cose dovessero cambiare, i problemi ci saranno sempre”. Mi continua a raccontare di quanto sia stato difficile per lei inserirsi e di come sia maturata nel corso degli anni riuscendo a capire come gestire le situazioni. Mi parla di partecipazione, diritti e cittadinanza in modo tecnico e preciso senza mostrare la minima esitazione. La connessione a quel punto ricomincia a dare problemi. In sottofondo sento la voce della mamma chiamarla dall’altra stanza. Mi chiede scusandosi se abbiamo finito. Con il suo consenso mi riservo di farle un’ultima domanda.
Una volta staccata la telefonata rivedo gli appunti presi fino a quel momento, poi Susan mi ricontatta. “Tra un po’ dovrei andare”. Le chiedo di Castelvolturno, della comunità nigeriana e della situazione dopo quanto accaduto negli anni scorsi. Con un attimo di perplessità, mi chiede cosa voglio sapere. “Conoscevo una delle persone uccise nella strage, per il resto ero piccola, non ricordo bene. La situazione dopo quella tragedia si è calmata. Tra italiani e immigrati c’è sempre stato un rapporto di amicizia. In fondo condividiamo tutti lo stesso problema che è anche la causa di quello che è successo e di quello che succede ogni giorno a Napoli”. Nonostante il pensiero inclinato a delineare una zona d’ombra in quello che dice, l’osservazione di Susan è impossibile da equivocare. “L’unico problema reale è quello dei documenti, che lega a doppio filo anche il problema dell’integrazione”. Per un attimo sembra avere un sussulto di curiosità e mi chiede con estrema ingenuità se può farmi una domanda. Mi parla di Jerry Masslo, della strage di Castelvolturno, di Firenze e di Senegal. Purtroppo cade la connessione. Provo a ricontattarla immediatamente senza risultato. Le dico che abbiamo finito e che può scrivermi ciò che voleva chiedermi. Sullo schermo compare una scritta: “Ogni volta che ci sono tragedie come queste, in Italia il Governo pensa bene di risarcire parzialmente i familiari e gli amici delle vittime rilasciando il permesso di soggiorno o addirittura in alcuni casi la cittadinanza. Perché deve morire qualcuno per far sì che le cose cambino?”. Saluto Susan e la ringrazio per la disponibilità, senza ovviamente essere in grado di rispondere alla domanda.
Intervista in collaborazione con Maria Seredenko e Ilaria Izzo dell’Associazione Hemispheres

http://www.levanteonline.net/index.php/litalia-sono-anchio/6093-litalia-sono-anchio-citta-di-nascita-aversa-provincia-della-nigeria.html

giovedì 5 gennaio 2012

Padova, netturbini protestano: "Licenziati perché siamo neri


Padova, netturbini protestano: "Licenziati perché siamo neri"

4 lavoratori nigeriani accampati di fronte al comune


      TMNEWS
Padova, 4 gen. (TMNews) - Si sono accampati di fronte al Comune di Padova, quattro netturbini nigeriani dipendenti della cooperativa La Casona che lavorava in subappalto per la multiutiliy AcegasAps per protestare contro il licenziamento, "ci hanno licenziato perché siamo neri", affermano.

Come riporta 'Il Gazzettino', i quattro lavoratori denunciano una discriminazione razziale per cui presenteranno un esposto in Procura, anche se alla base sta la preoccupazione dei quattro che d'ora in poi non potranno mantenere moglie e figli. Di sicuro non hanno intenzione di lasciare il loro presidio davanti al municipio di Padova fino a che non riceveranno una risposta.

A parlare per tutti è un 39enne nigeriano da 23 anni in Italia e da oltre 10 al lavoro presso La Casona che subappaltava i netturbini ad Acegas Aps che, però, ha deciso di non rinnovare il contratto. Il lavoratore nigeriano chiama in causa Acegas sottolineando che gli ordini venivano presi direttamente dalla multiutility, fatto dimostrabile dai tabulati telefonici e che la ragione del licenziamento è solo ed esclusivamente la discriminazione razziale.

La decisione di Acegas Aps è di svolgere in proprio la pulizia del centro storico, prima affidata alla cooperativa, potendo così risparmiare 120 mila euro all'anno.
 http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20120104_00059.shtml


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