di Luciana Borsatti
ROMA - Velata fino agli occhi. E anche sconcertata. Così deve essere rimasta la turista musulmana che prima si è vista regolarmente rilasciare un biglietto di ingresso ad un museo, e poi è stata invitata a togliersi il niqab o ad uscire, per motivi di sicurezza, da un guardiasala.
Nei cui confronti il responsabile del museo ha annunciato provvedimenti. E' accaduto a Venezia nelle sale di Cà Rezzonico, il palazzo sul Canal Grande che ospita il museo del Settecento veneziano. La donna voleva visitarlo con la figlia e il marito, e alle casse dove ha pagato il biglietto non vi è stata alcuna obiezione. Ma quando è salita ai piani superiori ha trovato la resistenza di un guardiano, che l'ha invitata a togliersi il velo oppure ad uscire. E lei è uscita. Il conservatore del museo Filippo Pedrocco ha preso le distanze dall'episodio e si é scusato: "E stata la libera iniziativa di un guardiano, che ha commesso un grave errore - ha dichiarato - prenderemo provvedimenti". Per questioni di sicurezza a Carnevale, per esempio, le persone che entrano mascherate vengono invitate a scoprirsi il volto, ma la regola va interpretata e in questo caso, dice, "la signora aveva tutto il diritto di visitare il museo".
Non la pensa così la deputata del Pdl Suad Sbai, che è anche presidente delle donne marocchine e ha lavorato alla Federazione dei musulmani moderati nell'ambito della Consulta per l'Islam. "In Italia esiste dal 1975 una legge che vieta di girare con il volto coperto - sottolinea, in merito all'art.5 della legge Reale sull'ordine pubblico - e bene ha fatto quel guardiano a farla rispettare". "Ho letto che prenderanno provvedimenti contro il sorvegliante - prosegue - ma ha la mia solidarietà. E' il responsabile del museo che sbaglia, e che è meno informato. Se una regola vale per le maschere a Carnevale, deve valere sempre. E le regole vanno fatte conoscere".
Giudizio meno netto dal presidente degli Intellettuali Musulmani Ahmad Gianpiero Vincenzo, già direttore del Dipartimento Dialogo Interreligioso presso il Gruppo Misto al Senato. "Un tipico pasticciaccio all'italiana", commmenta, sottolineando che le contraddizioni dell'episodio derivano dal fatto che non c'é chiarezza sulle norme né sulla loro applicazione, e lamentando "il clima di islamofobia" in cui si inserisce. Se vi sono leggi che impediscono di tenere coperto il volto in pubblico, secondo Vincenzo, bisogna distinguere caso per caso.
Ma la stessa flessibilità la chiede anche al mondo musulmano: "La religione non impone alcun obbligo sul velo ". Piuttosto, evidenzia, quello che manca è un quadro normativo generale che, attuando per l'Islam il principio costituzionale dell'intesa dello Stato con le diverse religioni, fornisca anche il contesto per un mutuo accordo sulle regole. "E in questo quadro normativo - osserva - potremmo anche metterci d'accordo sul velo".
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