La falsa assistenza umanitaria ai dannati del Pinar
Scritto il 21 aprile 2009
Sono 145 esseri umani, trattati come fantasmi per oltre quattro giorni. Migranti, persone fuggite dalla Nigeria, dal Ghana, dalla Liberia, da un’Africa sempre più affamata e dimenticata.
I fuggitivi dalla povertà e dalla guerra erano alla deriva su due barconi fino a quando l’equipaggio del mercantile turco Pinar non li ha imbarcati, giovedì scorso. Le offerte delle compagnie aeree o per il noleggio delle autovetture prevedono i week end tutto compreso. Per i migranti questa ennesima ed oscena rappresentazione di razzismo ed insensibilità umana sono stati un normale week end di paura e di morte.
Il governo maltese e quello italiano si sono impegnati a fondo nel gioco dello scaricabarile, mentre sulla nave uomini e donne con quasi nulla da bere e mangiare, erano immobili nel Mediterraneo ad aspettare che uno dei due governi cedesse, permettesse loro di toccar terra e vivere.
Esceth Ekos, una ragazzina nigeriana di 18 anni non ce l’ha fatta e con lei il suo bambino non ancora nato. Il suo corpo di donna incinta e rimasto abbandonato, secondo alcune cronache, coperto da sacchi di plastica neri della spazzatura, su una scialuppa trainata dal mercantle e straziata da gabbiani diventati avvoltoi.
Per chi non ha mai visto una piccola nave piena di profughi è difficile capire. Impossibile immaginare il fetore misto alla paura, gli occhi persi di gente che in gran parte non ha mai visto il mare, il dolore, le vosi ed il lamento di persone che altro non hanno se non una disperata voglia di sopravvivere e pochi stracci portati da chissà dove.
Il Pinar era stato avvertito della presenza di naufraghi dalle autorità maltesi, che però non hanno accettato di farli sbarcare sull’isola. L’Italia non è stata da meno ed è cominciato il ‘braccio di ferro’ durato oltre 120 orribili ore.
I ministri, dal caldo comodo dei loro uffici a Roma e La Valletta, hanno litigato a lungo per chi dovesse prendersi la responsabilità di quegli ‘extracomunitari inutili’. Il governo italiano, impegnato nell’epica lotta per tenere in vita artificiale pazienti in coma irreversibile, di fronte al dramma in diretta di vivi reali ha tergiversato.
Solo dopo che dei medici saliti a bordo hanno diagnosticato alcuni casi di varicella e trovato alcune persone con febbre alta ed altre disidratate e infreddolite e che la Chiesa agrigentina, diverse organizzazioni umanitarie e l’Unhcr hanno alzato la voce il ministro Maroni e Berlusconi hanno dovuto cedere. Le elezioni sono vicine ed atre morti non sarebbero state una buona immagine.
Ieri mattina l’ambasciatore italiano a Malta Paolo Trabalza ha incontrato il ministro degli Esteri maltese Tonio Borg che ha definito lo scontro diplomatico con l’Italia un “disguido tra amici”, esprimendo l’auspicio che i due Stati possano continuare a discutere “per trovare soluzioni comuni ed evitare incidenti come questo”. “L’Italia si è fatta carico dei propri doveri umanitari, reclamando, nel contempo l’intervento dell’Unione europea affinchè vicende simili non accadano più”, ha detto il ministro della giustizia Angelino Alfano. “È importante che l’Unione europea - ha aggiunto - prenda posizione perchè l’Italia non può farsi carico, oltre che delle proprie responsabilità, anche di quelle degli altri Paesi”.
Le operazioni di sbarco sono avvenute in più riprese. Il Pinar è arrivato ieri all’alba nelle acque di Porto Empedocle. Il pattugliatore La Malfa della Guardia di Finanza ha portato a terra in mattinata trenta persone, mentre altri 90 sono stati prelevati dalla corvetta Danaide della Marina Militare. Altri 20 erano stati trasferiti a Lampedusa già domenica notte e con loro c’era il corpo di Esceth.
L’assistenza a terra è stata molto criticata, perchè mentre per alcuni si è immediatamente provveduto alle cure del caso, per altri erano pronti gli autobus per lo smistamento. Secondo il questore di Agrigento Girolamo di Fazio sono stati portati nel Cpr di Pian del Lago a Caltanissetta.
“Chiedo che agli sventurati che riescono a raggiungere le coste siciliane sia garantito un trattamento che rispetti i parametri minimi di umanità e di civiltà” ha detto il Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, quando ha saputo che “gli 84 migranti sbarcati dalla motonave Pinamar e portati a Porto Empedocle con la nave Danaide della Marina Militare non avrebbero sostato nella tensostruttura di primissima accoglienza allestita dalla Protezione civile regionale nella zona portuale”.
In una ricostruzione della presidenza della regione Sicilia si dice che “all’arrivo della nave Danaide, inspiegabilmente, le autorità di Polizia, nonostante la disponibilità di uomini, mezzi e attrezzature della Regione, ha deciso di inviare il gruppo di migranti, direttamente ai centri di accoglienza ministeriali”. Il primo contingente di 20 migranti, arrivato a bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza, aveva invece sostato nella tensostruttura”.
Sempre secondo la nota, “grazie agli operatori ed ai volontari della Protezione civile era stato possibile rifocillare i profughi, permettere loro di indossare abiti puliti, di utilizzare veri servizi igienici e lavarsi, dopo la loro terribile esperienza al largo delle coste maltesi. Solo a quel punto, dopo le visite mediche e i primi accertamenti di polizia, i migranti sono stati accompagnati nei centri predisposti dal ministero degli Interni”.
Il leghista Maroni, come sempre si è distinto per l’insensibilità verso i migranti: “Malta prende contributi come tutti i Paesi per fare interventi che dobbiamo fare noi: da questo momento intendiamo, con rigore e senza eccezioni, applicare le regole”. Il ministro ha aggiunto: “Ragioni di carattere umanitario ci hanno indotto ad accogliere questi immigrati, ma la posizione non cambia: noi siamo molto fermi su questo, pretendiamo che la Commissione Europea intervenga per far rispettare le regole a tutti e non intendiamo più andare a occuparci di questi problemi nelle acque di competenza di altri. Per evitare contenziosi che mettono di mezzo persone che non c’entrano nulla serve un intervento della Commissione Europea, è quello che chiediamo, perchè tutti rispettino gli impegni che si sono presi”.
Da parte sua la Commissione Europea non intende entrare nel gioco della caccia ai colpevoli ma vuole lavorare con tutti i paesi interessati, Italia e Malta in primo luogo, per trovare “una soluzione strutturale” ad un problema che rappresenta una grande sfida. Il portavoce della Commissione Europea, Joannes Laitenberger, ha commentato così i fatti, esprimendo il sollievo di Bruxelles nell’apprendere la notizia che i migranti hanno finalmente trovato accoglienza.
L’esponente europeo, dopo aver espresso apprezzamento per il comportamento dell’equipaggio, si è rammaricato del fatto che la soluzione del problema sia arrivata cos’ tardi. La Commissione non intende entrare nel gioco della ricerca delle responsabilità ed è in costante contatto con le autorità italiane e maltesi e riconosce che Roma e La Valletta hanno un importante problema rappresentato dagli sbarchi di migliaia di migranti e per questo si lavorerà insieme per trovare soluzione.
Il commissario Ue alla Giustizia, Jacques Barrot, ha ringraziato l’Italia per l’accoglienza data agli immigrati del cargo Pinar e sulle eventuali responsabilità di Malta nella vicenda ha spiegato: “Devo riconoscere che Malta ha 400mila abitanti e un territorio limitato e anche i maltesi sono dunque in una situazione impossibile”, che rende complicato accogliere altre persone.
“Comprendo le inquietudini di entrambi i Paesi - ha aggiunto il commissario - perchè tutti e due, in particolare Malta, soffrono questi arrivi massicci”. Per Barrot, poi, non è facile accertare le responsabilità nella vicenda Pinar: “Il diritto marittimo internazionale non è semplice da interpretare, stabilisce che bisogna portare le persone a rischio di naufragio nel porto più vicino ma dove le condizioni di accoglienza sono accettabili”. Ma su questo, ha aggiunto, “evidentemente Malta e l’Italia avevano entrambe le loro obiezioni”.