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domenica 9 febbraio 2014

Spagna, “proiettili di gomma e piombo contro migranti poi respinti in Marocco”

Spagna, “proiettili di gomma e piombo contro migranti poi respinti in Marocco”

La prova in un video amatoriale mandato in onda da "La Sexta". Gli agenti non hanno prestato alcun soccorso mentre alcuni affogavano, in attesa poi di ricondurre le otto persone giunte sulla battigia dall’altro lato del recinto che divide i due Paesi fino al mare. Il delegato del governo e la Guardia Civil negano. Ma l'opposizione chiede le dimissioni del ministro degli Interni

Spagna, “proiettili di gomma e piombo contro migranti poi respinti in Marocco”

Ha già detto che la settimana prossima riferirà in Parlamento. Ma l’opposizione chiede a gran voce le sue dimissioni. Il ministro degli Interni spagnolo Jorge Fernández Díaz, insieme alla Guardia civil, avrebbe mentito sulla morte dei 13 migranti che giovedì sera tentavano di varcare la frontiera ibero-marocchina. Centinaia di subshariani avevano preso d’assalto il confine con Ceuta. Alcuni erano stati respinti in territorio marocchino dalla gendarmeria. Altri invece, erano riusciti a raggiungere a nuoto il suolo iberico. È stato allora che la Guardia civil avrebbe prima sparato (proiettili di gomma e di piombo, secondo le prime testimonianze) contro gli uomini in acqua e lanciato lacrimogeni. Poi gli agenti spagnoli hanno scortato con una cordata umana alcuni migranti, che era riusciti a raggiungere la riva sani e salvi, restituendoli al territorio marocchino. Una procedura che va contro la legge sull’immigrazione: quando un immigrato tocca terra iberica, per legge deve essere portato in questura per il riconoscimento e poi trasferito al più vicino Ceti, Centro de Estancia Temporal de Inmigrantes (centro di permanenza temporanea degli immigrati). In questo caso proprio a Ceuta.
La prova sta tutta in un video amatoriale, mandato in onda dalla televisione La Sexta. Le immagini girate sulla spiaggia del Tarajal non solo mostrano come i migranti fossero già in acque spagnole, ma anche come gli agenti non hanno prestato alcun soccorso mentre alcuni affogavano, in attesa poi di ricondurre le otto persone giunte sulla battigia dall’altro lato del recinto che divide i due Paesi fino al mare. La Guardia civil ha poi confermato che la “riconsegna” dei migranti che arrivano a nuoto dal Marocco è “frequente” e fa parte di un protocollo secondo il quale, quando è chiaro che un immigrato ha appena lasciato il suo territorio d’origine, si omette il processo amministrativo d’espulsione e si esegue direttamente la consegna della persona in questione alle forze della polizia marocchina. Il problema però è capire se questo protocollo sia legale. Per questo alcune organizzazione non governative per la tutela degli immigrati hanno chiesto di aprire con urgenza un’inchiesta sul caso che faccia luce sulle modalità di controllo delle frontiere di Ceuta e Melilla.
Francisco Antonio González, delegato del governo a Ceuta, ha assicurato che le vittime facevano parte di un gruppo di circa 400 subshariani che giovedì hanno tentato di scavalcare il recinto. Individuati dalla gendarmeria marocchina, gli immigrati si sarebbero divisi in vari gruppi. Uno di questi si è diretto verso il mare nel disperato tentativo di fuggire agli agenti e passare il confine. Le prime testimonianze dei sopravvissuti parlano chiaro: la Guardia civil ha aperto il fuoco. Alcuni parlano di proiettili di gomma, altri di palle di piombo, versione confermata poi dal ritrovamento di alcuni bozzoli lungo la spiaggia. Affermano inoltre che gli agenti avrebbero usato del gas lacrimogeno contro le persone in acqua, provocando il panico e quindi la morte, finora accertata, dei 13 migranti. Insomma non sarebbe stata la polizia marocchina, così come ipotizzato dal governo spagnolo, ma gli stessi agenti della Guardia civil a usare il pugno duro.
Il delegato del governo ha però negato la versione degli immigrati in conferenza stampa. “Sono stati utilizzati proiettili di gomma e mai contro gli immigrati. Si è fatto ricorso anche alle armi da fuoco solo per spaventare con il rumore quelle persone”, ha dichiarato, assicurando che gli agenti hanno puntato sempre in aria. Anche la Guardia civil ha detto di non aver usato armi da fuoco contro gli immigrati, anche se ha riconosciuto quello di materiali antisommossa con intento intimidatorio. Secondo la versione degli agenti era d’altronde impossibile sparare direttamente sulla persone, visto che in mezzo c’era un recinto alto sei metri. Assicurano poi che, una volta attraversata la frontiera, gli spari sono stati comunque rivolti in aria per dissuadere i subshariani a continuare la marcia verso il territorio spagnolo.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/08/spagna-proiettili-di-gomma-e-piombo-contro-migranti-poi-respinti-in-marocco/873860/

giovedì 22 agosto 2013

Borghezio: "Faccetta nera presagio di un’Italia meticcia"

   Borghezio: "Faccetta nera presagio di un’Italia meticcia"



L’eurodeputato leghista: “Siamo nelle mani di Cecìle Kyenge e dell’ideologia mondialista. I loro protetti possono tranquillamente distruggere i Cie”
Roma – 21 agosto 2013 – Mario Borghezio torna ad attaccare la ministra dell’integrazione e l’Italia multietnica, rispolverando anche un motivetto fascista.

“La signora Kyenge  coglie ogni occasione, persino calcistica per bacchettarci con lezioni di democrazia, bon ton, diritto, politica interna ed internazionale, in un prossimo domani anche filosofia e religione... Nel governo, la Kyenge non e' solo un semplice ministro senza portafoglio dell'integrazione, e' ormai colei che detta l'intera politica dell'immigrazione, dallo ius soli alla Bossi-Fini, per finire con i 'buu' ai calciatori di colore'' dichiara l’eurodeputato della Lega Nord.

“Questo – aggiunge - e' un problema politico, che la dice lunga sull'ideologia mondialista del governo presieduto dal 'trilateral' Letta. Chi ha votato per i partiti 'moderati' che sostengono il governo, se ne facciano una ragione: siamo completamente nelle mani di Cecile Kyenge”.
“Faccetta nera, lo capiamo solo ora, non era come sembrava un canto colonialista, ma un presagio di una futura Italia meticcia, dove i loro protetti clandestini possono tranquillamente distruggere i Cie, pagati con le nostre tasse, e per noi, se ci permettiamo di muovere qualche critica, e' pronta l'accusa di razzismo'', conclude Borghezio.
http://www.stranieriinitalia.it/attualita-borghezio_faccetta_nera_presagio_di_un_italia_meticcia_17610.html

giovedì 21 aprile 2011

Seconde generazioni davanti a Montecitorio per il diritto di cittadinanza


Mercoledì 27 Aprile dalle 10.30 alle 14.00 il Partito Democratico scenderà in piazza insieme ai tanti giovani figli di immigrati con un Sit-In davanti alla Camera dei Deputati per rilanciare a gran voce la battaglia per la riforma del diritto di cittadinanza per chi nasce e cresce in Italia.
L'attuale legge sulla cittadinanza che nega il diritto ad essere italiani a chi è nato in Italia da genitori immigrati seppur residenti qui da tanti anni è per noi ingiusta e non più accettabile. Occorre al più presto riformare questa legge ormai obsoleta e caso unico in Europa riconoscendo la cittadinanza italiana immediatamente a chi è nato in Italia da genitori stranieri lungo soggiornanti e prevedere un percorso più rapido e agevolato per chi arriva in Italia a seguito dei genitori in età scolare con la concessione della cittadinanza italiana al termine del ciclo scolastico.
Il Forum Immigrazione del Partito Democratico non intende abbandonare questa battaglia di civiltà che riguarda ormai i diritti di circa un milione di ragazze e ragazzi italiani di fatto ma non di diritto e, per questo, sarà chiesto durante il Sit-In un incontro con i capigruppo di tutti i principali partiti politici rappresentati in Parlamento.
Per questa importante iniziativa, vi invitiamo a partecipare numerosi italiani, immigrati e nuovi italiani tutti insieme alleati per un'Italia più democratica.
Teniamo molto alla tua partecipazione.

Un caro saluto

Khalid Chaouki
Resp. Seconde generazioni
Forum Immigrazione PD
--
Khalid Chaouki
http://it.mc240.mail.yahoo.com/mc/compose?to=k.chaouki@partitodemocratico.it
+39 366 6462043


lunedì 15 febbraio 2010

Prima le belle donne… Tutti gli altri in fondo al mare!

Prima le belle donne… Tutti gli altri in fondo al mare![femminismo a sud]


2010 febbraio 13

proprio dalle battute di chi ci governa che si deduce la pessima condizione femminile in italia. Da Femminismo a sud

Le vittime della tratta saranno grate a berlusconi per l’ennesima pessima battuta che le considera come un oggetto di scambio. Benvenuti quelli che portano belle ragazze, certo. Sono merce di valore, piccole, grandi, bianche, nere. L’italia ne ha bisogno perchè abbiamo esaurito la fica e ci serve quella di importazione per oliare i potenti, per procurare appalti agli imprenditori. Senza la fica l’italia non si muove e all’occorrenza ci facciamo anche una bella campagna a favore. Salviamo la fica straniera, togliamola a quei barbari che la infibulano e la coprono con il burqa. Invece qui da noi stanno da dio, non hanno di che lamentarsi.
Pensate che ogni tanto le facciamo perfino parlare. Quelle che non hanno il fisico servono a fare le badanti e quindi vedete che tutto torna? In questa italia con la natalità a tasso 0,1 la fica è una cosa buona. Gli uomini invecchiano lentamente e servono tante belle donne per la terza età. Badanti, in tutti i sensi.

Noi bianche, italiane, possiamo tirare un sospiro di sollievo. Arrivano le albanesi, le rumene, le nigeriane, le senegalesi a toglierci dalla merda. Se non ci fossero loro pensate quanto sarebbe più difficile per noi conservare l’illusione di una libertà e di un rispetto per le donne che non ci hanno concesso mai.

Scafisti di tutto il mondo unitevi e portate tanta bella figa. Se la portate vi lasciamo passare e poi non preoccupatevi del destino delle donne perchè c’è sempre un bel Cie ad ospitarle e un carceriere pronto a violentarle e se si ribellano finiscono inghiottite sotto quintali di burocrazia nel fondo di una cella carceraria senza che nessuno riuscirà mai a comunicare con loro.

Perchè sono merce e deve essere chiaro anche all’estero. Dopo averlo detto con chiarezza alle donne italiane il premier lo spiega anche alle straniere. Capito quale sarà il vostro destino in questa bella terra?
Ps: bisogna riconoscere al ministro maroni che – a parte che per la sanatoria per badanti, ovvero la tratta legalizzata – non è sessista manco per niente. Lui respinge e fa annegare nel mediterraneo maschi e femmine, inclusi i bambini. Quella si che è una visione di grande modernità!

http://comunicazionedigenere.wordpress.com/2010/02/13/prima-le-belle-donne-tutti-gli-altri-in-fondo-al-marefemminismo-a-sud/

sabato 4 luglio 2009

Brazil's Lula scolds rich nations on migration

Brazil's Lula scolds rich nations on migration

Brazil's Lula scolds rich nations on migration AFP/File – Brazilian President Luiz Inacio Lula da Silva (pictured on June 29) issued a law giving tens of thousands …

RIO DE JANEIRO (AFP) – Brazilian President Luiz Inacio Lula da Silva issued a law giving tens of thousands of undocumented immigrants legal status and criticized rich nations for taking a tough stance against illegal migrants.

He also once again blamed the global economic crisis on "men with blue eyes," a controversial accusation that he first leveled during a meeting in March with British Prime Minister Gordon Brown.

His advisors have said the expression was a "metaphor."

"Blame for the crisis that was provoked by men with blue eyes must not fall on the blacks, the Indians, and the poor of the world," Lula said during a speech in Brasilia on Thursday.

He also accused European countries, without naming any in particular, of toughening immigration rules, which he deemed "unjust."

"In our eyes, repression, discrimination and intolerance do not address the root of the problem," he said.

"Illegal immigration is a humanitarian question that should not be confused with criminality," added the Brazilian leader, who was wearing the traditional clothes of Bolivia and Paraguay, the home countries of many of Brazil's immigrants.

The law issued by Lula allows all undocumented foreigners who entered Brazil before last February to obtain two-year provisional residency permits that can be made permanent.

All recipients will be entitled to work and receive public education and healthcare.

Brazil's Justice Department says there are around 60,000 undocumented foreigners in the country, but non-governmental groups believe the number could be as high as 200,000 illegal immigrants, with most coming from Latin America and China.

sabato 27 giugno 2009

GERMANIA 9 vs ITALIA 1


26 Giugno 2009

Calcio - Europeo Under 21: Italia in campo per riscrivere la storia

di Giorgio Coluccia


Nell'universo del calcio italiano che perde fascino, appeal, campioni e trofei, c'è un'eccezione, una bella realtà chiamata Under 21. Che stasera s'incontra con la storia, per l'ennesima volta. I numeri parlano chiaro: sarà la decima semifinale continentale negli ultimi 25 anni, in palio c'è la finalissima di Malmoe, potrebbe essere la settima d'un trofeo che abbiamo portato a casa già 5 volte dal '92 ad oggi. L'ultima volta lo facemmo proprio in Germania, in casa di coloro che andiamo a sfidare stasera (dove peraltro, due anni, fa Lippi e ragazzi vissero l'apoteosi mondiale) Goie, ricordi, speranze, l'ennesimo entusiasmante capitolo azzurro passa stavolta da Helsinborg, dai piedi d'una generazione che punta a coronare al meglio la fine dell'avventura con addosso la maglia dell'Italia giovane.

Italia-Germania, ancora un altro intenso capitolo, la classica puntata d'una saga infinita. La affrontiamo con consapevolezza e fiducia, ma anche con il brio e l'imprevedibilità che contraddistingue il team di Casiraghi, costretto a rinunciare a due pezzi notevoli come lo squalificato Marchisio e l'infortunato De Ceglie. Nel corso del pomeriggio, il selezionatore italiano scioglierà le riserve in mediana, non metterà certo da parte il 4-3-3, ma dovrà decidere se fare dell'offensività ancor di più il fiore all'occhiello d'una formazione costruita per far male. Il contenimento di Morosini o le "infilate" di Candreva? Solo uno dei due indosserà la maglia da titolare nel trio di partenza già composto dal metronomo Cigarini e da Dessena, altra pedina votata all'attacco più che alla difesa. Poi il solito quartetto di difesa e il tris d'assi la davanti, a cui s'affidano tutte, o quasi, le speranze d'approdo alla finalissima di lunedì prossimo. Lo juventino Giovinco, il goleador Acquafresca e il rientrante Balotelli. Non è nella natura dell'interista, ma per fare la differenza dovrà usare il fioretto e stavolta sarà costretto: é diffidato, un altro giallo gli farebbe perdere l'eventuale atto clou.


"Voglio la finale per questo splendido gruppo" ha rilanciato alla vigilia mister Casiraghi, giunto finalmente ad una semifinale da c.t., dopo le delusioni del 2006 e del 2007, oltre alla scottatura olimpica dell'anno passato. "Peccato per le assenze, visto che De Ceglie e Marchisio stavano giocando un grande Europeo, la Germania invece può schierare l’undici migliore. A me interessa l’atteggiamento. Voglio vedere la fame di chi punta al traguardo massimo, non la sazietà di chi si accontenta di una semifinale. Se abbiamo provato i rigori? No. Ci esercitiamo sempre e farlo in modo diverso proprio ora non piace ai ragazzi, molti dei quali sono scaramantici". Ovviamente occhi puntati su Balotelli: "Mi aspetto che faccia la sua gara, esprima il proprio talento e segni". spiega Casiraghi "Mario va lasciato tranquillo, già subisce tante pressioni esterne".


Di fronte ci saranno i tedeschi (in campo con un 4-4-2 che nel dispiegamento diventa un velenoso 4-2-3-1), temibili e attrezzati, ma anche tutti particolari per il fatto che degli 11 titolari ben 9 hanno il doppio passaporto: solo il portiere Neuer e il centrale Howedes sono 100% teutonici. Fra gli altri, da annotare il nigeriano Aogo, il tunisino Kedhira, lo spagnolo Castro e soprattutto il 21enne Mesut Özil, nato da genitori turchi e indiziato numero uno per diventare il vero sostituto di Diego al Werder Brema. Stasera il pericolo numero uno sarà proprio il giovanotto di Gelsenkirchen. Una delle tante insidie sulla strada della gloria che porta a Malmoe.

Le probabili formazioni:

Italia (4-3-3): Consigli, Motta, Bocchetti, Andreolli, Criscito, Dessena, Cigarini, Candreva (Morosini), Balotelli, Giovinco, Acquafresca. All.: Casiraghi

Germania (4-4-2): Neuer, Beck, Boateng, Howedes, Boenisch, Castro, Aogo, Khedira, Marin, Ozil, Dejagah. All.: Hrubesch

Arbitro: Proenca (Portogallo)

FONTE

lunedì 22 giugno 2009

Esseri umani non solo numeri

Esseri umani non solo numeri

Susan Dabbous
MIGRANTI — In fuga da guerre e persecuzioni, 42 milioni di persone non possono vivere nel proprio Paese. Almeno oggi, nella giornata mondiale del rifugiato, i migranti sono esseri umani e non numeri. —

Syed è il figlio di un talebano, ma da molto tempo non ha più contatti con la sua famiglia perché dal suo Afghanistan è fuggito quando aveva 10 anni. Ora ne ha 20. Syed è un rifugiato arrivato a Roma due anni fa. Lui ce l’ha fatta, molti altri suoi compagni di viaggio no. Li ha visti morire assiderati durante la traversata delle montagne che separano l’Afghanistan dall’Iran, ha tentato di soccorrerli dopo i pestaggi della polizia iraniana nel carcere di Evin, prigione dove finiscono anche i clandestini.

MIGRANTI.png

Syed adesso lavora come mediatore culturale, parla perfettamente l’italiano e aiuta i ragazzi che giunti nel nostro Paese tentano di crearsi una vita normale. Per farlo però dovranno gettarsi alle spalle i ricordi orribili di un viaggio fatto di camion, stive e container bui e asfissianti, con la compagnia costante dell’odore della morte.

La testimonianza di questo ragazzo ha aperto ieri la conferenza stampa a Roma dell’Unhcr, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, in occasione della giornata mondiale a loro dedicata che si celebra oggi. “Rifugiati, non solo numeri ma persone reali con esigenze reali” è il titolo scelto quest’anno, lo stesso in cui l’Ue ha deciso di blindare i propri confini.

Una scelta operata in primo luogo dall’Italia con la politica dei respingimenti recentemente adottata, che si pone in aperto contrasto con gli obblighi internazionali: la Convezione di Ginevra prevede il diritto d’asilo alle persone che per «fondato timore di persecuzione per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche».

Il nostro Paese l’ha ratificata. «In una giornata come questa - ha affermato Giusy D’Alconzo di Amnesty International - sarebbe un bel gesto da parte delle autorità italiane dare notizia delle 500 persone rinviate in Libia nei mesi scorsi. Destino che è toccato ieri notte ad altri 77 migranti intercettati nel Mediterraneo» e rispediti al mittente libico.

A ricordare che le persone nel mare nostrum non sono solo numeri è stato anche Asinik Tuygu, il comandante della nave Pinar che ha ricevuto, nel corso della cerimonia di premiazione per chi salva le vite in mare, la menzione speciale dell’Unhcr. Il 16 aprile scorso per Asinik era iniziata una normalissima giornata di navigazione prima di incontrare due barconi in avaria pieni di migranti in stato di choc.

«Ho chiamato subito il mio armatore per chiedergli cosa dovevo fare - racconta il comandante turco -. Avevo già iniziato a prestare i primi soccorsi». La questione ha creato l’incidente diplomatico tra Malta e Italia: entrambe non volevano accogliere i migranti prima che il nostro Paese cedesse di fronte al disastro umanitario.

Durante la partita italo-maltese giocata per quattro lunghissimi giorni in acque internazionali con il cadavere di una giovane nigeriana a bordo, a prevalere, come spesso accade in mare, più che la ragion di Stato è stato il buon senso. «Se c’è in gioco la vita umana tutto il resto è un dettaglio» ha affermato Asinik con voce commossa.

fonte

domenica 24 maggio 2009

Berlusconi: abbiamo posto fine ai barconi a Lampedusa. Ma a Lampedusa arriva barcone con 73 immigrati

U.E. - ITALIA
Berlusconi: abbiamo posto fine ai barconi a Lampedusa. Ma a Lampedusa arriva barcone con 73 immigrati
24 Maggio 2009

L'Italia rispetta il diritto d'asilo: Silvio Berlusconi lo ha sottolineato in una sua intervista andata in onda su Telereporter.
'C'e' il diritto d'asilo che noi rispettiamo': ha detto il premier parlando di immigrazione che, ha sottolineato, e' una questione che 'riguarda tutta l'Unione europea e ogni Stato - ha aggiunto - ha diritto di tenere chiuse le sue frontiere e di aprirle soltanto a chi va in quello Stato scappando da una situazione di mancanza di liberta' o di pericolo. E allora c'e' il diritto d'asilo che noi assolutamente riconosciamo'.
'Oppure - ha aggiunto - l'immigrazione deve essere regolare, di persone che entrano nel nostro Paese in modo regolare per inserirsi nel costume e nelle tradizioni e rispettare le leggi'.

Non si placano le polemiche sul fronte immigrazione, con Massimo D'Alema che ricorda come in Italia ad uno come Obama si dovrebbe chiedere il permesso di soggiorno. Intanto il Viminale ha reso noto che questa settimana sono stati rimpatriati 68 extracomunitari irregolari, in gran parte nigeriani, marocchini e tunisini sbarcati a Lampedusa. E nell'isola c'e stato anche l'arrivo di un gommone con 73 migranti, intercettato dalla Guardia Costiera.

Era da almeno un paio di giorni che la procura antimafia di Bari e la polizia erano in possesso di elementi che facevano ipotizzare l'imminente partenza dalla Libia di imbarcazioni con clandestini diretti in Italia. Frutto dell'indagine del pm di Bari Giuseppe Scelsi che a fine marzo ha seguito con intercettazioni telefoniche i commenti dei trafficanti nigeriani che avevano organizzato il viaggio concluso con il naufragio di due barconi e la morte di oltre 600 immigrati.
Nella giornata il dibattito politico si e' sviluppato all'incontro dei giovani editori a La Bagnaia. 'Anche Obama e' figlio di un immigrato di seconda generazione: se vivesse in Italia dovrebbe chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno', ha detto D'Alema, spiegando che 'nel mondo vincono le societa' aperte. Se si ha paura degli immigrati e dell'Islam la vecchia Europa non puo' che perdere. Chi viene qui deve rispettare le nostre leggi e la Costituzione cosi' come noi italiani, ma poi serve una politica della integrazione'. D'Alema ha anche detto di condividere 'pienamente' le parole che Gianfranco Fini 'ha piu' volte usato sul tema; non posso invece condividere certe parole e certe proposte avanzate da parlamentari che - ha aggiunto D'Alema - non aiutano la convivenza alla quale bisogna educare'. Da parte sua il presidente della Camera ha detto: 'Dove sta scritto che la destra nei confronti dell'immigrazione debba essere solo 'respingiamoli', il che e' anche cosa giusta nel caso dei clandestini? Io dico integriamoli'.

Per il ministro degli Esteri Franco Frattini l'Europa 'deve portare lo sviluppo nei paesi da dove arrivano flussi migratori di persone'. Frattini ritiene che 'l'Europa debba andare alle radici profonde dell'immigrazione; per questo dobbiamo portare lo sviluppo nei loro paesi; quando arrivano a Lampedusa e' troppo tardi'. Quanto agli immigrati, per Frattini bisogna 'distinguere tra legalita' e illegalita', tra persone oneste e quelli che entrano illegalmente e lavorano nell'economia in nero. Legalita' e illegalita' non sono la stessa cosa, altrimenti agli immigrati che sono legali che lezioni diamo?'.
Di Europa ha parlato anche il ministro per le Politiche comunitarie, Andrea Ronchi: 'Sull'immigrazione l'Europa ha lasciato sola l'Italia, a dimostrazione che questa Europa non funziona, e' assente dal Mediterraneo e l'immigrazione e' diventata un problema gravissimo'. Ronchi ha anche ribadito che 'le politiche sull'immigrazione adottate del governo sono perfettamente in sintonia con quelle europee'. Mentre il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, ha detto che i respingimenti sono un 'nostro pieno diritto e continueremo, ne faremo di piu', perche' il diritto internazionale, gli accordi fatti con molti paesi a partire dalla Libia, ci consentono di respingere chi entra illegalmente in Italia'. Ma il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ritiene che si debbano 'evitare respingimenti indifferenziati' per rispettare le 'singole vicende umane'.

FONTE

martedì 12 maggio 2009

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Immigrati/ Respingimenti verso Libia,una strategia con stop and go

Ce la farà Tripoli a reggerli con rischio collasso su sue coste?

postato 33 min fa da APCOM

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Quale respiro temporale può avere la strategia dei respingimenti degli immigrati clandestini verso la Libia inaugurata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni? Sarà in grado Tripoli, da sola, di reggere l'urto del rientro di migliaia di disperati sulle proprie coste, rischiando l'aggravarsi di una emergenza umanitaria? Con le polemiche sul diritto alla richiesta d'asilo ('negato' dai respingimenti, secondo le organizzazioni umanitarie) sono questi gli interrogativi che accompagnano la 'svolta' annunciata dal ministro Maroni con la 'linea dura' nel contrasto ai flussi di clandestini che arrivano dal paese nordafricano. Dal 7 maggio, sono circa 500 gli immigrati clandestini raccolti in mare da mezzi navali italiani e riportati in Libia con l'ok di Tripoli. Da ieri, non si segnalano respingimenti. E' arrivato, semmai, il primo 'no' delle autorità libiche all'approdo del pattugliatore 'Spica' della Marina Militare italiana che nella notte aveva soccorso un barcone con 69 clandestini a bordo. Dopo una trattativa con i libici, terminato con il 'no' allo sbarco, e l'ennesimo 'niet' dalle autorità maltesi all'accoglienza dei clandestini, l'unità della marina militare ha dovuto fare rotta verso Porto Empedocle. E' un segnale - fa notare una fonte qualificata - che i libici non possono riprendersi tutti quelli che partono dalle loro coste e che vengono intercettati in acque internazionali dalle nostre unità navali. Insomma, la situazione non è semplice. Sebbene la Libia abbia trasformato, con l'accordo siglato a fine agosto tra Gheddafi e Berlusconi, l'Italia da paese 'quasi' nemico per i trascorsi coloniali non risolti a Paese amico è difficile immaginare che la strategia 'vincente' per contenere i flussi siano i respingimenti con una disponibilità illimitata del Paese nord africano; soprattutto se non ci sarà un impegno, invocato a più riprese dallo stesso ministro dell'Interno, dell'Unione europea. Nell'accordo tecnico siglato tra Italia e Libia per il contrasto all'immigrazione clandestina (che non è mai stato reso pubblico) - secondo una fonte - all'articolo 6 si farebbe riferimento all'impegno della Libia al rispetto Convezione Onu dei diritti dell'Uomo. L'avvio dei pattugliamenti previsti dall'accordo italo-libico è previsto il 15 maggio. Un giorno prima, a Gaeta, ci sarà la consegna delle unità navali alla Libia. I respingimenti sono iniziati tra il 6 e il 7 maggio. Se i respingimenti fanno parte di una intesa 'last minute' (non ci sono conferme ufficiali che i respingimenti siano contenuti nell'accordo) lo si capirà presto. L'obiettivo di spostare più a Sud la frontiera del contrasto all'immigrazione, allegerendo così la situazione a Lampedusa, potrà riuscire - spiega la fonte qualificata - solo se la Libia non sarà lasciata sola. Da qui a giugno, lo scenario potrebbe rapidamente cambiare. Come? La 'linea dura' adottata dal governo potrebbe essere accompagnata da qui a breve da una apertura alla collaborazione con organismi internazionali ed europei per la tutela degli immigrati richiedenti asilo sul territorio libico dove i centri sono già al collasso e sono pieni di persone che provengono da zone dove ci sono violenze e guerre. In quel caso, il governo incasserebbe un doppio successo: sul piano operativo, spostando più a Sud il contrasto al traffico di essere umani e su quello umanitario, ottenendo che le richieste sul diritto d'asilo siano vagliate in Libia, prima ancora della partenza verso le coste italiane. E' una questione di scelta dei tempi per Italia e Libia, ora Paesi 'amici'. Ma non solo.

sabato 18 aprile 2009

MALTA, ITALIA E L' IMMIGRAZIONE

Pinar, alta tensione con Malta
L'armatore: "Situazione tragica"

Elicottero medico sulla nave turca ancora bloccata al largo di Lampedusa
Nuovi sbarchi in Sicilia. Trainata a Pozzallo imbarcazione con trecento a bordo


Pinar, alta tensione con Malta L'armatore: "Situazione tragica"

Il Pinar

RAGUSA - "La situazione è tragica. Ci servono coperte e acqua non potabile: le cisterne sono ormai vuote". lancia un grido d'allarme Baris Erdogdu, armatore del mercantile turco Pinar fermo da giorni in acque internazionale e al centro di un braccio di ferro diplomatico tra Malta e Italia per la destinazione finale di 154 extracomunitari che erano stati soccorsi dall'equipaggio e presi a bordo. Il governo italiano sollecita Malta a intervenire "di fronte alla grave emergenza umanitaria verificatasi a bordo". Intanto continuano gli sbarchi di immigrati in Sicilia.

Il Pinar. Il mercantile turco è fermo a 25 miglia a sud di Lampedusa, al limite delle acque territoriali italiane. Tra i migranti presi a bordo del Pinar ci sono 37 donne, due incinte, e una quarantina di minori. Il corpo senza vita di una donna incinta, che era sul barcone soccorso, è stato sistemato su una scialuppa. Le 152 persone si trovano sul ponte del mercantile, perché le stive sono piene di grano, e quindi non sono al riparo dal vento e dalle intemperie.

Medici a bordo. Parlando via radio col comandante della nave l'armatore ha saputo che una quarantina di persone stanno molto male. Intanto sulla nave è giunta l'equipe medica, partita da Catania con un elicottero, che visiterà nuovamente i migranti.

Frattini. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si legge in una nota della Farnesina, "ha impartito già ieri istruzioni all'ambasciatore italiano a Malta, Andrea Trabalza, di compiere passi al massimo livello per sollecitare un adeguato intervento da parte delle Autorità della Valletta". Frattini, prosegue la nota, ha "allo stesso tempo rivolto all'Unione Europea un pressante appello affinché l'Agenzia Europea per la gestione ed il controllo delle frontiere esterne (Frontex) assolva con la necessaria rapidità ed efficacia agli impegni che le sono propri, ed assicuri una soluzione urgente ad una dolorosa questione che non può che travalicare l'ambito bilaterale italo-maltese, e piuttosto investe in pieno le competenze e le responsabilità dell' intera Unione". Ieri l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) aveva rivolto un appello all'Italia e a Malta affinché consentano lo sbarco dei 154 immigrati.

Ancora sbarchi. Un'imbarcazione, con a bordo circa 300 clandestini, tra cui donne e bambini, è stata soccorsa stamane al largo di Pozzallo, nel Ragusano. Sul posto si sono dirette due motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza. Ventisei extracomunitari, tra donne e bambini, sono stati immediatamente soccorsi e sono giunti nel porto di Pozzallo, dove riceveranno cura ed assistenza. Gli altri immigrati sono stati trainati dal rimorchiatore Priolo, e in tarda mattinata sono giunti a Pozzallo.

(18 aprile 2009)

http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/immigrati-5/barcone-pozzallo/barcone-pozzallo.html

IMMIGRATI: MARONI, MALTA FACCIA SUA PARTE NEI SOCCORSI

giovedì 16 aprile 2009

E' ora di dire basta!!

"Sporca negra", donna di origine somala presa a bastonate alla fermata del bus
Una ragazza di origine somala con passaporto italiano è stata aggredita mercoledì mattina, verso le 10.30, alla fermata del bus 17, in piazza Carducci. Un uomo sulla sessantina, non identificato dalle forze dell'ordine, l'ha prima insultata e poi colpita alle spalle con il bastone da passeggio. Ecco il racconto della giovane donna
di Federica Cravero

Sabrina, il nome di fantasia, è uno scricciolo e dimostra meno anni di quelli segnati sui documenti, nata a Mogadiscio nel 1970 da papà italiano e mamma somala. Una donna minuta e fragile, invalida a causa della poliomielite che l´ha colpita da bambina. Ma il carattere di chi ha passato una vita irta di difficoltà e non ha intenzione di arrendersi nemmeno adesso. «Non voglio compassione, ma voglio parlare anche per tutte le altre persone che vengono aggredite per il colore della pelle, ma magari sono clandestine e non lo possono denunciare come ho fatto io», spiega. Ieri mattina poco prima delle 11 era alla fermata del 17 di piazza Carducci, quando è stata aggredita da un uomo sulla sessantina e picchiata con il bastone che usava per camminare. Dieci giorni di prognosi per trauma cranico e contusione alla spalla. «Mi alzo alle 5 per andare a lavorare, pulisco uffici comunali per conto di una cooperativa sociale - racconta la donna - finisco di lavorare alle 10,30 e quando aspetto il pullman per tornare a casa, se c´è un posto libero sulla panchina, mi siedo». E così ha fatto. Lei aspetta il 17, la testa appoggiata su una mano per la stanchezza. «Ma quell´uomo ha iniziato a insultarmi - dice lucida, appena ripresasi dallo choc - mi diceva "Negra di merda" ma io mai e poi mai mi sarei alzata, non volevo dargliela vinta. Lui continuava e allora mi sono girata per dargli le spalle. E lui mi ha picchiato, due volte con il bastone». È stato allora che un ragazzo che era alla fermata l´ha bloccato. «Gli ha urlato che era pazzo, ha preso il bastone e gliel´ha buttato via. Meno male che c´era lui perché alla fermata c´era tanta gente, ma degli altri nessuno ha mosso un dito», si lamenta. Sono attimi concitati, l´uomo si infila sul primo bus che passa e se ne va, mentre la donna e il ragazzo che l´ha soccorsa attendono l´arrivo della polizia.Il commissariato Barriera Nizza cercherà di dare un nome all´aggressore. Anche la politica si muove: il fidanzato della giovane fa parte del Collettivo comunisti piemontesi, che protestano: «Quest´aggressione è figlia del clima xenofobo che si respira». «Non è la prima volta che mi accade una cosa del genere - conclude Sabrina - Nel 1996ero andata in ospedale per curare una costola, mi cacciarono dicendo "Non curiamo i negri" e finimmo in procura. Pensavo non mi sarebbe accaduto più nulla e invece... Adesso ho paura, tanta paura, ma non mi arrendo».

(16 aprile 2009)

giovedì 2 aprile 2009

No comment

Foggia Do­po mesi di difficile conviven­za diversificate anche le fermate
Bus, una «linea» solo per gli immigrati
Decisione dell’azienda dei trasporti: residenti e immigrati viaggeranno su automezzi differenti


Il bus per gli immigrati
FOGGIA — Immigrati del centro di accoglienza e resi­denti a Borgo Mezzanone non viaggeranno sugli stessi autobus e non attenderanno i mezzi alle stesse fermate. Do­po mesi di difficile conviven­za spesso degenerata in risse l’Ataf ha deciso di potenziare i collegamenti da Foggia ver­so la borgata della linea 24 di­versificando però le fermate. Una decisione assunta an­che dopo alcuni incontri in prefettura. Il nuovo servizio entrerà in vigore da lunedì contemporaneamente alle va­riazioni di orari e percorsi su altre quattro linee: la 10, 11, 14 e la 31. Borgo Mezzanone è servita dalla linea di auto­bus 24 suburbana con capoli­nea alla stazione. Già da tempo la società di trasporto aveva potenziato il servizio con una seconda li­nea che dal centro di perma­nenza per gli extracomunitari di Mezzanone, raggiungeva il centro cittadino.
Ma il fatto che gli autobus partissero en­trambi dal capolinea della sta­zione ha creato non pochi problemi tra residenti e immi­grati. Soprattutto nelle ore se­rali. Mesi fa, dopo un inciden­te che coinvolse anche un au­tista malmenato alla fermata, l’Ataf chiese una maggiore presenza delle forze dell’ordi­ne alla stazione. Mentre per gli immigrati da lunedì non cambierà nulla, arriveranno e ripartiranno dalla fermata che c’è al capolinea della sta­zione; per i residenti di Borgo Mezzanone la fermata sarà in via Galliani. «E’ stato necessa­rio potenziare ancor di più queste linee su ri­chiesta degli abi­tanti della borga­ta e anche, dopo un confronto con la prefettura, di­stinguere le due fermate del capo­linea per evitare ogni possibile problema».
Antonella Caruso

mercoledì 1 aprile 2009

Dov'è finita la protezione della maternità?

Al Fatebenefratelli di Napoli il caso di una ivoriana in attesa dello status di rifugiato
Non ha potuto allattare il neonato. Il legale: applicano una legge che non c'è
Migrante partorisce in ospedalee gli agenti la fermano
di CONCHITA SANNINO

Kante con il piccolo Abou
NAPOLI - Voleva solo partorire il suo bambino. Si è ritrovata invece, dopo poche ore, con le forze dell'ordine richiamate in corsia da qualcuno dell'ospedale, forse un assistente sociale. Ha visto gli agenti che bussavano alla sua stanza di degente per la notifica di un ordine urgente: "Presentarsi in questura per l'identificazione". Ed è finita che quella madre ivoriana, ufficialmente "in attesa di status di rifugiato politico", non ha potuto allattare il suo neonato, Abou, per una decina di giorni, fino a quando non è arrivata dagli uffici dell'Immigrazione la conferma che il suo fascicolo esisteva davvero, e che quella donna non aveva raccontato frottole, né fornito falsa identità. Tutto incredibile, eppure vero. Proprio come se la controversa norma inserita dalla Lega nell'ambito del pacchetto sicurezza, quella che invita i medici a denunciare i pazienti senza permesso di soggiorno, fosse già entrata in vigore. Assaggio di una deriva annunciata. L'allarme lanciato da centinaia di specialisti in tutta Italia persino con petizioni inviate al capo dello Stato, il nodo dei "medici-spia" che ha infiammato il Parlamento spaccando perfino il Pdl, è già cronaca. Un caso unico. Che crea scandalo. A Napoli. Una vicenda rimasta sotto silenzio per alcune settimane. Avviene nel quartiere Posillipo, la città d'elite. Nell'ospedale retto da un ordine religioso, il Fatebenefratelli. Il 5 marzo scorso. Storia di Kante, giovane madre della Costa d'Avorio, 25 anni, vedova di un marito assassinato sull'uscio di casa nel 2005 nella loro città d'origine, Abidjan, in attesa da anni del riconoscimento dell'asilo politico. Kante vive ora alla periferia nord, un buco nell'alveare di Pianura, il quartiere della guerriglia sui rifiuti. Di aspetto fragile, sguardo spento dietro le numerose battaglie affrontate, Kante racconta: "In ospedale ci hanno chiesto i documenti, non gli è bastata la fotocopia del mio passaporto, mentre l'originale era trattenuto dalla polizia per la mia richiesta in corso. Non gli è piaciuta neanche la richiesta di soggiorno ormai scaduta. E per oltre 10 giorni mi hanno tenuta separata dal bambino".

Undici giorni è rimasto il piccolo Abou in ospedale: "Non lo hanno dimesso, non me lo hanno dato, fino a quando la questura ha confermato la mia identità. Ho temuto che me lo portassero via, che non me lo facessero stringere più tra le braccia". Neppure il padre del bambino, Traore Seydou, un falegname della Costa d'Avorio che qui si arrangia a fare il manovale in nero, ha ottenuto che venisse dimesso: "Non ero presente al momento del parto - dice - E quindi il piccino è stato registrato con il nome della madre". "'Non possiamo consegnarlo a te', mi hanno detto in ospedale. D'altra parte anche io sono senza permesso di soggiorno, in attesa che venga accolta la mia richiesta di asilo politico". Ma a ricostruire e denunciare la vicenda anche al Parlamento europeo è l'avvocato Liana Nesta, già avvocato di parte civile in alcuni importanti processi antimafia, al fianco delle famiglie di vittime innocenti. "Siamo di fronte a un caso illegittimo, di assoluta gravità", spiega. "Delle due l'una - aggiunge l'avvocato - o nell'ospedale napoletano Fatebenefratelli c'è un medico o un assistente sociale più realista del re che ha messo in pratica una legge non ancora approvata da questa Repubblica; oppure qualcuno ha firmato un abuso inspiegabile ai danni di una madre e di una cittadina. Conservo copia del fax partito dalla direzione amministrativa dell'ospedale, proprio nel giorno in cui partoriva la signora Kante, e indirizzata al fax del commissariato di polizia del quartiere".
(1 aprile 2009)
La Repubblica on line

martedì 31 marzo 2009

Una lettera che ci fa riflettere

Lettera aperta dalla Romania
(pubblicata sul Messaggero on line)
Cara redazione ho pensato da scrivere questa lettera perché era il mio dovere farlo. Tanti anni fa quando ero bambino ho letto una belissima favola romena scritta da Petre Ispirescu. La favola raccontava di un figlio di un re andato via di casa e ritornato indietro poco tempo dopo. Quando è tornato era tutto cambiato, il paesaggio, le case, le persone, non aveva più famiglia. Il nome dalla favola è "giovinezza senza vecchiaia e vita senza morte". In poche parole lo scrittore anticipava senza sapere il cosiddetto tempo biologico. Io ho vissuto a Roma per 10 anni che non sono pochi. Non dimenticherò mai la prima volta quando sono arrivato, nel novembre 1995. Era un mondo diverso di tutto quello che conoscevo. I primi tempi sono i più duri, tante volte gli amici non sono amici e puoi rimanere per strada senza nessuno. Ero impaurito, non sapevo una parola d'italiano, mi sentivo come catapultato e abbandonato. Paese diverso, lingua diversa.Dopo 2 anni di sacrifici sono riuscito a avere una stanza in affitto. Pian piano come un bambino che impara a caminare ho imparato la lingua, un mestiere e ho cominciato ad amare Roma giorno dopo giorno. L'ho amata come una donna misteriosa e cosmopolita, come una madre che non era con me, come tutti i miei affetti rimasti in Romania.Gli anni sono passati l'amore è rimasto lo stesso. Adesso sono in Romania e ho paura. Ho paura per la disillusione da trovare una città cambiata in un solo anno. Ho paura da sentirmi tradito non da lei, ma da altre cose. Tante volte pensavo "cosa posso fare io per Roma?". Alla fine la risposta l'ho trovata: mi devo comportare bene e rispettare ogni sanpietrino di Roma.A Roma piace essere corteggiata, però con molta gentilezza. Devi essere una brava persona così lei ti accetta. Se la ami con tutta tua anima il tuo amore verrà ricambiato con l'amore suo e della popolazione capitolina.Mi auguro che questa bufera mediatica finirà. Di più di questo mi auguro che certi miei connazionali capissero una volta per tutte che la delinquenza non è la strada per andare in paradiso. Per colpa loro soffrono persone italiane e non che non hanno colpe. Faccio un apello a tutti gli italiani: vi prego, non pensate che tutti i romeni sono delinquenti e che tutti dovrebero essere tratati alla stessa maniera.L'Italia è un paese civile con una grande storia e con un massimo apporto per l'umanità (rinascimento, scritori, pittori, scienziati e tanti altri). Non cambiate il vostro modo di essere, sono pochi quelli che sono la vergogna dalla Romania, è la stampa che li fa diventare di più. Avete l'altruismo e la bontà cristiana che ho trovato io 11 anni fa. Non vi preocupate, noi che vi rispettiamo siamo con voi. Non possiamo tacere vedendo come vanno le cose in Italia.Il mio appello non è per la classe politica di entrambi paesi, è per l'uomo comune. A lui mi appello con molta sincerità e gli chiedo scusa per gli stupri e tutto il resto fatti da alcuni che non si meritano il nome di romeni. Tutti quelli che delinquono non sono la Romania. Quello che fanno in Italia lo facevano pure qui. Non si diventa in pochi giorni stupratore, rapinatore, prosseneta oppure ubriacone. Non si può.I have a dream: voglio rivedere Roma come l'ho lasciata quando sono andato via. Non lo fate per me, fatelo per lei. E' l'unica cosa che chiedo, non voglio un posto di lavoro, andare in tv, fare grande fratello. Solo questo. Grazie Marius(28 marzo 2009)

venerdì 13 marzo 2009

Un caso emblematico che rischia di ripetersi

Il caso. Bari, per i sanitari la donna era malata da mesi: una semplice visita poteva salvarla
Il primario: la tubercolosi va curata subito, basta un colpo di tosse per contrarla
Teme la denuncia e non va in ospedaleprostituta muore di Tbc, rischio contagio
di MARA CHIARELLI


Il Policlinico di Bari
BARI - Era clandestina da alcuni mesi, per vivere faceva la prostituta e per paura non è andata in ospedale: è morta per tubercolosi polmonare avanzata, e dunque altamente contagiosa. E ora scatta l'allarme sanitario: Joy Johnson, la giovane nigeriana di 24 anni, trovata agonizzante da un cliente venerdì sera nelle campagne alle porte di Bari, potrebbe aver contagiato decine di persone che avevano avuto rapporti con lei, gli stessi soccorritori e i connazionali del centro d'accoglienza dove per un mese aveva vissuto. Per precauzione ieri è stato chiuso l'istituto di medicina legale del Policlinico. E medici e poliziotti invitano chi avesse avuto rapporti con la nigeriana a contattare il più vicino ospedale. Quella di Joy era una tragedia annunciata. All'arrivo dei sanitari del 118, Joy Johnson, da novembre in città, perdeva sangue dalla bocca. La ragazza era malata da diversi mesi, ma se si fosse sottoposta a un esame del sangue o a una radiografia, oggi sarebbe ancora viva. L'allarme, ora, e l'invito a farsi controllare è rivolto ai clienti e a tutti coloro che dal 14 novembre (data di arrivo al Cara di Bari) hanno avuto contatti ravvicinati con lei. Tra questi, quell'uomo che, usando il telefono cellulare di Joy Johnson, ha chiesto aiuto alla polizia. "La tubercolosi va curata subito - dichiara il primario di Pneumologia del Policlinico di Bari, Anna Maria Moretti - perché anche le forme inizialmente non contagiose, senza terapia adeguata, lo possono diventare". Basta un colpo di tosse per contrarla, visto che si diffonde per via aerea. "È consigliabile sottoporsi a un test, l'intradermo reazione alla turbercolina, da fare in ospedale - spiega la specialista - Si tratta dell'inoculazione sotto cute di una sostanza che produce una reazione, da monitorare a casa per tre giorni. Se fosse positiva, va fatta la radiografia al torace, ma questo lo deve decidere il medico".

Si associa all'invito, ridimensionando l'allarme, il questore di Bari, Giorgio Manari: "E' idoneo e opportuno - dichiara - rispettare ciò che un medico e le autorità sanitarie dicono in questo senso". Subito dopo aver ricevuto il referto dell'autopsia, effettuata dal medico legale Francesco Introna, il pm incaricato delle indagini, Francesco Bretone ne ha dato comunicazione alle Asl, come prevede la legge. Immediati è scattata la profilassi nel Cara e nei confronti di chiunque abbia avuto contatti con la giovane donna, anche dopo il decesso. In caso di contagio accertato, la terapia, di tipo farmacologico, è lunga (dai sei ai nove mesi) ma dà il controllo totale della malattia. Bisogna però, sostengono i medici, tenere più alta l'attenzione su una patologia che, considerata scomparsa, si sta nuovamente manifestando in Italia a causa di due fattori: scarsa prevenzione e l'arrivo di extracomunitari che si portano dietro malattie endemiche nei loro Paesi, come la tubercolosi e l'Aids.
Da Repubblica on line

giovedì 12 marzo 2009

Noi non segnalamo day

17 marzo 2009:
“NOI NON SEGNALIAMO DAY”

La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) attraverso i Gruppi Immigrazione e Salute (GrIS), in collaborazione con Medici Senza Frontiere, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione (ASGI), Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG), organizza una giornata di protesta e mobilitazione contro il disegno di legge sulla sicurezza in discussione alla Camera dei Deputati che prevede la cancellazione del divieto di segnalazione per gli immigrati senza permesso di soggiorno che si rivolgono alle strutture sanitarie per curarsi.
Con i contenuti dell'appello già presentato in occasione della discussione dell'emendamento in Senato "Divieto di segnalazione: siamo operatori della salute, non siamo spie", si vuole spiegare ancora una volta l'assoluta insensatezza di tale provvedimento in termini di sanità pubblica, di economia sanitaria, di sicurezza e di valori etici e deontologici.


IL GIORNO 17 MARZO 2009,
PARTECIPATE

DALLE 9.00 ALLE 11.00
AL PRESIDIO DI OPERATORI DELLA SALUTE
IN PIAZZA SAN MARCO (ANGOLO PIAZZA VENEZIA)

E ALLE ORE 12.00
ALLA CONFERENZA STAMPA, PRESSO L’OSPEDALE SAN CAMILLO, ORGANIZZATA DA

Ø REGIONE LAZIO
Ø SIMM – GrIS LAZIO
Ø AZIENDA OSPEDALIERA SAN CAMILLO FORLANINI

CON L’ADESIONE DI MSF, OISG, ASGI, INMP, AMSI, ORDINE DEGLI PSICOLOGI DEL LAZIO

ALTRI ORDINI E COLLEGI PROFESSIONALI STANNO ADERENDO
Salvatore Geraci Presidente SIMM
Filippo Gnolfo Portavoce GrIS Lazio


Partecipate e diffondete l’invito

lunedì 23 febbraio 2009

Gli immigrati insegnano l’inglese agli italiani

Lunedì 23 Febbraio 2009




di CLAUDIA PAOLETTI
www.ilmessaggero.it

Gli immigrati insegnano l’inglese agli italiani. S’invertono a Cisterna le offerte per favorire l’integrazione sociale. L’associazione di volontariato “Welcome” di Cisterna, fondata nel 2000 da alcuni immigrati di diverse nazionalità e professioni, ha aperto le iscrizioni ad un corso di lingua inglese gratuito rivolto a giovani e meno che cercano una maggiore integrazione con le comunità immigrate, per navigare meglio su internet e sentirsi un po’ più cittadini d’Europa e del mondo. Il corso, organizzato con il patrocinio e contributo del Comune di Cisterna, è rivolto naturalmente anche agli immigrati da poco in Italia, per migliorare le condizione di vita e l'inserimento sociale nel paese ospitante. Le lezioni inizieranno il 27 febbraio e si svolgeranno nella sede dell’associazione Welcome in via Damiano Chiesa, dalle ore 17 alle 19 fino a giugno.
«Cisterna è un territorio di forte immigrazione ma anche di grande accoglienza e apertura nei confronti delle culture diverse – dice il delegato all’associazionismo, Antonio Lucarelli - mentre i più giovani, attraverso la scuola, hanno ormai acquisito gli strumenti per comunicare con esponenti delle diverse etnie che si sono insediati presso di noi, forte è stata la richiesta di nostri cittadini adulti o magari di età piuttosto avanzata, che hanno manifestato questa esigenza. Per lo più si avverte il bisogno di conoscere delle nozioni di lingua inglese che permettano di comunicare su esigenze di vita quotidiana e concreta; ad esempio poter dialogare con il vicino di casa proveniente da un paese straniero, oppure una maggiore autonomia nell’uso consapevole di internet». Per informazioni chiamare il 335.5907383 oppure scrivere a associazione.welcome@gmail.com
FONTE





mercoledì 18 febbraio 2009

LAMPEDUSA LAMPEDUSA LAMPEDUSA

RIVOLTA NEL CIE DI LAMPEDUSA, ALMENO 24 FERITI
LAMPEDUSA (AGRIGENTO) - Salgono complessivamente a 24 le persone rimaste ferite negli scontri tra extracomunitari e forze dell'ordine e nell'incendio scoppiato nel Cie di Lampedusa. Ventidue, tra poliziotti e carabinieri, hanno riportato contusioni provocate dagli oggetti lanciati dagli extracomunitari o sono rimasti intossicati; due immigrati sono invece ricoverati per le esalazioni del fumo sprigionate dalle fiamme.

L'incendio, completamente domato, ha distrutto almeno il 60% del centro d'accoglienza

La rivolta degli immigrati all'interno del Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa è scoppiata poco prima di mezzogiorno. Tutto è avvenuto al momento della distribuzione dei pasti: un gruppo di tunisini, che ieri aveva cominciato uno sciopero della fame per protestare contro i rimpatri coatti, ha aggredito alcuni connazionali che avevano deciso di pranzare egualmente. Gli agenti di polizia e i carabinieri in servizio all'interno del Centro sono subito intervenuti per calmare gli animi.

A questo punto gli immigrati hanno scaricato la loro rabbia contro gli uomini in divisa, lanciando water, porte sradicate e pezzi di lamierino che hanno ferito alcuni agenti. Le forze dell'ordine, in assetto anti sommossa, hanno risposto facendo anche uso di manganelli e lacrimogeni. Per alcuni minuti all'interno del Centro è regnato il caos: alcuni rivoltosi, secondo la ricostruzione del questore di Agrigento Girolamo di Fazio, avrebbero tentato di fuggire, forzando il cancello d'ingresso. Altri avrebbero appiccato l'incendio che ha distrutto interamente una delle tre palazzine, dando fuoco a materassi, cuscini e altre suppellettili. Il questore ha detto che i responsabili della rivolta, una ventina di tunisini, sono già stati identificati e arrestati.

SINDACO LAMPEDUSA, BERLUSCONI RIMUOVA MARONI
Il sindaco di Lampedusa Dino De Rubeis, dopo gli scontri di questa mattina tra gli immigrati e le forze dell'ordine all'interno del Cie sfociati in un incendio, sollecita 'l'intervento del presidente del consiglio Silvio Berlusconi e la rimozione immediata del ministro Maroni, responsabile del fallimento totale dell'operazione'. 'Grazie all'opera svolta dal ministro - sostiene De Rubeis -si e' corso il rischio che a Lampedusa potesse accadere una strage sia tra gli immigrati, sia tra le persone che lavorano all'interno del centro e tra la popolazione'.

venerdì 6 febbraio 2009



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