mercoledì 28 gennaio 2009

I medici non sono spie

l'appello di medici senza frontiere ai senatori in vista del voto a palazzo madama
«Siamo medici, non siamo spie»No alla segnalazione dei clandestini
«No all'abolizione del principio che protegge gli immigrati che rivolgono alle strutture sanitarie»
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Il sito "Divieto di segnalazione"
MILANO - «Siamo medici e infermieri, non siamo spie». È lo slogan della campagna di mobilitazione "Divieto di segnalazione" lanciata da Medici e da altre associazioni alla società civile contro l'emendamento che abolisce il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria.
FIACCOLATA - Il voto in Senato dell'emendamento volto a sopprimere il suddetto principio è in programma il prossimo 3 febbraio. Per il giorno prima Medici Senza Frontiere, la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, l'Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e l'Osservatorio Italiano sulla Salute Globale promuovono una fiaccolata davanti a Montecitorio.
LA NORMA E LA COSTITUZIONE - La norma (comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 - Testo Unico sull’immigrazione) attualmente prevede che «l’accesso alle strutture sanitarie da parte di uno straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano. Questa disposizione normativa, sottolineano i Medici Senza Frontiere, è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995 (attraverso l’art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n. 489/95, più volte reiterato, voluto ed approvato dal centrodestra anche con i voti della Lega). e la sua "logica" non è soltanto quella di «aiutare/curare l’immigrato irregolare», ma anche quella di osservare pienamente la Costituzione e in particolare l'articolo 32 in base al quale la salute è tutelata dalle istituzioni in quanto riconosciuta come diritto pieno ed incondizionato della persona in sé, senza limitazioni di alcuna natura, comprese – nello specifico – quelle derivanti dalla cittadinanza o dalla condizione giuridica dello straniero.
I RISCHI - Segnalando un clandestino alla prestazione sanitaria, secondo Medici Senza Frontiere, si corre il rischio di far nascere nell’immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza e quindi di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie. Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa «marginalizzazione sanitaria» di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, anche aumentando i fattori di rischio per la salute collettiva. L'abolizionone del principio di non segnalazione inoltre potrebbe, secondo le organizzazioni firmatarie dell'appello, incentivare la nascita e la diffusione di percorsi sanitari e di organizzazioni sanitarie "parallele", al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità pubblica.
28 gennaio 2009
Corriere della Sera


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