venerdì 19 settembre 2008

" Chained to the poll" ......



Dove ?: Monza (Milano, Lombardia) FOTO SHOCK !


IMMIGRANT CHAINED TO THE POLE IN AN ITALIAN POLICE STATION. THE POLICE COMPLAINED THAT ALL THE CELLS WERE OCCUPIED.....Hummm...
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Quando: 18 Settembre 2008
Categoria: Cronaca

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La foto è stata diffusa da un sindacato di polizia, ed è comparsa con grande enfasi sul sito online del quotidiano La Repubblica.
Al commissariato di via Romagna a Monza, mancano le celle di sicurezza: dunque ecco la soluzione.
Ammanettano le persone fermate al palo. Mancano le celle di sicurezza, non c'è l'impianto antincendio,
si lamentano i rappresentanti sindacali che poi sottolineano i cronici problemi di organico: 'per una citta' di 130 mila abitanti circola una sola Volante e a volte con due soli agenti a bordo'




NON ERANO CRIMINALI

Amici degli immigrati uccisi: non erano criminali
CASERTA (19 settembre) - Davanti al negozio 'Ob Ob exotic Fashions' c'è lo zio di una delle vittime. Steven, ghanese, fa il giardiniere e dice che suo nipote Giulios, 32 anni, una delle vittime «era un bravo ragazzo. Non ha mai fatto nulla di male, non è un criminale». Steven mostra le sue mani per dimostrare che «noi qui ci ammazziamo di fatica, non siamo certo dei camorristi». Ripete la stessa storia anche Cristopher, liberiano di 28 anni. Lui conosceva Alaji, 28 anni, un'altra delle vittime. «Lavorava nel negozio di sartoria, era alla macchina da cucire quando è stato ammazzato - racconta Cristopher - la camorra? Forse cercava qualcun altro ma di certo nessuno dei nostri amici». Un altro extracomunitario, che parla solo la sua lingua, racconta che poco prima della strage due persone a bordo di due motorini avevano più volte fatto la spola davanti alla sartoria. Ma ad un certo punto le versioni degli africani sembrano contraddirsi. Uno di loro, infatti, sostiene che poco distante dalla strage c'era un Suv di colore nero in attesa, con all'interno alcune persone che poi si sono spostate davanti alla sartoria e hanno fatto la strage. Tra la folla di extracomunitari c'è anche Obodu, liberiano. L'uomo mostra le ferite: è una delle vittime del 18 agosto scorso quando nel centro di Castel Volturno i sicari ferirono a colpi di pistola e fucile 5 extracomunitari, ma senza provocare morti.

Rivolta a Castevolturno

Proteste dopo l'uccisione di sei extracomunitari: sparati 130 proiettili
Castelvolturno, rivolta degli immigrati dopo la strage di camorra
Vetrine rotte e auto in mezzo alla strada: «Non siamo trafficanti di droga, questo è razzismo»
Il luogo della strage (Epa)CASTELVOLTURNO (Caserta) - Circa 130 proiettili esplosi da sei-sette sicari, a bordo di almeno un'auto e una moto. È questo lo scenario che gli investigatori hanno finora ricostruito dell'agguato in cui sono stati uccisi giovedì sera sei immigrati africani a Castelvolturno. Un volume di fuoco impressionante (a sparare sono stati un kalashnikov, una pistola calibro 9x21 e una 9x19), simile a quello impiegato nell'agguato di Baia Verde, sempre a Castelvolturno, vittima il gestore di una sala giochi, Antonio Celiento: in questo caso una sessantina i colpi esplosi. La quantità di proiettili usata in entrambi gli agguati è uno dei diversi elementi che fanno pensare a un solo gruppo di fuoco in azione: per averne la certezza occorrerà però attendere la perizia balistica. Gli inquirenti ritengono che, all'origine della strage degli immigrati, ci fosse una «spedizione punitiva» contro la sartoria, probabilmente un centro del traffico di stupefacenti. Per il momento non emergono piste diverse da quella del regolamento di conti.
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LA RIVOLTA - Nel frattempo, sale la rabbia a Castelvolturno: alcuni immigrati, bastoni in mano, hanno frantumato le vetrine di alcuni negozi e rivoltato auto in mezzo alla strada, distruggendo i vetri di altre vetture ferme. Il tutto davanti al luogo dove sono stati uccisi i sei stranieri. «Vogliamo giustizia - urlavano - non è vero che i nostri amici ammazzati spacciavano droga o erano camorristi. Sono state dette tutte cose false». Gli extracomunitari, soprattutto africani, puntano il dito contro chi li accusa di spacciare droga. «Noi siamo persone perbene, non è giusto che ogni volta che si parla di droga - dicono - siamo noi i colpevoli e questo solo perché è nero il colore della nostra pelle. Questo è razzismo». A un certo punto gli immigrati hanno iniziato a lanciare massi e oggetti pesanti contro la camionetta della polizia. La protesta è proseguita nel pomeriggio: gli immigrati hanno sradicato segnali stradali gridando «italiani bastardi».IL SINDACO - Preoccupato il sindaco di Castelvolturno. «Sono incontrollabili, temo qualcosa di grave» ha affermato Francesco Nuzzo, parlando al telefono, secondo quanto da lui stesso riferito, con il questore di Caserta, Carmelo Casabona. Il sindaco ha cercato di trattare con un gruppo di immigrati per fermare gli atti di vandalismo. A cercare di calmare gli animi sono anche alcuni stranieri che ai loro connazionali continuano a urlare: «Basta Basta».
La rabbia degli immigrati (Ap)LE INDAGINI - Nel frattempo l'attenzione degli investigatori si concentra sulle 'nuove leve' del clan dei Casalesi, cinque-sei personaggi fautori di quella strategia stragista che sembra aver prevalso nel clan rispetto a quella dell'inabissamento scelta dai 'capi storici' dopo i colpi subiti. Si tratta delle stesse persone, tutte latitanti, ritenute responsabili di buona parte degli attentati avvenuti negli ultimi mesi: Francesco e Alessandro Cirillo, quest'ultimo detto 'O Sergente', Oreste Spagnuolo, Giovanni Letizia (detto 'O zuoppo'), Giuseppe Setola, Emilio Di Caterino. Gli investigatori riterrebbero che è tra loro che bisogna cercare chi ha sparato centinaia di colpi lungo la via Domiziana. Come è tra loro che va cercato il killer di Umberto Bidognetti, ucciso il 2 maggio scorso, colpevole solo di essere il padre del pentito Domenico. E sempre i sei latitanti sarebbero i responsabili dell'assassinio dell'imprenditore Domenico Noviello, colpito il 16 maggio con 22 colpi di pistola a Castelvolturno dopo aver denunciato i clan, e dell'uccisione di Michele Orsi, freddato il 1 giugno. Il gruppo che fa capo ad Alessandro Cirillo e Giuseppe Setola sarebbe anche responsabile del ferimento avvenuto il 30 maggio a Villaricca di Francesca Carrino, nipote di quella Anna Carrino compagna del boss Francesco Bidognetti, detto Cicciotto 'e Mezzanotte, che ha lanciato appelli contro la camorra e che con le sue rivelazioni ha consentito l'arresto di diversi esponenti della cosca. Il ragionamento che viene fatto da investigatori e inquirenti è che, presi questi latitanti, la scia di sangue potrebbe interrompersi. Ma non solo. Un ulteriore colpo, assestato questa volta ai leader emergenti e non ai capi storici, potrebbe rimescolare di nuovo le carte all'interno dell'organizzazione dei Casalesi.
19 settembre 2008

IMMIGRATI IN FRANCIA

La proprietà: sistemeremo tutti

Occupato il «ristorante dei re»
In sala siedono solo i lavapiatti

Alla alla «Tour d'Argent» di Parigi la simbolica protesta contro il lavoro irregolare

(Ap)
(Ap)
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Persino il più famoso ristorante
di Parigi impiega immigrati irregolari. Non è un'accusa, ma un fatto, denunciato da una quarantina di «sans papiers» che hanno organizzato mercoledì sera un'occupazione simbolica della «Tour d'Argent», il celebre tempio della gastronomia, dove si gusta (e si paga come «argent ») l'anatra numerata per ogni cliente. Fra essi, alcuni dipendenti del locale — a quanto pare sette lavapiatti impiegati da diversi anni — e altri clandestini che si sono uniti alla protesta per solidarietà. In sostanza, autodenunciandosi, i lavoratori sperano in una regolarizzazione. «Lavoro qui da nove mesi, cinque giorni su sette, dalle 10 alle 19, per 1.200 euro al mese, pago persino i contributi sociali a mio carico e potrei essere espulso dalla Francia dall'oggi al domani», dice Mediba, un giovane del Mali, seduto con i suoi compagni di lavoro sulle sedie in raso dei lussuosi saloni della «Tour». Per evitare danni eccessivi all'immagine del locale — i clienti ieri sono entrati da una porta secondaria — la direzione ha immediatamente reagito. Fabrice Rollo, responsabile delle risorse umane, ha dichiarato di non essere al corrente della presenza di lavoratori clandestini, ma si è impegnato ad avviare subito le procedure burocratiche per la regolarizzazione

«È una buona notizia, ma restiamo vigili», ha detto il rappresentante della Cgt, il sindacato che ha avviato da tempo la battaglia in difesa dei sans papiers, in particolare nei settori della ristorazione e dei servizi. Nella giornata di ieri, su ordine della direzione, i clandestini sono stati costretti a lasciare il ristorante. Ne sarebbe nato qualche parapiglia fra impiegati regolari, addetti alla sicurezza e al servizio e sans papiers. Alcuni hanno sporto denuncia per violenza. «Anche la Tour d'Argent dovrà rispondere alla giustizia e rispettare i diritti dei lavoratori», ha fatto sapere la Cgt, che intende rivolgersi alla magistratura. Nei mesi scorsi, altri famosi ristoranti e ritrovi parigini sono stati occupati per denunciare un fenomeno che — comprendendo imprese di pulizie, fast food e bar — riguarderebbe migliaia di persone. In alcuni casi, come avvenuto la primavera scorsa al Bistro Romain, una nota brasserie sugli Champs-Elysées, i proprietari del ristorante hanno dichiarato di essere solidali con i lavoratori in sciopero e di aver depositato presso la prefettura di Parigi i dossier di regolarizzazione. Ma si è scoperto che almeno una settantina di impiegati erano irregolari. Di fronte al giro di vita imposto dal governo, che negli ultimi mesi ha intensificato controlli ed espulsioni, l'autodenuncia dei camerieri e la solidarietà dei datori di lavoro può sembrare un risvolto grottesco e paradossale del problema, ma in sostanza conferma la scarsa sintonia fra misure di carattere politico e la realtà sociale ed economica di attività produttive (servizi, ristorazione, servizi alla persona) che non potrebbero funzionare a regime senza l'apporto di lavoratori stranieri. Il primo maggio scorso, per la prima volta migliaia di sans papiers sono sfilati in testa al corteo assieme ai lavoratori regolari. Negli ambienti del ministero dell'Immigrazione si ritiene che la solidarietà dei datori di lavoro e la pubblicità data all'avvio delle pratiche di regolarizzazione sia in qualche caso un modo per tirare una riga sulle irregolarità del passato, ma nello stesso tempo si è deciso di ampliare le possibilità di regolarizzazione, pur sottoponendo le richieste ad un esame caso per caso dei dossier. Dall'inizio del movimento, su circa 1.700 domande, più di 900 sono state accolte. E la regolarizzazione alimenta d'altra parte la speranza di nuove possibilità. Proprio ieri, alcune imprese di pulizia e artigianato sono state bloccate dallo sciopero di dipendenti irregolari, mentre proteste e astensioni dal lavoro si segnalano in alcune aziende editoriali. Il sindacato, come dice Raymond Chauveau della Cgt, non chiede sanatorie generalizzate, ma regole uguali su tutto il territorio nazionale. «Oggi si hanno differenze di trattamento da una prefettura all'altra o da un'azienda all'altra». A quanto pare, anche da un ristorante all'altro, come alla Tour d'Argent: anatre numerate e lavapiatti senza documenti.

http://www.corriere.it/esteri/08_settembre_19/sans_papier_ristorante_re_nava_f38a819c-860d-11dd-bef9-00144f02aabc.shtml

Massimo Nava
19 settembre 2008

Strage

Lo scontro a fuoco a Varcaturo al confine con la provincia di Caserta
Nel comune limitrofo di Castel Volturno ucciso anche il gestore di una sala giochi

Strage nel laboratorio tessile del napoletano
Sei nigeriani uccisi in un agguato

Nel conflitto anche un ferito ricoverato ora in condizioni non gravi




Strage nel laboratorio tessile del napoletano Sei nigeriani uccisi in un agguato
VARCATURO (NA) - Un regolamento di conti finito nel sangue nel Napoletano: un gruppo di spacciatori nigeriani è stato ucciso in un conflitto a fuoco. La sparatoria, con centinaia di colpi esplosi, ha causato sei vittime, tutte tra i 30 e i 40 anni, e un ferito a Varcaturo comune al confine con la provincia di Caserta e considerato da tutti il "regno dei nigeriani" a causa dei numerosi fabbricati occupati da extracomunitari.

Secondo le prime ricostruzioni, le vittime si trovavano in un laboratorio tessile, forse il deposito della droga, al chilometro 43 della statale della Domitiana. Nello scontro a fuoco è rimasto ferito un altro extracomunitario, colpito agli arti inferiori e prontamente ricoverato in ospedale in condizioni non gravi.

Nel comune limitrofo di Castel Volturno, in località Baia Verde, nel pomeriggio aveva subito un agguato Antonio Celiento, 53enne pregiudicato gestore di una sala giochi. L'uomo è stato colpito da una ventina di colpi di pistola, esplosi da uno o due sicari che hanno poi fatto perdere le loro tracce. L'omicidio si è verificato dentro il locale gestito da Celiento, che è deceduto poche ore dopo il ricovero.

Sulle due vicende indagano adesso le forze dell'ordine. Dietro i fatti c'è probabilmente la mano della camorra. In particolare l'agguato ai nigeriani potrebbe essere stato organizzato dai casalesi, per risolvere un contenzioso tra chi gestisce il narco traffico. Sempre più spesso la camorra si affida a bande di extracomunitari per smistare la merce nel territorio e forse in questo caso i nigeriani non hanno seguito le direttive del clan.
Tratto da Repubblica on line del 19/09/2008


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