domenica 8 marzo 2009

Aggressione razzista a Napoli

È figlio di un noto docente dell'università orientale
Napoli, studente italo-etiope denuncia aggressione. «Nessuno è intervenuto»
Marco Beyenne, 22 anni, è stato aggredito e picchiatoda due uomini con la testa rasata in una piazza affollata


Marco Beyenne (Ansa)NAPOLI - Aggressione a sfondo razzista a Napoli. L'ha denunciata Marco Beyenne, uno studente italo-etiope di 22 anni di Capaccio (Salerno), iscritto alla facoltà di Scienze Politiche dell'università Orientale di Napoli. È figlio di un noto docente universitario in pensione, Yakob Beyenne, tuttora legato all'ateneo da un contratto di collaborazione per la cattedra di filologia etiopica.
«NESSUNO È INTERVENUTO» - «Le ferite al volto fanno molto meno male di quelle che ho dentro» ha detto il ragazzo, aggredito nella notte tra giovedì e venerdì nel centro di Napoli da due giovani che, al grido di «negro di m...», lo hanno ripetutamente colpito al volto con una cintura. L'aggressione è avvenuta davanti a una trentina di persone che, secondo lo studente, si sono limitati ad assistere alla scena. «Ero in compagnia di un amico, anche lui studente - spiega Marco Bayenne -. Stavamo facendo una passeggiata in piazza del Gesù e volevamo andare a bere qualcosa in un locale molto frequentato dagli studenti, specie il giovedì notte. All'uscita dal locale, due persone si sono avvicinate e mi hanno chiesto cosa volessi. Non ho avuto neppure il tempo di rispondere, che uno dei due, con il capo rasato, ha tirato fuori una cintura e ha cominciato a colpirmi al volto con una ferocia inaudita, mentre gridava frasi del tipo 'negro di m...»'. Molti i giovani presenti nella piazza che hanno assistito alla scena. «Non uno dei presenti ha alzato un dito - prosegue Marco -. Nessuno ha avuto il coraggio di intervenire, nonostante l'aggressione sia durata un paio di minuti. Solo il mio amico ha tentato di difendermi, prendendosi la sua dose di calci e pugni». Alla fine Beyenne è riuscito a divincolarsi, rifugiandosi in una rosticceria. «Sanguinavo dal viso, così il titolare del locale mi ha dato dei fazzolettini di carta per ripulirmi». Poi l'arrivo in ospedale, dove lo studente è stato medicato e dimesso. «Quando siamo andati al commissariato di polizia di via San Biagio, gli agenti stentavano a crederci - racconta la vittima -, uno di loro mi ha detto che a Napoli non si era mai verificata un'aggressione a sfondo razziale. Erano tutti molto dispiaciuti».
«CLIMA DI INTOLLERANZA» - «Sono di nuovo a Capaccio - aggiunge il giovane italo-etiope -, sono tornato a casa per ritrovare la serenità smarrita. Ma da lunedì sarò ancora una volta tra i banchi dell'università, come sempre. Spero che sia il primo e l'ultimo episodio di razzismo in una città tanto bella e tollerante come Napoli, anche se da qualche mese respiro un'aria che non mi piace, un'aria di insofferenza che può essere molto pericolosa». «Mio marito è in Italia dall'inizio degli anni Sessanta - dice Paola Raeli, moglie di Yaqob Beyenne -. È un uomo stimato e amato da tutti e in tutto questo tempo non è mai accaduto niente né a lui né a mio figlio, ma ora ho paura. Quello che è accaduto giovedì notte è il sintomo che qualcosa nel nostro paese sta cambiando. C'è un clima di intolleranza».
Da Repubblica on line


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