domenica 6 dicembre 2009

Voglio i miei soldi": ucciso

                   Voglio i miei soldi": ucciso

La vittima Ibrahim M'Bodi e il luogo dove è stato trovato



Biella, senegalese litiga col datore
di lavoro. Colpito con 9 coltellate
PAOLA GUABELLO
BIELLA
Non voleva pagargli gli arretrati, gli aveva perfino detto d’iscriversi al registro degli artigiani per sbarazzarsi di lui come dipendente. Ma Ibrahim M’Bodi, senegalese con regolare permesso di soggiorno, fratello di Adam, segretario della Fiom-Cgil a Biella, non era d’accordo e soprattutto voleva i soldi che gli spettavano di diritto. Così è scoppiata la lite, poi uno dei due ha estratto un coltello: M’Bodi, 35 anni, è morto ammazzato da nove coltellate.

Ha confessato subito Michele D’Onofrio. Davanti ai carabinieri, dopo un breve interrogatorio, non ce l’ha fatta a reggere la pressione e ha parlato. Artigiano residente a Zumaglia, centro del Biellese di mille abitanti dove abitava anche la vittima, era esperto di arti marziali. «Lui ha tirato fuori il coltello e allora ho reagito, un momento di follia», ha detto agli inquirenti. Sul corpo del senegalese è stata eseguita l'autopsia, nei prossimi giorni si saprà l’esito. Dal referto del medico legale dovrebbe uscire l'ora in cui è avvenuta la morte, che dovrebbe risalire a un paio di giorni prima del ritrovamento del cadavere, e i punti in cui sono state inferte le nove coltellate: se solo davanti o anche sulla schiena, e se sono presenti lesioni da difesa. Dettagli fondamentali per i vcapi d’imputazione.

Ibrahim M’Bodi era stato trovato senza vita mercoledì mattina nel canale di scolo di una risaia a Ghislarengo, nel Vercellese, lungo la strada provinciale che collega il paese a Rovasenda. Una distesa di campi tagliata da stradine sterrate e fossati che col favore delle tenebre aveva inghiottito il corpo dell’africano fino a quando un acquaiolo che passava di lì, verso mezzogiorno, lo aveva notato dando l’allarme.

Il cadavere era stato ripulito dal sangue. L’assassino andava di fretta e soprattutto voleva agire indisturbato e senza destare sospetti: si è liberato così della sua vittima, imboccando una stradina che parte dalla provinciale e che si perde tra le risaie addentrandosi per un centinaio di metri. Un disperato tentativo di ritardare il ritrovamento oppure di depistare le indagini. Senza nome

Per diverse ore la salma è rimasta all’obitorio di Vercelli senza un nome: l’ucciso non aveva documenti, solo dalle impronte digitali i carabinieri sono riusciti a dargli un’identità. «Il mio cliente si è dimostrato collaborativo con gli inquirenti - spiega l'avvocato Alessio Ioppa di Borgosesia che ha assunto la difesa di D’Onofrio assieme al collega Massimo Mussato di Vercelli - e in effetti potremmo dire che ha per certi versi confessato. Di più non posso anticipare, in quanto le indagini sono ancora in corso».

In queste ore gli investigatori stanno cercando di ricostruire la vicenda. Sarà di estrema importanza, ai fini di comprendere il movente del delitto, ritrovare e analizzare il coltello, soprattutto per ciò che riguarda le impronte digitali. L'omicidio sarebbe avvenuto nel Biellese e l'ipotesi appare confermata anche dal fatto che, a breve, il fascicolo verrà trasmesso dalla procura di Vercelli ai colleghi di Biella. Intanto le organizzazioni sindacali hanno indetto un presidio mercoledì prossimo davanti alla prefettura di Biella, dalle 11 alle 12, perchè «l’omicidio di Ibrahim da parte del suo datore di lavoro non può passare sotto silenzio. Fatti di inaudita gravità come questo rientrano in un clima generale di imbarbarimento dei rapporti sociali, con la possibile aggravante dell'odio razziale».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200912articoli/50063girata.asp

1 commento:

Unknown ha detto...

REDANI- Rete della Diaspora Africana Nera in Italia-

Comunicato stampa 6/12/2009

NON SIAMO CARNE DA MACELLO!!
Dall’uccisione del giovane sudafricano Jerry Essan Masloo (Villa Literno, 25 agosto 1989) che allora sollevò un’onda d’indignazione e proteste in questo paese, a quella recente del senegalese Ibrahim M’Bodi ucciso a Biella dal datore di lavoro, con nove coltellate, perché reclamava lo stipendio che da tre mesi non gli era stato versato, abbiamo assistito nell’arco di un solo anno al massacro del piccolo Abdul a Milano per un pacco di biscotti, al pestaggio del giovane Emmanuel dai vigili di Parma. Abbiamo visto il giornalista-scrittore Pap Khouma malmenato da agenti del trasporto milanesi, sei ghanesi morti-ammazzati a Castelvolturno, uno studente etiope picchiato a Napoli, l’attore Mohamed Ba accoltellato in pieno giorno nella “Milano col cuore in mano”, senza ragione, di fronte all’indifferenza generale. Anche un somalo a Torino aggredito sul pullman, ne è uscito con una mascella rotta, un fisioterapista congolese, aggredito davanti alla figlioletta da una ventina di ragazzi, e tante, tante altre violenze e soprusi quotidiani.
A quelli che parlano ancora di “episodi isolati” diciamo che sono fatti che dimostrano, ce ne fosse bisogno, che c’è un fenomeno di intolleranza crescente che sta dilagando in questo paese e la comunità Nera africana ne sta pagando altamente le spese. Da qualche tempo, registriamo presso i nostri concittadini dell’Africa Nera, segnali di insofferenza e preoccupazione. Ci sono sempre più immigrati neri che denunciano l’esistenza di un clima di sospetto, di ostilità, di violenza verbale nei loro confronti. Oggi in Italia, vi sono chiari indici di un aumento del razzismo contro i Neri. Il peggioramento della situazione ci invita ad agire per dire Basta contro l’odio e il razzismo.
Di fronte all’uccisione di Ibrahim M’Bodi, gli intellettuali dell’Africa Nera in Italia chiedono a TUTTI un risveglio da questo letargo di disumana indifferenza. Dobbiamo combattere TUTTI contro questo vento gelido che si aggira per l’Italia nell’assordante silenzio della gente onesta. La battaglia deve essere culturale, ma anche politica e mediatica.

Chiediamo perciò alla classe politica di questo paese che ci ha accolto, più impegno e determinazione nella lotta contro il razzismo, l’odio e l’intolleranza. Servono campagne di prevenzione per impedire un deterioramento della situazione. Ma contrariamente ai metodi usati in passato, vogliamo essere protagonisti di queste campagne di sensibilizzazione. Vogliamo parlare agli italiani ed affrontare insieme a loro le sfide della convivenza e del dialogo interculturale. Chiediamo alla classe politica di fronte all’uccisione di Ibrahim M’Bodi di cambiare radicalmente il modo con il quale la questione del razzismo viene affrontata in questo paese.
Perché non siamo cittadini di seconda classe;
Perché crediamo in una società dei Diritti ma anche dei Doveri;
Perché crediamo in una società dove la sicurezza viene garantita a tutti i cittadini;
Perché molti di noi sono anche orgogliosamente cittadini italiani;
Per evitare che accada un altro episodio triste, chiediamo alla classe politica di impegnarsi con maggiore concretezza per il nostro riconoscimento sociale creando le condizioni per farci dialogare in armonia con il popolo italiano.

REDANI- Rete della Diaspora Africana Nera in Italia-
Via Stalingrado 25/A – 40128 Bologna
Tel e Fax +39 0515878554
kossikom@gmail.com

La REDANI (Rete della Diaspora Africana Nera in Italia ) è un movimento politico, non partitico di intellettuali africani in Italia che si prefigge lo scopo di:
• promuovere la difesa, partecipazione ed integrazione sociale, culturale, economico e politico della Diaspora dell’Africa nera in Italia e nel mondo.
• difendere l’immagine dell’Africa, promuovere e realizzare progetti di co-sviluppo e di sostegno alla migrazione circolare nei paesi dell’Africa sub-sahariana



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