lunedì 14 settembre 2009

DONNE IMMIGRATE: FRA EMANCIPAZIONE E INVISIBILITA' SOCIALE



Sono per la maggior parte donne che inseguono un sogno: l'emancipazione sociale. Ma l'Occidente è davvero in grado di esaudire i loro desideri?


Nell'immaginario collettivo sono per la maggior parte badanti; sono le straniere che arrivano in Italia alla ricerca della terra promessa. Ma la realtà ci mette poco a deludere le aspettative di queste donne pronte a lasciare il proprio paese perchè spinte dal desiderio di emanciparsi, desiderio in molti casi rafforzato da informazioni non corrispondenti alla realtà, che presentano i paesi europei come luoghi dove potersi facilmente realizzare.
Il lavoro di colf a tempo pieno rappresenta per la donna appena arrivata l’opportunità di risolvere subito il problema della casa e quello della regolarità giuridica. La famiglia del datore di lavoro può costituire un primo punto di riferimento, data l’iniziale mancanza di strumenti, specie di tipo linguistico, per orientarsi nella nuova realtà.Questo tipo di lavoro d’altro canto implica molte difficoltà: i ritmi e gli orari spesso estenuanti, come la mancanza di una vita privata, contribuiscono ad incrementare lo stato di isolamento delle donne straniere e a relegarle nella situazione di 'invisibilità sociale', caratteristica dell'immigrazione femminile. Poi ci sono le immigrate 'visibili': le prostitute, spesso arrivate nel nostro Paese attraverso la mediazione di organizzazioni criminali transnazionali. Il fenomeno della prostituzione straniera si è sviluppato a partire dal 1988; si calcola che le prostitute straniere in Europa siano centinaia di migliaia. Le nazionalità numericamente più coinvolte sono quella brasiliana, colombiana, domenicana, nigeriana, zairese, tailandese e filippina, oltre alle prostitute provenienti dall’Europa dell’Est.
In base ad alcune testimonianze, si rileva che spesso vengono reclutate nel loro paese da connazionali che promettono loro un lavoro remunerativo e serio; in altri casi, come spiega Oliviero Fredo dell’Ufficio Accoglienza Immigrati di Torino, «le donne fin dalla partenza sanno quale sarà il loro futuro lavoro, ma per molte provenienti dall’Africa e dall’Asia la prostituzione viene vissuta come una sorta di emancipazione rispetto alle condizioni economiche e sociali nelle quali si trovano a vivere».A questi 'mediatori' le donne devono poi rimborsare il biglietto e dare una parte consistente dei loro guadagni; il loro passaporto viene trattenuto fino a quando il debito non è stato completamente saldato.
Il debito iniziale di una donna che arriva in Italia ammonta a circa 15/20mila euro, comprensivo di biglietto aereo, visto e riferimenti in Italia. Quelle che non possono dare in garanzia beni di loro proprietà, sono costrette al patto di sangue: un vero e proprio ricatto per la famiglia di origine, qualora il debito non venga rimborsato. E’ importante notare inoltre che sono sempre più numerose le donne che, immigrate al seguito del marito, sono disposte ad inserirsi nel mondo del lavoro. Il loro ruolo risulta determinante sia nel caso di un esplicito ingresso nel mercato del lavoro, sia nel caso in cui, pur non avendo un attività extra-domestica, contribuiscano come casalinghe a mantenere bassi i costi di produzione della famiglia.

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