martedì 17 dicembre 2013

La doppia bufala sulla Kyenge e il 10% dei posti di lavoro per gli immigrati

La doppia bufala sulla Kyenge e il 10% dei posti di lavoro per gli immigrati

di - 16/12/2013 - Un innocente dialogo è "diventato" una proposta di legge

La doppia bufala sulla Kyenge e il 10% dei posti di lavoro per gli immigrati

Una bufala già nota come tale si trasforma e diventa ancora più verosimile, eccitando il branco di quelli che non sono razzisti, ma questi neri non li sopportano proprio.
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LA BUFALA CHE SI TRASFORMA - Già qualche giorno addietro il sito Bufale un tanto al chilo aveva notato come Libero poco tempo fa avesse trasformato due frasi pronunciate da Livia Turco e dal ministro Kyenge nella proposta di una riserva di legge per garantire agli immigrati rappresentanza in partiti, sindacati e aziende. Ma poi sono arrivati quelli della pagina Facebook «Il popolo non si piega ma si ribella» e la notizia è diventata che il PD vuole «il 10% dei posti di lavoro riservati agli immigrati.» Che è un’invenzione campata sul nulla

COME I CANI DI PAVLOV - Impagabili e come al solito inguardabili  i commenti a capolavori del genere, traboccanti del razzismo di che ce l’ha con gli immigrati e considera quelli neri in particolare come «scimmie», il termine usato più frequente come sinonimo d’immigrato di colore da quelle parti. «Io penso che stanno portando il popolo italiano ad essere razzista» dice un commento, senza rendersi conto di essere già un razzista fatto e vestito, che frequenta una pagina che sparge bufale razziste costruite ad uso e consumo di razzisti che come lui si eccitano prima di accendere il cervello e notare che la «notizia» scandalosa è già smentita dalla stessa Ansa citata per corroborarla.

mercoledì 25 settembre 2013

L’Europa difende Cécile Kyenge dagli italiani

L’Europa difende Cécile Kyenge dagli italiani

di   - 24/09/2013 - Per la prima volta nella storia i rappresentanti di 16 stati membri dell'UE si schierano con una ministra contro il razzismo

Dopo gli attacchi più o meno razzisti dei mesi scorsi Cécile Kyenge ha ottenuto la solidarietà dell’Europa. Ben 17 paesi dell’UE si sono trovati a Roma per dare sostegno alla ministra dell’Integrazione, paragonata ad un orango-tango da Calderoli e ripetutamente oggetto di attacchi rivolti contro il suo colore della pelle. Una novità nella storia dell’UE,  che rafforza l’impegno della Kyenge, in realtà piuttosto isolata nel governo Letta.

cecile kyenge Ue 4
UE CON LA KYENGE - L’Unione europea quasi sempre divisa ritrova un’unità nella difesa di Cécile Kyenge. L’incontro a Roma tra la Kyenge e altri 16 ministri o rappresenti di stati membri dell’Ue appare come una piena solidarietà alla responsabile del dicastero dell’Integrazione, che ha ricevuto una lunga serie di attacchi razzisti, a partire dal paragone con un orango-tango pronunciato da Roberto Calderoli. 17 rappresentanti di altrettanti Stati Ue si sono riuniti ed hanno condiviso una Dichiarazione contro il razzismo. L’iniziativa è partita dal  vicepremier e ministro dell’Interno del Belgio Joelle Milquet, esponente di un partito centrista vallone, che ha mobilitato i colleghi a difesa di Cecile Kyenge, vittima di numerosi attacchi di stampo razzista sin dal momento della sua nomina.
EUROPA DELLE DIVERSITÀ  - I responsabili di Belgio, Lituania, Lettonia, Irlanda, Svezia, Francia, Grecia, Croazia, Polonia, Portogallo, Gran Bretagna, Romania, Bulgaria, Cipro e Malta, insieme al ministro Kyenge, hanno proposto agli Stati membri e alla Commissione europea di lanciare  un Patto settennale, dal  2014 al 2020, per una “Europa delle diversità” e per contrastare tutte le forme di razzismo, xenofobia e discriminazione. ”I leader politici – si afferma – devono essere modelli di unità, di accettazione della diversità e di tolleranza, non attori di divisioni e intolleranza”.  Nella Dichiarazione di Roma, il documento condiviso nel Meeting lanciato dalla Milquet e dalla Kyenhe, sono fermamente condannati «i programmi politici e le organizzazioni basate sul razzismo, la xenofobia e le teorie di superiorità razziale». La Dichiarazione chiede inoltre ai paesi membri dell’UE l’adozione di «strumenti legali per l’effettiva prevenzione, repressione ed eliminazione del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della discriminazione di genere».
LOTTA AL RAZZISMO - La vice primo ministro del Belgio, Joelle Milquet, ha ribadito l’importanza della presa di posizione in supporto di Cécile Kyenge. «Dobbiamo reagire alle manifestazioni di razzismo», ha rimarcato la Milquet, che ha definito inaccettabili gli attacchi subiti dalla collega italiana. «Era importante reagire e agire, in tutta l’Europa ci sono movimenti politici che predicano il rifiuto dell’altro, dello straniero, occorre mobilitarsi per riaffermare i valori della tolleranza». La ministra italiana ha invece precisato che la solidarietà europea nei suoi riguardi non rappresenti un problema legato solo alla sua persona. « Questo problema non riguarda solo me, sono atteggiamenti che stanno riaffiorando ovunque. Bisogna cercare di reagire non solo in quanto sostegno alla mia persona, ma cercando di riaffermare i valori dell’Europa. Il nostro messaggio oggi è quello che vogliamo riaffermare la cultura della solidarietà, dei nostri valori all’interno dell’Ue, e dobbiamo farlo anche in vista delle elezioni europee».
MESI DI INSULTI - La nomina di Cécile Kyenge al ministero dell’Integrazione ha da subito suscitato forti polemiche. Non solo il colore della pelle, ma anche le posizioni della ministra Kyenge hanno creato un movimento di opposizione che, per quanto apparentemente minoritario, è stato molto feroce nei suoi attacchi. Dopo essersi schierata pubblicamente in favore dello ius soli, l’esponente del PD ha subito continue provocazioni da parte della Lega Nord, che per alcune settimane l’ha praticamente assediata in ogni iniziativa svolta sul territorio. Allo stesso tempo sono partiti pesanti attacchi personali, culminati nel paragone con un orango-tango declamato, tra la delizia della folla, dal leghista, ed ex ministro, Roberto Calderoli. Forza Nuova, partito neofascista, è stata ancora più aggressiva, lanciando banane sul palco delle feste dove parlava la Kyenge, e depositando manichini che rappresentavano immigrati morti contro lo ius soli. Una serie di attacchi violenti che hanno provocato una presa di posizione dell’Ue piuttosto inusuale.

martedì 10 settembre 2013

10 Rules For Eating in Italy Without Scaring the Italians


10 Rules For Eating in Italy Without Scaring the Italians

Italian food culture is probably very different from what you’re used to at home. And, since Italians have been perfecting it for over 1,000 years, try going with the wine and olive oil flow instead of fighting against the current when you’re in Italy.

1. Don’t ask for “fettuccine alfredo” or “spaghetti with meatballs”

They don’t exist here. Alfredo is an Italian name, and when I asked my Florentine friends if they really had never heard of “fettuccine alfredo,” they responded: “Chi?” (Who?) To get pasta with cream sauce, try any one withpanna (cream) listed in the ingredients – just know that you’ll never find pollo (chicken), on that same list. Explaining the idea of putting chicken in pasta provokes confused looks and expressions like, “Che schifo!” (How disgusting!) Likewise, spaghetti is not served with meatballs. In Naples, you’ll find miniature ones on other types of pasta. Everywhere else, pasta al ragù (with meat sauce) is a common first course, and “polpette” (meatballs), are a typical – separate – second course. If you’re way ahead of me and already thinking, “I’ll just ask for both those things and mix them together,” you can certainly do that. But…reread the title of this article first.

2. Only drink wine or water with a meal

Wine and Water Italian Beverages and Drinks
Water & Wine: The Only Beverages Acceptable to Drink      with an Italian Meal
In America, my mom used to open up the fridge come dinnertime and list every drinkable thing inside: “Ok, we’ve got ginger ale, milk, coke, lemonade, bacardi breezers…what do you want?” This would never happen in Italy. The table is usually set with a bottle of sparkling or still water, and a bottle of wine. Cocktails and liquors are reserved for: aperitivi (before-dinner drinks) anddigestivi (after dinner drinks). Italians take enjoying the flavor of food very seriously; and you have to admit, drinking peach ice tea with rosemary lamb chops has to mess with your taste buds. One exception is pizza, to which Coke and beer are acceptable compliments – but a single glass; no refills.

3. Don’t eat eggs in the morning

The quintessential Italian breakfast is a strong espresso and a sweet pastry. Mix up some scrambled eggs to start your day, and your Italian roommates will watch as if you’re building a spaceship on their stove top. In Italy, eggs are usually eaten hard-boiled on a lunchtime salad or sandwich, or as a frittata (open-faced omelet) for dinner. If you’re dying for a salty breakfast, try a ham and cheese toast (you guessed it, a toasted sandwich) at a local bar (in Italy, a café is called a “caffè” or “bar”), or escape to American paradise, The Diner, where you can find sausages, omelets and bacon on the menu.
The Diner
Via dell’Acqua, 2 – Florence
+39 055 290748
Open from 8:00 to 22:30, daily
Italian Cappucino in Florence Italy at Moyo
The Giant Cappucino At Moyo Bar in Florence, Italy

4. Do drink cappuccino in the morning

…with your (non-egg) breakfast, and not as an accompaniment or finish to other meals. A sure-fire way to be immediately labeled “foreign” is ordering up a pizza and a cappuccino. If you want to fit in, wean yourself off frothy milk and get used to black espresso, which Italians drink after eating, all day long. Or, feed your cappuccino habit with one of the giant, almost bowl-sized ones at Moyo Bar in the morning, and ride the high for the rest of the day.
Moyo
Via de’ Benci, 23r – Florence
+39 055 2479738
Open from 8:00am – 2:00 or 3:00am, daily

5. Know what a “pepperoni pizza” is

Duh! Sliced meat on a pizza! …right? In most countries, yes. But in Italy, “pepperoni” is Italian for the plural of bell pepper. So, if it’s little red meat circles you want and not strips of red or yellow peppers, check the menu for “pizza al salamino,” “pizza diavola,” or “pizza calabrese” – just be prepared for some spiciness.

6. Peel your fruits and vegetables

Peel Fruits and Vegetables in Italy
Italians Peel Most Fruits and Vegetables
Italians peel fruits and vegetables normally enjoyed with the skin on in other countries: apples, pears, sometimes peaches, carrots, cucumbers, potatoes; and even they don’t know exactly why. I’ve heard, “it’s healthier,” “you’ll get sick if you don’t,” and “it tastes better, ” but I think it’s mostly just tradition. And why peelers are sold in Italy, Italians prefer good, old-fashioned knives. If you eat unpeeled produce in front of them, they might just take it out of your hand, remove the skin in one perfect spiral, and slice it into uniform wedges with the speed and dexterity of a sushi chef. In fact, one of my most embarrassing moments (and I have a lot to choose from) was trying to peel a pear at the dinner table while my Italian friend’s parents watched.

7. Don’t ask for salad dressing

…reach for the olive oil and vinegar.  If you want to be pointed in the direction of the salad dressing aisle at the grocery store, you’ll get blank looks (because there isn’t one). Some tourist restaurants have “ranch” and “french dressing,” which taste like anything but ranch and french dressing. It’s best to begin an amateur mixologist career, finding the perfect balance of oil and vinegar for your palette. Sound a little boring? You probably haven’t tasted authentic Italian oilio e aceto (oil and vinegar); the varieties are endless and the flavors intense. Opt for a cloudy, green oil and pay a little extra for an aged, balsamic vinegar, and you might just write off other (less healthy) dressings for life.
Condiments Salad Dressing Italian Olive Oil Mayonaise Mustard Ketchup
The Only Condiment, The Only Salad Dressing: Olive Oil

8. Use condiments sparingly

Olive oil is the only real Italian condiment. All the rest came from some other place and show up at grocery stores on the same shelf as exotic food. But “exotic” will not be the word Italians use to describe you putting ranch dressing on your pizza, ketchup on your potatoes, and mayonnaise on your sandwich, to their friends. People in Italy like to enjoy the exceptional flavor of what they’re eating (which is usually handmade, or picked that day), and not mask it with other toppings. If they’re eating chicken,  they want to taste chicken, not barbecue sauce. A condiment (read: olive oil) should enhance flavors, never cover them up.

9. Take time to enjoy your food

Eating is not a race, and a bowl of cereal in front of late-night TV is not a dinner. It’s not uncommon for Italians to spend an hour preparing a meal and even more time savoring every bite. And when eating out: service is slow, courses are many, and it’s highly unlikely that a waiter will ever tell you they “need your table.” Block off large chunks of time in your agenda for eating. Italian food is unbelievably good and so worthy of “wasting” a few hours; sitting at a table is so much nicer that running around town with a sandwich in your hand. Relax! You’re in Italy! You can mail that letter and drop off your laundry…tomorrow :)

10. Wait to eat plain bread with your meal

Dipping bread in sauce in Italy
“Fai La Scarpetta!” (Do The Little Shoe!) Italian for: Using Bread To Mop Up Food
Can’t wait to show Italy how Italian you are by sitting down at your first ristorante, pouring some olive oil and vinegar on your plate, sprinkling it with Parmesan cheese and dipping your bread inside? Save it for the Olive Garden, because, like that restaurant, it’s actually not Italian at all. Visitors to Florence often complain about the flavor of plain Tuscan bread, as it’s made without salt. But that’s just because they don’t know that in Italy, table bread is more of a utensil than an eat-alone food. It’s used as the main tool to fare la scarpetta (do the little shoe): the action of mopping up any delicious-ness left on your plate after a meal, or whatever your fork can’t pick up during one.
*Interesting fact: Fare la scarpetta (do the little shoe) ‘s origin came from one of three things: 1) An old word similar to “scarpetta” that was used to describe someone who didn’t have enough food 2) That bread picking up food off a plate is similar to they way the sole of a shoe picks up things off the ground 3) That using bread to scrape up food off a plate smashes it into a shape that somewhat resembles a shoe. (I choose to believe #3).

Help us all be more Italian! What strange or fascinating food rules have you encountered in Italy?

lunedì 9 settembre 2013

"TROPPI BAMBINI STRANIERI A SCUOLA" I GENITORI ITALIANI RITIRANO I LORO FIGLI

"TROPPI BAMBINI STRANIERI A SCUOLA" I GENITORI ITALIANI RITIRANO I LORO FIGLI

ON . POSTATO IN NEWS

In una scuola elementare di Costa Volpino (BG) due terzi degli iscritti erano figli di immigrati. I genitori italiani fuggono, ora ci sarà una prima elementare ghetto

Roma  - 9  settembre 2013 – Ricominciano le scuole e tornano i casi delle “classi ghetto” composte quasi o esclusivamente di figli di immigrati. L’ultimo caso si è in una scuola elementare di Costa Volpino, un comune di diecimila anime in provincia di Bergamo.
L’istituto ha solo una prima classe, alla quale quest’anno risultavano iscritti ventuno bambini, quattordici dei quali figli di immigrati. La maggior parte sono di origine marocchina, seguono albanesi, romeni, coerentemente con la geografia dell’immigrazione nella zona.
Il fatto che tra i banchi sedessero culture di tutto il mondo, non è stata però interpretata come una ricchezza dai genitori italiani. Uno a uno hanno ritirato i loro pargoli dalla scuola, prima chiedendo al dirigente Umberto Volpi (che ha preferito non commentare l’accaduto) di trovare loro un posto in altri istituti, poi muovendosi da soli.
“Bisogna lavorare, a vari livelli, perché situazioni come quella di Costa Volpino non si verifichino” commenta Elena Carnevali, deputata del Pd eletta a Bergamo.  “Ormai è un dato acquisito che il miglior clima educativo è nelle classi dove si incontrano realtà diverse”, sottolinea, riconoscendo però che “questo clima educativo richiede la "personalizzazione della didattica", un obiettivo che mal si concilia con la carenza di docenti e risorse.
“L'istituzione scuola – aggiunge Carnevali - ha il dovere, ed è una sfida pedagogica impegnativa e appagante, di promuovere questa integrazione, garantendo a ogni alunno un percorso che favorisca il pieno sviluppo delle potenzialità individuali, difficilmente raggiungibile in classi esclusivamente dedicate agli stranieri”.

lunedì 2 settembre 2013

Referendum immigrazione. Firma anche Berlusconi (e Maroni si arrabbia)

Il Cavaliere e le proposte dei radicali: “italiani hanno il diritto di esprimersi”. Il segreatario della Lega Nord:
“Abolisce leggi che ha fatto insieme a noi?”
Roma - 2 settembre 2013 – Ora c'è anche la firma di Silvio Berlusconi sotto i due referendum sull’immigrazione promossi dai radicali Italiani. E fa un certo effetto, visto che quei due referendum vogliono cancellare norme varate dai suoi governi.
Berlusconi, in realtà, ha firmato sabato pomeriggio, in un gazebo a Roma, tutte le dodici proposte di referendum, comprese quelle sulla giustizia giusta, sul divorzio breve, sull’otto per mille, sul finanziamento pubblico e sulle droghe.
''Firmo i sei referendum sulla giustizia che sono assolutamente sacrosanti. Ma firmo anche tutti gli altri, perchè voglio difendere il diritto di ogni cittadino a esprimere il proprio voto, con un si' o con un no, sui problemi che gli vengono sottoposti'' ha spiegato l’ex presidente del Consiglio.
Fatto sta che la vittoria dei “sì” sotto i referendum sull’immigrazione scardinerebbero la politica di immigrazione voluta a suo tempo dal partito del Cavaliere e dai suoi alleati leghisti.  Cancellerebbero, infatti, il reato di immigrazione clandestina e il legame finora indissolubile tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno.
Comprensibile, quindi, che il segretario della Lega Nord Roberto Maroni l’abbia presa male. “Chiamerò Berlusconi - ha commentato il capo del Carroccio -per chiedergli che cosa è successo. Mi ha sorpreso che abbia firmato per il referendum che abolisce il reato di immigrazione clandestina e interviene sulla Bossi-Fini: sono leggi che abbiamo fatto noi quando lui era presidente del Consiglio”.
“Quindi o glielo hanno spiegato male – ha dedotto Maroni - o mi viene da pensare che non l’abbia letto bene: se invece sarà così sarà chiaro che gli unici che si oppongono all’immigrazione clandestina sono quelli della Lega”.
http://www.stranieriinitalia.it/attualita-referendum_immigrazione._firma_anche_berlusconi_e_maroni_si_arrabbia_17659.html#.UiSEUMkuh7o.facebook

venerdì 30 agosto 2013

"Specialist of the 64" banned from public transport

"Specialist of the 64" banned from public transport

29.08.2013

A notorious pickpocket known as the "Specialist of the 64" – in reference to his preference for targeting tourists on Rome's 64 bus – has been banned from travelling on public transport in all Italian cities.

In spite of being arrested multiple times over the last 20 years the serial pickpocket, originally from Puglia in southern Italy, continued to remove wallets from unsuspecting tourists on the 64, a normally crowded bus that travels from Termini train station to the Vatican and is synonymous with pickpockets.

After police caught the 57-year old thief in the act for the umpteenth time – relieving an American tourist of a wallet near Largo Argentina – the courts decided to take decisive action to end the pickpocket's "career", barring him from public transport and confining him to within four blocks of his home between 06.00 and 17.00 every day.

The "specialist" was one of five pickpockets arrested by undercover police aboard the capital's buses and trams on 27 August. The other thieves included an Algerian, a Macedonian and an Italian male and female double-act.

Earlier this month the 64 was identified by the British government in a safety guide for tourists coming to Rome. The British Consul David Broomfield warned "Visitors to Italy and especially to Rome should be aware of the high risk of personal theft, bag snatching, pick pocketing, that is endemic on public transport and at main tourist attractions in Rome."

The travel alert was rejected by Rome's mayor Ignazio Marino who responded "The incidence of petty crime in several European and American cities is much higher than in Rome. The capital is complex like many big cities but it is hospitable."
http://www.wantedinrome.com/news/2002526/specialist-of-the-64-banned-from-public-transport.html

martedì 27 agosto 2013

Kyenge, quattro mesi di insulti e razzismo: la vita agra del primo ministro afro-italiano

Kyenge, quattro mesi di insulti e razzismo:
la vita agra del primo ministro afro-italiano

Da "scimmia" a "prostituta", l'ininterrotta sequela di offese rivolte contro l'esponente del governo di origini congolesi da parte di parlamentari, dirigenti, amministratori, consiglieri comunali di Lega e Pdl. Con le relative "scuse" e spiegazioni "politiche"
ROMA - 'Noi non siamo razzisti, è lei che è negra'. Politicamente scorretta, la famosa battuta riassume purtroppo un atteggiamento diffuso nella politica di destra e centrodestra rispetto a Cécile Kyenge, cittadina italiana di origine congolese, primo ministro di colore nella storia della Repubblica. Sin dai primi giorni dopo la sua nomina al ministero dell'Integrazione, in dichiarazioni pubbliche con l'ammicco, in post su blog e frasi su Facebook e Twitter, lo stato d'animo di moltissimi esponenti della destra parlamentare rispetto a Kyenge - la Lega è la prima, ma la 'pancia istituzionale' del Pdl non è stata da meno - ha trasudato una non contenibile insofferenza spesso precipitata nell'insulto razzista.

Il metodo è sempre uguale: prima si lancia l'insulto, poi si chiede scusa, si annunciano espiazioni, si assicura che il razzismo non c'entra nulla e che si tratta di ragioni politiche. In realtà, come conferma anche l'ultimo caso dell'assessore di Diano Marina (Imperia), che ha assimilato il ministro a una prostituta (salvo poi pentirsi e scusarsi), le improbabili spiegazioni successive, con la particolarità di epiteti e insulti scelti, rivelano un sostrato culturale colonial-fascista che l'avvento della società multiculturale e multirazziale ha riportato a galla in una parte del paese. Non si può spiegare altrimenti il martellamento a cui Cécile Kyenge è stata sottoposta nei suoi quattro mesi da ministro. Eccone un parziale, ma impressionante, riassunto.

Le prime offese contro Kyenge arrivano ad appena due giorni dalla sua nomina. Pesanti insulti fanno la loro comparsa sui siti della galassia nazi. "Scimmia congolese", "Governante puzzolente", "Negra anti-italiana", sono le offese che si leggono su Stormfront, Duce.net e le pagine dei gruppi attivi su Facebook. In concomitanza, l'europarlamentare leghista Mario Borghezio, conia lo slogan "ministro bonga bonga". Per il quale sarà anche espulso dal suo gruppo a Strasburgo (l'EDF).

Il 2 maggio sul muro esterno del liceo scientifico Cornar, a Padova, compaiono frasi ingiuriose contro il ministro e quattro giorni dopo è la volta di un consigliere leghista di Prato, che ancora su Facebook dedica alla Kyenge l'epiteto 'nero di seppia'. Prima dell'improbabile autodifesa: soltanto una zingarata.

Meno di una settimana dopo l'attacco viene ancora dal Carroccio. L'autore è il segretario lombardo Matteo Salvini. Il triste pretesto è la follia di Mada Kabobo, che uccide tre persone a picconate a Milano. "I  clandestini che il ministro di colore vuole regolarizzare ammazzano a picconate: Cecile Kyenge rischia di istigare alla violenza nel momento in cui dice che la clandestinità non è reato, istiga a delinquere".

Si scaglia contro il ministro dell'Integrazione, qualche settimana dopo, anche un consigliere Pdl del quartiere San Vitale a Bologna: "Meticcia sarà lei" - scrive Alessandro Dalrio su Facebook - commentando una visita in città della Kyenge. Ma, tra gli episodi più gravi, va senz'altro registrato il post di Dolores Valandro, consigliera leghista padovana che sempre su Facebook, il 13 giugno, riserva parole shock al ministro: "Ma mai nessuno che la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato?". L'autrice sarà poi espulsa dal partito e condannata a 13 mesi per direttissima. Ancora più disarmante la sua giustificazione: "Non sono cattiva, era solo una battuta". Neanche le polemiche che si scatenano frenano però gli esponenti del Carroccio. Sette giorni dopo dalla pagina ufficiale Facebook della sezione della Lega di Legnano (Verona) parte un nuovo attacco alla Kyenge. Colpevole di aver definito gli immigrati una risorsa. "Se sono una risorsa... va a fare il ministro in Congo! Ebete".

A metà luglio il caso più grave dal punto di vista istituzionale. E' il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, a provocare un'indignazione politica bipartisan. "La Kyenge? Sembra un orango", dice alla festa leghista di Treviglio. Scosso il Quirinale, furioso il premier Letta, il Pd che chiede le dimissioni dell'ideatore del Porcellum. Inutile: Maroni condanna l'episodio, ma il partito non forza la mano e Calderoli resta al suo posto." Solo una battuta simpatica, ho telefonato per scusarmi" dirà l'interessato, prima di consegnare un mazzo di fiori in Aula al ministro. La retromarcia non gli evita di essere indagato per diffamazione e discriminazione razziale. Il caso arriva fino all'Onu che definisce scioccante l'affermazione del leghista. Reagisce la società civile e il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, dichiara: "Calderoli a Eataly non può entrare, per motivi di igiene".

Sembrerebbe abbastanza per consigliare anche ai più esagitati una pausa di riflessione. Ma quella leghista per la Kyenge è una vera ossessione. Due giorni dopo le offese del vicepresidente del Senato, è il segretario della Lega Emilia, Fabio Rainieri, ad attaccare: "Il ministro Kyenge è entrata in Italia da clandestina". Il 18 luglio è invece la volta di Agostino Pedrali, assessore al comune di Coccaglio (Brescia): "Sembra una scimmia", scrive su Facebook. "Parassita" è invece l'insulto  che le riserva Luciano D'Arco, consigliere indipendente (ma ex leghista) di Casalgrande, nel Reggiano.

Un climax che porta a un altro episodio inquietante: il lancio di banane contro il ministro intervenuto alla festa Pd di Cervia. "Uno schiaffo alla povertà" e "uno spreco di cibo" è la replica ironica della Kyenge, chericeve solidarietà bipartisan da tutto il mondo politico. Gianluca Pini, segretario della Lega in Romagnainvita il ministro alla festa della Lega per provare a riportare il confronto su un piano civile, Terreno non congeniale a tutti. Se è vero che lo stesso giorno è un consigliere ex An di Prato, Giancarlo Auzzi, a scrivere su Facebook: "Banane? E' quello che si merita, un rappresentante di questo governo". Negli stessi giorni, un nuovo affronto leghista si registra a Cantù, quando due consiglieri (e un terzo ex del Carroccio) lasciano l'aula del consiglio comunale all'arrivo del ministro.

"Maroni fermi gli attacchi contro di me", replica lei all'indomani, o non vado alla festa della Lega. Appello che resta inascoltato. Anzi un altro esponente leghista di prima linea, l'ex ministro Roberto Castelli, rincara la dose: "E' una totale nullità". Salta così l'incontro, ma non si fermano gli insulti. L'ennesima offesa da un componente della giunta di Lograto, centro del Bresciano: "Vaff... musulmana di m..", scrive su FacebookGiuseppe Fornoni. Ad agosto, infine, Matteo Salvini annuncia un referendum contro il ministerodell'Integrazione: "Inutile e da abolire".
http://www.repubblica.it/politica/2013/08/25/news/la_politica_razzista_all_attacco_del_ministro_kyenge-65259183/#gallery-slider=65305952

giovedì 22 agosto 2013

Borghezio: "Faccetta nera presagio di un’Italia meticcia"

   Borghezio: "Faccetta nera presagio di un’Italia meticcia"



L’eurodeputato leghista: “Siamo nelle mani di Cecìle Kyenge e dell’ideologia mondialista. I loro protetti possono tranquillamente distruggere i Cie”
Roma – 21 agosto 2013 – Mario Borghezio torna ad attaccare la ministra dell’integrazione e l’Italia multietnica, rispolverando anche un motivetto fascista.

“La signora Kyenge  coglie ogni occasione, persino calcistica per bacchettarci con lezioni di democrazia, bon ton, diritto, politica interna ed internazionale, in un prossimo domani anche filosofia e religione... Nel governo, la Kyenge non e' solo un semplice ministro senza portafoglio dell'integrazione, e' ormai colei che detta l'intera politica dell'immigrazione, dallo ius soli alla Bossi-Fini, per finire con i 'buu' ai calciatori di colore'' dichiara l’eurodeputato della Lega Nord.

“Questo – aggiunge - e' un problema politico, che la dice lunga sull'ideologia mondialista del governo presieduto dal 'trilateral' Letta. Chi ha votato per i partiti 'moderati' che sostengono il governo, se ne facciano una ragione: siamo completamente nelle mani di Cecile Kyenge”.
“Faccetta nera, lo capiamo solo ora, non era come sembrava un canto colonialista, ma un presagio di una futura Italia meticcia, dove i loro protetti clandestini possono tranquillamente distruggere i Cie, pagati con le nostre tasse, e per noi, se ci permettiamo di muovere qualche critica, e' pronta l'accusa di razzismo'', conclude Borghezio.
http://www.stranieriinitalia.it/attualita-borghezio_faccetta_nera_presagio_di_un_italia_meticcia_17610.html

lunedì 10 giugno 2013

Lettera aperta a Libero: Immigrati nei talk show? Che c’è di male?

Lettera aperta a Libero: Immigrati nei talk
show? Che c’è di male?


Mercoledì 5/06/2013,
Lettera aperta – con cortese preghiera di comunicazione
All’attenzione del direttore e della redazione del Quotidiano Libero,
Che c’è di male se partecipano giovani quando si parla di giovani, donne quando si parla di donne, diversamente abili quando si parla di disabilità… etc. E quindi non crediamo ci sia nulla di scandaloso o sovversivo se anche gli immigrati trovano spazio, almeno nei dibattiti che li riguardano direttamente.
Lo diciamo in risposta all’articolo intitolato «Il diktat: Immigrati in Televisione. La Boldrini vuole le “quote nere” nei talk show» apparso sulla vostra testata ieri (04/06/2013).
Come persone “di origine straniera” in Italia siamo circa 5 milioni. Cittadini provenienti da molte nazionalità, la maggior parte dei quali provenienti dall’est Europa e quindi mediamente più “bianchi” del famoso “italiano medio”. Dunque, caso mai, di “quote bionde” nei Talk show si potrebbe parlare e non di quelle nere. Di fatto gli immigrati sono già presenti in tutti gli ambiti: economici, sociali e culturali ed è normale anche se molti faticano ad accettarlo che lo siano anche in ambito politico e mediatico

Non siamo stati portati in Italia da una sinistra in cerca di elettori, come spesso può sembrare a leggere alcuni vostri ragionamenti, ma da una forte richiesta di mano d’opera a basso costo. Richiesta formulata ogni anno dalla Confindustria e dagli agricoltori. Nonché dalle famiglie italiane in cerca di collaboratrici domestiche, personale di cura e baby-sitter, per sopperire all’assenza di sostegno dello Stato alle famiglie con bambini, malati e anziani a carico. E non crediamo che in Italia tutti gli industriali, tutti gli agricoltori e tutte le famiglie siano di sinistra.
5 milioni sono circa un decimo della popolazione residente in Italia, che come ogni gruppo umano ambisce al riconoscimento e alla partecipazione. Ma nella storia ogni passo di emancipazione per una popolazione emarginata è stato letto come un attacco ai diritti della maggioranza. Gli schiavisti hanno vissuto male la liberazione degli schiavi. Molti maschilisti continuano a vivere i diritti delle donne come attacchi ai diritti dei maschi. Molti bianchi del sud degli Stati Uniti abituati ai privilegi hanno vissuto il diritto di una donna nera stanca a rimanere seduta in autobus come un diktat dei neri sui bianchi. Ma i diritti non si rubano a nessuno. Una porzione di rappresentazione lasciata alle minoranze non ha mai leso il diritto delle maggioranze. Anzi, ha sempre alzato il livello generale dei diritti di tutti.
ll suo giornale è dichiaratamente di destra, ma non per questo deve sposare per forza una linea xenofoba e razzista che vede nel diverso solo pericolo e negatività. Non a nome di un contrasto alla sinistra. Nello scontro che portò alla fine della schiavitù negli stati uniti c’era da una parte Lincoln, uomo di destra delle industrie del Nord, dall’altra Il Generale Lee, uomo di destra delle piantagioni del Sud. Una destra che guardava al futuro contro una che era ancorata nel passato. Così come alcuni dei peggiori razzisti che ha conosciuto la storia erano gente di sinistra.
Voi avete la scelta tra essere la voce di una destra europea, moderna, che guarda al futuro. Oppure restare ancorati ai resti di un passato colonialista e razzista che tentano di uscire dalla pattumiera della storia. Il mondo nel frattempo va avanti.

Firmato:
- Adel Jabbar e Karim Metref per l’Associazione Nazionale Prendiamo La Parola (prendiamolaparola.org) contatto: prendiamolaparola@gmail.com
- Associazione Nazionale Stampa Interculturale ( http://www.associazioneansi.org) contatto: Presidenza@associazioneansi.org

 FONTE. http://prendiamolaparola.org/2013/06/06/lettera-a-libero/




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